ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
Visualizzazione post con etichetta Suoni e visioni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Suoni e visioni. Mostra tutti i post

domenica 8 maggio 2022

Arriva al cinema il film-evento «Tutankhamon. L’ultima mostra» di Ernesto Pagano

«Vedo cose meravigliose».
Sono passati cento anni da quando l’archeologo ed egittologo britannico Howard Carter, fatto un piccolo foro nell’intonaco di copertura di una parete sotterranea nella Valle dei Re, in Egitto, pronunciava questa frase gettando per la prima volta lo sguardo nella camera sepolcrale della tomba del faraone Tutankhamon. La stanza era stracolma di oggetti meravigliosi, un ricchissimo corredo funerario dal valore inestimabile, miracolosamente scampato a saccheggi e distruzioni, che si apprestava a entrare nella leggenda.
Quel giovane elevato al rango di semidio ad appena nove anni e morto prematuramente e inaspettatamente nel 1824 a.C., non ancora ventenne, per un intreccio di casualità, 3342 anni dopo la sua sepoltura, stava per diventare uno dei faraoni più famosi dell’antico Egitto, l’unico capace di guadagnarsi la celebrità per il suo sarcofago d’oro massiccio, per i suoi gioielli, per le sue armi, per le sue gemme, per il suo trono e, ultimo ma non ultimo, per quella leggendaria e misteriosa «maledizione» che sembra aver colpito tutti quelli che parteciparono al ritrovamento della tomba.
A questa storia, che principia il 26 novembre 1922, è dedicato il nuovo film-evento del progetto «La grande arte al cinema» di Nexo Digital, «Tutankhamon. L’ultima mostra», su soggetto e per la regia di Ernesto Pagano, in cartellone nei principali cinema italiani dal 9 all’11 maggio.
Ad accompagnare lo spettatore nel racconto di questa vicenda entusiasmante - che farà tappa anche tra le sale del Museo egizio del Cairo e nelle location di Los Angeles, Londra e Parigi, dove, a partire dal 2018, sono stati ospitati centocinquanta oggetti del tesoro appartenuto al leggendario faraone egizio (l’intero corredo è composto da 5398 manufatti) - sarà Manuel Agnelli, vincitore del David di Donatello per la migliore canzone originale con la sua «La profondità degli abissi», brano inserito nel film «Diabolik» dei Manetti Bros.
Mentre la colonna sonora del progetto cinematografico di Ernesto Pagano, che sarà disponibile da questo maggio su etichetta Nexo Digital, porta la firma di Marco Mirk, che ha realizzato per l’occasione, a suo dire, «musiche orchestrali e sognanti, colorate da chitarre elettriche dilatate e pianoforti arpeggiati», ma anche melodie «più psichedeliche con synth scuri e dal sapore enigmatico» o «più post rock con batterie riverberate e chitarre desertiche». 
 Il docu-film, prodotto da Laboratoriorosso, nasce, inoltre, da un confronto serrato tra Ernesto Pagano e il fotografo Sandro Vannini, conosciuto per il suo lavoro ormai ventennale attorno alle antichità egiziane e, in particolare, alla figura di Tutankhamon. Sono, infatti, sue le immagini che corredano il catalogo della più grande mostra internazionale mai dedicata al «Golden Boy», l’ultima in assoluto che ha acceso i riflettori sul tesoro del giovane faraone perché, per volere del governo egiziano, ora questo patrimonio immenso diverrà inamovibile e potrà essere visitato solo nella sua sede del Cairo. 
Le fotografie ad altissima risoluzione di Sandro Vannini, unico fotografo ad aver avuto accesso al tesoro liberato dalle sue vetrine, prima della partenza per la tournée internazionale della mostra «King Tut. Treasures of the Golden Pharaoh», raccontano come gli oggetti danneggiati nel corso della Rivoluzione egiziana del 2011 abbiano recuperato le loro fattezze originarie grazie al sapiente lavoro dei restauratori.
Il lavoro di Sandro Vannini, commissionato nel 2017 dalla società Img, è basato principalmente su tecnologie digitali sofisticate e d'avanguardia che, applicate alla ricostruzione virtuale, alla fotografia e alle riprese video, rappresentano la nuova frontiera della narrazione e della descrizione dei patrimoni artistici e culturali. 
Grazie all’incarico ricevuto in esclusiva, il fotografo non ha solo avuto la fortuna di poter «mettere in posa» il tesoro del giovane faraone, ma si è anche trovato nella posizione unica di raccontare dall’interno come viene spostato un capolavoro fragile e prezioso come l’imponente Statua del guardiano del re in legno dipinto e dorato (mai più mossa da quando Carter l’aveva inviata da Luxor al Cairo alla fine degli anni Venti).
Attraverso le spettacolari e rivoluzionarie fotografie di Sandro Vannini si snoda anche la ricostruzione di stralci della vita e del rituale funebre del faraone della XVIII dinastia.
Mentre grazie a uno dei più ricchi archivi fotografici privati del mondo dedicati al tesoro e a materiali fotografici e cinematografici originali raccolti tra il Metropolitan Museum di New York e il Griffith Institute di Oxford, gli spettatori potranno rivivere i momenti più emozionanti della scoperta della tomba e del suo tesoro, l’eco della celebre maledizione di Tutankhamon, i frammenti della storia del giovane faraone.
Come in una macchina del tempo, il docu-film porterà, dunque, gli spettatori a cento anni fa raccontando – anche attraverso interviste a esperti e letture drammatizzate dei diari di Howard Carter – la storia dell’epocale scoperta del 1922, con la conseguente ondata di «Tutmania», che rese un archeologo inglese ostinatamente innamorato dell’Egitto e il suo finanziatore, Lord Carnarvon, due star mediatiche. «Nel 1924, mentre Billy Jones & Ernest Hare – racconta, a tal proposito, il regista - suonavano il primo pezzo ballabile di successo, intitolato «Old King Tut», alla British Empire Exhibition di Wembley veniva aperta al pubblico una ricostruzione della tomba di Tutankhamon capace di attirare folle oceaniche di visitatori». Era l’inizio di una fama che non è mai andata scemando».
Il racconto storico permetterà di arrivare anche all’epoca contemporanea quando il celebre archeologo Zahi Hawass, Ministro delle antichità egizie fino al 2011, trasformò il «Golden Boy» in un ambasciatore d’Egitto nel mondo. Fu in quegli anni che per la prima volta venne fattaa una Tac alla mummia del faraone per indagarne le cause della morte: proprio alle scansioni di quelle Tac è stato concesso l’accesso esclusivo in occasione del docu-film.
La storia del progetto cinematografico di Ernesto Pagano è, dunque, avvincente ed ha anche una morale. Secondo gli egizi, l’eternità di un uomo finirà soltanto quando non ci sarà più nessuno al mondo a pronunciare il suo nome. Cento anni fa il «Golden Boy», a lungo dimenticato, è ritornato sotto i riflettori. La giostra dei media e delle mostre internazionali, così come dei documentari e dei libri fotografici, continua ancora oggi a vorticare, luccicante e piena di fascino, attorno al suo nome e al suo volto, riscoperto grazie alla folle ostinazione di un uomo innamorato dell’archeologia. La maschera d’oro di Tutankhamon e la scoperta di Howard Carter rimangono e rimarranno ben incise e vive nella memoria dell’umanità. I loro nomi continueranno a essere pronunciati ad alta voce. Saranno consegnati all’eternità.


Informazioni utili

mercoledì 30 marzo 2022

Arriva al cinema il documentario «Tintoretto. L’uomo che uccise la pittura»

«La sua opera è immensa include ogni cosa, dalla natura morta fino a Dio; è un enorme arca di Noè; io mi sarei trasferito a Venezia soltanto per lui!». Così Paul Cézanne parlava del Tintoretto (Venezia 1518/1519 - ivi 1594), al secolo Jacopo Robusti, «il furioso» della pittura a cavallo tra Manierismo e Barocco, che ha scritto un’importante pagina della storia dell’arte con il suo tratto drammatico e deciso, con gli inebrianti giochi di luce, con il sofisticato uso del colore, con gli azzardi compositivi e prospettici che lo hanno fatto definire da Jean Paul Sartre «il primo cineasta della storia».
Al maestro veneziano, che seppe unire la potenza del disegno di Michelangelo alla tavola del Tiziano, è dedicato il film «Tintoretto. L’artista che uccise la pittura», nelle sale italiane dall’11 al 13 aprile, dopo la selezione ufficiale in importanti rassegne internazionali come il Fifa di Montrèal in Canada e il Beirut Art Film Festival.
Co-prodotto da Kublai Film, Videe, ZetaGroup, Gebrueder Beetz Filmproduktion, in collaborazione con la rete televisiva franco-tedesca Arte, il documentario, che si avvale della regia di Erminio Perocco e delle musiche di Carlo Raiteri e Teho Teardo, verrà presentato in anteprima nei prossimi giorni al Cinema Mexico di Milano (4 aprile), al Cinema Eden di Roma (6 aprile) e al Multisala Rossini di Venezia (8 aprile).
Il film conduce gli spettatori nei luoghi che videro muoversi e operare Tintoretto, nella Venezia del Cinquecento, rievocando le atmosfere del tempo, le luci della città vibrante sull’acqua e i colori dei preziosi pigmenti che giungevano nella Serenissima come in nessun altro luogo e di cui il Robusti, figlio di un tintore, sapeva servirsi con straordinaria maestria.
Irrequieto e caparbio, determinato nella costruzione della propria carriera, Tintoretto volle contrapporsi allo stile e alle mode del tempo, giungendo per primo a sfaldare la pennellata, a usare il non finito, imponendo prospettive diverse all’interno di uno stesso quadro, soluzioni inattese e audaci che - coniugando le esperienze della pittura, della scultura e dell’architettura - diedero vita a narrazioni complesse, storie che si svolgono dinnanzi agli occhi dello spettatore fino ad assorbirlo e a renderlo parte delle stesse.
Come un regista cinematografico ante litteram, l’artista è stato capace di trasporre in pittura l’azione scenica e la forza espressiva dei movimenti dei corpi. Lo evidenzia bene il documentario grazie a fascinosi tableux vivant.
Tintoretto ha infranto le regole della pittura e come tutti gli innovatori ha saputo conquistare gli artisti che sono venuti dopo di lui, da Rubens a El Greco, da Jackson Pollock a Emilio Vedova.
Il film di Erminio Perocco prova a raccontarne la modernità e lo spirito rivoluzionario, carpendone i pensieri e lo stile, inquadrandone il contesto storico e politico, ma anche presentando contributi di importanti studiosi e guest star: Robert Echols (curatore dell’ultima grande mostra a Venezia sull’artista), Roland Krischel, Antonio Manno, Stefania Mason, Gabriele Matino, Miguel Falomir (direttore del Prado di Madrid), Fabrizio Gazzarri, Mario Infelise, Roberto Mazzetto, Luciano Pezzollo e Jorge Pombo.
La macchina da presa va alla ricerca dei lavori, drammatici e coinvolgenti, dell’artista per tutta Venezia, in un viaggio che spazia dagli edifici pubblici alle chiese, fino a Palazzo Ducale, cuore del potere e del governo cittadino. Dal potente e rivoluzionario «San Marco libera lo schiavo» (1548) alla «Presentazione della Vergine al Tempio» (1551 – 1556), realizzata per la Madonna dell’Orto, dalla monumentale «Crocefissione» (1565), della Scuola Grande di San Rocco, alla strabiliante e gigantesca tela con il «Paradiso »(1588) per la Sala del Maggior Consiglio nel Palazzo del Doge, sono tante le opere che raccontano il genio del Tintoretto, l’artista che Giorgio Vasari definiva «il più terribile cervello che mai abbia avuto la pittura».

Informazioni utili
«Tintoretto. L’artista che uccise la pittura». Genere: Documentario biografico | Durata: 86' | Regia: Erminio Perocco | Musiche: Carlo Raiteri e Teho Teardo | Fotografa: Giovanni Andreota | Montaggio: Mateo Trevisan | Anno di uscita: 2022 | Produttore: Kublai Film; ZDF / arte; Gebruder Beetz; Videe Spa; Zeta Group Nei cinema italiani dall’11 al 13 aprile 2022 Anteprime: Milano - 4 aprile, ore 21.30 - Cinema Mexico - Via Savona, 57 - Informazioni per acquisto biglietti: www.cinemamexico.it, tel. 02.4895 1802 | Roma – 6 aprile, ore 21.00 - Cinema Eden, Piazza Cola di Rienzo- Informazioni per acquisto biglietti: https://eden.efc.18tickets.it, tel. 06.3612449 | Venezia - 8 aprile, ore 21.00 - Multisala Rossini - San Marco 3997 - Informazioni: tel. 041.2417274

mercoledì 19 gennaio 2022

Da Leonardo a Rembrandt, Nexo Digital torna nei cinema con «la grande arte»

Artisti dalle vite bizzarre, trasgressive e imprevedibili. Quadri dai destini avventurosi. Storie che hanno il sapore della leggenda. Sono questi gli elementi che animano la nuova edizione del progetto «La grande arte al cinema», che vedrà in agenda nei primi mesi del 2022 quattro nuovi titoli, tutti distribuiti da Nexo Digital.
Il viaggio inizierà nella giornata del 21 marzo con il primo dei tre giorni di proiezione del «Leonardo. Il capolavoro perduto» di Andreas Koefoed, presentato in anteprima, con grande successo, alla Festa del cinema di Roma. Il documentario racconta la storia del «Salvator Mundi», il dipinto più costoso mai venduto (450 milioni di dollari la sua quotazione) ritenuto un capolavoro perduto gel genio toscano. 
«Dal momento in cui viene acquistato da una casa d'aste di New Orleans e i suoi acquirenti scoprono magistrali pennellate sotto un restauro a buon mercato, - si legge nella presentazione - il destino del «Salvator Mundi» è guidato da un'insaziabile ricerca di fama, denaro e potere. Ma man mano che il suo prezzo sale, aumentano anche i dubbi sulla sua autenticità. Questo dipinto multimilionario è davvero di Leonardo o semplicemente alcuni uomini di potere vogliono che lo sia? Svelando i piani segreti di alcuni tra i personaggi più ricchi del mondo e di alcune delle più potenti istituzioni artistiche, «Leonardo: il capolavoro perduto» rivela come spesso gli interessi diventino cruciali e la verità solo un elemento secondario. Anche nel mondo dell’arte».
La programmazione proseguirà dal 9 all’11 maggio con il documentario «Tutankhamon. L’ultima mostra», diretto da Ernesto Pagano e prodotto da Laboratoriorosso e Nexo Digital. Lo spettatore cinematografico verrà trasportato nell’imponente e misterioso Egitto dei faraoni e scoprirà la storia dell’archeologo ed egittologo britannico Howard Carter che, con ostinazione e passione, scoprì cento anni fa, nel 1922, a Luxor la camera sepolcrale della tomba di una delle figure più leggendarie di quel periodo storico: Tutankhamon. Sul grande schermo sarà possibile ammirare i centocinquanta manufatti che nel 2019 furono esposti prima a Los Angeles e poi in Francia, alla Grande Halle de la Villette di Parigi, per essere, quindi, presentati anche a Londra e in altre sedi museali di tutto il pianeta, in quello che è stato definito il loro «ultimo tour mondiale», prima di trovare una sede stabile al Cairo.
Il film si avvale della collaborazione del fotografo Sandro Vannini e, per la versione italiana, della voce di Manuel Agnelli, frontman degli Afterhours, al quale era già stata affidata in passato la voce dell’io interiore di Caravaggio, in un’altra produzione Nexo.
Sarà, quindi, in programmazione dal 6 all’8 giugno , «Il mio Rembrandt» di Oeke Hoogendijk, un mosaico di storie avvincenti in cui la passione sfrenata per i dipinti dell’artista olandese porta a sviluppi drammatici e colpi di scena inattesi. «Mentre – si legge nella sinossi - collezionisti d'arte come Eijk e Rose-Marie De Mol van Otterloo, l'americano Thomas Kaplan e lo scozzese Duca di Buccleuch mostrano il legame speciale che hanno con i ‘loro’ Rembrandt, il banchiere Eric de Rothschild mette in vendita due opere dell’artista, innescando una dura battaglia politica tra il Rijksmuseum e il Louvre. Il film segue anche l'aristocratico mercante d'arte olandese Jan Six sulle tracce di due «nuovi» dipinti di Rembrandt, uno snervante viaggio di scoperta che pare la realizzazione del suo più grande sogno d'infanzia. Ma quando è accusato di avere violato l’accordo con un altro mercante d'arte, il suo mondo collassa». Rembrandt diventa così un espediente per condurre lo spettatore dietro le quinte del mondo dell’arte, facendogli scoprire ciò che si nasconde dietro un quadro appeso.
A chiudere la programmazione sarà, in autunno, il film «Botticelli e Firenze. La nascita della bellezza», diretto da Marco Pianigiani. Lo spettatore verrà trasportato nella città toscana all’epoca di Lorenzo de' Medici, detto il Magnifico, in pieno Rinascimento. La bellezza che usciva dalle botteghe degli artisti aveva il suo contraltare nelle lotte per il potere e in intrighi di efferata violenza. Un artista, più di tutti, seppe proiettare nelle sue opere, le luci e le ombre di quegli anni indimenticabili: Sandro Botticelli (1445-1510). Dall’esordio sotto l’ala dei Medici, l’artista, raffinato disegnatore e ritrattista rivoluzionario, si impose come l’inventore di una bellezza ideale, che trovò la sua massima espressione in opere come «Primavera» e «Nascita di Venere».
La morte di Lorenzo Il Magnifico, le prediche apocalittiche di Girolamo Savonarola e i falò delle vanità segnarono la parabola discendente del maestro fiorentino, destinato a un oblio di oltre tre secoli. La sua riscoperta da parte dei preraffaelliti diede inizio a un’autentica Botticelli-mania, che dal XIX secolo si protrae fino a oggi. Da Salvador Dalí a Andy Warhol, da David LaChapelle a Jeff Koons e a Lady Gaga, nessuno sembra immune al fascino eterno del maestro fiorentino e delle sue opere, continuamente re-immaginate dagli artisti di ogni sorta, fino a entrare nell’immaginario collettivo.

Informazioni utili

martedì 30 novembre 2021

Tutankhamon, Botticelli, Leonardo, Rembrandt: la «grande arte» torna al cinema

Artisti dalle vite bizzarre, trasgressive e imprevedibili. Quadri dai destini avventurosi. Storie che hanno il sapore della leggenda. Sono questi gli elementi che animano la nuova edizione del progetto «La grande arte al cinema», che vedrà in agenda nei primi mesi del 2022 quattro nuovi titoli, tutti distribuiti da Nexo Digital.
Il viaggio inizierà nella giornata del 24 gennaio con il primo dei tre giorni di proiezione del film «Botticelli e Firenze. La nascita della bellezza», diretto da Marco Pianigiani. Lo spettatore verrà trasportato nella città toscana all’epoca di Lorenzo de' Medici, detto il Magnifico, in pieno Rinascimento. La bellezza che usciva dalle botteghe degli artisti aveva il suo contraltare nelle lotte per il potere e in intrighi di efferata violenza. Un artista, più di tutti, seppe proiettare nelle sue opere, le luci e le ombre di quegli anni indimenticabili: Sandro Botticelli (1445-1510). Dall’esordio sotto l’ala dei Medici, l’artista, raffinato disegnatore e ritrattista rivoluzionario, si impose come l’inventore di una bellezza ideale, che trovò la sua massima espressione in opere come «Primavera» e «Nascita di Venere».
La morte di Lorenzo Il Magnifico, le prediche apocalittiche di Girolamo Savonarola e i falò delle vanità segnarono la parabola discendente del maestro fiorentino, destinato a un oblio di oltre tre secoli. La sua riscoperta da parte dei preraffaelliti diede inizio a un’autentica Botticelli-mania, che dal XIX secolo si protrae fino a oggi. Da Salvador Dalí a Andy Warhol, da David LaChapelle a Jeff Koons e a Lady Gaga, nessuno sembra immune al fascino eterno del maestro fiorentino e delle sue opere, continuamente re-immaginate dagli artisti di ogni sorta, fino a entrare nell’immaginario collettivo.
La programmazione proseguirà dal 21 al 23 febbraio con il documentario «Tutankhamon. L’ultima mostra», diretto da Ernesto Pagano e prodotto da Laboratoriorosso e Nexo Digital. Lo spettatore cinematografico verrà trasportato nell’imponente e misterioso Egitto dei faraoni e scoprirà la storia dell’archeologo ed egittologo britannico Howard Carter che, con ostinazione e passione, scoprì cento anni fa, nel 1922, a Luxor la camera sepolcrale della tomba di una delle figure più leggendarie di quel periodo storico: Tutankhamon. Sul grande schermo sarà possibile ammirare i centocinquanta manufatti che nel 2019 furono esposti prima a Los Angeles e poi in Francia, alla Grande Halle de la Villette di Parigi, per essere, quindi, presentati anche a Londra e in altre sedi museali di tutto il pianeta, in quello che è stato definito il loro «ultimo tour mondiale», prima di trovare una sede stabile al Cairo.
Il film si avvale della collaborazione del fotografo Sandro Vannini e, per la versione italiana, della voce di Manuel Agnelli, frontman degli Afterhours, al quale era già stata affidata in passato la voce dell’io interiore di Caravaggio, in un’altra produzione Nexo.
Si proseguirà, quindi, con la proiezione del film «Leonardo. Il capolavoro perduto» di Andreas Koefoed, presentato in anteprima, con grande successo, alla Festa del cinema di Roma. Il documentario, in agenda dal 21 al 23 marzo, racconta la storia del «Salvator Mundi», il dipinto più costoso mai venduto (450 milioni di dollari la sua quotazione) ritenuto un capolavoro perduto gel genio toscano. 
«Dal momento in cui viene acquistato da una casa d'aste di New Orleans e i suoi acquirenti scoprono magistrali pennellate sotto un restauro a buon mercato, - si legge nella presentazione - il destino del «Salvator Mundi» è guidato da un'insaziabile ricerca di fama, denaro e potere. Ma man mano che il suo prezzo sale, aumentano anche i dubbi sulla sua autenticità. Questo dipinto multimilionario è davvero di Leonardo o semplicemente alcuni uomini di potere vogliono che lo sia? Svelando i piani segreti di alcuni tra i personaggi più ricchi del mondo e di alcune delle più potenti istituzioni artistiche, «Leonardo: il capolavoro perduto» rivela come spesso gli interessi diventino cruciali e la verità solo un elemento secondario. Anche nel mondo dell’arte».
A chiudere la programmazione sarà, dal 9 all’11 maggio, «Il mio Rembrandt» di Oeke Hoogendijk, un mosaico di storie avvincenti in cui la passione sfrenata per i dipinti dell’artista olandese porta a sviluppi drammatici e colpi di scena inattesi. «Mentre – si legge nella sinossi - collezionisti d'arte come Eijk e Rose-Marie De Mol van Otterloo, l'americano Thomas Kaplan e lo scozzese Duca di Buccleuch mostrano il legame speciale che hanno con i ‘loro’ Rembrandt, il banchiere Eric de Rothschild mette in vendita due opere dell’artista, innescando una dura battaglia politica tra il Rijksmuseum e il Louvre. Il film segue anche l'aristocratico mercante d'arte olandese Jan Six sulle tracce di due «nuovi» dipinti di Rembrandt, uno snervante viaggio di scoperta che pare la realizzazione del suo più grande sogno d'infanzia. Ma quando è accusato di avere violato l’accordo con un altro mercante d'arte, il suo mondo collassa». Rembrandt diventa così un espediente per condurre lo spettatore dietro le quinte del mondo dell’arte, facendogli scoprire ciò che si nasconde dietro un quadro appeso.

Informazioni utili

sabato 9 ottobre 2021

«Venezia. Infinita avanguardia», al cinema milleseicento anni di storia in Laguna

«Molteplice, labirintica, avvolgente, onirica»: in una parola Venezia. A milleseicento anni dalla sua fondazione, la città continua a essere unica per il suo ambiente urbano - fatto di pietra, terra e acqua -, per la sua storia-leggenda e per la sua identità, un vero e proprio ossimoro, che tiene insieme una formidabile contraddizione: il fascino della decadenza e la frenesia dell'avanguardia.
Al capoluogo veneto è dedicato l’ultimo progetto di NexoDigital e 3D Produzioni: il film «Venezia. Infinita avanguardia», nelle migliori sale cinematografiche italiane dall’11 al 13 ottobre.
Realizzato con la collaborazione, tra gli altri, della Fondazione musei civici di Venezia, del Fai – Fondo per l’ambiente italiano, del teatro La Fenice e di Villaggio Globale International, grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo, il documentario si avvale del soggetto di Didi Gnocchi, della sceneggiatura di Sabina Fedeli, Valeria Parisi, Arianna Marelli e dello stesso  Didi Gnocchi e della regia di Michele Mally.
A consegnarci la memoria della città è Carlo Cecchi, maestro del teatro italiano che ha studiato, conosciuto e lavorato con i grandi intellettuali, registi, letterati e attori della cultura del Novecento. Oltre a lui, nel film, vediamo muoversi per i luoghi più simbolici della città una talentuosa pianista polacca, Hania Rani, tra i fenomeni della scena modern classic internazionale. La giovane donna cerca ispirazione e suggestioni per comporre la colonna sonora del film, in un gioco di rimandi e riflessi tra musei, calli e meraviglie veneziane. A tenere il filo tra questi due diversi sguardi e, soprattutto, tra due differenti generazioni c'è la voce narrante di Lella Costa.
La trama prende avvio dall’immenso patrimonio della città per raccontare i palazzi che ospitano capolavori e oggetti storici, le connessioni artistiche e culturali, i nessi visivi che, viaggiando tra le epoche, vanno a comporre il ritratto di una città futuribile. Scorrono così davanti agli occhi dello spettatore le vedute di Canaletto, le opere di Francesco Guardi, Pietro Longhi, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, Vittore Carpaccio, Tiziano, Tintoretto, Veronese. Ma non mancano anche le sculture di Antonio Canova, le fotografie d’epoca di Carlo Naja ed Enrico Fantuzzi, le meraviglie in vetro di Giuseppe Lorenzo Briati, le creazioni contemporanee di Emilio Vedova, gli intarsi di Andrea Brustolon che Balzac soprannominò il «Michelangelo del legno». Ci sono, nel film, anche le variazioni cromatiche dell’inglese William Turner e gli interventi misteriosi di Banksy, uno dei più famosi street artist contemporanei. Si vedono, poi, le strutture architettoniche di luoghi simbolici come il Museo Correr, Ca’ Rezzonico, Palazzo Fortuny, il Caffè Florian e il teatro La Fenice, uno dei templi della musica più belli al mondo. Si focalizza, infine, l’attenzione sul fascino del Canal Grande e di piazza San Marco, sulle suggestioni della Giudecca e del mercato di Rialto, ma anche sulle luci delle isole lagunari di Torcello e Burano e sull’eleganza del Lido.
Raccontare Venezia - lo spiega bene il film - significa anche avventurarsi in un labirinto di storie, tradizioni e stravaganze, in un percorso che spazia dalle trasgressioni del Carnevale alle meraviglie alchemiche delle antiche fornaci e dei laboratori vetrari di Murano, dalla creatività della Biennale con i suoi focus sulle varie arti al Mose con la relativa emergenza ambientale.
Venezia è anche uno scrigno prezioso di racconti che hanno il sapore della leggenda. Come non associare, per esempio, il nome della città al libertino Casanova e alle sue fughe d’amore, all’eccentrica e imprevedibile Peggy Guggenheim e al suo mecenatismo illuminato, a Carlo Goldoni e alle sue pièce che riformarono la Commedia dell’arte, ma anche a Mariano Fortuny e ai suoi tessuti, a John Ruskin e ai suoi taccuini, a Hugo Pratt e  ai suoi disegni, a Sergej Djagilev e Igor Stravinskij, che scelsero la Laguna per il loro riposo eterno. 
Venezia è, poi, anche una città di figure femminili forti e determinate, ben lontane dalle dame imbellettate che ci consegnano tanti dipinti. Il film le racconta in un percorso che spazia da Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata della storia, alle pittrici Giulia Lama e Rosalba Carriera, dalla principessa Sissi alla marchesa Casati Stampa
Ma sono ancora tante le curiosità che la città custodisce tra le pieghe del suo vissuto e che il documentario narra tra connessioni e suggestioni, dall’arrivo in città del Circo Togni coi suoi elefanti sui ponti storici a Carmelo Bene che legge il Manifesto futurista «Contro Venezia passatista». Il perché di tante sfaccettature è ovvio: la città non si è mai fossilizzata nella conservazione di una sola identità storica, ma ha sempre lasciato che il genio e la creatività dei viaggiatori di passaggio e dei suoi stessi abitanti, con estro e trasgressione, continuassero a reinventarla.
Accanto a questi tanti tasselli di una storia indimenticabile, nel film scorrono le testimonianze di storici dell’arte, urbanisti, sociologi, filosofi, curatori, musicisti, scrittori, giornalisti, artisti, nostri contemporanei. Tra di loro ci sono l’artista e attivista cinese Ai Weiwei, la storica dell’arte Gabriella Belli, l’artista tedesco Anselm Kiefer, lo scenografo Pier Luigi Pizzi, lo storico dell’arte Pierre Rosenberg, la figlia di Arnold Schoenberg e moglie di Luigi Nono Nuria Schönberg e Tiziana Lippiello, rettore dell’Università Ca’ Foscari.
Guardare al passato diventa così un modo per affrontare con più decisione le sfida del futuro, per risolvere le emergenze e i problemi che la città si trova a vivere, continuando a essere all’avanguardia nella cultura, nella creatività ma anche nella sostenibilità. Venezia ha sempre fatto così. Ha sempre guardato avanti, mostrando, di secolo in secolo, la sua voglia di essere una città futuribile. La prova? L’affresco «Il mondo novo» di Giandomenico Tiepolo, conservato a Ca' Rezzonico e scelto per la locandina del film, dove la società veneziana del ‘700, accorsa ad ammirare quella sorta di «lanterna magica» che era il cosmorama, si accalca a stupirsi e a nutrirsi delle meraviglie del mondo che verrà, in un gioco di incastri e di illusioni ottiche. Il futuro è la scommessa di Venezia. 

 Informazioni utili

lunedì 12 luglio 2021

«Jazz & Wine in Montalcino»: dalla musica da film all’improvvisazione, sei concerti sotto le stelle con Bollani, Rea, Di Battista e Alex Britti

È uno dei festival più apprezzati dell’estate toscana e quest’anno sarà interamente dedicato al «genio italiano». Stiamo parlando del «Jazz & Wine in Montalcino», che per il ventiquattresimo anno consecutivo porta nella città simbolo del Brunello artisti di fama mondiale e un pubblico internazionale sempre più affascinato dalla formula di un inedito progetto culturale, oggi diretto da Paolo Rubei (figlio del compianto Giampiero, ideatore della rassegna), che mette insieme due sinonimi di convivialità e gioia di vivere: il buon vino e la musica di qualità.
Ormai saldamente inserito tra i più grandi festival europei, il «Jazz & Wine in Montalcino» nacque nel 1998 dalla collaborazione tra la nota azienda vinicola Banfi, la famiglia Rubei dell’Alexanderplatz Jazz Club di Roma e il Comune di Montalcino. Quest’anno sono in programma, dal 20 al 25 luglio, sei imperdibili serate sotto le stelle, tutte con inizio alle ore 21:45.
Si inizierà, nella suggestiva Fortezza di Montalcino, con Stefano Bollani Trio. Il poliedrico pianista, artista eclettico e geniale torna nel borgo toscano dopo tredici anni di assenza, in compagnia di Bernardo Guerra alla batteria e Gabriele Evangelista al contrabbasso. Insieme, i tre artisti daranno vita a un concerto speciale dove l’unica regola sarà divertirsi a improvvisare.
Mercoledì 21 luglio, «Jazz & Wine» si sposterà, quindi, al Castello Banfi. Protagonista della serata sarà Stefano Di Battista con il suo «Morricone Stories», sentito tributo a Ennio Morricone, uno dei maestri che hanno portato il genio italiano nel mondo. Il progetto, che sigla il matrimonio perfetto tra jazz e musica da film, vedrà a fianco del sassofonista il pianista Fred Nardin, il contrabbassista Daniele Sorrentino e il batterista André Ceccarelli.
Sempre nel meraviglioso Castello Banfi si terrà l’appuntamento di giovedì 22 luglio: «Improvvisazione di piano solo», lo spettacolo in cui Danilo Rea, uno dei più grandi pianisti italiani, spazierà dai capisaldi del jazz, passando per le canzoni italiane, fino alle arie d’opera, proiettando gli spettatori in un mondo le cui strade sono ancora tutte da scoprire.
Venerdì 23 luglio ci si sposterà, quindi, nella Fortezza di Montalcino per un concerto di Emanuele Urso, il «re dello swing», con il Sestetto Swing di Roma, composto anche da Claudio Piselli al vibrafono, Emanuele Rizzo al pianoforte, Fabrizio Guarino alla chitarra, Alessio Urso al contrabbasso e Giovanni Cicchirillo alla batteria. Insieme questi artisti proporranno un viaggio che parte dalle sonorità statunitensi degli anni Quaranta per arrivare ai maggiori compositori della musica leggera americana - G. Gershwin, J. Kern, C. Porter, I. Berlin, B. Goodman -, che vedrà in scena anche uno special guest d’eccezione come Lorenzo Soriano, virtuoso della tromba.
Mentre il binomio musica e cinema sarà protagonista dell’appuntamento di sabato 24 luglio, quando, sul palco della Fortezza di Montalcino si esibirà l’orchestra Observatorium, composta da alcuni dei migliori musicisti del jazz italiano e diretta da Massimo Nunzi (tromba, direzione e arrangiamenti). L’appuntamento si intitola «Jazz in Cinemascope» ed è un concerto che, esplorando le partiture di alcuni celeberrimi film, permetterà di ascoltare musiche di grande complessità.
La ventiquattresima edizione di «Jazz & Wine in Montalcino» si chiuderà domenica 25 luglio con la chitarra di Alex Britti, che porterà il suo straordinario talento nella Fortezza di Montalcino in uno spettacolo che prevede la rivisitazione del suo repertorio in chiave più intimista, elegante e incalzante allo stesso tempo. Con lui sul palco ci sarà Flavio Boltro, trombettista eclettico e raffinato. L’appuntamento, all’insegna dell’improvvisazione dal sapore blues e jazz, sarà arricchito del talento di Davide Savarese alla batteria, Emanuele Brignola al basso e Mario Fanizzi al pianoforte e tastiere.
Il jazz, la musica in cui «la stessa nota può essere suonata notte dopo notte, ma ogni volta in modo diverso» (secondo la bella espressione di Ornette Coleman), ritorna così protagonista a Montalcino, il piccolo comune della provincia senese, alla fine della Val d’Orcia, terra del vin Brunello, inventato nel 1888 da Ferruccio Biondi Santi, che per primo ebbe l'idea di eliminare i vitigni della tradizionale ricetta del Chianti, come il Canaiolo e il Colorino, usando invece solo la varietà Sangiovese, fatta invecchiare cinque anni in botti di quercia. Ne venne fuori un insuperabile rosso Docg, perla di un borgo che incanta con le sue atmosfere medioevali e la sua natura incontaminata, ma anche con la grande musica internazionale. 

Informazioni utili
jazzandwinemontalcino.it | Marketing Banfi, tel. 0577 840 111 o marketing@banfi.it | prenotazioni su vivaticket.com

giovedì 8 luglio 2021

Dante, Camille Saint-Saëns e Astor Piazzolla: anniversari in musica sul Lago di Como. A Tramezzina ritorna il LacMus Festival

Si apre con un omaggio a Dante Alighieri, in occasione dei settecento anni dalla morte, la quinta edizione del LacMus Festival, la grande rassegna internazionale di musica in programma dall’8 al 18 luglio a Tremezzina, sul Lago di Como. Nel giorno di apertura del sipario, a partire dalle ore 11, Villa Carlotta farà da scenario a una maratona pianistica dal titolo «Angeli e demoni». Protagonisti dei primi due concerti, in programma alle ore 11 e alle ore 18, saranno i giovani artisti della Queen Elizabeth Music Chapel del Belgio, mentre in serata, dalle ore 21, sarà possibile ascoltare il pianista americano Andrew von Oeyen. Per l’occasione verrà rinnovata la «silent wi-fi experience» che l’anno scorso ha riscosso grande entusiasmo da parte del pubblico: i concerti saranno ascoltabili in parte dal vivo, seduti di fronte ai musicisti, e in parte in cuffia wi-fi, visitando contemporaneamente il giardino botanico o le sale del museo, all’interno del quale si trovano opere come l’«Ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo» di Francesco Hayez del 1823 o «La speziera di un chiostro» di Giovanni Migliara, sempre del 1823, ma anche la «Maddalena penitente» (1794-1796) di Antonio Canova e il gruppo scultoreo «Amore e psiche» (1819-1824) di Adamo Tandolini
 L’omaggio al padre della «Divina Commedia» si rinnoverà con il recital pianistico «Après une lecture du Dante» di Louis Lortie, in agenda il 15 luglio a Villa Melzi d’Eril a Bellagio, sede nuova per la manifestazione che, per il primo anno nella sua storia, porta la magia delle sette note anche sull’altra riva del Lago di Como.
In questa edizione il festival ricorderà anche un altro anniversario importante: «Isola Comacina 100°», ovvero il centenario dalla restituzione dell’Isola Comacina all’Italia da parte del re del Belgio, anniversario che in realtà cadeva nel 2020 ma che non è stato possibile ricordare a causa del Covid. Il luogo migliore per questi festeggiamenti non poteva che essere la stessa Isola Comacina, dove il 9 luglio si terrà un gala lirico con i giovani artisti della Queen Elizabeth Music Chapel, il baritono russo Roman Burdenko e il tenore Jonathan Tetelman.
In apertura è previsto l’Opening Act del cantautore Davide Van De Sfroos, che ha composto un brano apposta per le celebrazioni.
L’isola farà da scenario anche al gala sinfonico con l’Orchestra sinfonica di Milano «Giuseppe Verdi», diretta da Paolo Bressan e con il pianista Louis Lortie, in programma il 10 luglio.
Villa Balbianello ospiterà, invece, l’11 luglio una doppia celebrazione: quella per i cento anni dalla morte del compositore francese Camille Saint-Saëns e quella per i cento dalla nascita del musicista argentino Astor Piazzolla, con gli archi del Trio Arnold e la partecipazione del bandoneonista argentino Marcelo Nisinman.
Ancora Piazzolla, insieme a Debussy, Prokofiev, Stravinsky e Bartók, sarà nel programma del secondo concerto a Villa Balbianello, quello del 13 luglio, nel quale si esibiranno il violinista Philippe Quint e il pianista Jose Gallardo.
Nei giorni successivi sono in programma una serie di proposte originali. Il 16 luglio si terrà un concerto di musica della liturgia russa ortodossa con il Sestetto vocale Doros di Mosca al Santuario della Madonna di Ossuccio, raggiungibile solo a piedi con una piacevole salita panoramica. Il 17 luglio è, invece, stato organizzato l’evento «Il carnevale degli animali» nella Piazzetta di Lenno, mentre il giorno successivo è in agenda un concerto all’alba per arpa e violino alla Rotonda del Parco di Mezzegra, seguito da una sessione di yoga e dalla colazione offerta a tutti i partecipanti.
Il gran finale, come ormai da tradizione, si terrà nello scenografico Grand Hotel Tremezzo con un protagonista d’eccezione: il virtuoso della fisarmonica Richard Galliano.
Ad arricchire ulteriormente il festival sarà la mostra «Artur Schnabel e la sua famiglia. Storie di musicisti in Tremezzina, Lago di Como», allestita al Museo del paesaggio del Lago di Como.
Attraverso l'esposizione di dipinti, fotografie, lettere, oggetti di proprietà della Schnabel Music Foundation e di collezioni private, si intende mettere in risalto l'importanza e il valore della testimonianza di Artur Schnabel (Lipnik 1882 – Morschach 1951) austriaco di origine ebrea, compositore e pianista che per primo nel 1935 incise le 32 Sonate di Ludwig van Beethoven, ancora oggi pietra miliare della storia dell'interpretazione, giunto nel 1933 a Tremezzina per sfuggire all’avvento al potere di Hitler. La mostra focalizza la sua attenzione anche sulla moglie del compositore, Therese Behr-Schnabel (Stoccarda 1876-Lugano 1959), contralto tedesca molto nota per le sue interpretazioni del repertorio liederistico (per lei Richard Strauss compose il lied «Traum durch die Dämmerung») e sul figlio Karl Ulrich Schnabel (Berlino 1909- Danbury, Connecticut 2001), pianista e insigne didatta, divulgatore instancabile e «padre» di molti pianisti dell'ultima generazione.
Lungo il percorso espositivo, promosso in occasione dei settanta anni dalla morte di Artur Schnabel e dei venti anni da quella del figlio Karl Ulrich, si ricordano, inoltre, le figure di Helen Fogel Schnabel (New York 1911- Gravedona, Lago di Como 1974), pianista statunitense, brillante concertista e insegnante, moglie di Karl Ulrich, e di Claude Alain Mottier (Zurigo 1972- Poughkeepsie, New York 2002), figlio di Ann e François Mottier e nipote di Karl Ulrich, pianista ed erede della tradizione familiare vissuta con lucido e intelligente slancio.
L’esposizione è arricchita da un percorso di ascolto musicale dato da una playlist in cui ciascuno dei musicisti della famiglia è protagonista nell'interpretazione di brani scelti con un criterio cronologico: un'ulteriore preziosità musicale all’interno di un festival, che unisce la musica di qualità alla bellezza del paesaggio.

Informazioni utili 
www.lacmusfestival.com

venerdì 2 luglio 2021

Orbetello Piano Festival: la musica conquista la laguna toscana

Dalla terrazza della Polveriera Guzman al teatro vegetale del Botanical Dry Garden di Orbetello, dal chiostro della Torre Saline ad Albinia al Casale della Giannella (oasi del Wwf), senza dimenticare l’affaccio sulla scogliera di Talamone: sono alcuni degli angoli più insoliti e suggestivi della laguna toscana a fare da scenario alla decina edizione di Orbetello Piano Festival.
Ideata da Giuliano Adorno e Beatrice Piersanti dell’associazione Kaletra, la rassegna, in programma dal 3 luglio all’8 agosto, è resa possibile grazie al sostegno dell’Amministrazione comunale di Orbetello e di numerosi partner privati.
A segnare l’avvio della manifestazione, che quest’anno si aprirà anche alla filosofia e all’arte, sarà un concerto al tramonto, alle ore 19:45, con il «Quartetto Sincronie», in un programma che spazierà da Mozart a Robert Schumann.
Si proseguirà quindi, sabato 10 luglio, davanti alla scogliera di Talamone, con il pianoforte di Pasquale Iannone, protagonista di un doppio appuntamento, alle ore 19:00 e alle ore 21:30, sulla terrazza dell’hotel Capo D’Uomo. Mentre domenica 18 luglio è in programma, alla Torre Saline di Albinia, «Ballads», un piano recital di Istvàn I. Székely, anche questo proposto nella formula del doppio spettacolo, alle ore 19 e alle ore 21:30.
Un repertorio lirico squisitamente verdiano, con musiche tratte da «Rigoletto», «Trovatore» e «Traviata», per l’occasione trascritte per pianoforte, sarà, invece, in scena venerdì 23 luglio, sempre a Torre Saline (alle ore 19 e alle ore 21:30), nell’esecuzione del duo pianistico di Aurelio e Paolo Pollice.
Lo stesso palcoscenico ospiterà domenica 25 luglio, alle ore 21:30, «Paradiso XXXIII», un concerto in parole e musica ispirato al XXXIII canto del «Paradiso», parte del calendario «La Maremma per Dante 2021», con cui si celebrano i 700 anni dalla morte di del Sommo poeta.
All’insegna della multidisciplinarità, il festival quest’anno proporrà, per la prima volta, un appuntamento musicale dedicato a uno strumento diverso dal pianoforte: venerdì 30 luglio, alle ore 21:30, Torre Saline ospiterà Floraleda Sacchi con il concerto «Oltremare – Piano for Harp», una serie di trascrizioni per arpa di brani pianistici.
La rassegna accenderà, quindi, i riflettori su due giovani talenti della musica con un doppio appuntamento che, nel meraviglioso Casale della Giannelle, vedrà l’esibizione dei vincitori dell’Orbetello Piano Competition Junior 2021, il contest nato in seno al festival che, in questa sua quarta edizione (che a seguito della situazione pandemica si è svolta on-line), ha visto ben 570 partecipanti da ogni angolo del pianeta. Lunedì 2 agosto si esibirà Veronika Jaklovà, (diciottenne, originaria della Repubblica Ceca), mentre martedì 3 agosto sul palcoscenico salirà Massimo Taddei (diciannovenne, residente in Italia). Nel corso della serata del 3 agosto i due vincitori saranno premiati con una borsa di studio offerta dal Rotary Club Orbetello-Costa d’Argento. Entrambe le serate prevedono un doppio appuntamento, alle ore 19 e alle ore 21:30.
Sarà, poi, il pianoforte di Pietro Di Egidio a segnare uno degli appuntamenti più inconsueti del festival, quello che all’alba di giovedì 5 agosto porterà il pubblico a vivere il risveglio della natura nel bosco di Patanella.
Si sognerà, quindi, con la «musica sull’acqua» della giovane pluripremiata Leonora Armellini, di scena venerdì 6 agosto, alle ore 21:30, alla Polveriera Guzman di Orbetello; mentre domenica 8 agosto, alle ore 21:30, è previsto il gran finale a Torre Saline con «Sturm und Drang», il piano recital di Leonel Morales dedicato a Beethoven e Brahms.
Ma non finisce qui. La decima edizione di Orbetello Piano Festival si arricchisce, infatti, di due interessanti «effetti collaterali». Grazie alla collaborazione con l’associazione «Filosofia in movimento» il calendario di Orbetello Piano Festival ospiterà la prima edizione della rassegna «Orbe-Tech»: quattro appuntamenti dedicati ai temi legati all'influenza di tecnologia e intelligenza artificiale sulla società che vedranno confrontarsi alcuni protagonisti del panorama culturale internazionale come Éric Sadin, Lucio Caracciolo, Bruno Montanari, Giacomo Marramao e Nicola Zamperini. Gli incontri, tutti a ingresso gratuito, avranno luogo a Torre Saline ad Albinia nei giorni di sabato 17, giovedì 22 e giovedì 29 luglio e sabato 7 agosto, sempre alle ore 21:30.
Con Orbetello Piano Festival, negli spazi di Torre Saline, torna, infine, «Forte InContemporanea», manifestazione di arte visiva che proporrà la mostra itinerante «La parola e il tempo», omaggio a Clelia Marchi a cura di Anna Spagna e Daniela Vasta, collettiva «Eco del contemporaneo», nella Sala delle Anfore, e un incontro con l’artista Moira Ricci che, nella serata di giovedì 5 agosto, si racconterà al pubblico con una proiezione video dei suoi lavori. Tra sette note ed «effetti collaterali», la Toscana è pronta per un mese all’insegna della grande arte, ma anche del turismo di qualità, alla scoperta di luoghi di grande fascino nei quali protagonista è la natura con le sue suggestioni e la sua magia.

Informazioni utili
www.orbetellopianofestival.it

lunedì 28 giugno 2021

«Cinemaèdanza», tra Toscana e Umbria torna la rassegna di film che racconta le espressioni del corpo

Perugia
, Castiglione del Lago, Cortona, Castiglion Fiorentino e Arezzo: sono cinque cittadine del territorio al confine fra l’Umbria e la Toscana a ospitare la settima edizione della rassegna «CinemaèDanza», ideata dall’associazione Sosta Palmizi, per la curatela di Silvia Taborelli e Raffaella Giordano, che riunisce i migliori film dedicati all’universo eterogeneo dell’espressione corporea. Dal 3 luglio al 15 settembre antichi borghi, chiostri, rocche medievali, piazze e strade saranno «abitate» da artisti della danza contemporanea italiana e dalle loro performance e improvvisazioni: Sofia Nappi, Adriano Popolo Rubbio, Paolo Piancastelli, Elisabetta Lauro, Gennaro Lauro, Chiara Marolla.
Si inizierà sabato 3 luglio a Perugia, nel chiostro del complesso monumentale di Sant’Anna, con «Maguy Marin - L’Urgence d’Agir» di David Mambouch, il documentario che racconta l’incredibile vita della coreografa francese, figlia di immigrati spagnoli, a partire dallo spettacolo che quaranta anni fa sconvolse il mondo della danza: «May B».
Il 25 luglio ci sarà il primo degli appuntamenti con una simbolica Carta Bianca che guiderà le improvvisazioni degli artisti ospiti di questa edizione: meraviglia, forza, vita e poesia andranno in scena nei vicoli, nelle piazze, nei giardini di Cortona, Castiglion Fiorentino e Castiglione del Lago. I due appuntamenti successivi ci saranno il 22 e il 24 agosto. Autori dal tratto nobile e dal respiro sensibile come i fratelli Elisabetta e Gennaro Lauro offriranno agli spettatori il loro gesto intenso; Chiara Marolla accompagnerà il pubblico sul filo di una immaginazione intima e arcaica, lasciandolo viaggiare in un mondo ricco di risonanze; l’energia e la vitalità di Sofia Nappi, insieme ad Adriano Popolo Rubbio e Paolo Piancastelli, lasceranno che i nostri sguardi si perdano in un vortice fluido e vigoroso.
Si proseguirà il 26 luglio, nella Rocca medioevale di Castiglione del Lago, affacciata sul Lago Trasimeno, con lo spettacolo «Wabi Sabi», che avrà ancora per protagonista la coreografa Sofia Nappi insieme a Adriano Popolo Rubbio e Paolo Piancastelli. L’appuntamento offre una visione del mondo incentrata sull’accettazione della transitorietà delle cose e sulla ricerca della bellezza nell’imperfetto, effimero e incompleto delle nostre vite. A seguire, verrà proiettato il film «Polina, danser sa vie», presentato al Festival di Venezia, che, a partire dalla graphic novel di Bastien Vivès, racconta la storia di una ballerina di otto anni che vive a Mosca subito dopo lo smantellamento della Cortina di ferro. Con una modesta formazione alle spalle, Polina si iscrive alla prestigiosa scuola del maestro Bojinski che, comprendendone subito l’incredibile potenziale, inizia ad allenarla duramente per un decennio, finché a soli diciotto anni la ragazza realizza il sogno di entrare al Bolshoi. È in quel momento che Polina incontra Adrien, un affascinante ballerino francese. La giovane attraverso di lui non scoprirà soltanto l’amore ma, soprattutto, una nuova forma di danza, più contemporanea ed espressiva, qualcosa che le cambierà la vita per sempre.
Domenica 22 agosto si proseguirà al Parterre di Cortona con «Une Joie Secrète». Protagonista sarà la coreografa Nadia Vadori-Gauthier con il suo progetto «Une minute de danse par jour»: nel 2015, sotto choc per l’attentato a «Charlie Hebdo», la coreografa prende la decisione di danzare un minuto ogni giorno, di filmarsi e di condividere i suoi video sulle reti sociali. Le sue danze cavalcano l’onda dell’attualità più bruciante (attentati, scioperi, manifestazioni, elezioni) o dei micro-avvenimenti della vita quotidiana. Dopo quattro anni circa, il progetto si mostra come un gesto di resistenza poetica agita nei contesti più vari e in qualsiasi circostanza. Il regista Jérôme Cassou ha realizzato una sorta di road movie seguendo la performer con una telecamera a mano, nel modo più realistico e confidenziale, nella folla o in solitudine, in giro per Parigi, raccogliendo preziose testimonianze durante il processo di lavorazione su corpi, volti, voci.
Il 24 agosto ci si sposterà, quindi, a Castiglion Fiorentino per raccontare, attraverso due pellicole emozionanti, il potenziale benefico della danza. Si inizierà con «L’age d’or», il cortometraggio del pluripremiato coreografo e artista visivo Eric Mihn Cuong Castaing, che racconta l’esperimento nato dall’incontro tra un gruppo di bambini con disturbi motori e la compagnia del Balletto di Marsiglia. A seguire, verrà proiettato «Dancing dreams sui Passi di Pina Bausch», una storia emozionante che mette in scena un capolavoro della coreografa tedesca, «Kontakthof» adattandolo per un gruppo di adolescenti.
La rassegna si chiuderà il 15 settembre ad Arezzo con un’altra figura cardine della storia della danza contemporanea: Merce Cunningham, raccontata dell’omonimo film della regista Alla Kovgan, che ripercorre il pensiero rivoluzionario dell’artista, a partire dai primi anni come ballerino che lotta per affermarsi nella New York del Dopoguerra fino a quando si impone come uno dei coreografi più visionari e influenti del mondo. Attraverso immagini rare della sua eccezionale carriera e grazie alla tecnologia, la filosofia e le vicende di Cunningham vengono intrecciate, dando luogo a un percorso in profondità all’interno del mondo del coreografo.
Sempre il 15 settembre, insieme alla giornalista Francesca Rosso, autrice di un’originale pubblicazione sulla storia del cinema raccontata attraverso l’arte coreutica, si parlerà del rapporto tra la danza e la macchina da presa.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Una scena del film «Polina, danser sa vie», un film di Valérie Muller e Angelin Preljocaj, con Anastasia Shevtsova e Juliette Binoche; [fig. 2] Una scena del film «Maguy Marin. L’urgence d’agir», di David Mambouch. © Didier Grappe; [fig. 3] © Nadia Vadori Gauthier, «Une minute de danse par jour», Danse 2204; [fig. 4 e 5 ] «Cunningham», un film di Alla Kovgan; [fig. 6] Una scena del film «Una Joie Secrète», di Jerome Cassou 

venerdì 7 maggio 2021

«Fog 2021», le arti performative vanno in scena in Triennale

Reverie (ritratto) © F. Villa
33 artisti
provenienti da 7 Paesi del mondo - Stati Uniti, Olanda, Spagna, Belgio, Francia, Svizzera e Italia - per un cartellone di 24 appuntamenti, tra i quali 11 produzioni e coproduzioni, 3 prime assolute, 5 prime nazionali, 3 concerti e 6 dj set per un totale di 61 repliche complessive: sono questi i numeri della quarta edizione di «Fog Triennale Milano Performing Arts», che vede alla direzione artistica Umberto Angelini.
«L'abitudine è una cosa meravigliosa» è la frase scelta per fare da filo conduttore ai vari appuntamenti del festival, in programma dall'11 maggio al 21 luglio, negli spazi di Palazzo dell’Arte.
Alcuni tra i più acclamati protagonisti della scena internazionale daranno vita, insieme a molte tra le novità più interessanti della performing art italiana, a una proposta densa e articolata, che con il suo caleidoscopio di linguaggi e di formati - in bilico tra teatro, danza e musica - vuole rappresentare un segnale importante di rilancio del settore dello spettacolo nel quadro di una situazione pandemica ancora in corso in tutto il mondo.
Indagare in profondità snodi chiave del contemporaneo, ovvero le tematiche al centro del dibattito che anima la nostra società è da sempre la missione di «Fog Triennale Milano Performing Arts». Si inizierà già con l’appuntamento inaugurale, in cartellone martedì 11 e mercoledì 12 maggio: la prima italiana di «Are we not drawn onward to new erA», lavoro scenico della pluripremiata compagnia belga Ontroerend Goed, acclamata dai critici come uno dei gruppi teatrali più stimolanti dell’ultimo decenni, che con questo spettacolo si è aggiudicata il Fringe First Award nel 2019 ed è stata nominata per il Total Theatre Award al Fringe Festival di Edimburgo.
Ontroerend Goed | Are we not drawn onward to new erA © Mirjam Devrien0dt
In questo «pezzo di teatro serio e potente sul futuro della nostra specie», per usare le parole del «Time Out London», si parla di un tema che è da tempo oggetto di indagine privilegiato per la Triennale: il rapporto uomo-natura, lo studio della biodiversità e dei difficili equilibri tra le specie. Il medesimo argomento percorre in profondità anche il suggestivo «No Rama» di Annamaria Ajmone (1-2 luglio), interprete affermata della nuova danza italiana, e i lavori di Industria Indipendente («Klub Taiga – Dear Darkness», 18-19 giugno) e di madalena reversa («Romantic Disaster / studio», 6 luglio), entrambi protagonisti dell’ultima edizione della Biennale Teatro di Venezia, diretta da Antonio Latella.
François Chaignaud & Nino Laisné | Romances inciertos ©  Nino Laisné
Un altro tema al centro di «Fog Triennale Milano Performing Arts» 2021 è quello del potere e dei suoi meccanismi, predominante in uno spettacolo come «Il Terzo Reich» di Romeo Castellucci, in cartellone dal 9 all’11 giugno. Il lavoro segna anche l’inizio della collaborazione tra l'istituzione milanese e il regista cesenate, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia e Chevalier des Arts et des Lettres della Repubblica francese, Grand Invité di Triennale per il quadriennio 2021-2024. L'installazione, accompagnata dalla musica di Scott Gibbons, «è l’immagine – raccontano gli organizzatori - di una comunicazione inculcata, obbligatoria, violenta. Ogni pausa è abolita, occupata; i sostantivi del vocabolario, proiettati a una velocità tale che non si ha il tempo di percepirli e di sceglierli, sono le bandiere piantate in una terra di conquista».
Igor x Moreno | BEAT © Alicia Clarke
Il tema del potere è al centro anche di «Chi ha ucciso mio padre» (21-23 maggio) di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, duo creativo tra i più apprezzati della scena italiana, che in questa occasione si confronta con l’opera di un autore di culto della nuova letteratura europea, Édouard Louis, giovanissimo scrittore e intellettuale divenuto un caso editoriale in Francia che, con una prosa lucida e incisiva, offre un’analisi bruciante e accorata della lotta di classe, del rapporto tra dominati e dominanti.
Indaga, invece, la relazione tra pratiche illegali e spazio pubblico «Will you marry me?» (13-14 giugno), nuova performance dell’artista milanese Sara Leghissa, al suo debutto italiano nell’ambito di «Fog». «L’indagine – si legge nella presentazione - percorre il bagaglio delle nostre esperienze condivise, ma anche le strategie e le pratiche messe in atto da gruppi differenti di attivisti in tutto il mondo, invitando le persone a mettersi direttamente in gioco, relazionandosi con l’ambiguo confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è».
Panzetti Ticconi | ARA! ARA!
Di politica, infine, parla anche «Ara! Ara!» di Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, seconda parte del dittico iniziato con «AeReA» (vincitore nel 2019 della prima edizione del Premio Hermès Danza Triennale Milano), che chiuderà il festival il 20 e 21 luglio. Nella performance, incentrata sulla pratica dello sbandieramento, «l’immagine della bandiera – si legge nella presentazione - diventa veicolo di una riflessione profonda sulla natura politica delle relazioni sia individuali che collettive».
Al potere dell’immaginazione è, invece, dedicato «Book is a Book is a Book» (3-6 giugno), che segna il ritorno della formazione elvetica Trickster-p.
Reverie | Sogno © R. Fellicò
Comunità è un’altra parola chiave di questa edizione di «Fog». L’identità dell’individuo e della sua costruzione in rapporto con gli altri è, per esempio, al centro di «Beat», opera dell’esplosivo duo londinese Igor x Moreno (18 giugno), ma anche di «Sorelle» (14-16 maggio), ultimo lavoro di Pascal Rambert, premio del Teatro dell’Académie Française. 
Il rapporto tra esseri umani è raccontato anche dallo spettacolo «La codista» (31 maggio – 1° giugno), firmato dall’attrice e regista olandese Marleen Scholten, nel quale si parla del tema dell’attesa a partire dalla storia vera di un milanese che ha perso il suo lavoro e si è inventato il lavoro del «codista», uno che si mette in coda per altre persone a pagamento. 
Un’indagine sull’identità viene proposta anche da «Sogno 3: la camera degli specchi», performance per uno spettatore alla volta, della giovane artista toscana Reverie (13 giugno); mentre è una riflessione sul viaggio, in un non-luogo per eccellenza come la sala di consegna bagagli di un qualunque aeroporto del mondo, «Corcovado», altra prima assoluta targata «Fog» (15-17 luglio), che vedrà in scena Luigi De Angelis, Michele Di Stefano e Lorenzo Gleijeses.
François Chaignaud & Nino Laisné | Romances inciertos © Jose Caldeira
Tema portante della programmazione di questa edizione, al centro anche del dibattito culturale contemporaneo, è, infine, il rapporto con la tradizione popolare, come si ravvisa nel potente «Romances inciertos, un autre Orlando» di François Chaignaud e Nino Laisné (28-29 maggio), nel delicato e struggente «Save the last dance for me» di Alessandro Sciarroni (15-16 giugno) e in «Dancer of the Year» (24-25 giugno), autentico gioiello dell’étoile della danza contemporanea Trajal Harrell. Questi tre lavori  confermano ancora una volta il ruolo di primo piano della danza all’interno della programmazione di Triennale Milano Teatro, insieme al commovente «First Love» di Marco D’Agostin (15 giugno), a «Ghost We are the idiots» di Barokthegreat (16 giugno) e alla prima assoluta di «Esercizi per un manifesto poetico» del Collettivo Mime (9 luglio).
Industria Indipendente | Klub Taiga © Martina Leo
Alla danza e alla performance si affianca la musica, alla quale è dedicato un vero e proprio palinsesto convergente, curato in collaborazione con Radio Raheem. Il programma prevede sei serate a ingresso libero di musica dal vivo e dj set e tre serate live, che vedranno protagonisti, sul palco del Giardino di Triennale, Generic Animal, Plastica (23 giugno) e, poi, Mana, Palazzi D'Oriente, Furtherset (14 luglio) e, infine, 72-Hour Post Fight, Archivio Futuro (21 luglio).
A completare il cartellone ci sarà Extra, una proposta di attività parallele e complementari come laboratori, masterclass, incontri e appuntamenti che intendono mettere lo spettatore al centro di un confronto diretto con gli artisti e fornire strumenti di avvicinamento alla pratica teatrale.
Nel quadro del percorso di implementazione dell’accessibilità condotto da Triennale, gli spettacoli saranno sovratitolati in lingua inglese (per il pubblico straniero) e in italiano ((per le persone con disabilità uditiva). Per la prima volta, inoltre, la programmazione di «Fog» proporrà un'audiodescrizione e una visita tattile sul palco in occasione della presentazione di «Romances inciertos, un autre Orlando» di François Chaignaud e Nino Laisné.
Pascal Rambert | Sorelle © Luca del Pia
Il festival milanese avvia, inoltre, nel 2021 una collaborazione con uno dei più interessanti illustratori della scena internazionale: Alessandro Gottardo, in arte Shout, firma di «New York Times», «New Yorker», «Wall Street Journal», «Time», «Newsweek», «Le Monde», «The Economist». Per «Fog» l'artista ha realizzato un'immagine che parla dei nostri tempi: «ho voluto immaginare un astronauta alieno sul pianeta terra – spiega, infatti, Shout – che è la terra dei giorni nostri, dove le persone non si riconoscono tra loro a causa di una maschera sul volto. Così, ho pensato che l'elmetto poteva fluttuare sopra la ‘nebbia’, sopra le persone, come un palloncino, alla ricerca di qualcosa di familiare».
Gli abbonamenti e i biglietti per la quarta edizione di «Fog Triennale Milano Performing Arts» sono disponibili, insieme a tutte le informazioni utili, sul sito triennale.org.