ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
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martedì 18 aprile 2017

«2200 anni lungo la Via Emilia»: eventi a Parma, Modena, Reggio e Bologna


La via Emilia si mette in mostra e racconta i suoi duemiladuecento anni di storia. Lo fa coinvolgendo tre città che sorgono su di essa, tutte costruite da Marco Emilio Lepido, console esponente della gens Aemilia: Modena (l’antica Mutina) e Parma, diventate colonie nel 183 a. C., ma anche Reggio Emilia, istituita come forum negli stessi anni con il nome di Regium Lepidi.
Su questa importante arteria viaria che collega i maggiori centri dell’attuale Regione Emilia Romagna, hanno viaggiato dall'antichità, e viaggiano ancora ai giorni nostri, le merci e i prodotti di un'economia florida, ma anche popoli, genti, donne e uomini con il proprio bagaglio di esperienze, idee, sensibilità, lingue e credi differenti, consentendo così il formarsi di una cultura aperta, che affonda le radici in una società che fa dell'accoglienza una delle sue maggiori risorse.
Per celebrare la via Emilia -non solo asse di collegamento, ma anche presidio politico in quello che un tempo era lo Stato dei Boi, barriera ideale contro le popolazioni liguri, cerniera fra l’Italia centrale e i coloni stabiliti in Gallia- è nato un programma ricco di eventi, incontri, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche e mostre, che intende non solo valorizzare le origini romane di Modena, Parma e Reggio Emilia, ma contestualizzarle nell’ambito del ruolo svolto fino ai nostri giorni dalla strada che le collega.
Il ponte fra romanità e contemporaneità è rappresentato con linguaggi diversi che vanno dall’esposizione dei reperti agli incontri di approfondimento scientifico, dalla narrazione alla street art, dalla multimedialità al gioco.
Il progetto, che si intitola «2200 anni lungo la Via Emilia», è promosso dall’Amministrazioni comunale delle tre città coinvolte e dalle Soprintendenze archeologia Belle arti e Paesaggio di Bologna e Parma, dal Segretariato regionale del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo per l'Emilia-Romagna e dalla Regione Emilia-Romagna.
Modena, definita da Cicerone «firmissima et splendidissima», propone al Foro Boario una grande mostra che si intitola appunto «Mutina Splendidissima» (dal 25 novembre all’8 aprile 2018), nella quale si racconta l’antica città romana al di sotto delle strade del centro storico, custodita dai depositi delle alluvioni che si verificarono in epoca tardoantica.
Già Plinio ricordava che Mutina basava la sua ricchezza su tre produzioni di eccellenza: ceramica pregiata, vino e lane (quest’ultime erano così importanti da essere addirittura citate nell’Editto dei prezzi del III secolo dopo Cristo). Nuove ricerche hanno fatto ritrovare tracce tangibili dell’economia della lana e individuare ville che ne controllavano il commercio.
Recentissime scoperte hanno portato anche alla luce decorazioni parietali con scene figurate tracciate con pigmenti pregiati, stucchi a rilievo ed elementi d’arredo di elevato pregio artistico, equiparabili a quelli provenienti da Pompei.
Coniugando dati epigrafici e storici verranno, inoltre, resi noti i profili dei mutinenses: dai primi coloni ai cittadini emigrati in altre regioni dell’impero.
Modena presenta anche un’altra serie di appuntamenti da non perdere, che spaziano dalla street art 3D con artisti internazionali invitati a creare varchi illusori verso il sottosuolo (dal 12 al 14 maggio) alla rievocazione storica (dal 7 al 10 settembre), dallo spettacolo «La città sepolta» con gli studenti del liceo classico Muratori-San Carlo (3 giugno) all’installazione site-specific di Eron (dal 15 al 17 settembre).
Reggio Emilia apre, invece, i festeggiamenti con la mostra «Lo Scavo in piazza. Una casa, una strada, una città» (dall’8 aprile al 31 agosto), che documenta la storia di un quartiere suburbano, alla luce degli scavi archeologici in piazza Vittoria; mentre «La buona strada. Regium Lepidi e la via Aemilia» (dal 23 novembre all’8 aprile 2018), descrive la fortuna della strada dagli antefatti in età preromana sino al Medioevo e riporta l'attenzione sulla figura del costruttore, il console Marco Emilio Lepido. Ricostruzioni di mezzi di trasporto e apparecchiature all’avanguardia come i caschi Oculus Rift, le postazioni olografiche di Z-space, le proiezioni 3D di Dreamoc, i QR code consentiranno di conoscere meglio l’antica Regium Lepidi.
Ricco è anche il programma messo a punto dalla città di Parma, che nel mese di ottobre inaugurerà un nuovo spazio museale all’aperto nell’area di Ponte Ghiaia: «Aemilia 187 a. C.», un percorso pedonale archeologico urbano su diversi livelli e uno spazio-laboratorio polifunzionale, gestito dall’Università di Parma, nel quale troveranno spazio circa centosettanta reperti.
Tra le altre iniziative in programma in città, si segnalano le esposizioni «Archeologia e alimentazione nell’eredità di Parma romana» (dal 2 giugno al 16 luglio), che ripercorrerà le origini della cultura alimentare parmense, e «Alla scoperta della Cisa Romana» (dall’8 ottobre al 17 dicembre), con gli esiti della ricerca archeologica sul Monte Valoria. Completano il programma il concorso per giovani illustratori, i percorsi «Parma Sotterranea» alla scoperta della città nascosta, la «Festa della storia» e il simposio internazionale (12-13 dicembre).
La rassegna farà tappa anche a Bologna, dove è in programma, al Museo civico medioevale, l’evento principale: la «mostra «Medioevo svelato. Storie dell’Emilia Romagna attraverso l’archeologia», per la curatela di Sauro Gelichi e Luigi Malnati. L’esposizione, allestita dal 24 novembre al 2 aprile 2018, si configura come un viaggio nel tempo lungo quasi un millennio, dal V secolo agli inizi del Trecento, in una regione in cui ancora oggi sono profondamente radicati i confini fisici e gastronomici tra Emilia longobarda e Romagna bizantina.
Il racconto, articolato in sei sezioni, si dipana dalle trasformazioni delle città tardoantiche all’evoluzione degli insediamenti rurali, evidenziando il potere dei nuovi ceti dirigenti (Goti, Bizantini e Longobardi) attraverso la ritualità funeraria. Dopo un’istantanea sulle città nell’alto Medioevo, profondamente ridimensionate rispetto alla vitalità dei secoli precedenti e contrapposte al dinamismo dei nuovi empori commerciali, lo sguardo si allarga alla riorganizzazione delle campagne: villaggi, castelli, borghi franchi, pievi e monasteri).
La narrazione termina ciclicamente con la rinascita delle città, studiate nella nuova fase di età comunale: Parma e Ferrara (di cui verranno esposti oggetti di straordinario valore, perché conservati nonostante la deperibilità del materiale, il legno), Rimini e Ravenna, caratterizzate da rinnovato dinamismo e Bologna, rappresentata dalla più antica croce viaria lapidea (anno 1143), recuperata nel 2013 sotto il portico della chiesa di Santa Maria Maggiore (via Galliera).
Un’ulteriore mostra, intitolata «Alle soglie della Romanizzazione: Storia e Archeologia di Forum Gallorum» (dal 7 ottobre al 13 novembre), si terrà a Castelfranco Emilia. L’esposizione, in cartellone da illustrerà la nascita e l’evoluzione dell’insediamento di Forum Gallorum con un quadro ricostruttivo sul territorio e la sua economia, passando per l’analisi dell’ideologia funeraria e religiosa, che fornirà anche validi elementi per la lettura topografica dello scenario in cui si è svolta la famosa battaglia di Mutina del 43 a.C. Nella tenuta di Villa Sorra (Gaggio in piano) è in programma anche una iniziativa dedicata ai «grani antichi e al pane», con correlate degustazioni (8 ottobre).

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Cesena (FC), particolare di missorium (piatto di uso simbolico-celebrativo) in argento (diametro cm 62 peso kg 6,6) con decorazione eseguita a niello nel tondo centrale, in cui sono raffigurate scene di banchetto e della vita agiata di un possidente terriero nella tardantichità. Il prezioso reperto si data al IV sec. d.C. ma è stato recuperato a Cesena nel 1948 presso via G. Bono in un deposito databile entro la metà del VI secolo (fenomeno della tesaurizzazione, occultamento di riserve di valore in momenti di instabilità politica). Museo Civico Archeologico di Cesena; [fig. 2] Russi (RA), pozzo della villa romana. Anforetta in ceramica a rivestimento rosso (VI-VII secolo). Deposito SABAP-RA; [fig. 3] Nicolò dell'Abate, L'incontro dei triunviri Ottaviano, Antonio e Lepido, 1546, dipinto murale su tela. Modena, Palazzo Comunale, sala del Fuoco; [fig. 4] Antefisse in terracotta dal santuario di Cittanova (MO). Fine III secolo a.C.; [fig. 5] Maschera decorativa in marmo, forse bocca di una fontana, da una domus nei pressi del Foro, Reggio Emilia, prima metà I sec. d. C., Musei Civici di Reggio Emilia. Credits: Carlo Vannini

Informazioni utili
http://www.2200anniemilia.it/

venerdì 14 aprile 2017

«Viaggi nell’antica Roma», due percorsi alla scoperta dei Fori di Augusto e Cesare

Due storie, due percorsi e uno straordinaio archeoshow per conoscere la storia dell’Urbe. Ritorna il progetto «Viaggi nell’antica Roma», per l’ideazione e la curatela di Piero Angela e Paco Lanciano, con la storica collaborazione di Gaetano Capasso e della direzione scientifica della Sovrintendenza capitolina.
L’iniziativa, partita nel 2014 con il Foro di Augusto e ampliata nel 2015 con il Foro di Cesare, ha raggiunto lo scorso anno un successo straordinario con oltre 140mila spettatori, provenienti da ogni parte del mondo e con un altissimo gradimento complessivo.
Partendo da pietre, frammenti e colonne presenti, con l’uso di tecnologie all’avanguardia, gli spettatori possono andare allo scoperta dei due luoghi capitolini grazie alla voce di Piero Angela (il servizio è disponibile in otto lingue: italiano, inglese, francese, russo, spagnolo, tedesco, cinese e giapponese) e a magnifici filmati e ricostruzioni che mostrano i luoghi così come si presentavano nell’antica Roma: una rappresentazione emozionante e allo stesso tempo ricca di informazioni dal grande rigore storico e scientifico.
Lo spettacolo all’interno del Foro di Cesare è itinerante. Si accede dalla scala accanto alla Colonna Traiana e si attraversa il Foro di Traiano su una passerella realizzata appositamente.
Attraverso la galleria sotterranea dei Fori Imperiali, aperta al pubblico nel 2015, si raggiunge il Foro di Cesare e si prosegue così fino alla Curia Romana.
Il racconto di Piero Angela, accompagnato da ricostruzioni e filmati, parte dalla storia degli scavi realizzati per la costruzione di via dei Fori Imperiali, quando un esercito di millecinquecento muratori, manovali e operai venne mobilitato per un'operazione senza precedenti: radere al suolo un intero quartiere e scavare in profondità tutta l'area per raggiungere il livello dell'antica Roma. Quindi si entra nel vivo della storia partendo dai resti del maestoso Tempio di Venere, voluto da Giulio Cesare dopo la sua vittoria su Pompeo e si può rivivere l’emozione della vita del tempo a Roma, quando funzionari, plebei, militari, matrone, consoli e senatori passeggiavano sotto i portici del Foro. Tra i colonnati rimasti riappaiono le taberne del tempo, cioè gli uffici e i negozi del Foro e, tra questi, il negozio di un nummulario, una sorta di uffici cambi del tempo. All'epoca c'era anche una grande toilette pubblica di cui sono rimasti curiosi resti. Per realizzare il suo Foro, Giulio Cesare dovette espropriare e demolire un intero quartiere e il costo complessivo fu di cento milioni di aurei, l'equivalente di almeno trecento milioni di euro. Accanto al Foro fece costruire la Curia, la nuova sede del Senato romano, un edificio che ancora esiste e che, attraverso una ricostruzione virtuale, è possibile rivedere come appariva all'epoca.
In quegli anni, mentre la potenza di Roma cresceva a dismisura, il Senato si era molto indebolito e fu proprio in questa situazione di crisi interna che Cesare riuscì a ottenere poteri eccezionali e perpetui. Grazie al racconto di Piero Angela si potrà conoscere più da vicino quest’uomo intelligente e ambizioso, idolatrato da alcuni, odiato e temuto da altri.
Il racconto del Foro di Augusto parte, invece, dai marmi ancora visibili al suo interno e, attraverso una multiproiezione di luci, immagini, filmati e animazioni, il racconto di Piero Angela si sofferma sulla figura di Augusto, la cui gigantesca statua, alta ben dodici metri, era custodita accanto al tempio dedicato a Marte Ultore. Con Augusto Roma ha inaugurato un nuovo periodo della sua storia: l'età imperiale è stata, infatti, quella della grande ascesa che, nel giro di un secolo, ha portato Roma a regnare su un impero esteso dall'attuale Inghilterra ai confini con l'attuale Iraq, comprendendo gran parte dell'Europa, del Medio Oriente e tutto il Nord Africa. Queste conquiste portarono l'espansione non solo di un impero, ma anche di una grande civiltà fatta di cultura, tecnologia, regole giuridiche, arte. In tutte le zone dell'Impero ancora oggi sono rimaste le tracce di quel passato, con anfiteatri, terme, biblioteche, templi, strade.
Dopo Augusto, del resto, molti altri imperatori lasciarono la loro traccia nei Fori imperiali. Roma a quel tempo contava più di un milione di abitanti: nessuna città al mondo aveva mai avuto una popolazione di quelle proporzioni; solo Londra nell'800 ha raggiunto queste dimensioni. Era la grande metropoli dell'antichità: la capitale dell'economia, del diritto, del potere e del divertimento.
Con il mese di aprile si potenziano anche le possibilità di partecipare all’archeo-show «L’Ara come era», che porta ala scoperta dell’Ara Pacis, importante monumento romano costruito tra il 13 e il 9 a.C. per celebrare la pace instaurata da Augusto sui territori dell’impero. Grazie alla recente integrazione tra computer grafica e realtà virtuale, il percorso di visita combina riprese cinematografiche dal vivo, ricostruzioni in 3D e immersioni a 360 gradi nel luogo, il tutto spiegato dalla voce degli attori Luca Ward e Manuela Mandracchia.


Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3] Foro di Cesare. Foto di Andrea Franceschini; [fig. 4] Foro di Augusto. Foto di Andrea Franceschini; [fig. 5] Ara Pacis, Roma

Informazioni utili
Viaggi nell’antica Roma. Foro di Augusto, via Alessandrina tratto prospiciente Foro di Augusto e Foro di Cesare, in prossimità della Colonna Traiana – Roma. Quando: Foro di Augusto - dal 13 aprile al 30 aprile, ore 20.20 – 21.20 – 22.20; dal 1° maggio al 31 agosto, ore 21.00 – 22.00 – 23.00; dal 1° settembre al 30 settembre, ore 20.00 – 21.00 – 22.00; dal 1° ottobre al 31 ottobre, ore 19.00 – 20.00 – 21.00 – 22.00; dal 1° novembre al 12 novembre: ore 19.00 – 20.00 – 21.00 | Foro di Cesare (spettacoli ogni 20 minuti) - dal 13 aprile al 30 aprile, ore 20.20 – 22.40; dal 1° maggio al 31 maggio, ore 20.40 – 23.20; dal 1° giugno al 31 luglio, ore 21.00 – 23.40; dal 1° agosto al 31 agosto, ore 20.40 – 23.40; dal 1° settembre al 30 settembre, ore 20.00 – 23.20; dal 1° ottobre al 31 ottobre, ore 19.00 – 22.20; dal 1° novembre al 12 novembre, ore 18.20 – 22.00. Ingresso: singolo spettacolo, intero € 15,00, ridotto € 10,00 | combinato Foro di Augusto + Foro di Cesare, intero € 25,00, ridotto € 17,00 | gruppi (gruppi superiori alle dieci unità, solo per spettacoli del lunedì, martedì e mercoledì, escluse festività); singolo spettacolo € 10,00; combinato Foro di Cesare + Foro di Augusto € 17,00. Informazioni: tel. 060608 (tutti i giorni, ore 9.00 – 21.00). Sito internet: www.viaggioneifori.it - www.turismoroma.it. Dal 13 aprile al 12 novembre 2017. 

L’Ara com’era. Museo dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli) – Roma. Ingresso: fino al 25 marzo - venerdì e sabato, dalle ore 19.30 alle ore 24.00 (ultimo ingresso ore 23); dal 31 marzo al 15 aprile - venerdì e sabato, dalle ore 20.00 alle ore 24.00 (ultimo ingresso ore 23); dal 21 aprile al 30 ottobre - tutte le sere, dalle ore 20 alle ore 24 (ultimo ingresso ore 23); giorni di chiusura - 1 gennaio, 1 maggio, 24, 25, 31 dicembre. Ingresso: intero € 12,00; ridotto € 10,00. Informazioni: 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00) . sito internet www.arapacis.it. Dal 21 aprile al 31 ottobre 2017.



venerdì 20 gennaio 2017

«Guggenheim Art Classes», otto incontri per altrettanti «nuovi sguardi» su Venezia

È un corso di storia dell’arte sui generis quello che la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ha ideato, con il sostegno di Garage San Marco Spa, per il 2017. Da sabato 28 gennaio il museo lagunare esce, infatti, per calli e campielli della città veneta con la quarta edizione di «Guggenheim Art Classes», otto appuntamenti a cura di Alessandra Montalbetti della Pinacoteca di Brera.
«Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi»: è la frase, di Marcel Proust, scelta come filo conduttore delle visite guidate in cartellone. L’invito che la collezione veneziana fa, ai suoi concittadini (ma anche ai turisti), è, infatti, quello di avere «occhi pronti a riscoprire -si legge nella nota stampa- ciò che, per la nostra vita quotidiana, abbiamo dimenticato, ma che ci circonda, senza che noi ci accorgiamo».
«Guggenheim Art Classes» sarà così un vero viaggio alla scoperta di tesori nascosti che si celano a Venezia, la città -raccontano ancora gli organizzatori- «dove viviamo, camminiamo, e dove non abbiamo mai tempo per una sosta». Eppure basterebbe davvero poco per accorgersi delle meraviglie silenti, e da sempre presenti, che accompagnano i passi di chi cammina per calli e campielli, «come le amate «pietre di Venezia» di Ruskin, -spiegano ancora dalla collezione Guggenheim- intriganti abitanti di una città che Calvino aveva definito «Smeraldina» e dove non una retta, ma un suadente zigzag che si ramifica in tortuose varianti, ci conduce alla meta della dispersione».
Il corso sarà diviso in due cicli (gennaio/aprile e settembre/dicembre) e prevede, per ciascun incontro, due gruppi di partecipanti, uno mattutino e uno pomeridiano. L’iscrizione è aperta a tutti, con riduzioni speciali per i soci del museo, i possessori di Guggenheim Young Pass e gli insegnanti di ogni ordine e grado, ed è obbligatoria in quanto il numero dei posti è limitato. Le iscrizioni al primo ciclo sono già aperte, mentre quelle per il secondo ciclo si apriranno dal 31 maggio.
Ad aprire la rassegna sarà l’incontro «La scultura abbandona la propria casa», che farà tappa nelle sale monumentali della Biblioteca Marciana e a Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa. Ci si sposterà, quindi, nella giornata nell’11 febbraio alla Basilica dei Frari e a Palazzo Albrizzi a San Polo. L’incontro successivo, in agenda il 18 marzo, sarà ambientato, invece, tra la Chiesa di San Giorgio dei Greci, la Scuola Dalmata di San Giorgio degli Schiavoni e Chiesa di San Giovanni Battista del Sovrano Militare Ordine di Malta. Mentre a chiudere il primo ciclo di «Guggenheim Art Classes» sarà un viaggio a Vicenza, a Villa Valmarana Ai Nani e a Villa Almerico Capra detta La Rotonda, in programma il 1° aprile.
Gli incontri riprenderanno il 9 settembre con una visita guidata alla Basilica dei Santi Maria e Donato a Murano e la Chiesa di Santa Maria Assunta a Torcello. La Basilica dei Santissimi Giovanni e Paolo e la Scuola Grande di San Marco saranno le protagoniste di un incontro sulla «Golden Age veneziana», in agenda il 28 ottobre. Mentre l’appuntamento «L’illuminata tradizione del mecenatismo a Venezia», previsto per il 18 novembre, farà tappa alla Basilica di San Giorgio Maggiore e alla Fondazione Giorgio Cini. A chiudere gli incontri sarà, nella giornata del 15 dicembre, un incontro sui mosaici alla Basilica di San Marco.

Informazioni utili 
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 10.00; ridotto € 8.00; studenti € 5.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405440/429, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it o membership@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.


mercoledì 11 gennaio 2017

Pistoia, un anno da Capitale italiana della cultura tra musica, teatro, arte e riqualificazione del territorio

Promuovere il sapere come strumento di coesione sociale e leve per la crescita, ma anche investire su un’economia verde e uno stile di vita ecosostenibile: sono questi gli obiettivi che si propone Pistoia nel suo anno da Capitale italiana della cultura.
Piccolo gioiello conosciuto da pochi estimatori, da sempre crocevia di incontri e scambi, la città «aspra», come la definì Gabriele D’Annunzio, è oggi pronta per farsi scoprire dai visitatori di tutto il mondo. Con la convinzione, tuttavia, che in quest’anno importante, durante il quale sarà sotto i riflettori, non dovrà presentarsi diversa da com’è, ma piuttosto impegnarsi a mettere in luce le caratteristiche e le peculiarità che la rendono preziosa. L’Amministrazione comunale ha scelto così di non puntare sulla spettacolarizzazione con grandi eventi effimeri, ma ha ideato strategie a lungo raggio per uno sviluppo coerente e reale della città e del suo territorio, puntando sulla valorizzazione e la riqualificazione del patrimonio artistico e architettonico.
Dall’arte alla musica, dall’antropologia al teatro, dall’animazione degli spazi urbani alle iniziative per i più piccoli e per la riscoperta del verde e del paesaggio, tutte le attività sono state pensate appositamente per condividere percorsi di riflessione con i cittadini e i visitatori e per dare vita a nuovi modelli di produzione culturale.
Al centro del progetto -ideato da un comitato scientifico composto da Giulia Cogoli, Virgilio Sieni e Carlo Sisi- vi è, quindi, il tema della rigenerazione urbana che negli anni passati ha già portato a una valorizzazione delle aree agricole poste ai margini della città storica, con il recupero di 40.719 mq di territorio agricolo e 11.330 mq a verde privato, con un totale di oltre cinque ettari (51.509 mq) di terreno sottratti alla cementificazione.
Dal punto di vista del patrimonio storico-architettonico, sono in cantiere i lavori per restituire all’uso pubblico le chiese di San Pier Maggiore, San Salvatore, San Jacopo in Castellare, quest’ultima destinata alla funzione di nuovo spazio culturale cittadino.
Progetto cardine della riqualificazione cittadina è il recupero dell’area dell’antico Ospedale del Ceppo, in pieno centro storico, che sarà trasformato in un quartiere di elevata qualità ambientale, urbanistica e architettonica, completamente pedonale e immerso nel verde. È già visitabile il padiglione di emodialisi, progettato dall’architetto Giannantonio Vannetti, che ha lavorato con artisti di levatura internazionale: Daniel Buren, Dani Karavan, Sol Lewitt, Hidetoshi Nagasawa, Claudio Parmiggiani e Gianni Ruffi.
Elemento di assoluta unicità dell’Ospedale del Ceppo è il Fregio robbiano, pregiata opera cinquecentesca di Santi Buglioni, recentemente restituita al suo splendore originario. L’opera trae il suo nome dalla tecnica con cui è stato realizzato, definita «robbiana» in omaggio al suo inventore Luca Della Robbia, che nel Quattrocento applicò alle sculture in terracotta l’antichissima tecnica dell’invetriatura.
Per quanto riguarda l’arte, si segnalano le due esposizioni in cartellone a Palazzo Fabroni: «Prêt-à-porter» del pittore Giovanni Frangi, a cura di Giovanni Agosti (5 febbraio-2 aprile) e «Marino Marini. Passioni visive», curata da Flavio Fergonzi e Barbara Cinelli (16 settembre 2017-7 gennaio 2018). Pistoia dedicherà un omaggio anche a due figure emblematiche della sua storia: l’architetto di fama mondiale Giovanni Michelucci e il missionario gesuita Ippolito Desideri.
Anche il teatro avrà un ruolo importante nel 2017. L’Associazione teatrale pistoiese, da due anni Centro di produzione riconosciuto dal Mibact, animerà la città con vari progetti, tra cui il Pistoia Teatro Festival (19-25 giugno) con ospiti di fama internazionale come il coreografo Virgilio Sieni o il regista Federico Tiezzi, e il Progetto T, che a dicembre realizzerà un vagone-teatro adattato a spazio scenico. Il cartellone del teatro Manzoni proporrà la migliore drammaturgia classica riletta alla luce della contemporaneità, come lo spettacolo «Odissea A/R» di Emma Dante. Mentre il Funaro continuerà a coniugare il capillare lavoro sul territorio cittadino alle migliori esperienze internazionali dello spettacolo dal vivo. Tra i progetti del 2017 si segnalano il ritorno in residenza di Daniel Pennac per lo sviluppo dello spettacolo «Un amore esemplare», la prima assoluta per l’Italia di «Terre Noire», per la regia di Irina Brook e con testo di Stefano Massini, e «A Fury Tale» di Cristiana Morganti, volto noto del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch.
Grande protagonista sarà anche la musica, che avrà il suo palcoscenico più raffinato con il Festival del Maggio musicale fiorentino che, nel suo ottantesimo anniversario, renderà omaggio a Pistoia, uscendo per la prima volta dai confini fiorentini, con la messa in scena dell’«Idomeneo» di Mozart al teatro Manzoni (26 e 30 aprile, 3 e 6 maggio). Il 5 luglio, nella piazza del Duomo, l’Orchestra e il Coro del Maggio si esibiranno, invece, nella «Sinfonia n.2 in Do minore Resurrezione» di Mahler.

Grande spazio avranno nel cartellone di Pistoia Capitale italiana della cultura anche i festival, a partire da «Dialoghi sull’uomo», in programma dal 26 al 28 maggio, che tratterà il tema «La cultura ci rende umani. Movimenti, diversità e scambi». Mentre a giugno e a luglio spazio al blues, che vedrà un’anteprima eccezionale in febbraio con il concerto, al teatro Manzoni, di John Mayall.
Pistoia, riconosciuta dall’Unicef «città amica delle bambine e dei bambini», rivolge, inoltre, da sempre grande attenzione al diritto all’educazione dei più piccoli, visti non come cittadini di domani, ma come cittadini di oggi. Forte è il ruolo dei Servizi educativi, eccellenza italiana nel settore della pedagogia, nel programma di Pistoia capitale italiana della cultura 2017, con progetti di inclusione sociale per promuovere la partecipazione dei genitori e dell’intera comunità al progetto educativo rivolto ai più piccoli, perché la città, in tutte le sue espressioni, sia davvero a misura di bambino. Tra le principali iniziative, si segnalano il convegno «La cultura dell’infanzia come risorsa della città» (al teatro Bolognini il 31 marzo e 1 aprile) e la mostra «La città letta con lo sguardo dei bambini» (più sedi espositive in città, con inaugurazione il 31 marzo).
A chiudere il cartellone dedicato ai più piccoli, tra settembre e ottobre, è il progetto «Infanzia e città: il futuro ti passa accanto» dell’Associazione teatrale pistoiese, dedicato a Pinocchio e incentrato sul rapporto tra infanzia e spazi pubblici della città, che unisce teatro, danza, musica, cinema e illustrazione.
Pistoia offrirà per il nuovo anno molte altre occasioni di confronto e di conoscenza, grazie ad incontri di approfondimento, fiere e rassegne dedicate all’antiquariato, all’enogastronomia e alla valorizzazione dei sapori e dei prodotti locali, con l’intento di valorizzare un territorio che offre allo sguardo magnifici scenari: dalle montagne degli Appennini con le stazioni sciistiche alla riserva naturale dell’Acquerino, dall’osservatorio astronomico di San Marcello alle colline del Montalbano, dalla straordinaria riserva naturale del Padule di Fucecchio fino alla casa di Pinocchio a Collodi.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1]Logo di Pistoia Capitale italiana della cultura 2017; [fig. 2] Campanile di San Zeno a Pistoia; [fig. 3] Fregio robbiano di Pistoia, particolare; [fig. 4] Teatro Manzoni di Pistoia; [fig. 5] Lillo di Benivieni, Compianto del Cristo morto, Pistoia, Museo civico; [fig. 5] Il festival blues a Pistoia 

Informazioni utili
www.pistoia17.it 

giovedì 8 gennaio 2015

Fondazione Torino Musei, tutta l'arte della Gam e di Palazzo Madama a portata di app

Andare per mostre e musei con un semplice click sullo smartphone o sul tablet non è più un sogno. il Google Cultural Institute ha, infatti, da poco lanciato in Europa un nuovo progetto che permette di visitare prestigiosi spazi espositivi del nostro Paese, ma anche di Francia e Olanda, attraverso un’applicazione mobile scaricabile gratuitamente da Google Play.
Il progetto pilota, nato da una costola dell’Art Project, coinvolge in Italia cinque realtà, tre delle quali di Torino: l’Emergence Festival Giardini di Naxos, il Maga di Gallarate e, nel capoluogo piemontese, la Gam – Galleria d’arte moderna, Palazzo Madama e il Mao - Museo d’arte orientale.
Il gruppo di Mountain View fa sapere che questo è solo l'inizio di un lavoro di più ampio respiro: tutti i musei, le fondazioni e gli enti culturali partner del Google Cultural Institute avranno, infatti, l’opportunità di creare gratuitamente la propria applicazione mobile Android per visitare le proprie mostre e collezioni anche da dispositivi mobili. In Italia si tratta di oltre quaranta realtà, tra le quali i Musei capitolini, gli Uffizi, la Venaria Reale, il Poldi Pezzoli di Milano, il Mart di Rovereto e Palazzo Grassi a Venezia.
Il lavoro realizzato per conto della Fondazione Torino Musei ha dato vita a tredici percorsi fruibili dai visitatori tramite smartphone o tablet Android così da esplorare le collezioni della Galleria d'arte moderna, di Palazzo Madama e del Museo d'arte orientale. Si spazia dal «museo in mezz’ora» per i più frettolosi a percorsi legati alle emozioni, fino allo speciale per la mostra temporanea «Women of Vision».
Il lancio delle app si inserisce nella strategia digital della fondazione torinese, che si attualmente occupando anche del completo rifacimento dei siti web istituzionali, mentre continua l’impegno di incontro, ascolto e comunicazione sulle piattaforme sociali.
Ciascuna applicazione dà accesso a testi e fotografie ad alta risoluzione che suggeriscono visite inusuali, stimolanti e curiose alle collezioni. Grazie alla tecnologia Street View, le persone possono, poi, visitare virtualmente gli interni dei tre musei. Una risorsa imperdibile, dunque, quella offerta dal Google Cultural Institute per prepararsi al meglio prima di entrare in museo, per orientarsi tra le opere esposte durante la visita o per conservarne il ricordo una volta tornati a casa.
Nello specifico, la app dedicata alla Galleria d’arte moderna presenta quattro percorsi tematici: due che accompagnano i visitatori alla scoperta dei capolavori del museo e dei colori delle opere, una che spiega i lavori d'arte contemporanea di più difficile interpretazione, e un'altra, intitolata «Humans of Gam», che presenta una gallery alla scoperta di donne, uomini, adulti e bambini protagonisti dei capolavori delle collezioni.
La app dedicata a Palazzo Madama permette, invece, un viaggio dal Medioevo all’Ottocento attraverso cinque tour che esplorano le collezioni da diversi punti di vista. «Il museo in mezz’ora» aiuta i più frettolosi a scoprire i capolavori imperdibili. «In the mood for» è ideato per chi vuole lasciarsi trasportare dagli stati d’animo, mentre «#GoPink» permette di esplorare le varie sale della realtà museale torinese attraverso le sue protagoniste. Ci sono, poi, una guida speciale alla mostra «Women of vision», allestita fino all’11 gennaio, e la proposta di un viaggio tra i colori delle opere esposte, dal bianco e nero allo splendore degli ori.
La app dedicata al Museo d’arte orientale offre, invece, la solita visita per i più frettolosi («Il Mao in mezz’ora), grazie alla quale è possibile scoprire le opere più significative di ogni regione e periodo storico esposti; ci sono, quindi, vari percorsi inusuali: da «Colori d’Oriente», dedicato agli accostamenti cromatici, a «Mantra mode: on», sulle opere che “parlano” di meditazione, senza dimenticare il tour «Mostri, animali e strane posizioni».

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sabato 9 agosto 2014

Da Michelangelo a Frida Kahlo, dal Veronese a Tina Modotti: un'estate di grande mostre

Era il 1670 quando nella guida «Voyage or a Compleat Journey Trough Italy» di Richard Lassels faceva la sua prima comparsa il termine Gran tour, un neologismo che da quel momento in poi avrebbe indicato il lungo viaggio di formazione in Europa, ma soprattutto in Italia, intrapreso, a partire dalla seconda metà del Cinquecento, dai giovani dell'aristocrazia inglese, francese, tedesca e fiamminga e in seguito, ovvero dal secolo dei Lumi, anche da grandi artisti e intellettuali attratti dal fascino delle antichità romane, dalle melanconica malia di Venezia, dalle collezioni artistiche di Firenze, dal verde della campagna toscana, dal sole di Napoli.
Roma era il baricentro di questo viaggio erudito tra antico e pagano, moderno e papale, religioso e laico, a contatto con la cultura di un popolo dalla storia millenaria, una sorta di «vacanza intelligente» ante litteram che non disdegnava i piaceri della buona tavola, le cure in qualche stazione termale come Bagni di Lucca o l'ozio creativo in località marine come Lerici o Portovenere.
I monumenti maestosi della «Città eterna», le opere di Raffaello e Michelangelo in Vaticano, le antica vestigia degli scavi archeologici allora in corso erano, infatti, la meta agognata da molti intellettuali, a cominciare da Johann Wolfgang von Goethe, Michel de Montagne, René de Chateaubriand e Stendahl.
La fotografia non era ancora stata inventata e i propri ricordi di viaggio, che fossero la luminosità mediterranea dell'urbe con sue le avvincenti variazioni coloristiche dei tramonti o la quotidianità del popolo intento a comprare frutta e ad attingere acqua da una fontanella, venivano fissati su piccoli taccuini con pochi tratti di matita o veloci pennellate ad acquerello. Chi non era capace di disegnare poteva acquistare album per turisti già pronti, ma anche fogli sciolti con riproduzioni di vedute romane quali il Foro, il Colosseo, villa Borghese, Castel Sant’Angelo e Ponte Milvio o anche con visioni mitizzate della campagne fuori città, tra Nemi, Tivoli e il lago di Albano.

Dai vedutisti tedeschi ad Alberto Lionello, un percorso tra le mostre romane
A questi lavori che parlano di vacanze nell'epoca antecedente alla nascita del turismo di massa è dedicata la mostra «Vedutisti tedeschi a Roma tra il XVIII e il XIX secolo», a cura di Simonetta Tozzi, che conclude il ciclo «Luoghi comuni», iniziato nel 2012 e nel 2013 con due esposizioni dedicate ai vedutisti francesi e inglesi e del quale rimarrà documentazione in un catalogo pubblicato da Campisano editore.
L'esposizione, allestita fino al 28 settembre a Palazzo Braschi, allinea un'ottantina di opere, in gran parte eseguite da pittori che gravitavano nella cerchia di Angelika Kauffmann, artista tedesca che aveva fatto della sua dimora in via Sistina un vero e proprio cenacolo all’avanguardia per intellettuali e personaggi stranieri di passaggio in città.
La personalità più carismatica di questo gruppo era senza dubbio quella di Jacob Philipp Hackert, pittore di paesaggi tra i più quotati e meglio remunerati dell’epoca che ricevette committenze da Caterina di Russia e da Ferdinando IV e che fu amico e maestro di disegno dello stesso Goethe.
Insieme alle sue acqueforti sono esposte anche opere di Friedrich Wilhelm Gmelin, Johann Christian Reinhart, Jakob Wilhelm Mechau e Joseph Anton Koch, artista della cerchia dei Nazareni al quale si devono vedute dominate da una natura incontaminata, arcaica ed eroica, che hanno per scenario la remota regione dei monti Sabini, e principalmente le località di Olevano e Civitella.
Ciò che affascinava di Roma i pittori tedeschi di questa generazione non era, infatti, «solo il paesaggio antiquario, -come afferma Simonetta Tozzi- ma anche la campagna solitaria e impervia con i suoi alberi, animata a tratti da pastori con le greggi, e disseminata di rovine antiche che evocavano malinconicamente un grande passato», un tempo mitico e bucolico che era stato cantato da Virgilio e Orazio.
Lavorare nella natura era, inoltre, la grande novità di questi pittori e incisori che, abbandonati atelier e cavalletti, si dedicavano a «dipingere dal vero», in omaggio alla teoria di Rousseau della corrispondenza fra luoghi incontaminati e solitudine del cuore, come ben documentano l'acquarello «Vallata con paese sullo sfondo» o l'acquaforte «Veduta di Roma dall’Aventino» di Friedrich Wilhelm Gmelin, solo per fare due esempi.
L'estate romana offre agli amanti dell'arte antica un'altra mostra imperdibile: «1564-2014 Michelangelo. Incontrare un artista universale», allestita fino a domenica 14 settembre ai Musei capitolini, nelle sale di Palazzo Caffarelli e di Palazzo dei Conservatori, in occasione dei quattrocentocinquanta anni dalla morte del grande maestro toscano al quale si devono l'affresco del «Giudizio universale» nella Cappella Sistina e la statua del «David» a Firenze.
Centocinquantasei opere tra disegni, dipinti, sculture, modelli architettonici, lettere, rime e pagine autografe, selezionate da Cristina Acidini Luchinat con Sergio Risaliti ed Elena Capretti, ripercorrono la vita e l'opera dell'artista di Caprese, genio creativo a tutto tondo che si cimentò nella pittura, nella scultura, nell'architettura, nella progettazione civile e persino nella scrittura e nella poesia, offrendo un percorso non organico ed esaustivo -operazione non fattibile data l'oggettiva impossibilità di esporre capolavori «intrasportabili» come, per esempio, gli affreschi della Cappella Paolina-, ma ricco di suggestioni e di buon valore scientifico. Attraverso un gioco di specchi tra tematiche dicotomiche quali moderno e antico, vita e morte, tempo umano ed eternità, amore terreno e spirituale, la rassegna allinea, infatti, opere come la «Madonna della Scala», capolavoro di un Michelangelo quindicenne, il «Bruto tirannicida» del Bargello di Firenze, la «Caduta di Fetonte» delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, il «Caracalla» dei Musei Vaticani, lo «Studio di testa di Sibilla Cumana» della Biblioteca reale di Torino, e una selezione dei preziosi disegni di Casa Buonarotti , tra i quali il bellissimo «Studio per la testa di Leda».
Roma accontenta anche gli amanti del teatro con la mostra «Signore e signori... Alberto Lionello», a cura di di Chiara Ricci e AG Book Publishing, che attraverso foto, locandine, ricordi, documenti originali e video ricostruisce, negli spazi di Villa Doria Pamphilj, quel meraviglioso, prezioso e complesso mosaico che sono state la vita e la carriera del grande attore milanese, nato nel 1930 e scomparso nel 1994, la cui attività si è divisa tra teatro, televisione, radio e cinema.
Rimangono insuperate le sue interpretazioni di Giacomo Puccini nell’omonimo sceneggiato televisivo, di Rodolfo Valentino in «Ciao Rudy», di Leone Gala ne «Il giuoco delle parti» e di Shylock in un’edizione memorabile de «Il mercante di Venezia», lavori che prendono forma lungo il percorso espositivo, dove si trova anche qualche piccola chicca come il frac confezionato dal padre sarto per uno dei debutti o lo spartito, il 33 giri e la «paglietta» utilizzata durante l’esecuzione del celebre motivetto «La La La» nell’edizione di «Canzonissima» del 1960.
Agli appassionati di arte contemporanea la capitale offre, invece, una retrospettiva su Andy Warhol con centocinquanta opere tra tele, disegni, serigrafie e foto, tutte provenienti dalla Brant Foundation, che, negli spazi di Palazzo Cipolla, rivisitano l'intera parabola creativa del padre della Pop art americana, a partire dagli anni Cinquanta con il debutto nella commercial art e l'attività di illustratore per riviste prestigiose come «Harperʼs Bazar» e il sofisticato «New Yorker». Tra i pezzi esposti, ordinati da Peter Brant con Francesco Bonami, ci sono una coloratissima e precoce «Liz» del 1963, una suadente «Marilyn» del 1962, un grande ritratto di «Mao» del 1972, e poi opere famose come le «Brillo Box», le «Campbell's Sup», i primi «Flowers», senza dimenticare un «Blue Shot Marilyn» del 1964, ovvero un dipinto della famosa attrice americana con in mezzo agli occhi il segno restaurato di uno dei colpi di pistola sparato in studio da un'amica del fotografo Billy Name, e un lavoro della serie «Last Supper» (1986), dedicato all'«Ultima cena» di Leonardo Da Vinci.
Spazio in mostra viene dato anche alle polaroid dell'artista che formano una sorta di gotha della New York anni '60: la fama era del resto un'ossessione di Andy Warhol e non a caso fu lui a coniare la famosa, e terribilmente profetica frase, sempre citata e spesso storpiata, «15 minuti di celebrità» a cui in futuro nessuno avrebbe rinunciato.
Altra mostra romana da non perdere per gli amanti del contemporaneo è quella che le Scuderie del Quirinale dedicano alla grande pittrice messicana Frida Kahlo. Centosessanta opere tra dipinti, disegni e collage, selezionati da Helga Prignitz Poda, ripercorrono la parabola creativa dell'artista, icona indiscussa del Novecento così libera e rivoluzionaria da essere considerata un'eroina proto-femminista e così ribelle e anticonformista da raccontare a tocchi di pennello, con un'originalità creativa disinteressata alle mode e agli stili in voga, il proprio dolore fisico e la propria passione politica e amorosa.
Tra i pezzi esposti, visibili fino al 31 agosto, si trovano indiscussi capolavori provenienti da collezioni di Europa, Stati Uniti e Messico, tra i quali il celeberrimo «Autoritratto con collana di spine e colibrì» del 1940 (per la prima volta in Italia) e «Diego nei miei pensieri» (1943), che restituiscono il fascino ammaliante di una pittrice capace di rappresentare lo spirito e la cultura del suo Paese e di intersecare il proprio inedito linguaggio figurativo con tutti i principali movimenti culturali internazionali che attraversarono l'America latina del tempo: dal Pauperismo rivoluzionario all'Estridentismo, dal Surrealismo a quello che decenni più tardi avrebbe preso il nome di Realismo magico.

Tina Modotti e Gianni Berengo Gardin: fotografia come denuncia sociale
Come per Frida Kahlo, anche per Tina Modotti furono alcuni passaggi della sua biografia romanzesca, come l'essere stata attrice di cinema muto con Rodolfo Valentino e l'aver amato il rivoluzionario cubano Julio Antonio Mella, a creare un alone di leggenda intorno alla sua figura.
Alla fotografa messicana, con natali friulani, è dedicata questa estate un'esaustiva monografica a Torino, negli spazi di Palazzo Madama, che in contemporanea ospita anche la bella mostra «Tesori del Portogallo. Architetture immaginarie dal Medioevo al Barocco», un avvincente percorso espositivo che -attraverso pregevoli dipinti, sculture, manoscritti miniati, oreficerie, disegni e trattati provenienti da musei, chiese e raccolte private portoghesi- documenta come pittori, scultori, orafi, ricamatori e scenografi abbiano guardato al vocabolario architettonico per creare oggetti di alto valore estetico e decorativo.
Dai primi scatti, influenzati dal compagno Edward Weston, alle ultime misconosciute foto scattate a Berlino, quando ormai la Modotti ammetteva l’impossibilità di continuare la propria carriera con strumenti tecnici troppo moderni, che non le consentivano un approccio metodico e posato nei confronti del soggetto ritratto, passando per immagini di impronta sociale come «Bambina che prende il latte» (Messico, 1926) o «Marcia di campesinos» (Messico, 1928), gli oltre cento lavori selezionati restituiscono un ritratto a tutto tondo di una delle donne più affascinanti del Novecento, attivista politica nel partito comunista e protagonista della rivoluzione messicana, ma anche della guerra civile spagnola, che, tra i primi, capì la potenza di denuncia di una fotografia.
Uno scatto può, infatti, far luce su una situazione che deve essere modificata per il bene nostro e delle generazioni future. Lo dimostra chiaramente una delle rassegne più interessanti dell'estate milanese: «Mostri a Venezia», promossa dal Fai (Fondo per l'ambiente italiano), con la Fondazione Forma e l'agenzia Contrasto, negli spazi di villa Necchi Campiglio, dove Gianni Berengo Gardin espone ventisette fotografie in bianco e nero, selezionate tra le oltre trecento realizzate tra il 2012 e il 2014 per denunciare il quotidiano passaggio di mastodontiche navi da crociera nel canale della Giudecca, una pratica che logora le delicate fondamenta della città e che aggredisce un equilibrio ambientale già molto fragile.

A Venezia e nel Veneto non c'è solo Biennale di architettura
Quelle esposte sono immagini fuori scala, tanto assurde da sembrare ritoccate con photoshop, eppure tragicamente vere, che mostrano come in nome del marketing si minacci il volto di una delle città d'arte più belle del mondo, uno dei luoghi da visitare anche in questi mesi estivi non solo per la quattordicesima edizione della Biennale di architettura e per la riapertura al pubblico di Palazzo Cini a San Vio, ma anche per le tante mostre promosse da istituzioni pubbliche e private, come quella di Hiroshi Sugimoto all'isola di San Giorgio o quella sulle porcellane di Marino Nani Mocenigo a Ca' Rezzonico.
Vale, dunque, la pena perdersi tra calli e campielli, abbandonare i flussi turistici, per imbattersi, per esempio, in una rassegna curiosa come «Art of sound» a Ca' Corner della Regina, curata da Germano Celant per Fondazione Prada.
Oltre duecento opere, realizzare tra il Seicento e i giorni nostri, affrontano le problematiche del rapporto tra arte e suono e degli aspetti iconici dello strumento musicale, nonché del ruolo dell’artista musicista e degli ambiti in cui arti visive e musica si sono incontrate e confuse.
Dalle chitarre e dai violini realizzati con materiali inusuali e preziosi da Michele Antonio Grandi e Giovanni Battista Cesarini, si dipana un percorso espositivo che affianca gli automi musicali creati nel Settecento dall’orologiaio svizzero Pierre Jaquet-Droz e i celebri «Intonarumori» (1913) del futurista Luigi Russolo con le sperimentazioni sonore di artisti degli anni Sessanta quali Nam June Paik, John Cage, Bruce Nauman, Robert Rauschenberg e Laurie Anderson, ma anche con lavori recenti di Anri Sala e Haroon Mirza.
Un appuntamento da non perdere, che coinvolgerà anche la città di Venezia con le Gallerie dell'Accademia, il Palazzo Ducale e un'altra quindicina di realtà lagunari, è il progetto «Il Veneto di Paolo Veronese»: cinque mostre e un itinerario turistico in trentadue luoghi della regione tra chiese, ville e palazzi storici che permetteranno ai turisti di conoscere la figura del grande maestro rinascimentale che si è distinto per la peculiarità delle sue tinte limpide, brillanti e giocose, per la trasparenza delle sue atmosfere e per la sontuosità delle sue scenografie dalla prospettiva perfetta.
La rassegna principale di questo vasto programma -che in autunno interesserà le città di Padova, Bassano del Grappa e Castelfranco Veneto- è già visibile ed è «Paolo Veronese. L’illusione della realtà», allestita fino al 5 ottobre al Palazzo della Gran Guardia di Verona, per la curatela di Paola Marini e Bernard Aikema.
La monografica, la più ampia dedicata in Italia all'artista dopo quella memorabile curata da Rodolfo Pallucchini a Venezia nel 1939, allinea un centinaio di opere, tra dipinti e disegni, provenienti dai più prestigiosi musei italiani ed internazionali, tra cui gli Uffizi di Firenze, il Prado di Madrid, la Pinacoteca di Brera a Milano, il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, i Musei vaticani di Roma e il Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Attraverso sei sezioni espositive viene ripercorsa l'intera parabola creativa del Veronese, dalla formazione ai suoi fondamentali rapporti con l’architettura e gli architetti del tempo (da Michele Sanmicheli a Jacopo Sansovino e Andrea Palladio), dai temi allegorici e mitologici alla religiosità. Tra i lavori in mostra ci sono «La cena in casa di Levi» dall’Accademia di Venezia, restaurata per l'occasione, i «Santi Vescovi» dall’Estense, il «Ritratto di uomo» dal Getty Museum di Los Angeles, il «Ratto d’Europa» dai Musei civici di Venezia e il «Miracolo della conversione di San Pantalon» del Patriarcato veneziano.
A Vincenza, negli spazi del Palladio Museum, va, invece, in scena la mostra «Quattro Veronese venuti da lontano. Le allegorie ritrovate», a cura di Giovanni Agosti, Guido Beltramini e Vittoria Romani, nella quale vengono presentate quattro opere dell'artista veneto appartenute probabilmente a un palazzo pubblico veneziano e disperse già in epoca antica. I dipinti, presubilmente realizzati intorno al 1553, facevano parte di un ciclo documentato da varie copie, tra cui le quattro oggi conservate al Musée des Beaux-Arts di Chartres. Nel 1974 due delle quattro tele originali, emerse nel frattempo sul mercato antiquario, furono acquistate dal Los Angeles County Museum of Art. Le due ancora mancanti all'appello (l'allegoria della Scultura e quella dell'Astronomia) sono state, invece, scoperte nei mesi scorsi in una villa del Lago Maggiore, a Verbania Pallanza, dalla giovane studentessa Cristina Moro, impegnata in una tesi di laurea sulla collezione di Villa San Remigio.

La «Deposizione dalla Croce» di Rosso Fiorentino, riflettori puntati a Volterra e Lecce
Altro appuntamento da non perdere per i globetrotter della cultura, oltre all'itinerario messo in cantiere tra Marche ed Abruzzo dal network «Arte in Centro», è l'omaggio a Michelangelo, nei quattrocentocinquanta anni dalla morte, promosso dalla Fondazione Casa Buonarroti di Firenze e dalla Galleria civica di Modena, che ordina nelle due sedi espositive i lavori di artisti del Novecento come Alberto Giacometti, Renato Guttuso, Vassily Kandinsky, Arturo Martini, Henry Matisse e Jan Fabre che hanno guardato alla lezione del maestro di Caprese.
In Toscana merita una visita anche la mostra diffusa «Rosso Fiorentino. Rosso Vivo. La Deposizione, la Storia, il '900, il Contemporaneo», allestita a Volterra per la curatela di Vittorio Sgarbi e la regia di Alberto Bartalini. Sei le sedi espositive coinvolte in questa iniziativa organizzata da Arthemisia Group, con la collaborazione del Comune e della Diocesi, che durerà fino alla fine del 2015: il Palazzo dei Priori, la Pinacoteca civica, il Museo etrusco Guarnacci, il Battistero di San Giovanni, il Teatro romano e l'Ecomuseo dell'alabastro.
Cuore del progetto è la famosa «Deposizione dalla Croce», capolavoro cinquecentesco del manierista Rosso Fiorentino per la chiesa di San Francesco, il cui innaturale verismo, giocato su colori freddi ma abbaglianti e su un disegno fluido ma angoloso, ha stimolato la fantasia di molti artisti. Ecco così che il visitatore, passeggiando tra le varie sedie espositive volterrane, potrà vedere dei disegni di Lorenzo Viani, un cavallo in bronzo di Marino Marini, uno splendido marmo di Adolfo Wildt con le forme algide della «Vergine», due sculture sul tema della Crocifissione di Igor Mitoraj, oltre a lavori di Giuliano Vangi, Osvaldo Licini, Domenico Gnoli, Gino De Dominicis e Ugo Nespolo. Insuperabile nel gioco dei parallelismi tra antico e moderno è, però, la tela «Donne alla scala» (1934) di Fausto Pirandello, nel cui impianto concettuale sono riproposte le scelte eccentriche e innovative di Rosso Fiorentino, definito da Vittorio Sgarbi il «padre dell'anticonformismo» pittorico.
Dalla Deposizione di Volterra rimase affascinato anche Pier Paolo Pasolini, che utilizzò l'opera come riferimento iconografico per i tableaux vivants del mediometraggio «La Ricotta» (1963), inserito all'interno del film ad episodi «Rogopag - Laviamoci il cervello». Lo racconta chiaramente la mostra-evento che Gianni Canova, Silvia Borsari e Paola Rampini curano al Castello Carlo V di Lecce, nell'ambito delle iniziative per la candidatura di Lecce Capitale europea della cultura 2019. Fotogrammi di film accostati alle riproduzioni delle opere pittoriche citate (dal «Cristo morto» del Mantegna al «Giudizio universale» di Giotto per la cappella degli Scrovegni), libri di poesia e di narrativa, video, documenti audio e una raffinata selezione di scatti del fotografo Roberto Villa che ha immortalato il backstage del film «Il fiore delle mille e una notte» compongono il percorso espositivo della rassegna pugliese, per la quale è stato scelto il titolo «L’universo di Pier Paolo Pasolini. Arte e bellezza da Giotto a Patti Smith».
Un carnet ricco di proposte, dunque, quello che offre il nostro Paese a chi alle spiagge assolate e al refrigerio delle passeggiate in montagne preferisce regalarsi qualche ora di serenità e di bellezza nella quiete di un museo. Anche quest'anno l'arte, infatti, non va in vacanza, nemmeno il giorno di ferragosto, quando il Ministero per i beni e le attività culturali aprirà, come consuetudine, ai visitatori il suo ricco patrimonio di musei, gallerie, monumenti, palazzi, ville, castelli, templi, parchi, giardini, aree e siti archeologici, necropoli e scavi.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Charles-François (Franz) Knebel, «Tempio di Vesta e della Sibilla», 1848. Acquerello, Roma, Museo di Roma, GS, inv. MR 6349. Opera esposta nella mostra «Vedutisti tedeschi a Roma tra il XVIII e il XIX secolo»;   [Fig. 2] Charles-François (Franz) Knebel, «Tempio di Vesta», 1848. Acquerello,Roma, Museo di Roma, GS, inv. MR 6177. Opera esposta nella mostra «Vedutisti tedeschi a Roma tra il XVIII e il XIX secolo»;  [fig. 3] Franz Keiserman, Veduta del Foro romano, 1828. Acquerello, Roma, Museo di Roma,  GS, inv. MR 1201. Opera esposta nella mostra «Vedutisti tedeschi a Roma tra il XVIII e il XIX secolo»;  [Fig. 4] Michelangelo, «Madonna della scala», 1490 circa. Marmo; cm 56,7 x 40,1. Firenze, Casa Buonarroti, inv. 190. Opera esposta nella mostra «1564 -2014 Michelangelo. Incontrate un artista universale»; [fig. 5] Michelangelo, «Studi per la testa della Leda», 1530 circa. Pietra rossa, su carta; mm 355 x 269. Firenze, Casa Buonarroti, inv. 7 F. Opera esposta nella mostra «1564 -2014 Michelangelo. Incontrate un artista universale»; [fig. 6] Michelangelo, «Studio di nudo virile inginocchiato», 1541 circa. Pietra nera, su carta; mm 269 x 169 . Firenze, Casa Buonarroti, inv 54 F. Opera esposta nella mostra «1564 -2014 Michelangelo. Incontrate un artista universale»; [fig. 7] Andy Warhol, «Blue Shot Marilyn», 1964. Collezione Brant Foundation. © The Brant Foundation, Greenwich (CT), USA. © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by Siae 2014. Opera esposta nella mostra su Andy Warhol al Palazzo Cipolla di Roma; [fig. 8] Andy Warhol, «Brillo Box», 1964. Collezione Brant Foundation. © The Brant Foundation, Greenwich (CT), USA. © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by Siae 2014. Opera esposta nella mostra su Andy Warhol al Palazzo Cipolla di Roma; [fig. 9] Frida Kahlo, «Autoritratto con collana di spine e colibrì», 1940. Olio su lamina metallica, Harry Ransom Center, Austin. © Banco de México Diego Rivera & Frida Kahlo Museums Trust, México D.F., by SIAE 2014; [fig. 10] Tina Modotti, Uomini che aggiustano le reti, Messico, s.d.. © Archivio fotografico CinemaZero Images – Fondo Tina Modotti. Opera esposta nella mostra su Tina Modotti al Palazzo Madama di Torino; [fig. 11] «Cornet à bouquin basse en do», XVII secolo. Photo: Albert Giordan. Courtesy Cité de la musique, Parigi. Opera esposta nella mostra «Art of music», in corso a Venezia;  [fig. 12] Joe Jones, «Bird Cage, 1964. Photo: ©Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien, former Hahn Collection, Cologne. Courtesy Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien. Opera esposta nella mostra «Art of music», in corso a Venezia; [Fig. 13] Arman, «The Spirit of Yamaha», 1997. Courtesy The Arman Studio Archives, New York. Opera esposta nella mostra «Art of music», in corso a Venezia; [fig. 14] Paolo Veronese, «Allegorie d’amore: l’unione felice», The National Gallery, London. Wynn Ellis Bequest, 1876. Opera esposta nella mostra «Paolo Veronese. L’illusione della realtà»; [fig. 15] Paolo Veronese, «Allegoria della Scultura». Olio su tela, 205,4 x 114 cm. Regione Piemonte in affidamento alla Reggia di Venaria, inv. 40296. Opera esposta nella mostra  «Quattro Veronese venuti da lontano. Le allegorie ritrovate»; [fig. 16] Paolo Veronese, «Cena in casa di Levi». Olio su tela, 555 × 1280 cm. Gallerie dell’Accademia, Venezia; in deposito presso il Comune di Verona. Opera esposta nella mostra «Paolo Veronese. L’illusione della realtà»; [fig. 17] Giambattista di Jacopo detto il Rosso Fiorentino, Deposizione dalla Croce, 1521. Olio su tavola centinata, cm 341 x 201. Opera della Cattedrale di Volterra, esposta nella mostra «Rosso Fiorentino. Rosso Vivo. La Deposizione, la Storia, il '900, il Contemporaneo»; ]fig. 18] Fausto Pirandello, «Donne sulla scala», 1934.Olio su tavola, cm 190 x 152. Opera esposta nella mostra «Rosso Fiorentino. Rosso Vivo. La Deposizione, la Storia, il '900, il Contemporaneo»; [fig. 19] Pier Paolo Pasolini, «Deposizione dalla croce» - Frame da «Ro.Go.Pa.G. (La Ricotta)», 1963. Opera esposta nella mostra «L’universo di Pier Paolo Pasolini. Arte e bellezza da Giotto a Patti Smith», a Lecce.

Informazioni utili 
* «Luoghi comuni. Vedutisti tedeschi a Roma tra il XVIII e il XIX secolo». Museo di Roma Palazzo Braschi, piazza Navona, 2 o piazza San Pantaleo 10 – Roma. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-20.00 (la biglietteria chiude un'ora prima); chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8.00. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: el. 060608 (tutti i giorni, ore 9.00 – 21.00). Sito web: www.museodiroma.it. Fino al 28 settembre 2014.
* «1564 - 2014 Michelangelo,  Incontrare un artista universale». Musei capitolini - Palazzo Caffarelli e Palazzo dei Conservatori (Sala Orazi e Curiazi), piazza del Campidoglio – Roma. Orari: martedì-domenica, ore 9.00-ore 20.00 (l’ingresso è consentito fino un’ora prima l’orario di chiusura); chiuso il lunedì. Ingresso: integrato mostra + museo - intero € 13; integrato mostra + museo – ridotto € 11,00; per gli aventi diritto all’omaggio, tranne per i bambini fino ai 6 anni e per i portatori di handicap, € 2,00. Catalogo: Giunti editore, Firenze. Informazioni: call center 060608 (tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00). Sito internet: www.museicapitolini.org; www.museiincomuneroma.it.  Fino al 14 settembre 2014.  
* «Signore & signori... Alberto Lionello». Casa dei teatri a Villa Doria Pamphilj-Villino Corsini, Arco dei Quattro Venti(ingresso ) – Roma.  Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; dal 1° ottobre, ore 10.00-17.00; la mostra sarà chiuso dal 4 al 25 agosto 2014. Ingresso libero.  Informazioni: 060608  o tel. 06.45460693. Sito internet: www.casadeiteatri.culturaroma.it. Fino al 5 ottobre 2014. 
* Warhol. Fondazione Roma Museo – Palazzo Cipolla, via del Corso, 320 - Roma. Orari: lunedì, ore 14.00-18.00; martedì-domenica, ore 10.00-20.00; apertura straordinaria il 15 agosto. Ingresso: intero € 14,00, ridotto e 14,00, ridotto gruppi € 10,00, ridotto scuole € 5,00 o € 3,00, ridotto speciale (giornalisti e guide con tesserino) € 9,00, ingresso gratuito per gli aventi diritto per legge. Catalogo: 24 Ore Cultura - Gruppo 24 Ore. Informazioni e prenotazioni: tel. 06.98373328. Sito internet: www.warholroma.it. Fino al 28 settembre 2014. 
* Frida Kahlo. Scuderie del Quirinale, via XXIV Maggio 16 - Roma. Orari: domenica-giovedì, ore 16.00-23.00; venerdì-sabato, ore 16.00-24.00 (l'ingresso è consentito fino a un'ora prima dell'orario di chiusura). Ingresso: intero € 12,00, ridotto € 9.50, ridotto giornalisti € 7,00. Catalogo: Electa Mondadori, Milano. Informazioni: tel. 06.39967500. Sito internet: www.scuderiequirinale.it. Fino al 31 agosto 2014. 
* Tina Modotti. Corte medievale di Palazzo Madama, piazza Castello – Torino. Orari: martedì-sabato, ore 10.00-18.00 (ultimo ingresso alle ore 17.00); domenica, ore 10.00-19.00 (ultimo ingresso alle ore 18.00); chiuso il lunedì. Ingresso (con audioguida): intero € 8,00, ridotto € 5,00. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: tel. 011.4429523. Sito internet: www.palazzomadamatorino.it. Fino al 5 ottobre 2014. 
* «Mostri a Venezia». Villa Necchi Campiglio, via Mozart, 14 - Milano. Orari: mercoledì-domenica, ore 10.00-18.00; chiuso il lunedì e il martedì. Ingresso (con visita alla villa): adulti € 9,00; bambini (4-14 anni) € 4,00; studenti universitari fino ai 26 anni € 5,00; iscritti FAI gratuito. tel. 02.76340121, fax 02.76395526, fainecchi@fondoambiente.it. Fino al 28 settembre 2014.
* «Art of sound». Ca' Corner della Regina, Calle de Ca’ Corner/Santa Croce 2215 - Venezia. Orari: mercoledì-lunedì, ore 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Informazioni: tel. 041.8109161 o tel. 02.54670515, info@fondazioneprada.org. Sito internet: www.fondazioneprada.org. Fino al 3 novembre 2014. 
* «Paolo Veronese. L’illusione della realtà». Palazzo della Gran Guardia, piazza Bra - Verona. Orari: lunedì-giovedì, sabato e domenica, ore 10.00-21.00; venerdì, ore 10.00-22.00. Ingresso: intero € 12,00, ridotto € 9,00 (gruppi superiori alle 15 unità, minori di 18 e maggiori di 65 anni, possessori del biglietto di ingresso al Museo di Castelvecchio, possessori della Verona Card, possessori di carta Icom) o € 6,00 (minorenni 7 – 17 anni, scuole, accompagnatori di disabili); gratuito per bambini fino ai 6 anni, dipendenti Mibact, giornalisti tesserati e guide turistiche con patentino. Catalogo: Electa, Milano. Informazioni: call center: 848 002 008. Sito web: www.mostraveronese.it. Fino al 5 ottobre 2014. 
* «Quattro Veronese venuti da lontano. Le allegorie ritrovate». Palladio Museum, Contra' Porti, 11 - Vicenza. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-18.00 (ultimo ingresso ore 17.30). Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 4,00. Catalogo: Officina libraria. Informazioni: tel. 0444.323014 o accoglienza@palladiomuseum.org. Sito internet: www.palladiomuseum.org. Fino al 5 ottobre 2014. 
* «Michelangelo e il Novecento». Casa Buonarroti, via Ghibellina, 70 - Firenze. Orari: 10.00-17.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 6,50, ridotto € 4,50 (gruppi e scuole secondarie di secondo grado) o € 3,00 (scuole primarie e secondarie di primo grado). Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: tel 055.241752 o fond@casabuonarroti.it. Sito internet: www.casabuonarroti.it. Fino al 20 ottobre 2014. 
*«Michelangelo e il Novecento». Galleria civica di Modena, corso Canalgrande 103 - Modena. Orari: fino all'11 settembre; giovedì-domenica, ore 19.00-23.00; dal 17 settembre al 19 ottobre, mercoledì-venerdì, ore 10.00-13.00 e ore 16.00-19.30; sabato e domenica, ore 10.00-19.30. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo. Informazioni: tel. 059.2032911/2032940. Sito internet: www.galleriacivicadimodena.it. Fino al 19 ottobre 2014. 
* «Rosso Fiorentino. Rosso Vivo. La Deposizione, la Storia, il '900, il Contemporaneo». Volterra - sedi varie (Pinacoteca civica ed Ecomuseo dell'alabastro, via  dei Sarti; Museo etrusco Guarnacci,via Don Minzoni, 15; Battistero di San Giovanni, piazza San Giovanni, 2; Palazzo dei Piori, piazza dei Priori, 1). Orari: Pinacoteca civica, ore 9.00-19.00; Ecomuseo dell'alabastro, 9.30-19.00; Battistero di San Giovanni, 10.00-18.00; Palazzo dei Priori, ore 10.30-17.30; Museo etrusco Guarnacci, ore 9.00-19.00; Teatro romano, ore 10.30-17.30 (le biglietterie chiudono un'ora prima). Ingresso: intero € 14,00, ridotto € 12,00, gruppi € 10,00, scuole € 5,00, famiglia (2 adulti + 2 bambini) € 20,00. Informazioni: tel. 0588.028021. Sito internet: www.rossofiorentinovolterra.it. Fino al 31 dicembre 2015. 
* «L’universo di Pier Paolo Pasolini. Arte e bellezza da Giotto a Patti Smith». Castello Carlo V, viale XXV luglio – Lecce. Orari: fino al 30 settembre, ore 9.00-21.00; dal 1° ottobre, ore 9.00-13.00 e ore 16.30-20.30. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 5,00, scuole € 3; famiglia (2 adulti, con bambini) € 15,00. Informazioni: tel. 0832.246517. Fino al 2 novembre 2014. 

giovedì 7 agosto 2014

«Arte al centro», un viaggio nella cultura contemporanea tra i borghi e le città di Marche e Abruzzo

Nove mostre, venti eventi collaterali tra spettacoli e concerti, cento artisti internazionali, tredici curatori, più di dieci sedi espositive, due regioni, tre provincie, sette comuni, sei enti culturali e ottantasette giorni consecutivi di appuntamenti: sono questi i numeri di «Arte al centro – cultura contemporanea nei borghi e nelle città», in programma fino al prossimo 28 settembre nei territori di Abruzzo e Marche, in un contesto geografico che spazia dai Monti Sibillini alle cime del Gran Sasso fino alle spiagge dell'Adriatico.
Promosso, tra gli altri, dalle fondazioni «Malvina Menegaz» e «Fortezza Abruzzo», dall'associazione culturale «Naca Arte» e dai Musei civici di Loreto Aprutino, il nuovo network d'arte contemporanea, un vero e proprio must per gli art addicted alla ricerca di una meta tutta italiana per le vacanze estive, «risponde all’esigenza -spiegano gli organizzatori- di unire forze e idee per dare vita a un sistema culturale integrato, in un territorio ricco di specificità paesaggistiche, ambientali, urbane, ma anche eno-gastronomiche, che ha individuato nella propria unione un motore di innovazione e allo stesso tempo di valorizzazione delle singole identità».
Ascoli Piceno, Teramo, Civitella del Tronto, Atri, Castelbasso, Loreto Aprutino e Pescara sono i punti di riferimento geografici di un percorso espositivo lungo cento chilometri, un museo diffuso che per tre mesi offrirà un cartellone variegato di eventi tra concerti, spettacoli di teatro e danza, workshop, seminari e, soprattutto, mostre d'arte di vario genere, che spazieranno dalla fotografia alla pittura, dall’installazione alla scultura e alla performance.
Il viaggio dei globetrotter dell'arte può partire dalla mostra «Amalassunta Collaudi. Dieci artisti e Licini», concepita e curata da Christian Caliandro per la Galleria d’arte contemporanea «Osvaldo Licini» di Ascoli Piceno. Il progetto espositivo, visibile al pubblico fino al prossimo 28 settembre, è orientato a mettere in dialogo la figura dell'artista marchigiano, nel cui museo sono conservate oltre settanta opere tra dipinti e disegni, con i lavori di dieci artisti italiani e internazionali, giovani o mid-career, quali Paola Angelini, Michael Bevilacqua, Carl D’Alvia, Patte Loper, Christian Schwarzwald, Marco Strappato, Cristiano Tassinari, Giuseppe Teofilo, Eugenio Tibaldi e Gian Maria Tosatti.
Il turista potrà, poi, proseguire il proprio viaggio verso Civitella del Tronto, uno dei più bei borghi italiani con il suo straordinario panorama che abbraccia insieme il Gran Sasso e il mar Adriatico. In questa cittadina, le cui origini risalgono all'XI secolo, «Arte in centro» prevede un cartellone di «Incontri sotto le stelle» con artisti, curatori, critici, letterati, musicisti e giornalisti, oltre a una serie di iniziative culinarie soprannominate «Show finger & food», che ogni venerdì vedranno esibirsi alcuni tra i migliori chef della provincia di Teramo.
Ad arricchire l'offerta turistica di Civitella del Tronto, dove è in programma anche l'esibizione del «Beppe Servillo Trio» (5 agosto, ore 22), saranno, poi, due mostre. Per tutta estate alla Fortezza borbonica rimarrà, infatti, allestita la rassegna «Interferences», a cura di Umberto Palestini, nella quale Gianluigi Colin, art director del «Corriere della Sera», presenta un progetto site-specific sviluppato attraverso l'interazione tra diversi linguaggi, quali la fotografia, l'installazione, il video e i multimedia. Le opere esposte intendono, nello specifico, descrivere il caos che si respira nel mondo della comunicazione, continuamente bombardato da immagini provenienti, in tempo reale, da tutto il mondo.
Alla Fortezza borbonica sarà, invece, visibile la  collettiva «Visione territoriale», a cura di Giacinto Di Pietrantonio, che rivisita una delle più antiche tradizioni del territorio abruzzese, quella della ceramica di Castelli, attraverso i lavori di un gruppo di artisti contemporanei quali Gabriele Di Matteo, Anna Galtarossa, Daniel Gonzàlez, Mark Kostabi, Ugo La Pietra, Alfredo Pirri, Luca Rossi, Matteo Rubbi, Giuseppe Stampone e Vedovamazzei.
Teramo punta, invece, su Enzo Cucchi, esponente di spicco della Transavanguardia, per conquistare l'interesse dei turisti. La sua esposizione, allestita al laboratorio L'Arca, presenta un progetto inedito, concepito appositamente per gli spazi teramani e costruito su linguaggi plurimi che delineano un iter narrativo-espositivo di grande suggestione e di estrema novità. Trionfi di teschi dalle superfici lucide e colorate, forme bronzee sospese nell'aria e panorami stropicciati che accolgono volti e collane all'interno di nicchie cavernicole abitano lo spazio museale e si fanno portavoce di una una poetica in cui l’opera d’arte vive, stando a quando afferma Achille Bonito Oliva, «senza gerarchie di presente e di passato».
Nel vicino borgo di Castelbasso, a Palazzo De Sanctis, Laura Cherubini ed Eugenio Viola firmano, invece, la mostra «C'era una volta a Roma – Gli anni Sessanta», con una selezione di opere, tra le più rappresentative, degli artisti protagonisti di quell'irripetibile temperie culturale passata alla storia come la Scuola di piazza del Popolo, espressione artistica di un decennio per certi versi considerato oggi mitico, segnato dalla Dolce vita, dal boom economico e da una teoria e una pratica destinate a esercitare una duratura influenza sul presente dell’arte. Dopo aver azzerato tutto attraverso il monocromo, un gruppo di giovani, tra i quali Mario Ceroli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Fabio Mauri e Pino Pascali, diede vita, in quegli anni, a una cultura dell'immagine che intrecciava icone del consumo di massa con citazioni dai movimenti italiani protagonisti del primo Novecento europeo, su tutti il Futurismo e la Metafisica.
A Palazzo Clemente si tiene, invece, la mostra «Paesaggi dell'anima», che raccoglie una selezione di opere realizzate dall'abruzzese Alberto Di Fabio tra gli anni Novanta e oggi. I lavori esposti si ispirano a paesaggi montani e sono ottenuti con sgocciolature di colore che assumono le sembianze di neuroni e sinapsi, disegnati attraverso forme astratte emergenti da velature cromatiche e sottili equilibri geometrici, resi su tela o carta di riso con brillanti e puri acrilici.
Sempre nell'ambito del network «Arte in centro», Castelbasso propone il progetto gastronomico «Abruzzo is good», a cura di Roberto De Viti, con due cooking show che vedranno all'opera Gabriella ed Enzo Barnabei, titolari dell’«Osteria degli ulivi» di Montorio al Vomano (domenica 10 agosto, ore 20.30), e Gabriele Marrangoni, chef e patron di «Borgo Spoltino» di Mosciano Sant’Angelo (domenica 17 agosto, ore 20.30); ricco di proposte si rivela anche il cartellone di eventi all'aperto, che vedrà tra gli ospiti Francesco Piccolo, vincitore dell'ultima edizione del Premio Strega.
Il viaggio del turista curioso può, quindi, proseguire alla volta di Atri, dove nei suggestivi ambienti della cripta del Museo capitolare della cattedrale è allestita la mostra «Still of peace», con opere di artisti contemporanei italiani e pakistani che attraverso i linguaggi della fotografia, della video-arte e dell’installazione, si confrontano su temi relazionali, sociali ed esistenziali profondi. L'esposizione -a cura di Antonio Zimarino, Franco Speroni, Lavinia Filippi e Raffaella Cascella- è arricchita da laboratori didattici, incontri ed eventi, come il concerto del cantautore sardo Piero Marras proposto nell’ambito del festival «Etnorock» dedicato al confronto fra le culture e alle musiche migranti (martedì 5 agosto, ore 21.30).
Anche Loreto Aprutino accende i riflettori sulla fotografia. La cittadina dell'entroterra pescarese ospita, infatti, per tutta l'estate la seconda edizione del festival «Loretoview», al quale fanno da scenario numerosi spazi cittadini, dal Castello Chiola ad alcune dimore signorili, passando per il museo Acerbo e il Museo dell’olio, senza dimenticare i ristoranti locali che proporranno menù a tema nell'ambito dell'iniziativa «SaperiSapori».
Cinque le sezioni ideate dai curatori Vincenzo de Pompeis, Gaetano Carboni e Giorgio D’Orazio. In «Guest» frammento espositivo ospitato nell’ex convento di San Giuseppe e nel castelletto Baldini Palladini Amorotti, è possibile vedere da un lato i paesaggi afghani di Franco Pagetti, immagini evocative di scenari da cronaca estera mitigati dall’ingombrante bellezza della natura, dall'altro i ritratti onirici della fotografa svizzera Irene Kung, con architetture di Parigi, Roma e New York. In «Storica», allestita nel seicentesco palazzo Guanciali, sono, invece, esposte tre antologie di immagini realizzate da altrettanti personaggi della cultura italiana novecentesca: il celebre scrittore Giorgio Manganelli, il grande architetto Giovanni Michelucci e il noto graphic designer Heinz Waibl. Mentre «Site specific» focalizza l'attenzione sulle fotografie naturalistiche di Bruno D’Amicis, straordinario fotografo, vincitore del primo posto assoluto nella categoria «Nature» del prestigioso World Press Photo 2014 e di quattro menzioni all’European photographer of the year, nonché collaboratore di testate come «National Geographic Magazine World Edition», «Geo» e «Bbc Wildlife». Nella sezione «Young», ospitata negli spazi dell’imponente castello Chiola, sono, invece, presentati i lavori di dodici fotografi (Marco Antonecchia, Sabrina Caramanico, Francesca De Rubeis, Patricia Dinu, Pierluigi Fabrizio, Alessandra Giansante, Enrico Libutti, Francesca Loprieno, Miss TumiStufi, Ciro Meggiolaro, Giuliano Mozzillo e Roberto Zazzara), ciascuno con il proprio dittico, che compongono un caleidoscopio unico sul tema del paesaggio, tra visioni e ispirazioni differenti, quasi a fermare una sintesi della realtà tra impulso individuale e anelito universale.Chiude la proposta espositiva del   festival la sezione «Unconventional», con un'installazione di forte impatto cromatico firmata dal fotografo bolognese Andrea Basili.
Il viaggio di «Arte in centro» può terminare a Pescara, dove la Fondazione Aria ha allestito, a palazzetto Albanese, la mostra «Vita Activa. Figure del lavoro nell’arte contemporanea», a cura di Simone Ciglia, alla quale saranno affiancati laboratori didattici e conversazioni con artisti. Si tratta di una riflessione sul tema del lavoro, che abbraccia l’intero arco delle arti visive, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al video, dall’installazione al design, e che coinvolge vari protagonisti della scena creativa italiana e internazionale, tra i quali Joseph Beuys, Armin Linke, Bruno Munari e Santiago Sierra.
Spunto per questo percorso artistico è una riflessione di Hannah Arendt nel libro «The Human Condition» (1958), nel quale si tratta di due accezioni del lavoro: quella legata allo sviluppo biologico dell’essere umano -icasticamente riassunta nell’espressione animal laborans- e quella propria dell’homo faber, creatore del mondo artificiale dei manufatti. Un cartellone, dunque, ricco di colori quello proposto per questa estate dalle principali realtà espositive di arte contemporanea attive nelle Marche e in Abruzzo, con l'interno di «caratterizzare il territorio dell'Italia centrale -spiegano gli organizzatori- come un unico polo culturale internazionale. Per un’Arte che sia finalmente al Centro».(sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Sachin Bibi, «Bamboret, Kalash», 2013 . Photo: Mobeen Ansari [fig. 2] Osvaldo Licini, «Amalassunta su fondo blu», 1955, Olio su tela, cm 73 x 91,5. Galleria Civica d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini, Ascoli Piceno; [Fig. 3] Enzo Cucchi, «Senza titolo», 2013. Olio e acrilico su tela, cm 200x300. Courtesy dell'artista; [fig. 4] Enzo Cucchi, «Senza titolo», 2014. Ceramica, cm 53x35. Courtesy dell'artista; [fig. 5] Emanuela Barbi, «Acquaia», 2014. Un progetto per Atri, installazione; [fig. 6] Aroosa Naz, «Crossing Over Series # 2 (Super Man)», 2012-2013. Stampa duratrans su lightbox, 1/5, (68 x 46 cm); [fig. 7] Armin Linke, «Carlo Scarpa, Negozio Olivetti - Piazza San Marco Venezia», 2013. Stampa fotografica su alluminio con cornice in legno, cm. 50X60; [fig. 8] Alberto Di Fabio, «Sinapsi in oro», 2007. Acrilico su tela, 107x97cm. Courtesy dell’artista; [fig. 9] Alberto Di Fabio, Senza Titolo, 2013. Acrilico e lacche su tela, cm  100X100; [Fig. 10] Cesare Tacchi, «Sul divano a fiori», 1965. Inchiostro e smalto su stoffa imbottita su legno, 159 x 200x7 cm; [fig. 11] Mimmo Rotella, «La Strada II». Collage di carte su tela, 136,5 x 96,8 x 2,7cm

Informazioni utili
«Arte in centro – Cultura contemporanea nei borghi e nelle città». Sedi varie - Ascoli Piceno, Atri, Castelbasso, Civitella del Tronto, Loreto Aprutino, Pescara e Teramo (Marche ed Abruzzo).
Calendario delle mostre:
- «LoretoView- Festival di fotografia del paesaggio». Orari: martedì – domenica, ore 18.00 – 23.00. Ingresso (valido per tutte le mostre + il museo Acerbo di antiche ceramiche e il Museo dell'olio): intero € 7,00, ridotto € 5,00. Fino al 7 settembre 2014;
- «Visioni. Enzo Cucchi». L’ARCA-Laboratorio per le arti contemporanee, largo San Matteo – Teramo. Orari: martedì – domenica, ore 17.00 – 20.00. Ingresso libero. Fino al 31 agosto 2014; - «Visioni. Gianluigi Colin». Fortezza e museo delle armi - Civitella del Tronto. Orari: luglio e agosto, ore 10.00–20.00; settembre, ore 10.00–19.00. Fino al 28 settembre 2014; - Visione territoriale. Fortezza e museo delle armi - Civitella del Tronto. Orari: luglio e agosto, ore 10.00–20.00; settembre, ore 10.00–19.00. Ingresso: intero € 6,00, ridotto (over 65 e universitari) € 4,00, ridotto (ragazzi 6 -17) € 1,00. Fino al 28 settembre 2014; - «Amallasunta collaudi. Dieci artisti e Licini». Galleria d’arte contemporanea Osvaldo Licini - Ascoli Piceno. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 5,00. Fino al 28 settembre 2014;
- «Stills of peace and Everyday life - Italia e Pakistan: una ricerca del senso del contemporaneo». Museo capitolare - Cripta della Cattedrale, Atri. Orari: tutti i giorni, ore 10.00–12.00; ore 15.30–19.00 e ore 20.30–22.30. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 4,00 (la sera, dalle ore 20.30 alle ore 22.30, l'ingresso costa un euro in meno). Fino al 10 settembre 2014;
- «Vita activa - Figure del lavoro nell’arte contemporanea». Palazzetto Albanese - Pescara . Orari: martedì–domenica, ore 17.00–22.00. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 4,00. Fino al 12 settembre 2014;
- «C’era una volta a Roma - Gli anni Sessanta intorno a piazza del Popolo». Palazzo De Sanctis – Castelbasso. Orari: martedì – domenica, ore 19.00 – 24.00 . Ingresso: singola mostra € 6,00, due mostre (comprensivo dell'ingresso alla personale di Alberto Di Fabio) € 10,00; ridotto e 4,00, gratuito per bambini fino ai 6 anni. Fino al 31 agosto 2014;
- «Alberto Di Fabio. Paesaggi della mente». Palazzo Clemente – Castelbasso. Ingresso: singola mostra € 6,00, due mostre (comprensivo dell'ingresso alla rassegna C'era una volta a Roma) € 10,00; ridotto e 4,00, gratuito per bambini fino ai 6 anni. Fino al 31 agosto 2014.
Informazioni: tel. 0861.508000, fax 0861.507649 , e-mail info@arteincentro.com. Sito web: www.arteincentro.com. Social media: Facebook, facebook.com/arteincentro1; Twitter, @arteincentro; Instagram, arteincentro; Google+, ARTE in CENTRO; Pinterest, arteincentro; Youtube, ARTE in CENTRO; Flickr, arte_incentro. Sito web: www.arteincentro.com. Social media: Facebook, facebook.com/arteincentro1; Twitter, @arteincentro; Instagram, arteincentro; Pinterest, arteincentro; Youtube, Arte in Centro; Flickr, arte_incentro. Fino al 28 settembre 2014.