ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 17 ottobre 2019

David LaChapelle firma il calendario 2020 di Lavazza

È una lunga storia d’amore quella tra Lavazza e la fotografia. Tutto ha inizio nel 1993 con la prima edizione del calendario, progetto internazionale nato per raccontare in maniera innovativa il mondo del caffè e i valori del brand.
Il primo a legare il suo nome all’azienda è Helmut Newton con il suo stile in bilico tra eleganza formale e gusto provocatorio. Il testimone passa, poi, a Ellen Von Unwerth, Ferdinando Scianna, Albert Watson, Marino Parisotto, Elliott Erwitt, i fotografi della Magnum Photos, Martin Franck e Richard Kalvar.
Fino agli anni Duemila è il bianco e nero, più elegante e intimo, a tradurre in immagini il mondo di Lavazza.
Dal 2002, con l'arrivo di David LaChapelle, il calendario si apre al colore: il fotografo costruisce un racconto visivo tutto incentrato sui cromatismi accesi e vibranti dell'indaco e del fucsia, animato da un erotismo giocoso che unisce la seduzione intrinseca al rituale del caffè a una personale rivisitazione dell'immaginario della West Coast.
Ed ecco, poi, JeanBaptiste Mondino, Thierry Le Gouès, Eugenio Recuenco -ricordano dagli uffici di Lavazza- che «creano scatti all’insegna dell'immaginazione, ricchi di visioni fantastiche e popolati da creature immaginifiche».
La pubblicazione dei calendari continua negli anni successivi: «Finlay MacKay si tuffa nell'opulenza del gusto. Erwin Olaf si diverte con i cromatismi del rosso e del bianco mettendo in scena l'eterno gioco delle coppie. Anne Leibovitz e Mark Selinger raccontano con humor e leggerezza l'italianità. Martin Schoeller coinvolge alcuni tra gli chef stellati più famosi del mondo».
Il 2015 è l’anno di una nuova svolta. La fotografia, arte per eccellenza del racconto del reale e dei cambiamenti della società, è il linguaggio migliore per raccontare l’impegno del brand nei confronti della sostenibilità ambientale.
Il calendario è il modo migliore per pubblicizzare, attraverso la poesia e l’artisticità della fotografia d’autore, come Lavazza intenda operare per il futuro del pianeta. Nasce un progetto triennale: «Earth Defenders». Lo inaugura Steve McCurry con «¡Tierra!», un viaggio alla scoperta delle comunità produttrici di caffè. È, poi, la volta di Joey Lawrence, con la serie «From Father to Son», e di Denis Rouvre, che firma «We Are What We Live». La trilogia dei «guardiani della Terra» -questa la traduzione italiana del titolo dei progetti- dà così voce alle storie dei piccoli produttori e dei contadini, giovani e anziani, accomunati dall'amore e dalla salvaguardia del pianeta, il bene più prezioso.
L’impegno di Lavazza prosegue nel 2018 con Platon, che racconta in dodici scatti le storie di chi ha scelto di abbracciare uno degli obietti di sviluppo sostenibile che l'Onu indica come target da raggiungere entro il 2030.
L’ultimo calendario del decennio porta, invece, la firma di Ami Vitale, che documenta con i suoi scatti sei suggestive opere di nature art realizzate in Thailandia, Marocco, Svizzera, Colombia, Kenya e Belgio.
Sostenibilità ambientale e protezione del pianeta sono i temi al centro anche della nuova edizione del calendario Lavazza, recentemente presentato a Venezia.
«Earth CelebrAction» è il titolo scelto per questo nuovo progetto, che vede come sempre alla direzione artistica l’agenzia di comunicazione Armando Testa.
«L’intento -raccontano ancora da Lavazza- è quello di celebrare il potere della bellezza unita all'idea dell'azione e di invitare ogni essere umano a prendersi cura della terra e di chi la abita».
A firmare i dodici scatti del 2020 è lo statunitense David LaChapelle, allievo di Andy Warhol e cantore barocco e sfrontato del glamour scintillante degli anni Novanta, alla sua terza volta a fianco di Lavazza.
Il fotografo ha interpretato il tema scelto per questa edizione mettendo in scena un racconto simbolico, dove gli elementi primari del fuoco, dell'acqua, della terra e dell'aria si combinano alla presenza dell'uomo, inserito in scenari naturali emozionanti.
I dodici mesi dell’anno sono un canto dedicato alla vita e al potere trasformativo della bellezza, capace di risvegliare l'attenzione delle persone nei confronti dei bisogni della terra e del suo delicato equilibrio.
Gli scatti di David LaChapelle sono realizzati alle Hawaii, dove l'artista vive da alcuni anni in una farm eco-sostenibile, nella quale ha sviluppato l'interesse per la fotografia di paesaggio e una peculiare attenzione nei confronti dell'ambiente.
Per il suo calendario il fotografo americano ha scelto dodici parole guida, una per mese: «Celebrate», «Listen», «Realize», «Defend», «Care», «Sustain», «Honor», «Nourish», «Reconnet», «Breathe», «Respect», «Change». Il messaggio, però, è solo uno ed è molto chiaro: «Noi celebriamo la Terra, perché grazie a lei esistiamo. La ascoltiamo, per intervenire in suo aiuto. Realizziamo quanto è importante, per essere importanti per lei. La difendiamo, soprattutto da noi stessi. La curiamo, perché la sua salute è la nostra. La sosteniamo, lavorando per ridurre ogni impatto. La onoriamo, perché ci ha dato tutto senza chiedere niente. La nutriamo, per vederla crescere ancora. Ci riconnettiamo con lei, per provare ciò che prova. La respiriamo, perché è vita. La rispettiamo, perché è nostra Madre. Noi la cambiamo, se cambieremo noi».
Non basta, dunque, per David LaChapelle  celebrare la bellezza della terra, ma bisogna anche agire per tutelarla e darle un futuro.

Per saperne di più 
calendar.lavazza.com

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