«Essere collezionisti ha significato per noi raccogliere con passione opere disperse, per dar loro unità in un insieme in cui ognuna avesse il suo posto». Così Giuseppe Panza (Milano, 23 marzo 1923 – Milano, 24 aprile 2010) parlava della sua raccolta, creata con la moglie Giovanna, all'interno della quale, in effetti, si possono ritrovare dei fili conduttori: dall'amore per la light art a quello per le installazioni ambientali, senza dimenticare l'attenzione per l'informale europeo.
In occasione della cinquantottesima edizione della Biennale di Venezia, il Fai - Fondo per l'ambiente italiano indaga l'interesse del collezionista milanese per i piccoli oggetti, un’autentica inversione di tendenza rispetto al suo noto interesse collezionistico degli anni Sessanta e Settanta.
Al negozio Olivetti in piazza San Marco, progettato nel 1958 da Carlo Scarpa e riaperto all’inizio di questo decennio grazie all’ente presieduto da Andrea Carandini, è allestita la mostra «Wunderkammer Panza di Biumo», per la curatela di Anna Bernardini e Pietro Caccia Dominioni.
L’esposizione, che si avvale di un elegante allestimento dello Studio Scandurra di Milano, mette in relazione le perfette geometrie, la spasmodica attenzione al dettaglio, i gentili giochi di luce di marmo e vetro di Murano dell’architettura scarpiana con le opere di piccole dimensioni che il conte milanese collezionò o ricevette in dono dai suoi amici artisti in un arco di tempo che va dal 1966 al 1992.
I quaranta lavori selezionati per la rassegna, che spaziano da una seggiolina in ferro di Joel Shapiro (New York, 1941-1975) alla musicassetta «Monologo, 9 maggio 1973» di Vincenzo Agnetti (Milano 1926-1981), sono disposti sui supporti progettati per esporre le macchine da scrivere Olivetti e appaiono agli occhi del visitatore come discrete e preziose apparizioni. L’impressione è quella di trovarsi proprio all’interno di una vera e propria «stanza delle meraviglie» o «gabinetto delle curiosità», tanto in voga tra il Cinquecento e la seconda metà del Settecento.
Maquettes, invenzioni meccaniche, studi, progetti e modelli di installazioni e creazioni artistiche interpretabili come i «primi originali» -un insieme di oggetti realizzati da quattordici artisti- ammaliano così il visitatore, che lungo il percorso scopre o riscopre l’attenzione del collezionista per le tendenze artistiche novecentesche volte a porre al centro della pratica il concetto di idea.
«L’opera per Panza -raccontano dal Fai -Fondo per l’ambiente italiano- rappresenta, infatti, l’espressione e la visualizzazione della facoltà più alta dell’uomo, il pensiero, e la geometria è il mezzo utilizzato da quest’arte che riflette la capacità della mente di ordinare la realtà. Sono, poi, infiniti i modi in cui l’ordine viene realizzato: linee curve, angoli, volumi che si possono usare in un numero illimitato di variazioni dove fantasia e creatività hanno libertà di manifestarsi».
I lavori in mostra, provenienti dalla Collezione Panza di Mendrisio, appartengono, per la maggior parte, ai principali esponenti del Minimalismo e dell’Arte concettuale: da Walter De Maria a Carl Andre, da Robert Morris a Richard Nonas, da Dan Flavin a Joseph Beuys, fino a Robert Barry, Ian Wilson, Jene Highstein, Piero Fogliati, Douglas Davis e Eric Orr.
Lungo il percorso espositivo è possibile approcciarsi, nello specifico, con le ricerche legate al colore di Dan Flavin (Jamaica, New York 1933 - Riverhead, New York City 1996), in mostra con la «Print Series (Blue/Dark 17/25, Yellow/Purple 17/25, Green/Red 4/25)», e con le sperimentazioni di Piero Fogliati (Canelli, 1930 – Torino, 2016) incentrate sulle nuove tecnologie, ben documentate dall’opera «Anemofono» (1970-1973). Non mancheranno nella rassegna veneta una riflessione sui rapporti tra arte e scrittura, con i telegrammi di Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943), e un suggestivo lavoro di Carl Andre (Quincy, Massachusetts, 1935), emblema della sua indagine sulla purezza della luce e della materia. Si tratta di «Brass Square Piece» (1962), un elegante insieme di quadrati in ottone dalle consuete tonalità dorate.
Un bel percorso, dunque, quello della mostra veneziana al negozio Olivetti per dire, con Giuseppe Panza, che «l’idea è l’inizio di tutto».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Dan Flavin, Print Series, 1996. Ph Alessandro Zambianchi. Courtesy Panza Collection; [fig. 2] Carl Andre, Brass Aquare Piece, 1972. Ph Alessandro Zambianchi. Courtesy Panza Collection; [fig. 3] Pier Paolo Calzolari, Telegramma no.349, 26 aprile 1976. Ph Alessandro Zambianchi. Courtesy Panza Collection
Informazioni utili
«Wunderkammer Panza di Biumo. L’arte dei piccoli oggetti 1966-1992». Negozio Olivetti, piazza San Marco 101 – Venezia. Orari: da martedì a domenica, dalle ore 10.00 alle ore 18.30; ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura. Biglietti: intero € 8,00, ridotto (bambini 6-18 anni) € 5,00; famiglia € 22,00; Iscritti FAI e National Trust gratuito, studenti universitari (fino ai 25 anni) e residenti nel Comune di Venezia € 5,00. Informazioni: tel. 041.5228387, fainegoziolivetti@fondoambiente.it. Fino al 27 ottobre 2019.
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