È stato il rappresentante di un teatro al contempo graffiante e lieve, raffinato e dissacrante, che ha preso le mosse dall’operetta, dalla rivista, dal vaudeville, dall’avanspettacolo e dal varietà, dando vita a qualcosa di nuovo, difficilmente inquadrabile in definizioni di genere e contenuto. Stiamo parlando di Paolo Poli (Firenze, 23 maggio 1929 – Roma, 25 marzo 2016), attore, cantante, regista e autore, ovvero uomo di spettacolo a tutto tondo, il cui archivio è stato di recente donato dalla sorella Lucia Poli e dal nipote Andrea Farri all’Istituto per il teatro e il melodramma della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, diretto da Maria Ida Biggi.
La donazione si compone di documenti eterogenei afferenti all’attività dell’artista fiorentino, che spaziano dagli spettacoli realizzati con la Compagnia dell’Alberello negli anni Cinquanta fino alle celebri produzioni dei primi anni Duemila.
L’acquisizione del fondo si inserisce a pieno titolo nella recente tradizione di ricerca della Fondazione Cini, volta a ricostruire la scena teatrale italiana del secondo Novecento. Diversi sono, infatti, ormai gli uomini e le donne di teatro dei quali si conservano, sull’isola di San Giorgio Maggiore, gli archivi e le biblioteche personali, da Luigi Squarzina a Pierluigi Samaritani, da Mischa Scandella ad Arnaldo Momo.
L’archivio stabilisce, inoltre, un dialogo virtuoso con altri fondi presenti alla Cini, in particolare con quelli di Santuzza Calì e di Maurizio Scaparro, con i quali l’artista fiorentino ha collaborato nel corso della sua carriera.
Nei faldoni del fondo Poli sono reperibili copioni autografi e annotati, fotografie, corrispondenza, locandine e programmi di sala, recensioni e appunti preparatori per la messa in scena degli spettacoli.
Una sottolineatura particolare, per la sua straordinaria ricchezza, merita la collezione fotografica, che permette di ricostruire con grande accuratezza tutti i principali titoli del ricco repertorio poliano.
Le immagini raccolte in tanti anni di lavoro sono perlopiù foto di scena, ma non mancano «dietro le quinte» e ritratti di Paolo Poli, dei suoi attori e dei suoi principali collaboratori.
Il fondo è completato da una raccolta di circa diecimila spartiti musicali di canzonette popolari collezionati dallo stesso Paolo Poli nell’arco della sua carriera.
Gli spartiti, alcuni dei quali molto rari, sono afferenti alla tradizione novecentesca italiana e internazionale di musica popolare e leggera, e sono stati materiali di studio fondamentali per la creazione e la messa in scena di alcuni dei suoi più celebri titoli.
Di grande valore documentale è, poi, anche la corposa rassegna stampa. Recensioni, interviste e approfondimenti culturali apparsi sulle più importanti testate giornalistiche nazionali, a firma di alcune tra le migliori penne del giornalismo italiano, sono, infatti, in grado di documentare la straordinaria popolarità dell’artista e l’impatto sociale e culturale della sua opera.
Tra gli articoli se ne trova anche uno di Camilla Cederna che, sulle pagine del settimanale «L’Espresso», dà a Paolo Poli uno dei suoi soprannomi più conosciuti: «il professorino che canta».
Per un breve periodo l’artista fiorentino, laureatosi a pieni voti nel 1959 con una tesi su Henry Becque, insegna, infatti, letteratura francese in un liceo e nel contempo recita con la compagnia genovese «La borsa di Arlecchino» di Aldo Trionfo.
La notorietà arriva nel 1961 quando Paoli Poli presenta, in televisione, «Canzonissima» con Sandra Mondaini.
Negli stessi anni l’attore fa il suo esordio nel ruolo di capocomico a Milano con lo spettacolo «Il novellino» (1960): un excursus tra canzonette della tradizione orale, laudi medievali e inni di propaganda fascista. Il successo è immediato e da lì è un susseguirsi di applausi a scena aperta, ma anche di interventi della censura.
Emblematico è il caso di «Rita da Cascia», che debutta con grande successo nel 1967 a Milano e Roma e che, dopo molto repliche, viene bloccato per accusa di vilipendio alla religione e offesa delle dignità civile del popolo italiano.
Tra gli spettacoli di maggior successo c’è, invece, «La vispa Teresa», un’antologia di pezzi ottocenteschi per l’infanzia, di cui così si parla sulle colonne dell’«Avanti»: «la deliziosa fanciullina della poesia è lui, in abitino di organdis bianco con un gran fiocco di velluto verde e una biondissima parrucchetta di boccoli; vedere Poli in questa tenuta non provoca alcuna sensazione di travestimento o di equivoco».
«La vispa Teresa» è una delle prime prove dell’attore fiorentino nel teatro en travesti, un genere che gli deve molto e a cui lui dona, nel 1969, una versione indimenticabile de «La nemica» di Dario Nicodemi, dando vita a una scatenata mamma duchessa, tutta vezzi e gesti ad effetto, che mordicchia il boa di struzzo e che si sventola le ascelle con il ventaglio.
L’elenco delle opere che Paolo Poli ha interpretato come primo attore o che ha diretto è lungo. Si spazia da «Aldino mi cali un filino» a «Caterina De Medici», da «L'asino d'oro» a «I viaggi di Gulliver», da «La leggenda di San Gregorio» a «Il coturno e la ciabatta», senza dimenticare «Sei brillanti giornaliste Novecento» (2006), un omaggio a Natalia Aspesi, Elena Giannini Belotti, Irene Brin, Camilla Cederna, Paola Masino e Mura.
Forieri di successo sono anche gli ultimi anni di attività dell'artista. Il 2009 vede in scena i «Sillabari», da Goffredo Parise; nel 2010 e nel 2012, al teatro dell’Elfo di Milano, debuttano «Il mare», da Anna Maria Ortese, e «Aquiloni», da Giovanni Pascoli: ultime fatiche di un uomo di teatro a tutto tondo, che, per dirla con le parole di Natalia Ginzburg, è «un soave, beneducato e diabolico genio del male: è un lupo in pelli d’agnello, e nelle sue farse sono parodiati insieme gli agnelli e i lupi, la crudeltà efferata e la casta e savia innocenza».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Paolo Poli in «Aldino mi cali un filino?», 2000; [fig. 2] Paolo Poli in «Magnificat», 1983; [fig. 3] Andrea Farri e Lucia Poli, ph Matteo De Fina; [fig. 4] Vista dell’installazione per la presentazione del fondo Poli alla Cini. Biblioteca del Longhena, ph Matteo De Fina
Informazioni utili
Istituto per il Teatro e il Melodramma, tel. 041.2710236, e-mail: teatromelodramma@cini.it. Sito web: www.cini.it.
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