ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
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martedì 27 aprile 2021

«Artonauti» pubblica «Tutto Mondo», il terzo album di figurine sulla storia dell’arte

Le figurine da collezione non sono più riservate solo al mondo dei calciatori e dei cartoni animati. Dalla primavera del 2019 per i più piccoli c’è anche un album dedicato alla storia dell’arte. Si chiama «Artonauti» ed è già uscito nelle edicole con due numeri. Il primo era incentrato sui grandi artisti e sulle opere celebri dei secoli compresi tra la preistoria e la pittura di Paul Gauguin (Parigi 1848 – Hiva Oa 1903), il secondo trattava del primo Novecento, proponendo un viaggio dall’Avanguardie storiche all’avvincente storia dei Monuments Men, gli eroi silenziosi che durante la Seconda guerra mondiale hanno salvato il patrimonio artistico europeo da uno dei più grandi furti della storia.
Grazie alla creatività e alla passione di Daniela Re e di Marco Tatarella, fondatori dell’impresa sociale non-profit WizArt, sta per uscire un nuovo album per i bambini dai 7 ai 14 anni: «Tutto Mondo», un fantastico viaggio alla scoperta dei più grandi capolavori realizzati da famosi artisti internazionali, che celebra l'arte come linguaggio universale, capace di creare ponti e non muri.
Scoperta, gioco, apprendimento auto-costruttivo e accessibilità: sono le parole chiave che hanno dato vita a questo progetto educativo, ideato con l’intento di avvicinare i più piccoli alla bellezza e alla storia, ma anche di farli appassionare alla vita di grandi pittori e scultori come fossero eroi della televisione o amici di sempre. Con lo scambio delle figurine – e l’immancabile «ce l’ho, ce l’ho, manca» - i bambini iniziano, infatti, a memorizzare e riconoscere le opere, i monumenti, i nomi degli artisti e «l’arte – si legge nella nota stampa - diventa un gioco da ragazzi».
Il termine «Artonauti» ben spiega l'intento del progetto, diventato, numero dopo numero, un vero caso editoriale, con svariate ristampe. Si tratta, infatti, di un neologismo nato dall’unione tra le parole arte, astronauti - per identificare un viaggio avventuroso - e Argonauti - per evocare personaggi epici e i loro fantastici viaggi -: una perfetta sintesi, dunque, tra l’aspetto ludico e quello didattico che ogni gioco dovrebbe avere.
Centosedici pagine
, quindici tavole di illustrazione, ben novantanove tra opere d’arte e monumenti da ricostruire grazie a duecento e ottantotto figurine compongono il nuovo numero di «Artonauti».
Il titolo «Tutto Mondo», che esprime un senso di collettività e di unione, è un omaggio all’omonima opera di Keith Haring, dedicata proprio all’umanità intera, che l’artista dipinse sul muro esterno della chiesa di Sant’Antonio a Pisa.
La storia inizia con una scena molto attuale: i bambini protagonisti del serie - Ale e Morgana – stanno seguendo le lezioni on-line, da casa. All’improvviso scompare il loro simpatico gatto cicciottello Wizart (chiamato così in omaggio alla casa editrice che ha creato l’album) e i due ragazzi partono alla sua ricerca, accompagnati dalla nonna Artemisia e dall’inseparabile cane Argo.
Tutti insieme viaggeranno per il mondo - cosa che oggi è quasi impossibile fare - partendo dalla Russia, attraversando l’Asia, esplorando l’Australia e l’Africa, per arrivare in America Latina, dove risaliranno il continente per, poi, fare ritorno in Europa e confrontarsi, infine, con una delle opere più simboliche dell’arte italiana: la «Nascita di Venere» di Botticelli, emblema del Rinascimento.
Ale e Morgana si avvicineranno così alle tradizioni, ai miti e alle leggende delle più grandi civiltà del mondo, scoprendo come differenti culture hanno risposto alle grandi domande dell'uomo.
Durante il viaggio avranno, inoltre, modo di conoscere i monumenti più famosi sparsi per il globo: il Taj Mahal in India, gli scavi archeologici in Siria, l’arte aborigena in Australia, i grandi murales in Brasile, i coloratissimi dipinti della giungla in Centro America e gli artisti contemporanei in Africa.
Antonio Canova
, Pieter Paul Rubens, Tiziano Vecellio, Raffaello Sanzio, Natalia Goncharova, Diego Rivera, Frida Kahlo, Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Keith Haring e Jackson Pollock sono solo alcuni degli artisti che i più piccoli avranno modo di incontrare durante il loro appassionante viaggio tra i continenti e le epoche storiche.
Anche in questa edizione ci sarà il gioco nel gioco: le coppie di «Twin Cards» collezionabili per consentire ai bambini di allenare la memoria, riconoscendo le opere a partire dai dettagli. Non solo, l’album proporrà anche tanti contenuti extra accessibili tramite Qr code, tra cui tutorial per attività da fare a casa che permetteranno di creare un mandala, un acchiappasogni, una matrioska, un dado daruma o una lanterna cinese
Non mancano, poi, una ventina di indovinelli e tanti approfondimenti sulle culture del mondo: dalla leggenda del monte Fuji al mito di Bacco e Arianna, passando per le storie dei cavalieri medievali. L’album ha anche un messaggio segreto, che si potrà scoprire decifrando un antico linguaggio sumero. Curiosi di scoprirlo? Non resta che correre in libreria o collegarsi al sito www.artonauti.it il prossimo 4 maggio, giorno di uscita di «Tutto Mondo».

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venerdì 5 marzo 2021

«Un seme di collina», in un libro di Mudima la Sicilia «sensuale e misteriosa» di Nerina Toci

Sensuali e misteriose: sono questi i primi due aggettivi che vengono in mente guardando le fotografie che Nerina Toci (Tirana, 21 gennaio 1988), artista vincitrice nel 2016 del concorso «Guido Orlando - Premio fotografico Peppino Impastato», ha scattato tra il 2017 e il 2020 in Sicilia, la terra adottiva dove trascorre gran parte del suo tempo.
Questo suo work in progress, realizzato principalmente tra i versanti asimmetrici dei monti Nebrodi, è al centro del volume «Un seme di collina», appena pubblicato da Mudima.
Il libro, per la curatela di Davide di Maggio, contiene saggi critici di Achille Bonito Oliva, Lorand Hegyi, Dominique Stella, oltre a un testo della stessa fotografa, protagonista in questi giorni a Milano della collettiva «La Face autre de l'autre Face» (visibile fino al 12 marzo), che raccoglie, proprio negli spazi espositivi di Mudima (le gallerie private sono aperte anche in zona arancione scuro), le opere di ventuno artisti, in prevalenza italiani, tra cui Gabriele Basilico, Francesco Jodice, Christiane Löhr, Uliano Lucas, Sabrina Mezzaqui, Ugo Mulas e Nicola Samorì.
La giovane fotografa albanese, originaria di Tirana, che per molti anni ha vissuto in Sicilia e che ora divide la sua vita tra Palermo e Milano, si occupa di fotografia dal 2015 e riserva da sempre, nel suo lavoro, un ruolo centrale alla sua terra di adozione.
Se all’inizio del suo percorso di ricerca artistica, lo sguardo era condizionato dai sogni e dall’emotività ed era focalizzato sull’indagine della sua identità, oggi Nerina Toci si propone di catturare, con il suo lavoro, l’identità universale attraverso l’esperienza del sensibile. Questo sentire ha portato l'artista a una graduale eliminazione della figura umana dagli scatti.
L’interesse antropologico – con la costante riflessione sulla figura femminile, sul senso del luogo e del confine – e l’interrogazione sul reale spostano, poi, la funzione della fotografia da quella estetica a quella reale: «la vera risposta -afferma la stessa artista - sta non nel catturare e possedere la realtà, ma nell'accettazione della sua esistenza».
Nei sui lavori – dei quali anche Letizia Battaglia ha sottolineato l’inquietudine e la grazia –, Nerina Toci riesce a dare forma alla sua immaginazione sconfinata, che varca i confini della fotografia e ci porta in un mondo incantato. La chiave per capire il suo lavoro va cercata nel fatto che, applicando leggi proprie, supera la visione monoculare che la fotografia impone. 
Il lavoro di Nerina Toci parte, dunque, dalla fotografia ma prende subito altre rotte, diventando opera d’arte. La macchina fotografica è semplicemente un mezzo che le consente di esprimere quello che per un fotografo è impossibile: uscire dalla realtà che ci circonda per addentrarsi in una sorta di Wunderkammer – una realtà personale che diventa universale – nella quale entriamo insieme a lei.
Davide di Maggio, curatore del volume, dice di Nerina Toci: «Il fotografo blocca un istante in eterno, lei apre quell’istante all’infinito. Le sue fotografie non hanno a che fare con l’effimero della nostra società, ma hanno piuttosto quella 'perennità' delle opere che si tramandano nel tempo. Il tempo non è un limite ma diventa suo alleato». 
Nerina Toci non è interessata alla realtà che ci circonda: «la sua - prosegue lo studioso - è un instancabile ricerca di un mondo che non trova, ma che è ben chiaro nella sua lucidissima immaginazione e che riesce a esprimere nelle sue fotografie anche grazie ad un grandissimo talento. Questa è la forza di Nerina Toci, il suo fascino, il suo magnetismo. E questo è il sogno dell’arte che grazie a lei si avvera».
Nerina Toci ci porta così dentro un mondo incantato dove la fantasia è libera di viaggiare, dove il dato oggettivo si trasforma in poesia.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Cover del libro Nerina Toci. Un seme di collina, Edizioni Mudima, Milano 2020; [fig. 2] Nerina Toci, ritratto; [fig. 3] Untitled, 2020 © Nerina Toci. Courtesy Fondazione Mudima

Informazioni utili
Nerina Toci. Un seme di collina, Edizioni Mudima, Milano 2020. A cura di: Davide Di Maggio. Contributi di: Davide Di Maggio, Achille Bonito Oliva, Lorand Hegyi, Dominique Stella. E uno scritto di: Nerina Toci. Pagine: 178. Lingua: Italiano/Inglese. Copertina in brossura cartonata. Dimensioni: 22x26 cm. Prezzo: 30 Euro. Il libro è acquistabile sul sito di Fondazione Mudima (www.mudima.net | sezione Shop) e in libreria

giovedì 28 gennaio 2021

«Donne, Messico e libertà»: in un libro di 24 Ore Cultura la vita avventurosa e la fotografia sociale di Tina Modotti

Bella, audace, libera, determinata e, come Frida Kahlo, con una biografia dai passaggi romanzeschi, che la vide essere attrice di cinema muto con Rodolfo Valentino e amante del rivoluzionario cubano Julio Antonio Mella. Tina Modotti (Udine, 17 agosto 1896 – Città del Messico, 5 gennaio 1942) è un'altra di quelle tante intellettuali del Novecento, da Tamara de Lempicka a Peggy Guggenheim, attorno alla cui figura si è creato un alone di leggenda.
Alla fotografa messicana, con natali friulani, è dedicato il nuovo volume di 24 Ore Cultura, disponibile in libreria e on-line dal 4 febbraio: «Tina Modotti. Donne, Messico e libertà». Il testo, per la curatela di Biba Giacchetti, è il catalogo dell’omonima mostra di prossima apertura al Mudec Photo, nell’ambito del palinsesto 2021 del Comune di Milano «I talenti delle donne».
Attraverso le pagine del volume si snoda l’appassionante racconto per immagini di un’artista di rara sensibilità, ma al tempo stesso di una personalità forte e poliedrica che ha saputo porre la sua abilità fotografica al servizio della libertà, dei diritti delle donne e dei lavoratori, della guerra civile spagnola e della rivoluzione messicana.
I saggi introduttivi di Biba Giacchetti, Paolo Ferrari e Claudio Natoli portano il lettore ad immergersi nella straordinaria vita di Tina Modotti, simbolo di emancipazione e modernità, che ha vissuto tra Europa, Stati Uniti, Messico e Russia.
Nata in una famiglia operaia friulana nel 1896, l'artista raggiunge appena diciassettenne il padre emigrato negli Stati Uniti, trasferendosi poi a Los Angeles nel 1918 per intraprendere la carriera cinematografica. Insoddisfatta, però, di come il cinema sfruttasse semplicemente il suo fascino esotico, abbandona presto Hollywood, dopo soli tre film e, grazie all’incontro e alla relazione con il fotografo Edward Weston, si dedica alla fotografia, trasferendosi con lui in Messico, Paese che diventerà la sua patria d’adozione e segnerà la sua vita tra arte e rivoluzione.
La parabola di Tina Modotti fotografa dura solamente un decennio, sufficiente, però, a renderla un’icona ancora oggi indimenticabile. 
Il catalogo documenta la sua costante evoluzione creativa partendo dalla ricerca naturalistica e dai primi ritratti commerciali della sua fase più votata all’estetica, fino ai celebri still life allegorici e alla fotografia sociale del periodo politico.
Fotografa ufficiale e modella dei muralisti, in Messico stringe amicizia con Diego Rivera e Frida Kahlo, con la quale intreccia anche una relazione. Ispirata dai registi d’avanguardia del cinema sovietico Sergej Ejzenštejn e Dziga Verov, alla fine degli anni Venti, Tina Modotti trasforma la sua macchina fotografica - l’inseparabile Graflex - in un’arma capace di indagare e raccontare la verità: ogni immagine veicola un messaggio, di cui la fotografia ne diventa portatrice e divulgatrice.
«Al centro dei suoi scatti - raccontano Paolo Ferrari e Claudio Natoli -, saranno la figura del contadino indio come soggetto di storia, la conquista della sua autonomia politica e culturale, e poi le forme di un lavoro oppressivo e defatigante, della disuguaglianza e della miseria urbana, le immagini di bambini e di madri nella povertà, e insieme i simboli della liberazione del lavoro: la falce e il martello, la pannocchia e la cartucciera, la chitarra e il sombrero».
Le realizzazioni fotografiche negli ultimi anni messicani saranno solo una parte dell’impegno sempre più attivo di Tina Modotti. Il suo crescente attivismo, l’iscrizione al partito comunista e le evidenti posizioni antifasciste, fino alle ingiuste accuse di complicità nell’omicidio del compagno, il rivoluzionario cubano Mella, e nell’attentato al presidente, la portano ad essere espulsa dal Messico. Nella seconda parte della sua vita l'artista diventa un agente del partito comunista: è sia in Russia sia sul fronte spagnolo durante la Guerra civile. Dall'espulsione, non potrà mai più tornare nella sua amata terra natale a causa delle sue attività antifasciste e di una morte prematura avvenuta ad appena 46 anni, alla quale resero omaggio artisti come Pablo Picasso, Rafael Alberti e Pablo Neruda.
La preziosa e unica raccolta fotografica contenuta nel volume permette non solo di avere una panoramica completa sulla ricerca artistica di Tina Modotti, i cui scatti sono esposti nelle collezioni dei più importanti musei internazionali, ma anche di comprendere a fondo ciò che è stato, politicamente e socialmente, il Messico degli anni Venti.
Il catalogo diventa così un’ottima occasione per prepararsi alla mostra sulla Modotti di prossima apertura la Mudec Photo. In questi spazi milanesi, un centinaio di fotografie, stampe originali ai sali d'argento degli anni Settanta, lettere, documenti e video avvicineranno il pubblico all’artista messicana, donna dal spirito libero che attraversò miseria e fama, arte e passione politica, arresti e persecuzioni, suscitando sempre ammirazione per il pieno e costante rispetto di sé stessa, del suo pensiero e della sua libertà.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Cover del libro Tina Modotti. Donne, Messico e libertà; [fig. 2] Tina Modotti, Le donne di Tehuantepec portano frutta e fiori sulla testa, dentro zucche dipinte chiamate jicapexle, 1929  © Tina Modotti; [fig. 3] Tina Modotti , Sombrero, falce e martello, 1927, Messico  © Tina Modotti; [fig. 4] Ritratto di Tina Modotti 
 

Informazioni utili
Biba Giacchetti (a cura di), Tina Modotti. Donne, Messico e libertà, 24 ORE Cultura, Milano 2021.Formato: brossura olandese con sovraccoperta 25 x 28,7 cm. Pagine: 128 pp. corredate da 70 illustrazioni. Prezzo: € 25,00.Codice ISBN: 978-88-6648-446-2. Sito web: www.24orecultura.com

mercoledì 16 dicembre 2020

«Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo»: un libro di 24 Ore Culture per scoprire i segreti dei più importanti film di animazione

Le avventure di Topolino, Pippo e Paperino, ma anche i film d’avventura su Dumbo, Bambi e Robin Hood ci accompagnano da quando siamo bambini. Dietro di loro si nasconde il nome di uno dei disegnatori più importanti e amati del Novecento, Walt Disney, creatore nel 1923 di uno studio d’animazione in California che oggi è un vero e proprio impero quotato in borsa.
Di anno in anno dagli studi della Disney sono usciti personaggi sempre più moderni, che hanno conquistato i bambini e non solo: da Merida ad Ariel, da Belle a Pocahontas, da Elsa a Hercules, senza dimenticare Cenerentola, Biancaneve e la Bella addormentata.
Chissà come sono nati questi personaggi? Chi ha disegnato le avventure di cui sono protagonisti? E chi ha dato loro voce e vita davanti a uno schermo? A queste domande risponde una delle ultime uscite editoriali di 24 Ore Culture: il volume «Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo», catalogo dell’omonimo mostra di prossima apertura al Museo delle culture di Milano
In attesa di scoprire quando riapriranno in Italia teatri, pinacoteche e spazi espositivi, ancora chiusi per effetto dell’ultimo Dpcm per contrastare la diffusione del Coronavirus, e poter così vedere anche la nuova esposizione del Mudec, gli appassionati di fumetti e film d’animazione possono sfogliare e leggere questo bel libro, realizzato con la consulenza scientifica di Federico Fiecconi.
Il volume, disponibile sia on-line che in libreria, permette di vedere all'opera gli artisti della Disney mentre utilizzano le più svariate tecniche per rinnovare l'antichissima arte di raccontare storie attraverso le immagini, dando nuova vita a miti, favole, leggende e fiabe.
Walt Disney e il suo studio hanno, infatti, attinto al patrimonio delle più popolari narrazioni delle diverse tradizioni culturali e letterarie, creando un affascinante melting pot tra continenti ed epoche della storia, da Esopo a Charles Perrault, dai fratelli Grimm all’epica greco-romana, fino a giungere alla favolistica orientale e al romanzo «Pinocchio» del nostro Carlo Collodi.
Il libro illustra le origini letterarie di tali storie e ne esplora le reinterpretazioni da parte degli studi di animazione della Disney.
Il disegnatore americano e i team creativi che gli sono succeduti le hanno sintetizzate e modernizzate, rendendole più accessibili e più interessanti per il pubblico contemporaneo. Farlo ha richiesto un processo lento, scrupoloso e continuo.
Per ciascuna pellicola sono stati, infatti, necessari diversi anni di lavoro, che dall’idea iniziale hanno portato a costruire un intero film, dove le immagini prendono vita e si animano. Acquerello, carboncino, pastello, matita, grafite, inchiostro, guazzo, colori acrilici e a resina, pittura digitale sono la grande varietà di tecniche utilizzate per fare questo lavoro.
Brani tratti da note di produzione e da interviste con gli artisti gettano, inoltre, luce dietro le quinte di alcuni fra i più noti classici d’animazione, offrendo uno sguardo storico sugli approcci narrativi e sulle intenzioni che li hanno informati.
Il volume conduce in questo modo il lettore a conoscere le tante figure professionali coinvolte in questo grande e corale lavoro artistico e artigianale di straordinaria creatività e dedizione.
Paperino
e Topolino, Robin Hood e Biancaneve, la Sirenetta e i personaggi di «Frozen» sono solo alcuni dei tanti protagonisti che il libro ci svela e ci racconta attraverso un insieme unico di immagini, disegni, schizzi e maquettes.
A partire dal tratto con cui ciascun disegnatore ha saputo creare personaggi indelebili per le successive generazioni, il volume porta così adulti e bambini a entrare visivamente nei Walt Disney Animation Studios, comprendendo dall'interno come nasce un capolavoro di animazione. 
Affascinante non è solo la storia degli studios, ma anche quella del loro fondatore, geniale visionario, creatore e ispiratore di una nuova arte dello storytelling, che, nel corso della sua vita, ha ricevuto più di novecentocinquanta premi e riconoscimenti in tutto il mondo, fra cui quarantotto Oscar e sette Emmy.
Il disegnatore americano non si stancava mai di perfezionare l’arte dell’animazione. «Steamboat Willie», dove compariva per la prima volta Topolino, fu il primo cartone animato al mondo realizzato con il sonoro sincronizzato a debuttare davanti al pubblico. Era il 1928. Mentre durante la produzione della serie «Silly Symphonies» fu introdotto il technicolor. Nel 1937 «The Old Mill» fu, invece, il primo cortometraggio a utilizzare la tecnica della cinepresa multipiano. Ma l’interesse di Walt Disney per la combinazione di musica e animazione lo ha portato nello stesso anno anche  a produrre il primo acclamato lungometraggio musicale animato degli studios, «Biancaneve e i sette nani», considerato ancora oggi una delle pietre miliari della storia del cinema.
Pur dividendosi tra televisione, film in live action, film di animazione e Disneyland, il disegnatore americano continuò sempre a migliorare il processo di produzione delle animazioni. Una delle innovazioni più importanti fu la tecnologia Xerox, un processo xerografico che permetteva di trasferire le linee disegnate dagli animatori direttamente sui fogli di acetato, invece di farle ripassare a inchiostro dal reparto Ink and Paint.
Oggi come in passato, i Walt Disney Animation Studios sono un reparto creativo, artistico e innovativo che produce film unici, raccontando storie che continuano ad attirare il pubblico di tutto il mondo.
Questi film oggi possono essere scoperti anche grazie a questo bel libro di 24 Ore Culture e alla mostra che -si spera presto- aprirà le porte a Milano. 

Didascalie delle immagini
[Fig.1 ] Copertina del libro Disney. L'arte di raccontare storie senza tempo; [fig. 2] Biancaneve e i Sette Nani, 1937 | Disney Studio Artists | Composizione con acetato | Inchiostro e pittura su acetato e guazzo su carta (riproduzione dell'originale) | © Disney; ; [fig. 3] Robin Hood, 1973 | Disney Studio Artist.Concept art | Guazzo, pennarello e inchiostro su carta. © Disney; [fig. 4] La Spada nella Roccia, 1963 | Disney Studio Artist. Concept art | Inchiostro e pastello su carta | © Disney; [fig. 5] Pinocchio, 1940 | Disney Studio Artist. Studio di personaggio | Stampa su carta | © Disney; [fig. 6] Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle, 2019. Jin Kim | Concept art | Disegno digitale su carta | © Disney

Informazioni utili 
Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo. A cura di Walt Disney Animation Research Library, con la consulenza scientifica di Federico Fiecconi. 24 ORE Cultura, Milano 2020. Formato: cartonato, 23 x 31 cm. Pagine: 244 pp. Illustrazioni: 100. Prezzo: € 34,00. Codice ISBN: 978-88-6648-445-5. In vendita in libreria e online. Sito: www.24orecultura.com


martedì 1 dicembre 2020

«Sulla fotografia e oltre», Silvana editoriale ripubblica il libro di Enrico Gusella

È un mosaico di saggi su autori, tendenze, mostre, collezioni ed eventi, teso a raccontare l’immagine fotografica transitata in Italia dall’Ottocento ai giorni nostri, il libro che Enrico Gusella ha appena pubblicato per i tipi di Silvana editoriale«Sulla fotografia e oltre» (532 pagine, 35 immagini a colori, 100 in bianco e nero, 20 euro).
Il volume, edito in collaborazione con la Fondazione Alberto Peruzzo, è la nuova edizione aggiornata di un testo stampato sei anni fa, nel 2014, da Allemandi editore, che esplora la vita e l’opera di alcuni artisti che più di altri hanno contribuito a rendere interessante e compiuta l’arte fotografica nel nostro tempo.
Da Nadar a Roni Horn, da Robert Doisneau a Franco Fontana, da Man Ray a David LaChapelle, sotto gli occhi del lettore scorrono storie di uomini e donne, di bambini vittime di guerre, di realtà poco rappresentate, ma anche della pandemia che nel 2020 ha colpito il mondo.
Critico e storico delle arti, ma anche organizzatore culturale e curatore con all’attivo più di duecentocinquanta mostre, tra cui «Vittorio Storaro. Un percorso di luce», «Mimmo Jodice. Tempo interiore», «Gianni Berengo Gardin. Copyright» e «Wim Wenders. Il mondo delle immagini», Enrico Gusella conduce il lettore tra i vari generi che costituiscono l’arcipelago fotografico -dal paesaggio all’architettura, dai ritratti all’astrazione-, in un percorso narrativo che indaga fatti artistici e fotografici, rapporti fra testo e immagine, relazioni fra cultura figurativa e società.
Nasce così una speciale e acuta storia della fotografia che accende i riflettori su quegli interpreti del reale che hanno scelto di mettere in campo visioni proprie e singolari pur servendosi di un medium mimetico e appartenente all'epoca della riproducibilità tecnica come la fotografia.
Tra i nuovi capitoli che aggiornano e caratterizzano questa nuova edizione ve ne sono alcuni dedicati ai giovani protagonisti come Marco Maria Zanin, il cui progetto fotografico «Segni per Sant'Agnese» è dedicato al restauro della chiesa di Sant'Agnese a Padova, realizzata per la curatela della Fondazione Alberto Peruzzo.
L'ampia analisi dell'autore si apre con un'intervista a Mimmo Jodice e al suo modo speciale di percepire la sua città natale, Napoli. Prosegue con una prima grande sezione denominata «Paesaggi», con testi dedicati a grandi fotografi italiani come Gabriele Basilico, Elio Ciol, Giovanni Chiaramonte, Vittorio Storaro.
Non mancano lungo il percorso riflessioni sulla fotografia di paesaggio che toccano alcuni luoghi famosi attraverso i loro maggiori interpreti. È così per la Parigi di Robert Doisneau, la Yosemite Valley di Ansel Adams, i paesaggi alpini della Svizzera di Albert Steiner, le strade del jazz di Pino Ninfa o «Roma-Pompei» di Gianni Berengo Gardin e Aurelio Amendola.
Il percorso prosegue con un capitolo dedicato al «Reportage». Qui, tra gli altri, ci sono i luoghi e le storie di Gianni Berengo Gardin, Enrico Bossan e Davide Ferrario. Il libro sviluppa anche il tema dei «Corpi», attraverso i saggi dedicati a Helmut Newton, Nan Goldin, Cindy Sherman, Stanley Kubrick, Spencer Tunick e David LaChapelle. Non manca una sezione dedicata alle «Astrazioni», che approfondisce la poetica di grandi artisti quali Man Ray, Franco Vaccari, Mario Schifano, Leo Matiz, oltre che di Thomas Ruff, Roni Horn e Douglas Gordon
Il volume presenta anche una sezione dedicata al collezionismo letto attraverso importanti esempi quali la Fondazione Venezia con il famoso Archivio Italo Zannier, la collezione di Mario Trevisan e quella di Fabio Castelli, ma anche nelle foto di Mauro Fiorese dedicate alle gallerie e alle collezioni museali italiane.
Il libro offre, dunque, una panoramica esaustiva sulla fotografia e si configura come un vero e proprio viaggio narrativo, raccontato con passione e lirismo attraverso generi e artisti. Il libro è, dunque, - per usare le parole di Michele Smargiassi- «una fotografia della fotografia, in un album di istantanee professionali».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Copertina del libro «Sulla fotografia e oltre»; [fig. 2] Mimmo Jodice, «Apollo da Baia», 1993 ©Mimmo Jodice; [fig. 3] Elio Ciol, «Sogni di prosperità - Morsano al Tagliamento», 1985 © Elio Ciol; [fig. 4] Luca Campigotto, «Danieli acqua alta», Venezia, 1992 © Luca Campigotto

Informazioni utili
Enrico Gusella, «Sulla fotografia e oltre», Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2020. Dati: 12 x 19,5 cm, 532 pagine 135 illustrazioni, edizione italiana in brossura. EAN 9788836646951. Prezzo: euro 20,00. Informazioni: www.fondazionealbertoperuzzo.it

mercoledì 18 novembre 2020

La rivista «Ferrania» rivive in digitale grazie alla Fondazione 3M

Era il gennaio del 1947 quando faceva la sua comparsa - in occasione della commercializzazione di Ferraniacolor, la prima pellicola a colori prodotta in Europa - il mensile «Ferrania», nato dall’acquisizione della rivista «Notiziario fotografico», fondata a Ivrea nel 1940 sotto la guida di Aristide Bosio.
Diffusa in un momento storico come quello del secondo Dopoguerra, dove la fotografia trovava sempre più spazio sui rotocalchi patinati -da «L'Espresso» a «L'Europeo», da «Epoca» a «Il Mondo»- ma anche in testate di carattere culturale, a partire dalla raffinata rivista «Il Politecnico», diretta da Elio Vittorini e impaginata da Albe Steiner, «Ferrania» si distinse subito per non essere un mero bollettino aziendale, ma un «veicolo di pubbliche relazioni», un prodotto di alto profilo culturale anche grazie all’illuminata direzione di Guido Bezzola, cattedratico di letteratura italiana, e di Alfredo Ornano, fotografo e grande esperto di chimica.
Su quelle pagine, che lo storico della fotografia Italo Zannier definì «una specie di Camera Work italiana», scrissero autori del calibro di Giuseppe Turroni, Ugo Casiraghi, Morando Morandini, Folco Quilici, Dino Formaggio, solo per citarne qualcuno.
L'impaginazione e la direzione artistica potevano, invece, contare sull'esperienza di Luigi Veronesi, fotografo e pittore astrattista, che diede alla rivista -come a tutte le pubblicità dell’azienda Ferrania- un’impronta di straordinaria modernità.
Sin dai primi numeri, il periodico dedicò ampio spazio alla fotografia in bianconero (la prima copertina a colori è del 1955 in contemporanea con la comparsa del sottotitolo «Rivista mensile di fotografia e cinematografia») pubblicando sia portfolio di grandi autori internazionali come Édouard Boubat, Brassaï, Izis e Otto Steinr sia opere di bravi fotoamatori, alcuni dei quali, come Mario De Biasi, Cesare Colombo, Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, si sarebbero poi imposti come professionisti.
La scoperta di nuovi talenti era strettamente legata al lancio di bandi fotografici, base per la creazione del prestigioso archivio dell’azienda Ferrania, un patrimonio di centodieci mila immagini (tra lastre, cartoline fotografiche, negativi, stampe vintage e riproduzioni), acquisito negli anni Sessanta da 3M.
Tirata in tremila e cinquecento copie per fascicolo nell’invariato formato A4 (24 x 30 centimetri) di quaranta pagine su carta patinata, «Ferrania» si caratterizzò, nel corso degli anni, per una struttura organizzata in una successione di articoli di natura critica, tra saggi, recensioni e profili degli autori. Le ultime pagine del periodico erano, invece, dedicate a schede monografiche relative a personalità artistiche del passato. Non mancavano, poi, consigli tecnici e suggerimenti sugli obiettivi, ovvero articoli che permettevano ai fotoamatori di conoscere i nuovi prodotti dell’azienda milanese.
Vicina all’estetica crociana, cara a una delle firme più attive della rivista - quella di Giuseppe Cavalli, sperimentatore della cosiddetta tecnica high-key e firmatario del celebre «Manifesto della Bussola» -, la rivista era attenta anche al mondo del cinema, che raccontava da un punto privilegiato visto che l'azienda Ferrania forniva le pellicole ai più grandi registi italiani, da Federico Fellini a Pier Paolo Pasolini.
Questa ossatura editoriale venne mantenuta fino all’ultimo numero, uscito nel dicembre 1967. Con il consueto annuario del meglio della fotografia dell’anno, pubblicato a partire dal 1957, «Ferrania» chiudeva i battenti, ma il suo stile – ricorda Roberto Mutti- «lasciava un’importante eredità con cui ancora oggi si fanno i conti».
È, dunque, prezioso il lavoro fatto dalla Fondazione 3M, istituzione culturale permanente, snodo di divulgazione e formazione, dove scienza e ricerca, arte e cultura, discipline economiche e sociali, vengono approfondite, tutelate, promosse e valorizzate, nella consapevolezza dei valori d'impresa e della cultura dell'innovazione. 
Si deve, infatti, a questo prestigioso ente italiano, con sedi a Roma e Milano, la digitalizzazione di tutti i numeri della rivista «Ferrania». Il progetto, che è stato realizzato in collaborazione con la Scuola normale superiore di Pisa, permette così, con un semplice clic, di sfogliare e di consultare la rivista comodamente da casa. Un’ottima occasione, questa, per gli studiosi (ma anche per i semplici appassionati di fotografia) nei giorni del secondo lockdown della cultura, con le biblioteche chiuse e la necessità di affidarsi solo a Internet (e alla propria biblioteca personale) per le ricerche e gli studi.

Informazioni utili 
Tutti i numeri della rivista sono disponibili al sito: https://www.fondazione3m.it/page_rivistaferrania.php

martedì 17 novembre 2020

«Cento anni di Fila», Corraini edizioni racconta in un libro un secolo di storie di colori e lapis

Era il 23 giugno 1920 quando a Firenze veniva costituita - su iniziativa di un gruppo di imprenditori, capitanato dal conte Giuseppe delle Gherardesca- la Fabbrica italiana di lapis e affini. Da quell’estate sono trascorsi cento anni e le aspettative dei fondatori «di fabbricare e commerciare lapis, oggetti e articoli di cancelleria e di durare per cinquant’anni» sono state ampiamente superate. Da allora Fila – che dialoga con il mondo attraverso il linguaggio senza confini e senza tempo della creatività – è, infatti, parte della storia, del costume, della quotidianità di intere generazioni di persone.
Alla vicenda ricca e intensa di questa società – oggi quotata alla Borsa di Milano, nel segmento Star, con tutti i suoi intramontabili e iconici marchi come, per esempio, Giotto, Tratto, Das, Didò e Pongo - hanno dato vita la penna dello scrittore Valerio Millefoglie e le matite dell’illustratore bolognese Andrea Antinori. È nato così il volume «Cento anni di Fila», appena uscito in libreria (e on-line) per i tipi di Corraini edizioni.
Scritto in doppia lingua, italiano e inglese, il libro è stato concepito come un viaggio tra i ricordi di quei milioni di uomini, donne e ragazze che hanno stretto tra le mani gli strumenti realizzati da Fila per scrivere, disegnare, colorare, modellare e dipingere, per dare ancora più colore alle loro storie variopinte. 
 Il volume si discosta così dal cliché del classico libro aziendale. «Cento anni di Fila» -commenta a tal proposito Massimo Candela, Ceo del gruppo- «parla del nostro heritage, delle nostre ambizioni, della nostra passione e della nostra visione per il futuro, ma lo fa – permettetemi il gioco di parole – in punta di matita, mettendo al centro le persone e il valore condiviso generato dalla potenza dirompente della creatività».
La struttura narrativa si sviluppa su un doppio livello. Nella prima parte, la penna di Valerio Millefoglie, dopo un certosino lavoro di analisi degli archivi aziendali e di ricostruzione storica, racconta al lettore cento anni di avvenimenti. Delinea in forma di racconto, attraverso evidenze storiche e aneddoti, la storia di Fila in un percorso che spazia dai documenti costituitivi dell’azienda (corrispondenze con fornitori e clienti, fotografie delle prime fiere campionarie, appunti di lavoro, bozzetti di nuove realizzazioni) alle innovazioni di prodotto, dalla strategia di acquisizioni internazionali avviata negli anni Novanta alle curiosità e alle testimonianze di chi ha contribuito a rendere l’azienda ciò che è oggi e che sarà domani. Il tutto è inserito nel contesto storico, che viene cadenzato per decenni, in una connessione continua tra società, cultura, costumi e vicende aziendali.
Così scopriamo tante piccole curiosità. La matita Telefono degli anni Trenta è indissolubilmente legata al cinema dei «telefoni bianchi» e delle dive. Si deve ad Alberto Candela (la cui famiglia è a capo del gruppo dal 1956) l’invenzione della matita per il trucco, del Tratto Pen (oggi esposto al MoMa di New York) e del Tratto Clip. Tra gli estimatori di Fila c’era Federico Fellini, che sulle pagine de «La Stampa» di Torino ricordò le matite colorate Giotto della sua infanzia. 
La narrazione è accompagnata e resa vivida da una selezione di immagini storiche e dalle illustrazioni prodotte dalla matita di Andrea Antinori che visualizzano i passaggi cruciali e sottolineano il legame tra Fila, la società e il colore.
La seconda parte è composta da cento testimonianze di persone diverse tra loro per vissuto e professione che hanno scelto di raccontarsi: il fil rouge che le accomuna è l’emozione, il ricordo e il senso di appartenenza a una grande comunità. Nel racconto corale la testimonianza del banchiere si fonde con quella della maestra, l’esperienza creativa dell’illustratore e dello scrittore si lega al ricordo della professoressa della stenografia in pensione, del taxista, della logopedista, dello studente.
  Il flusso narrativo si apre con il contributo di Simonetta Agnello Hornby che ci riporta all’Agrigento della sua infanzia e si chiude con il racconto di Matilde Rini, una bambina di nove anni che da grande vorrebbe lavorare nell’ufficio «non lo so», un luogo dove quello che fai lo scopri solo quando sei entrato.
Da un punto di vista grafico, i contributi si contraddistinguono da un font che ci riporta a una dimensione quasi diaristica, da un titolo che ci trasporta in un mondo personale e da un’immagine di prodotto che richiama il legame con Fila.
Il volume parla anche dei progetti educativi sviluppati negli anni da enti come il teatro alla Scala di Milano, la Biennale di Venezia o la Città della Scienza di Napoli con l’azienda di Pero.  
«Cento anni di Fila» è, poi, un libro per tutti, anche per il lettore. Il Lapiscento prodotto ad hoc per il centenario – una matita di grafite realizzata con un sistema di recupero degli scarti di legno cedro da filiera certificata Pefc – e inserito nel volume, è un invito ad alimentare la storia condivisa, a lasciare il proprio segno, a mischiare il proprio vissuto con quello degli altri per creare un arcobaleno di racconti e di colori.

Informazioni utili
Valerio Millefoglie, Andrea Antinori, «1920-2020. Cento anni di FILA. Un secolo di storie di colore, di lapis ed affini». Corraini edizioni, Mantova 2020. Dimensioni: 16.5 x 23.0 cm. Lingue: italiano e inglese. Rilegatura: cartonato con sovraccoperta e matita inserita. Pagine: 240. Edizione corrente: 11/2020. ISBN: 9788875708771. Prezzo: € 28,00. Informazioni: sales@corraini.com, www.corraini.com. Ufficio stampa: Benedetta Lelli, press@corraini.com, tel. 3286156940 | Antonella Laudadio – Cantiere di Comunicazione, a.laudadio@cantieredicomunicazione.com, 345.7131424, 02.87383180

lunedì 16 novembre 2020

«The Coluring Book», centocinquanta disegni di artisti contemporanei da colorare

Colorare fa bene alla salute e c’è chi definisce questa pratica addirittura terapeutica perché ci permette di dimenticare momentaneamente tutti i pensieri superflui. Adesso che il Coronavirus ci costringe ancora una volta a passare del tempo tra le pareti di casa può essere un’idea comprarsi una scatola di pennarelli e un album da colorare, magari il nuovo «The Coluring Book. 150 disegni di artisti contemporanei», il volume edito da 24 Ore Cultura, per la curatela di Rossella Farinotti e Gianmaria Biancuzzi, in libreria e on-line dal prossimo 19 novembre.
Il progetto ha preso avvio durante il lockdown della scorsa primavera grazie a un’idea di Milano Art Guide, che si è avvalsa per la realizzazione della collaborazione di Lara Facco P&C.
Per contribuire a rendere le distanze e il contenimento un po’ meno gravosi durante il periodo di quarantena, i curatori hanno invitato artisti di tutto il mondo e di diverse generazioni - tra i quali Maurizio Cattelan, Nico Vascellari, Patrick Tuttofuoco, Adrian Paci, Emilio Isgrò, Marzia Migliora, Vedovamazzei, Goldschmied & Chiari, Thomas Braida, Nathalie Du Pasquier, Ugo La Pietra e molti altri - a creare un «Colouring Book» per gli amanti dell’arte.
La risposta non si è fatta attendere, in pochi giorni sono state messe in rete decine e decine di disegni, molti dei quali realizzati ad hoc per l’occasione, che tutti da casa hanno potuto scaricare in formato A4 sui propri dispositivi, stampare e colorare.
Già dai primi trenta giorni il numero dei download è stato altissimo e a oggi i disegni sono stati scaricati in centodiciotto Paesi nel mondo.
L’arte è così entrata nelle case e, durante la quarantena forzata, è stata data a tutti la possibilità di distrarsi in un modo nuovo e fantasioso.
«The Colouring Book» è, dunque, diventato un album diffuso, composto nel tempo grazie al contributo unico degli artisti che, con la loro personale visione, hanno interpretato i momenti che stiamo vivendo in questi mesi.
Adesso, mentre siamo nel vivo della seconda ondata della pandemia (con zone gialle, rosse e arancioni a seconda della gravità della situazione), il progetto diventa un libro cartaceo, che è un vero e proprio «kit di sopravvivenza» - citando uno dei soggetti pubblicati- per passare bene il tempo, ma che contiene in sé anche un grande messaggio di speranza, soprattutto per le generazioni future.
I disegni di questo album nascono nei modi più diversi e nei luoghi più vari: dagli studi in cui gli artisti si erano trasferiti a vivere, fino a case isolate dove anche un foglio di carta era difficile da reperire.
Per questo, supporti e tematiche sono differenti e ingegnosi. Si spazia da carte da forno a fogli strappati dai quaderni di scuola dei figli, da piccole narrazioni quotidiane indicate attraverso una sola immagine a intime riflessioni più complesse, da istruzioni per l’uso a creazioni di giochi e passatempi. «Così -raccontano a 24 Ore Cultura- si susseguono ritratti di familiari, amici e animali domestici, dettagli casalinghi con cui ogni giorno si aveva a che fare, da un termosifone al cibo da mettere in tavola, forme geometriche per restituire un’evasione, elementi del corpo riscoperti e immortalati sulla carta come le mani, un soggetto ricorrente, o dettagli di occhi, bocche, nasi». 
Ci sono anche frasi scritte, scelte tra quelle che spesso pronunciamo nella quotidianità o pensiamo ripetutamente nei momenti difficili. «Sono off», per esempio, rappresenta una chiara indicazione di un sentimento diventato collettivo nei mesi della quarantena, mentre «In dark times we should dream with open eyes» è un monito positivo, quasi un mantra da ripetere quando il mondo sembra cascarci addosso.
Non mancano, poi, autoritratti, disegni di case, paesaggi naturali, alberi, fiori, funghi e foglie, rose e carciofi, un clown rovesciato, giochi di costruzioni, divertenti fumetti, favole – da «Cappuccetto rosso» alla «Bella addormentata nel bosco» – motociclette con cui farsi un giro e gabbie e reti da cui scappare. 
Ci sono anche storie inventate e luoghi immaginari: un ristoro dove prendere un caffè in mezzo al nulla, una casa con un cuore, un pericolo o un uomo che fuma guardando il cellulare.
«The Colouring Book» diventa così una traccia di questo 2020: un album di istantanee in continuo evolversi, di momenti condivisi e vissuti da tutti. Con approcci molto differenti, gli artisti ci mostrano il loro punto di vista e la loro testimonianza, offrendoci affascinanti risposte e domande a quello che ci circonda.
Ma non è tutto. Il libro uscirà anche dai suoi confini cartacei. Da fine novembre verrà lanciata una speciale call to action per dare forma alle mille risposte possibili di un’unica domanda, solo in apparenza semplice: «perché abbiamo bisogno di arte?».
A questo quesito il pubblico potrà rispondere creativamente reinterpretando a proprio gusto la copertina del libro con il disegno di «L.O.V.E», la scultura raffigurante un dito medio creata da Maurizio Cattelan per piazza Affari a Milano.
Ciascuno sarà chiamato a usare la tavolozza del proprio vissuto personale, innestandola sul lavoro dell’artista, attraverso i colori, il commento della parola, l’evocazione poetica o la riflessione intima, l'inserimento di frammenti materiali e di altre immagini (fotografie, ritagli di giornale o frammenti di altre opere d'arte) e qualsiasi altra tecnica.
Il gesto creativo, che sarà premiato anche con un buono del valore di 50 euro per cinquanta persone, darà vita a una mappa emozionale in grado di restituire i valori legati al bisogno di arte nella nostra società, veicolo di conoscenza, ma anche strumento per migliorare l’umore e liberare la nostra creatività. Perché, come diceva Pablo Picasso, «l’arte scuote dall’anima la polvere accumulata dalla vita di tutti i giorni». 

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Copertina del libro «The Coluring Book»; [fig. 2] Ugo La Pietra/ Tutto passa | © Ugo La Pietra; [fig. 3] Stefano Serusi / Non riesco a nascondere che tutto ciò che mi ispira sia fuori dalla porta di casa | © Stefano Serusi Courtesy of the artist; [fig. 4] Goldschmied e Chiari / Survival is a full time job | © Goldschmied & Chiari  

Informazioni utili
The Colouring Book A cura di: Rossella Farinotti e Gianmaria Biancuzzi. 24 ORE Cultura, Milano 2020. Formato: cartonato 24 x 33 cm. Pagine: 160 pp. Prezzo: € 39,00. Codice ISBN: 978-88-6648-525-4. In vendita dal 19 novembre in libreria e acquistabile on-line

martedì 3 novembre 2020

Moleskine Studio Collection: un taccuino, sei visioni creative


Ernest Hemingway
ne teneva sempre uno in tasca, riempendolo di parole e racconti, quando storie e personaggi bussavano alla porta della sua immaginazione, nei luoghi più disparati della terra: tra i viali e i bistrot di Parigi, negli alberghi di Venezia o in riva al mare a L’Avana. Pablo Picasso, Henri Matisse e Vincent Van Gogh fissavano sui suoi fogli le idee per opere d’arte che sarebbero diventate immortali. Oscar Wilde vi appuntava i suoi celebri aforismi; mentre lo scrittore inglese Bruce Chatwin ne era così innamorato da parlarne nel libro «Le vie dei canti», dove si legge la storia della sua cartolaia di fiducia, in Rue de l’Ancienne Comédie a Parigi, che gli procurava blocchi per appunti dall’inconfondibile copertina nera cerata e rigida, simile alla «pelle della talpa», con gli angoli arrotondati, i risguardi trattenuti da un elastico e le pagine color avorio. Stiamo parlando del Taccuino Moleskine, ideato in Francia tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo e prodotto fino al 1986 da un’azienda a conduzione familiare di Tours. La seconda vita del leggendario «quadernetto», immancabile compagno d’avventura dei maestri delle Avanguardie novecentesche, inizia, invece, nel 1997 quando Modo & Modo, un piccolo editore milanese, ne rinnova la tradizione grazie a una felice intuizione della scrittrice e sociologa Maria Sebregondi. Da allora il marchio Moleskine, oggi di proprietà del gruppo belga D'Ieteren, si diffonde in tutto il mondo. Quel taccuino per viaggiatori colti e moderni globetrotter, ispirato ai quaderni in cerata nera usati da Chatwin e da Van Gogh, diventa un’icona da avere nella propria valigetta.
Negli anni nascono anche progetti speciali, a tiratura limitata, dedicati, per esempio, a Frida Kahlo, a «Il mago di Oz» e alle più belle città del mondo.
Dare spazio alla voce degli artisti è sempre stata una priorità di Moleskine e in questa ottica nasce la nuova collezione Studio, comprendente sei taccuini, ognuno dei quali è stato personalizzato da artisti internazionali.
Il gruppo di artisti che ha collaborato alla collezione rappresenta il mondo globale in cui viviamo, toccando quasi tutti i continenti, da Ovest a Est e viceversa. Olimpia Zagnoli è un'illustratrice italiana. Sonia Alins è spagnola. Yukai Du è di origine cinese e ha vissuto in alcune delle città più cosmopolite del suo Paese prima di stabilirsi nel Regno Unito. Yellena James è nata e cresciuta a Sarajevo; si è poi trasferita negli Stati Uniti e ha scelto l'Oregon come casa. Dimitra Mirtalipova è originaria dell'Uzbekistan ma vive in Ohio. Jon Koko è un'artista svedese che ha vissuto in tutto il mondo, da Taipei a Berlino, e che ha una passione per il Giappone e il suo patrimonio artistico.
Ognuno di questi artisti ha una sua voce, peculiare e distintiva, che si esprime in creazioni artistiche tanto individuali quanto universali, rendendo la collaborazione perfettamente in linea con Moleskine e i suoi valori fondamentali. Dai paesaggi onirici e misteriosi di Koko si spazia al vibrante e potente mondo pop di Olimpia Zagnoli. Alla delicatezza delle composizioni floreali astratte di Yellena James fa da contraltare la realtà ultramoderna di Yukai Du, create con linee e punti. L'arte nostalgica di Mirtalipova ispirata al folklore e alla cultura uzbeka dialoga con le nuotatrici di Sonia Alins.
«La collezione Studio -raccontano da Moleskine- parla a tutti noi, invitandoci a lasciarci ispirare dalle diverse visioni dei sei artisti. La collaborazione è un invito a riempire le pagine bianche di questi taccuini con pensieri e idee personali e uniche, partendo dalle creazioni artistiche in copertina, come fossero il trampolino di lancio per tuffarsi nella propria creatività».

Per saperne di più
www.moleskine.it

domenica 25 ottobre 2020

«La Treccani dei ragazzi», un’enciclopedia sul mondo contemporaneo che parla anche il linguaggio del fumetto

Che cosa ne sa la generazione dei Post-Millennials, i giovani nati tra il 1995 e il 2010, delle enciclopedie? Poco o niente. Per i nativi digitali, quelli che passano il loro tempo su Tik Tok e che hanno come modelli di riferimento influencer e youtuber, l’approfondimento passa attraverso la Rete. È, dunque, una bella sfida quella dell’Istituto italiano di enciclopedia Treccani che ha pensato a una nuova iniziativa editoriale interamente dedicata ai giovani cresciuti a pane e social.
È nata così - si legge nella nota di presentazione – «un’opera destinata all’educazione delle generazioni a venire», una stimolante «guida interdisciplinare alla comprensione del mondo contemporaneo e della sua storia», con approfondimenti sulle nozioni e i personaggi più significativi ed emblematici, utile sia per la crescita culturale e personale dei giovani studenti che per il loro percorso scolastico.
Al progetto hanno lavorato pedagogisti, giornalisti, storici, scienziati ed esperti di vari settori con lo scopo - si legge ancora nella presentazione – di «fornire ai ragazzi e ai loro genitori uno strumento di efficace funzione educativa che fosse complementare a quella della scuola».
La proposta di Treccani appare, dunque, molto utile in questo momento storico nel quale la frequenza scolastica non è più così scontata e c’è bisogno di nuovi strumenti per stimolare la mente dei ragazzi e per aiutarli a superare il momento di incertezza e disorientamento che stiamo vivendo.
L’opera può essere usata a seconda dell’età e dei vari livelli di apprendimento ed è pensata addirittura per la generazione Alpha, ovvero per i bambini che frequentano il primo ciclo scolastico. Ma è certo che la nuova enciclopedia soddisferà anche le curiosità dei genitori e dei fratelli maggiori grazie all’attualità e alla varietà dei temi trattati.
«La Treccani dei ragazzi», questo il nome dell'ultimo progetto della casa editrice romana, dà così vita a «un modo di fare cultura - si legge nella presentazione - che crea condivisione, capace di unire le generazioni, grazie al quale scoprire o riscoprire anche il piacere di sfogliare, mentre si acquisiscono le conoscenze necessarie per porre le basi di una visione del mondo corretta e consapevole, presupposto per la formazione di coscienze e persone migliori».
Acquistabile sul portale Emporium dallo scorso 15 ottobre, l'opera è composta da dieci volumi agili, maneggevoli e di facile consultazione, con all’interno 2500 voci, 40 box di approfondimento, circa 6000 immagini tra mappe, disegni, illustrazioni scientifiche e fotografie, e 10 storie a fumetti. Questi ultimi sono racconti «educativi e di formazione» illustrati da altrettanti artisti: Ilaria Palleschi, GUD, Eleonora Antonioni, Rita Petruccioli, Virginio Vona, Marta Baroni, Capitan Artiglio, Daniel Cuello, Rachele Aragno e Loputyn.
Quella della Treccani è anche un’enciclopedia al passo con i tempi: l’opera è, infatti, arricchita da una serie di contenuti digitali e percorsi scolastici di approfondimento a cui ogni giovane studente può accedere direttamente da casa.
Per rendere ancora più accattivante e stimolante l’enciclopedia si è pensato a copertine colorate diverse per ogni volume, il cui allineamento disegna una vivace scala cromatica con sfumature cha vanno dal rosso al blu, passando per il giallo e il verde.
Tra le tante voci, la selezione include parole e nomi come «arte», «ambiente», «Abramovic», «Banksy», «blockchain», «Brexit», «Cattelan», «comunità», «design», «equazioni», «ghetto», «Hirst», «labirinto», «paura» e «Zuckerberg», spiegate con grande chiarezza. Si vuole così sottolineare l'importanza di costruire un sapere trasversale alla base della conoscenza e dell'apprendimento.
La Treccani mette, dunque, a disposizione dei più giovani uno strumento di conoscenza certificata per guidarli nella comprensione del mondo e per aiutarli ad orientarsi nell’epoca delle fake news e dell’utilizzo del web come filtro della realtà, talvolta ingannevole. Ma non è tutto: la nuova enciclopedia offre alle generazioni Z e Alpha anche il piacere, ormai quasi dimenticato in quest’epoca iper-connessa, di sfogliare un bel libro.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] La Treccani dei ragazzi, 2020; [fig. 3] Illustrazione di Eleonora Antonioni per la voce Do Giovanni dell'enciclopedia La Treccani dei ragazzi, 2020; [fig. 4] Illustrazione di Ilaria Palleschi per la voce Bello e bellezza dell'enciclopedia La Treccani dei ragazzi, 2020; [fig. 5] Illustrazione di Rita Petruccioli per la voce Fake news dell'enciclopedia La Treccani dei ragazzi, 2020

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mercoledì 11 dicembre 2019

«La critica e l’arte di Leonardo da Vinci», Crossmedia ristampa il saggio di Lionello Venturi

Gli anniversari, come i restauri, si rivelano spesso straordinarie occasioni di studio, approfondimento e conoscenza. A questo assunto non è venuto meno il cinquecentenario dalla morte di Leonardo da Vinci, che ha permesso di riscoprire i molteplici interessi dell’artista toscano.
In questo scorcio di fine anno, il calendario prevede ancora, nel nostro Paese, qualche appuntamento leonardesco interessante. Mentre a Milano ha da poco inaugurato, al Museo della scienza e della tecnica, una mostra permanente con centosettanta opere e trentanove installazioni multimediali che raccontano l’interesse del maestro per l’arte della guerra, il volo e le vie d’acqua, Torino risponde con una rassegna, alla Biblioteca reale, che allinea nove disegni autografi dell’artista, tra i quali il celebre «Autoritratto».
Sotto la Mole, al Museo storico nazionale d’artiglieria, nel Mastio della Cittadella, c’è, in questi giorni, anche la possibilità di vedere all’opera un robot progettato da Camau mentre disegna «La Gioconda». La performance, più spettacolare e divulgativa che rigorosamente scientifica, fa parte del percorso espositivo di «Leonardo da Vinci. I volti del genio», la rassegna a cura dello spagnolo Christian Gálvez, che ha il suo pezzo forte nella «Tavola lucana», una tempera su legno realizzata tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI secolo, ritrovata nel 2008 da Nicola Barbatelli, che raffigura il volto dell’artista ripreso di tre quarti in semi-profilo, con caratteristiche fisiche molto diverse dalle aspettative e da quelle già evidenziate dal famoso ritratto della Biblioteca reale di Torino.
Anche Firenze celebra, in questi ultimi giorni di dicembre, l’anniversario leonardesco e la fa in maniera insolita, con la presentazione al complesso monumentale di Santo Stefano al Ponte, a due passi da Ponte vecchio, di un libro fondamentale per gli studi sull’artista.
Lunedì 16 dicembre, alle ore 17, Roberta Barsanti, direttrice del Museo leonardiano di Vinci, e Raffaele Nencini presenteranno, infatti, la ristampa del volume «La critica e l’arte di Leonardo da Vinci» (160 pagine, 25 euro), un classico di Lionello Venturi, storico dell’arte che ha lavorato nei musei di Venezia, Roma e Urbino e che si è distinto, nei suoi anni torinesi, per essere stato uno dei pochi docenti italiani a rifiutare di firmare il giuramento di fedeltà al fascismo.
L’iniziativa editoriale è stata fortemente voluta da Crossmedia Group, realtà fiorentina attiva dal 2008 che, in anni recenti, ha creato prodotti innovativi per la fruizione e la valorizzazione dei beni culturali come le mostre multimediali, immersive e itineranti, su Raffaello, Magritte e Leonardo.
Apparso nel 1919 in occasione del quattrocentesimo anniversario della morte dell’artista toscano, il libro era fuori catalogo da tempo: l’ultima ristampa del volume risaliva, infatti, al 1988, quando la Zanichelli editore di Bologna ne aveva pubblicato un’edizione anastatica.
L’anniversario del mezzo millennio è sembrata, quindi, l’occasione giusta per riportare il testo sul mercato editoriale e renderlo disponibile alle nuove generazioni di studiosi e appassionati di Leonardo.
Il libro, uno dei testi più importanti di Lionello Venturi insieme con «Il gusto dei primitivi», è un saggio inconsueto, che viola la consueta regola della trattazione monografica, preferendo un taglio per tematiche. La natura, i contemporanei, la scienza, le fonti e il disegno sono gli argomenti trattati.
Il critico d’arte Giulio Carlo Argan ne parlava come di un libro profondamente segnato dall'esperienza bellica, che lo studioso aveva vissuto in prima persona come tenente in un reparto di fanteria.
L’opera, di grande vivacità intellettuale, è percorsa da un forte disprezzo verso i pregiudizi e da una notevole capacità di sintesi. Lionello Venturi separa l'indagine dello scienziato dall'opera dell'artista, e ammette spregiudicatamente che molti aspetti della prima ritornano inesorabilmente nella seconda.
In questo libro appare, inoltre, per la prima volta uno dei fondamenti del fare critica dello studioso, che, muovendo dallo storicismo crociano, ha approfondito le questioni metodologiche della storia dell'arte introducendo il concetto di gusto come elemento soggettivo di cultura figurativa.

Per saperne di più 
www.ctcrossmedia.com

venerdì 15 marzo 2019

«Artonauti», arrivano in edicola le figurine dell'arte

«Van Gogh celo, Gauguin celo, Monet manca»: il mondo delle figurine sta per riservare una sorpresa ai suoi estimatori. Da venerdì 15 marzo nelle edicole italiane arriva «Artonauti», un album interamente dedicato alla storia dell’arte. Calciatori, principesse e personaggi dei cartoni animati avranno così -si spera- dei nuovi rivali tra i piccoli ammiratori di un passatempo che sembra non conoscere la crisi.
L’idea e il progetto, riservato ai bambini dai 7 agli 11 anni, sono stati sviluppati da Daniela Re -insegnante, mediatrice culturale ed esperta in riabilitazione cognitiva, con ampia esperienza nel mondo educativo della scuola primaria- e da Marco Tatarella, editore di 22Publishing, casa editrice che si occupa di libri di arte e architettura, di periodici musicali e di servizi editoriali.
Insieme i due hanno fondato Wizart S.r.l.i.s., un’impresa sociale no profit, che con «Artonauti» ha vinto la quarta edizione del bando «Innovazione culturale» di Fondazione Cariplo.
Scoperta, gioco, apprendimento auto-costruttivo e accessibilità: sono le parole chiave che hanno dato vita a questo progetto educativo, ideato con l’intento di avvicinare i più piccoli alla bellezza e alla storia, ma anche di farli appassionare alla vita di grandi pittori e scultori come fossero eroi della televisione o amici di sempre.
Il termine «Artonauti» ben spiega questo intento. Si tratta, infatti, di un neologismo nato dall’unione tra le parole arte, astronauti -per identificare un viaggio avventuroso- e Argonauti -per evocare personaggi epici e i loro fantastici viaggi: una perfetta sintesi, dunque, tra l’aspetto ludico e quello didattico che ogni gioco dovrebbe avere.
Arte e creatività svolgono, inoltre, un ruolo fondamentale per lo sviluppo evolutivo dei bambini. «Numerosi studi -raccontano gli ideatori di «Artonauti»- dimostrano, infatti, che l’arte contribuisce a sviluppare le capacità espressive, il ragionamento logico, matematico e linguistico. Leggendo i più importanti esperti nel campo evolutivo si scopre l’importanza di avvicinare i bambini alle opere artistiche fin dalla più tenera età».
«Maria Montessori -raccontano ancora gli ideatori- pensava che la cultura fosse assorbita dal bambino attraverso esperienze individuali in un ambiente ricco di occasioni, di scoperta e di lavoro. Bruno Munari sosteneva che invece di lunghe spiegazioni è preferibile far vedere come si fa attraverso ‘azioni-gioco’, perché con il gioco il bambino partecipa attivamente, al contrario se ascolta si distrae. Loris Malaguzzi, ideatore del metodo Reggio Emilia, elaborò la teoria secondo la quale l’apprendimento è un processo ‘auto-costruttivo’, cioè il frutto dell’attività dei bambini stessi».
«Artonauti», che sarà in edicola al costo di tre euro (con tre bustine di figurine subito in omaggio), sembra, dunque, un perfetto strumento per incuriosire i più piccoli e allontanarli, almeno per qualche ora, da tablet e smartphone. Si tratta, intatti, molto più di un semplice album di figurine, è la storia di due bambini e un cane che compiono un fantastico viaggio nel tempo alla scoperta dei tesori dell’arte.
L’album è composto, nello specifico, da sessantaquattro pagine che contengono un racconto introduttivo, ventotto illustrazioni, sessantacinque opere d’arte, venti quiz e indovinelli e due pagine di giochi.
Le figurine, in tutto duecentosedici, compongono affreschi, dipinti, sculture, svelando ognuna un particolare di un’opera.
Dalle grotte di Lescaux alle piramidi degli Egizi, passando per i templi greci e l'arte romana, fino ad arrivare a Leonardo, Michelangelo, Raffaello e agli impressionisti ed espressionisti: sono molti i momenti storici che i più piccoli potranno conoscere, seguendo le avventure di Argo, Ale e Morgana.
Inoltre c’è il gioco nel gioco: ogni bustina contiene cinque figurine e una Twin Card. Collezionando tutte le venticinque coppie di Twin Card, i bambini le mischieranno coperte per divertirsi con il tipico gioco di memoria, scoprendole due a due. Ciascuna coppia di carte gemelle raffigura un’opera d’arte contenuta nell’album.
Tutto, sulla carta, fa pensare che «Artonauti» possa conquistare i più piccoli, facendo vincere anche ai più scettici un pregiudizio: l’arte non è un argomento troppo difficile per i bambini, basta trovare il linguaggio giusto.

Per saperne di più
www.artonauti.it