«Create un’immagine, illustrate amore, compassione e cura». È questo l’invito che lancia la seconda edizione del «Concorso di bioetica e arte», promosso dalla cattedra Unesco in Bioetica e diritti umani, istituita presso il Pontificio ateneo Regina apostolorum e l’Università europea di Roma.
Tre le categorie previste dalla competizione: artisti professionisti, fotografi e giovani (dai 13 ai 17 anni). Per realizzare la propria opera i partecipanti dovranno ispirarsi a un passaggio della Dichiarazione universale di bioetica e diritti umani dell’Unesco, nella quale si sottolinea il «rispetto per tutte le culture e le religioni» e «l’impatto delle scienze della vita per le generazioni presenti e future».
La data ultima di consegna degli elaborati per fotografi e artisti professionisti è fissata al 1° aprile 2013; mentre quella per i giovani al 1° luglio.
Le opere saranno, quindi, valutate da una commissione internazionale che, a fine settembre, eleggerà cinque finalisti per ogni categoria. Tra di essi verranno scelti i tre vincitori; tutte e quindici i lavori selezionati, oltre a ricevere un premio in denaro, saranno esposti in una mostra, che toccherà le città di New York, Honk Kong e Roma.
«Lo scopo dell’iniziativa –spiega il professor Alberto Garcia, direttore della cattedra Unesco di Bioetica e diritti umani e membro dello staff degli organizzatori – è diffondere la cultura e il rispetto della vita in ogni sua forma. La novità di quest’anno è l’apertura del bando di concorso alle giovani generazioni alle quali speriamo di trasmettere in modo durevole il senso del valore della vita. L’arte può avvicinare la società a certi temi in modo molto più efficace che convegni e generiche campagne di sensibilizzazione».
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Andrea Mariconti, «Una repubblica democratica fondata sul lavoro», tecnica mista (opera vincitrice della prima edizione del «Concorso di bioetica e arte»)
Informazioni utili
«Concorso di bioetica e arte». Data ultima di consegna: 1° aprile 2013 per artisti professionisti e fotografi, 1° luglio 2013 per giovani. Informazioni e consegna materiali: www.bioethicsart.org.
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ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
martedì 19 febbraio 2013
venerdì 15 febbraio 2013
«I luoghi del cuore», un milione di voti per l’Italia
«Migliaia di luoghi, un milione di voti, un solo cuore, l’Italia»: così il Fai (Fondo per l'ambiente italiano) ha presentato, nella giornata di San Valentino, i risultati della sesta edizione del censimento «I luoghi del cuore», promosso dal Fai (Fondo per l'ambiente italiano), in collaborazione con Intesa San Paolo e sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, al fine di far conoscere e proteggere siti importanti non solo per la geografia e la storia del nostro Paese, ma anche per la memoria e la sfera emotiva dei propri abitanti.
La consultazione, lanciata lo scorso maggio e rimasta aperta fino alla fine di novembre, ha visto attestarsi al primo posto, con 53.953 segnalazioni, la Cittadella di Alessandria, costruita per volere di Vittorio Amedeo II di Savoia tra il 1726 e il 1728, e considerata, per i suoi settantaquattro ettari di superficie, uno dei più grandiosi esempi di fortificazione settecentesca in Europa. Il complesso piemontese, che durante il Risorgimento fu luogo simbolo dei moti rivoluzionari per la Costituzione (qui sventolò per la prima volta il tricolore a opera di Santorre di Santarosa) è, oggi, consumato dalla vegetazione per la proliferazione dell’ailanto, pianta infestante fortemente invasiva, che cresce sui tetti, sui bastioni, sulle rampe. Necessita, quindi, di interventi di manutenzione urgenti che possano far ritornare l’intera struttura, tra le cui mura soggiornarono, tra gli altri, l’imperatore d’Austria Giuseppe II, Giuseppe Garibaldi e Giovanni Guareschi, all’antico splendore.
Al secondo posto si è, invece, classificata la Chiesa di San Nicola a San Paolo di Civitate, in provincia di Foggia, chiusa al culto dal 1999, in seguito ai danni subiti dal susseguirsi di fenomeni tellurici che hanno interessato il territorio pugliese. Sempre in provincia di Foggia, a Mattinata sul Gargano, si trova il terzo bene classificato: l’Abbazia Benedettina della SS. Trinità di Monte Sacro. Mentre ad aggiudicarsi il quarto posto è stato il Rione Santità-Museo di Totò a Napoli, che sogna di inaugurare un percorso o un edificio museale in ricordo del principe Antonio De Curtis.
Restando in Campania, non bisogna viaggiare molto per incontrare il bene in quinta posizione: il Real Sito di Carditello a San Tammaro, in provincia di Caserta, gioiello dell’architettura settecentesca, oggi vittima dell’abbandono ed esposta ad azioni vandaliche, al punto che ignoti ne hanno portato via gradini, parti della balaustre, degli affreschi, persino delle mattonelle. Nessuna sorveglianza permette di tutelare quella che sarebbe una reggia di invidiabile bellezza, oppressa da una discarica di immondizie collocata a meno di un chilometro di distanza. Nelle prime posizioni, si trovano, poi, il Faro del Monte della Guardia a Ponza, il borgo di Finale Emilia, devastato dal terremoto, l’ottocentesca Villa Taranto di Verbania, il cui giardino è stato funestato la scorsa estate da una violenta tromba d’aria, il Colle dell’Infinito a Recanati, il Castello di Miramare e la stupenda Cattolica di Stilo, chiesa bizantina tanto importante, anche se poco conosciuta, da comparire nella filigrana del passaporto italiano.
I luoghi segnalati sono in tutto 10.451. Puglia (straordinario il risultato della provincia di Foggia che ha raccolto oltre 173.000 voti), Campania, Piemonte, Lombardia e Toscana sono state le regioni più sensibili al censimento. I votanti, di età media intorno ai 45 anni, sono stati al 52,8% donne al 47,2% uomini. La tipologia dei beni più votati è quella delle chiese, seguita da abbazie e ville. Le risposte sono arrivate da 123 Paesi: dal Canada all’Olanda, dal Malawi alla Cina, dalle Isole Cook agli Stati Uniti, a dimostrazione che i nostri beni e il nostro paesaggio che stanno negli occhi e nella memoria di tutto il mondo.
Tra i «luoghi del cuore» segnalati alla sesta edizione del censimento, si procederà, nei prossimi mesi, a un monitoraggio, in modo da poter intervenire concretamente per il salvataggio di alcuni; a giugno, in accordo con le Direzioni regionali del Ministero per i beni e le attività culturali, è previsto l’annuncio degli interventi che verranno effettuati. Il Fai (Fondo per l’ambiente italiano) promette, inoltre, di farsi portavoce delle segnalazioni ricevute da italiani e stranieri e di sollecitare, anche attraverso l’azione capillare delle sue oltre cento delegazioni provinciali, le istituzioni preposte affinché tengano in considerazione i luoghi più amati dai cittadini, sensibilizzando sindaci, soprintendenze e presidenti di regione. Nell’attesa, si può continuare a seguire il censimento sul blog «Italia del Cuore»: un’occasione, questa, per conoscere tanti luoghi, da ripristinare o da riscoprire, che compongono la geografia di un amore, sempre più forte, per il nostro patrimonio culturale.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Cittadella di Alessandria, © Archivio CAST, Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro; [fig.2] Cattolica di Stilo, Stilo, Reggio Calabria; [fig. 3] Verbania,Villa Taranto e Giardini © Ente Giardini Botanici Villa Taranto
Informazioni utili
www.iluoghidelcuore.it
www.italiadelcuore.it
La consultazione, lanciata lo scorso maggio e rimasta aperta fino alla fine di novembre, ha visto attestarsi al primo posto, con 53.953 segnalazioni, la Cittadella di Alessandria, costruita per volere di Vittorio Amedeo II di Savoia tra il 1726 e il 1728, e considerata, per i suoi settantaquattro ettari di superficie, uno dei più grandiosi esempi di fortificazione settecentesca in Europa. Il complesso piemontese, che durante il Risorgimento fu luogo simbolo dei moti rivoluzionari per la Costituzione (qui sventolò per la prima volta il tricolore a opera di Santorre di Santarosa) è, oggi, consumato dalla vegetazione per la proliferazione dell’ailanto, pianta infestante fortemente invasiva, che cresce sui tetti, sui bastioni, sulle rampe. Necessita, quindi, di interventi di manutenzione urgenti che possano far ritornare l’intera struttura, tra le cui mura soggiornarono, tra gli altri, l’imperatore d’Austria Giuseppe II, Giuseppe Garibaldi e Giovanni Guareschi, all’antico splendore.
Al secondo posto si è, invece, classificata la Chiesa di San Nicola a San Paolo di Civitate, in provincia di Foggia, chiusa al culto dal 1999, in seguito ai danni subiti dal susseguirsi di fenomeni tellurici che hanno interessato il territorio pugliese. Sempre in provincia di Foggia, a Mattinata sul Gargano, si trova il terzo bene classificato: l’Abbazia Benedettina della SS. Trinità di Monte Sacro. Mentre ad aggiudicarsi il quarto posto è stato il Rione Santità-Museo di Totò a Napoli, che sogna di inaugurare un percorso o un edificio museale in ricordo del principe Antonio De Curtis.
Restando in Campania, non bisogna viaggiare molto per incontrare il bene in quinta posizione: il Real Sito di Carditello a San Tammaro, in provincia di Caserta, gioiello dell’architettura settecentesca, oggi vittima dell’abbandono ed esposta ad azioni vandaliche, al punto che ignoti ne hanno portato via gradini, parti della balaustre, degli affreschi, persino delle mattonelle. Nessuna sorveglianza permette di tutelare quella che sarebbe una reggia di invidiabile bellezza, oppressa da una discarica di immondizie collocata a meno di un chilometro di distanza. Nelle prime posizioni, si trovano, poi, il Faro del Monte della Guardia a Ponza, il borgo di Finale Emilia, devastato dal terremoto, l’ottocentesca Villa Taranto di Verbania, il cui giardino è stato funestato la scorsa estate da una violenta tromba d’aria, il Colle dell’Infinito a Recanati, il Castello di Miramare e la stupenda Cattolica di Stilo, chiesa bizantina tanto importante, anche se poco conosciuta, da comparire nella filigrana del passaporto italiano.
I luoghi segnalati sono in tutto 10.451. Puglia (straordinario il risultato della provincia di Foggia che ha raccolto oltre 173.000 voti), Campania, Piemonte, Lombardia e Toscana sono state le regioni più sensibili al censimento. I votanti, di età media intorno ai 45 anni, sono stati al 52,8% donne al 47,2% uomini. La tipologia dei beni più votati è quella delle chiese, seguita da abbazie e ville. Le risposte sono arrivate da 123 Paesi: dal Canada all’Olanda, dal Malawi alla Cina, dalle Isole Cook agli Stati Uniti, a dimostrazione che i nostri beni e il nostro paesaggio che stanno negli occhi e nella memoria di tutto il mondo.
Tra i «luoghi del cuore» segnalati alla sesta edizione del censimento, si procederà, nei prossimi mesi, a un monitoraggio, in modo da poter intervenire concretamente per il salvataggio di alcuni; a giugno, in accordo con le Direzioni regionali del Ministero per i beni e le attività culturali, è previsto l’annuncio degli interventi che verranno effettuati. Il Fai (Fondo per l’ambiente italiano) promette, inoltre, di farsi portavoce delle segnalazioni ricevute da italiani e stranieri e di sollecitare, anche attraverso l’azione capillare delle sue oltre cento delegazioni provinciali, le istituzioni preposte affinché tengano in considerazione i luoghi più amati dai cittadini, sensibilizzando sindaci, soprintendenze e presidenti di regione. Nell’attesa, si può continuare a seguire il censimento sul blog «Italia del Cuore»: un’occasione, questa, per conoscere tanti luoghi, da ripristinare o da riscoprire, che compongono la geografia di un amore, sempre più forte, per il nostro patrimonio culturale.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Cittadella di Alessandria, © Archivio CAST, Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro; [fig.2] Cattolica di Stilo, Stilo, Reggio Calabria; [fig. 3] Verbania,Villa Taranto e Giardini © Ente Giardini Botanici Villa Taranto
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mercoledì 13 febbraio 2013
L’arte del bottone, un viaggio tra storia e moda
«Il dettaglio è importante quanto l'essenziale. Quando è infelice distrugge tutto l'insieme». Così lo stilista francese Christian Dior, responsabile del rilancio internazionale della moda parigina nel secondo dopoguerra, sottolineava l’importanza del bottone per determinare lo stile di un abito.
A questo piccolo oggetto del nostro vivere quotidiano, che la maison Prada ha recentemente scelto come vezzoso accessorio per scarpe e borsette e che il couturier spagnolo Cristobal Balenciaga riteneva perfetto solo se più piccolo dell’occhio femminile, guarda la nuova mostra dei Musei Mazzucchelli di Ciliverghe di Mazzano, nel Bresciano. Fino al prossimo 20 aprile, le sale espositive gestite dalla Fondazione Giacomini Meo Fiorotti accolgono, infatti, la rassegna «Il bottone. Arte e moda», curata dal collezionista Franco Jacassi e promossa grazie al sostegno di Bomisa, Gritti Group, Sandra B. e Secondo Stefano Pavese.
Dalle raffinate e romantiche miniature in avorio o underglass del Settecento alle creazioni surrealiste di Elsa Schiaparelli e a quelle fantasiose di Moschino, oltre diecimila bottoni, prodotti tra il XVIII secolo e gli anni Novanta del Novecento, focalizzano l’attenzione sulla ricca collezione dello stesso Franco Jacassi, signore del vintage, che, dopo esperienze come gallerista d’arte e bibliofilo, ha aperto, in un suggestivo cortile della vecchia Milano, uno showroom di capi, tessuti e ricami d’alta moda datati tra l'Ottocento e gli anni Ottanta, ai quali si aggiungono abiti anni Venti e Trenta firmati da Vionnet e Chanel, indumenti anni Cinquanta e Sessanta targati Emilio Pucci, Christian Dior, Pierre Cardin e Balenciaga, ma anche borse d'antan di Roberta di Camerino, Gucci ed Hermès.
Tra raffinatezze e preziosità, nella mostra bresciana il bottone smette gli abiti di semplice oggetto del vivere quotidiano e diventa, come è giusto che sia, un piccolo pezzo d'arte, nonché un mezzo per leggere la storia e i mutamenti della cultura attraverso l’evoluzione della moda. Il visitatore potrà così farsi incantare dalla preziosità dei materiali e dalla ricercatezza del design di pezzi, molti dei quali mai esposti prima, come preziose lavorazioni cut steel, picture buttons vittoriani in metallo stampato, madreperle finemente cesellate, smalti francesi dell’Ottocento e del periodo Liberty. Tra le scatole e i campionari esposti, si nascondono, poi, pezzi unici di Eva Sabbatini, le storiche palline da golf dorate di Hermés, le tartarughe di Valentino, i bottoni logati di Lanvin e di Ken Scott e, per finire, quelli intrecciati con fili di seta colorata, oro e argento da Paul Poiret nei primi del Novecento. Tante piccole meraviglie in smalto, madreperla, avorio, oro e cristallo, raffiguranti fiori, animali, paesaggi e ritratti, che raccontano come un particolare possa fare la differenza.
Didascalie delle immagini
[fig.1 ] Bottone della maison Moschino; [fig. 2] Henry Hamm, bottone in galalite del 1930; [fig. 3] Hermes, bottone in madreperla e corozo inciso a laser
Informazioni utili
«Il Bottone. Arte e moda». Musei Mazzucchelli, via Mazzucchelli, 2 - Ciliverghe di Mazzano (Brescia). Orari: lunedì-venerdì, ore 9.00-18.00; sabato e domenica 10.00-18.30. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 6,00; scolaresche € 3,50. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 030.212421. Sito web: www.museimazzucchelli.it. Fino al 20 aprile 2013.
A questo piccolo oggetto del nostro vivere quotidiano, che la maison Prada ha recentemente scelto come vezzoso accessorio per scarpe e borsette e che il couturier spagnolo Cristobal Balenciaga riteneva perfetto solo se più piccolo dell’occhio femminile, guarda la nuova mostra dei Musei Mazzucchelli di Ciliverghe di Mazzano, nel Bresciano. Fino al prossimo 20 aprile, le sale espositive gestite dalla Fondazione Giacomini Meo Fiorotti accolgono, infatti, la rassegna «Il bottone. Arte e moda», curata dal collezionista Franco Jacassi e promossa grazie al sostegno di Bomisa, Gritti Group, Sandra B. e Secondo Stefano Pavese.
Dalle raffinate e romantiche miniature in avorio o underglass del Settecento alle creazioni surrealiste di Elsa Schiaparelli e a quelle fantasiose di Moschino, oltre diecimila bottoni, prodotti tra il XVIII secolo e gli anni Novanta del Novecento, focalizzano l’attenzione sulla ricca collezione dello stesso Franco Jacassi, signore del vintage, che, dopo esperienze come gallerista d’arte e bibliofilo, ha aperto, in un suggestivo cortile della vecchia Milano, uno showroom di capi, tessuti e ricami d’alta moda datati tra l'Ottocento e gli anni Ottanta, ai quali si aggiungono abiti anni Venti e Trenta firmati da Vionnet e Chanel, indumenti anni Cinquanta e Sessanta targati Emilio Pucci, Christian Dior, Pierre Cardin e Balenciaga, ma anche borse d'antan di Roberta di Camerino, Gucci ed Hermès.
Tra raffinatezze e preziosità, nella mostra bresciana il bottone smette gli abiti di semplice oggetto del vivere quotidiano e diventa, come è giusto che sia, un piccolo pezzo d'arte, nonché un mezzo per leggere la storia e i mutamenti della cultura attraverso l’evoluzione della moda. Il visitatore potrà così farsi incantare dalla preziosità dei materiali e dalla ricercatezza del design di pezzi, molti dei quali mai esposti prima, come preziose lavorazioni cut steel, picture buttons vittoriani in metallo stampato, madreperle finemente cesellate, smalti francesi dell’Ottocento e del periodo Liberty. Tra le scatole e i campionari esposti, si nascondono, poi, pezzi unici di Eva Sabbatini, le storiche palline da golf dorate di Hermés, le tartarughe di Valentino, i bottoni logati di Lanvin e di Ken Scott e, per finire, quelli intrecciati con fili di seta colorata, oro e argento da Paul Poiret nei primi del Novecento. Tante piccole meraviglie in smalto, madreperla, avorio, oro e cristallo, raffiguranti fiori, animali, paesaggi e ritratti, che raccontano come un particolare possa fare la differenza.
Didascalie delle immagini
[fig.1 ] Bottone della maison Moschino; [fig. 2] Henry Hamm, bottone in galalite del 1930; [fig. 3] Hermes, bottone in madreperla e corozo inciso a laser
Informazioni utili
«Il Bottone. Arte e moda». Musei Mazzucchelli, via Mazzucchelli, 2 - Ciliverghe di Mazzano (Brescia). Orari: lunedì-venerdì, ore 9.00-18.00; sabato e domenica 10.00-18.30. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 6,00; scolaresche € 3,50. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 030.212421. Sito web: www.museimazzucchelli.it. Fino al 20 aprile 2013.
venerdì 8 febbraio 2013
Biennale di Venezia: quattordici artisti e un progetto di crowdfunding per il Padiglione Italia
Quattordici artisti per sette stanze, distribuiti su una superficie di circa milleottocento metri quadrati: sono questi i numeri di «vice versa», il progetto espositivo che Bartolomeo Pietromarchi ha ideato per il Padiglione Italia, promosso dal Ministero per i beni e le attività culturali, attraverso la Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, nell’ambito della cinquantacinquesima Esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia.
Dal 1° giugno al 24 novembre, alle Tese delle Vergini, all’Arsenale, sarà possibile compiere un viaggio ideale nell’arte italiana di ieri e di oggi, nel quale maestri riconosciuti, come Giulio Paolini e Luigi Ghirri, dialogheranno con artisti delle generazioni successive, da Elisabetta Benassi a Piero Golia, per raccontare la complessità e le contraddizioni del nostro Paese.
A fare da filo rosso tra le opere esposte, il 90% delle quali inedite, sarà il tema del doppio, uno degli aspetti più profondamente caratterizzanti l’arte contemporanea italiana come provano le ricerche di Alighiero Boetti, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Luigi Ontani e Gino De Dominicis, basate su figure dicotomiche quali ordine e disordine, immagine e riflesso, visibile e invisibile, realtà e finzione, originale e copia.
«Vice versa» racconterà, dunque, la natura antitetica della nostra arte contemporanea, trovando spunto ideativo nel volume «Categorie italiane. Studi di poetica» (1996) del filosofo Giorgio Agamben, nel quale si sostiene che per interpretare la cultura italiana sia necessario individuare «una serie di concetti polarmente coniugati», capaci di descriverne le caratteristiche di fondo.
Installazioni, sculture, dipinti, performance, interventi sonori e ambientali, all’interno e all’esterno del Padiglione Italia (la rassegna occuperà anche i mille metri quadrati del giardino che circonda le Tese delle Vergini), porteranno, dunque, il pubblico a riflettere su binomi quali tragedia e commedia o suono e silenzio. Ecco così che il paesaggio, tra visione e memoria, sarà al centro del dialogo tra Luigi Ghirri (1943-1992) e Luca Vitone (1964). Il rapporto sofferto e contraddittorio con la storia, declinato tra dimensione personale e collettiva, si manifesterà nei lavori di Fabio Mauri (1926-2009) e Francesco Arena (1978). Il gioco dialettico tra tragedia e commedia metterà, invece, in relazione Piero Golia (1974) e Sislej Xhafa (1970). Mentre Marcello Maloberti (1966) e Flavio Favelli (1967) si occuperanno degli sconfinamenti tra autobiografia e immaginario collettivo, attraverso riferimenti alla cultura e alle tradizioni popolari. E ancora, l’arte come illusione e sguardo prospettico vedrà confrontarsi Giulio Paolini (1940) e Marco Tirelli (1956); la contrapposizione tra suono e silenzio, tra libertà di parola e censura, sarà affrontata da Massimo Bartolini (1962) e Francesca Grilli (1978). A Gianfranco Baruchello (1924) ed Elisabetta Benassi (1966) toccherà, infine, raccontare -spiega Bartolomeo Pietromarchi- «la tensione tra frammento e sistema, in cui l’umana ambizione ad archiviare e a classificare si scontra con l’impossibilità e il fallimento».
L’ideazione e l’elaborazione delle opere esposte sarà documentata da un catalogo bilingue, in italiano e in inglese, a cura di Mousse Agency, agenzia che si occuperà anche dell’immagine coordinata della mostra, dal logo alla campagna di comunicazione, dagli inviti alla pannellistica.
Ma a quattro mesi dall’apertura della Biennale, e in tempi di crisi economica (è di solo seicento mila euro il finanziamento pubblico), a far parlare la stampa, in questi giorni, è soprattutto la scelta di Bartolomeo Pietromarchi di puntare sul crowdfunding per sostenere la mostra «vice versa» e tutte le iniziative correlate, dalla produzione degli artisti a un grande convegno sullo stato della cultura italiana. La raccolta fondi, che inizierà martedì 12 febbraio e che avrà la durata di novanta giorni, prevede eventi a Roma, Milano, Londra e New York, per poi proseguire sul web, sul sito ufficiale del padiglione. L’obiettivo è di raccogliere cinquantamila euro attraverso un finanziamento privato basato sul contributo diffuso, anche di piccola entità, simbolico. Un’idea, questa, figlia dei tempi come documentano le iniziative «Tous Mécènes» del Louvre di Parigi e, per restare nel nostro Paese, «Acquista con noi un pezzo di storia» del torinese Palazzo Madama.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Ritratto di Bartolomeo Pietromarchi, curatore del Padiglione Italia alla 55. Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia; [fig. 2] Ritratto di Giulio Paolini, uno degli artisti del Padiglione Italia alla 55. Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia; [fig. 3] Ritratto di Fabio Mauri, uno degli artisti del Padiglione Italia alla 55. Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia.
Informazioni utili
«vice versa» . Padiglione Italia alla 55. Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia. Curatore: Bartolomeo Pietromarchi. Commissario: Maddalena Ragni. Arsenale – Tese delle Vergini, Calle della Tana, 2169/S - Venezia. Sito web: www.viceversa2013.org. Dal 1° giugno al 24 novembre 2013. Inaugurazione: giovedì 30 maggio 2013, ore 11.30.
Dal 1° giugno al 24 novembre, alle Tese delle Vergini, all’Arsenale, sarà possibile compiere un viaggio ideale nell’arte italiana di ieri e di oggi, nel quale maestri riconosciuti, come Giulio Paolini e Luigi Ghirri, dialogheranno con artisti delle generazioni successive, da Elisabetta Benassi a Piero Golia, per raccontare la complessità e le contraddizioni del nostro Paese.
A fare da filo rosso tra le opere esposte, il 90% delle quali inedite, sarà il tema del doppio, uno degli aspetti più profondamente caratterizzanti l’arte contemporanea italiana come provano le ricerche di Alighiero Boetti, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Luigi Ontani e Gino De Dominicis, basate su figure dicotomiche quali ordine e disordine, immagine e riflesso, visibile e invisibile, realtà e finzione, originale e copia.
«Vice versa» racconterà, dunque, la natura antitetica della nostra arte contemporanea, trovando spunto ideativo nel volume «Categorie italiane. Studi di poetica» (1996) del filosofo Giorgio Agamben, nel quale si sostiene che per interpretare la cultura italiana sia necessario individuare «una serie di concetti polarmente coniugati», capaci di descriverne le caratteristiche di fondo.
Installazioni, sculture, dipinti, performance, interventi sonori e ambientali, all’interno e all’esterno del Padiglione Italia (la rassegna occuperà anche i mille metri quadrati del giardino che circonda le Tese delle Vergini), porteranno, dunque, il pubblico a riflettere su binomi quali tragedia e commedia o suono e silenzio. Ecco così che il paesaggio, tra visione e memoria, sarà al centro del dialogo tra Luigi Ghirri (1943-1992) e Luca Vitone (1964). Il rapporto sofferto e contraddittorio con la storia, declinato tra dimensione personale e collettiva, si manifesterà nei lavori di Fabio Mauri (1926-2009) e Francesco Arena (1978). Il gioco dialettico tra tragedia e commedia metterà, invece, in relazione Piero Golia (1974) e Sislej Xhafa (1970). Mentre Marcello Maloberti (1966) e Flavio Favelli (1967) si occuperanno degli sconfinamenti tra autobiografia e immaginario collettivo, attraverso riferimenti alla cultura e alle tradizioni popolari. E ancora, l’arte come illusione e sguardo prospettico vedrà confrontarsi Giulio Paolini (1940) e Marco Tirelli (1956); la contrapposizione tra suono e silenzio, tra libertà di parola e censura, sarà affrontata da Massimo Bartolini (1962) e Francesca Grilli (1978). A Gianfranco Baruchello (1924) ed Elisabetta Benassi (1966) toccherà, infine, raccontare -spiega Bartolomeo Pietromarchi- «la tensione tra frammento e sistema, in cui l’umana ambizione ad archiviare e a classificare si scontra con l’impossibilità e il fallimento».
L’ideazione e l’elaborazione delle opere esposte sarà documentata da un catalogo bilingue, in italiano e in inglese, a cura di Mousse Agency, agenzia che si occuperà anche dell’immagine coordinata della mostra, dal logo alla campagna di comunicazione, dagli inviti alla pannellistica.
Ma a quattro mesi dall’apertura della Biennale, e in tempi di crisi economica (è di solo seicento mila euro il finanziamento pubblico), a far parlare la stampa, in questi giorni, è soprattutto la scelta di Bartolomeo Pietromarchi di puntare sul crowdfunding per sostenere la mostra «vice versa» e tutte le iniziative correlate, dalla produzione degli artisti a un grande convegno sullo stato della cultura italiana. La raccolta fondi, che inizierà martedì 12 febbraio e che avrà la durata di novanta giorni, prevede eventi a Roma, Milano, Londra e New York, per poi proseguire sul web, sul sito ufficiale del padiglione. L’obiettivo è di raccogliere cinquantamila euro attraverso un finanziamento privato basato sul contributo diffuso, anche di piccola entità, simbolico. Un’idea, questa, figlia dei tempi come documentano le iniziative «Tous Mécènes» del Louvre di Parigi e, per restare nel nostro Paese, «Acquista con noi un pezzo di storia» del torinese Palazzo Madama.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Ritratto di Bartolomeo Pietromarchi, curatore del Padiglione Italia alla 55. Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia; [fig. 2] Ritratto di Giulio Paolini, uno degli artisti del Padiglione Italia alla 55. Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia; [fig. 3] Ritratto di Fabio Mauri, uno degli artisti del Padiglione Italia alla 55. Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia.
Informazioni utili
«vice versa» . Padiglione Italia alla 55. Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia. Curatore: Bartolomeo Pietromarchi. Commissario: Maddalena Ragni. Arsenale – Tese delle Vergini, Calle della Tana, 2169/S - Venezia. Sito web: www.viceversa2013.org. Dal 1° giugno al 24 novembre 2013. Inaugurazione: giovedì 30 maggio 2013, ore 11.30.
giovedì 7 febbraio 2013
Torino, Palazzo Madama punta sul crowdfunding per riportare a casa il servizio da tè di Massimo d’Azeglio
«Acquista con noi un pezzo di storia»: Palazzo Madama chiama a raccolta la cittadinanza di Torino e lancia una sottoscrizione pubblica per acquistare un importante servizio di porcellana di Meissen, appartenuto alla famiglia Taparelli d'Azeglio.
Sul modello di alcuni dei più rinomati musei internazionali, dalla National Gallery di Londra al Louvre di Parigi, l’istituzione museale piemontese punta, dunque, per la prima volta nella sua storia, e con il sostegno della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino, sul crowdfunding (da crowd, folla e funding, finanziamento) per arricchire la propria collezione.
La cifra da raccogliere entro la fine di marzo, necessaria per acquisire il prezioso servizio di porcellana di Meissen della famiglia Tapparelli d’Azeglio ed evitare così che questo venga battuto all’asta il prossimo maggio dalla londinese Bonhams, è pari a 66.000 sterline (80mila euro circa). Le donazioni dei cittadini e dei turisti in occasione della mostra natalizia su Pisanello, oltre alla grande generosità di Franco Coppo, che ha lasciato a Palazzo Madama parte dei suoi beni in eredità, hanno già permesso di raccogliere il 40% dei fondi necessari. Mancano ancora circa 50mila euro. La palla passa, dunque, in mano ai torinesi e non solo, che possono diventare mecenati e autori di questo progetto di restauro della memoria facendo una donazione nelle urne disponibili in museo, sul sito www.palazzomadamatorino/crowdfunding o attraverso bonifico bancario (CC Fondazione Torino Musei, Banca Unicredit, filiale via Garibaldi, 14 – Torino; codice IBAN IT27F0200801152000008716483).
La storia del servizio di porcellana appartenuto famiglia Tapparelli d’Azeglio, realizzato nel 1730 e composto da una quarantina di elementi che si sono conservati integralmente fino ad oggi, ha il sapore della favola.
E’ il primo decennio del Settecento quando a Dresda, alla corte di Augusto II il Forte, re di Polonia ed elettore di Sassonia, nasce, grazie al genio del chimico Johann Friederich Bottger, la prima porcellana di Meissen. L’«oro bianco» diventa il dono diplomatico per eccellenza: costoso, raffinato, prestigioso. Gli uomini della corte e gli ambasciatori stranieri fanno a gara per ricevere un servizio da caffè, vettovaglie varie o anche una semplice statuina. Nel museo di Palazzo Madama si conservano, per esempio, alcuni preziosi esemplari, frammenti di più grandi servizi dispersi in vari musei del mondo: una tazzina con piattino dipinti da Johann Gregorius Hoerold, con stemma e cifre di Vittorio Amedeo II di Savoia; un piatto con l'arme del marchese d'Ormea, Carlo Francesco Ferrero, ministro di Carlo Emanuele III di Savoia; un piatto dello straordinario servizio creato per l'imperatrice Elisabetta di Russia.
Al culmine del successo personale, Pietro Roberto Taparelli, conte di Lagnasco 1659-1732), generale di cavalleria, cavaliere dell'Aquila bianca, ambasciatore all'Aia, a Roma e a Vienna, fidato ministro nella corte sassone, riceve dal re (o ottiene di far produrre a Meissen) uno specialissimo servizio da tè e da cioccolata. Il decoro è semplice ma potente: un bordo con i colori araldici blu, rosso e oro (unico per Meissen), fiori in stile kakiemon, sparsi a piccoli mazzi o singoli e, su tutto, dominante, lo stemma dei Taparelli (partito, controfasciato d'argento e di rosso).
Alla morte di Pietro Roberto, avvenuta in Slesia, il servizio passa nelle mani del nipote Carlo Francesco, ecclesiastico, anch'egli ministro plenipotenziario per il re sassone presso il papa a Roma. Nel palazzo in piazza San Carlo ai Catinari, un antico inventario rivela che le porcellane sono custodite in una credenza del guardaroba (43 pezzi, non uno in più di oggi). Nel 1779, alla sua morte, Carlo Francesco lascia in eredità al nipote Carlo Roberto i quadri di famiglia e le porcellane sassoni con lo stemma dei Taparelli. Le casse partono per Torino, e le porcellane vengono sistemante nel palazzo di famiglia in contrada d'Angennes (ora sede della Fondazione Einaudi), nella celebre «camera gialla», quella della marchesa madre, dove nascerà, anni dopo,
Massimo d'Azeglio.
Nell'aprile del 1843, Massimo, su consiglio della cognata Costanza Alfieri di Sostegno, ritrae una delle tazzine da cioccolata in un suo delizioso quadretto di fiori, ora conservato alla Galleria d’arte moderna di Torino. Dentro la tazzina, un tulipano, che suggerisce il nome dell'ultimo protagonista di questa storia: Emanuele d'Azeglio. Il fiore era, infatti, nato da un bulbo che dall'Olanda egli aveva spedito alla madre. Emanuele è diplomatico del Regno di Sardegna, poi ministro plenipotenziario del Regno d'Italia a Londra, è un collezionista, un amatore d'arte, e ha la passione per la storia. Ricostruisce negli anni le vicende della famiglia Taparelli e riconduce le porcellane all'avo divenuto sassone d'elezione. Il suo destino si incrocia e si sovrappone a quello del museo civico torinese, di cui diventa direttore negli ultimi dieci anni della sua vita e a cui dona le sue straordinarie raccolte di ceramiche e di vetri dipinti e dorati. Non donerà al museo le porcellane con l'arme dei Taparelli, che lascerà all'erede designato, Salvatore di Villamarina, ma l'idea di mantenere in seno alla famiglia quei cimeli si rivelerà perdente, perché il patrimonio sarà in realtà dismesso.
Il filo che lega i Taparelli d'Azeglio e Torino al servizio si spezza nel 1903 quando il marchese di Villamarina lo mette in vendita. Da quel momento se ne perdono le tracce. Del servizio di Maissen appartenuto alla famiglia Taparelli d'Azeglio, oggi nella collezione di Said e Roswitha Marouf, si torna a parlare recentemente, nel 2003. Nel frattempo, Palazzo Madama svela l’errata attribuzione dello stemma che, a partire dalla scritta sulla custodia di reimpiego, aveva assegnato il prezioso servizio alla famiglia ligure degli Spinola e non ai Taparelli.
Consapevole dell’importanza di questo servizio come testimone di un passato glorioso e illustre, il museo torinese si impegna, ora, nella difficile impresa di acquistarlo e di riportarlo nella città che ha visto la famiglia d'Azeglio farsi protagonista dell'età risorgimentale. Un gesto, questo, che impegna ciascuno di noi nei confronti della storia.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] [fig. 1] Servizio con armi Taparelli, Meissen, 1730 circa. © Christie's Images Limited; [fig. 2] Teiera del servizio Taparelli, 1730 circa. © Christie's Images Limited; [fig. 3] Servizio Taparelli, particolare del beccuccio della caffettiera, 1730 circa. © Bonhams; [fig. 4] Massimo d'Azeglio, Natura morta con fiori e oggetti (fiori e vasetto), 1843 ca. Torino, Galleria civica d’arte moderna e contemporanea.
Informazioni utili
«Acquista con noi un pezzo di storia». Campagna crowdfunding di Palazzo Madama, Torino. Informazioni: www.palazzomadamatorino.it/crowdfunding/index.html
La cifra da raccogliere entro la fine di marzo, necessaria per acquisire il prezioso servizio di porcellana di Meissen della famiglia Tapparelli d’Azeglio ed evitare così che questo venga battuto all’asta il prossimo maggio dalla londinese Bonhams, è pari a 66.000 sterline (80mila euro circa). Le donazioni dei cittadini e dei turisti in occasione della mostra natalizia su Pisanello, oltre alla grande generosità di Franco Coppo, che ha lasciato a Palazzo Madama parte dei suoi beni in eredità, hanno già permesso di raccogliere il 40% dei fondi necessari. Mancano ancora circa 50mila euro. La palla passa, dunque, in mano ai torinesi e non solo, che possono diventare mecenati e autori di questo progetto di restauro della memoria facendo una donazione nelle urne disponibili in museo, sul sito www.palazzomadamatorino/crowdfunding o attraverso bonifico bancario (CC Fondazione Torino Musei, Banca Unicredit, filiale via Garibaldi, 14 – Torino; codice IBAN IT27F0200801152000008716483).
La storia del servizio di porcellana appartenuto famiglia Tapparelli d’Azeglio, realizzato nel 1730 e composto da una quarantina di elementi che si sono conservati integralmente fino ad oggi, ha il sapore della favola.
E’ il primo decennio del Settecento quando a Dresda, alla corte di Augusto II il Forte, re di Polonia ed elettore di Sassonia, nasce, grazie al genio del chimico Johann Friederich Bottger, la prima porcellana di Meissen. L’«oro bianco» diventa il dono diplomatico per eccellenza: costoso, raffinato, prestigioso. Gli uomini della corte e gli ambasciatori stranieri fanno a gara per ricevere un servizio da caffè, vettovaglie varie o anche una semplice statuina. Nel museo di Palazzo Madama si conservano, per esempio, alcuni preziosi esemplari, frammenti di più grandi servizi dispersi in vari musei del mondo: una tazzina con piattino dipinti da Johann Gregorius Hoerold, con stemma e cifre di Vittorio Amedeo II di Savoia; un piatto con l'arme del marchese d'Ormea, Carlo Francesco Ferrero, ministro di Carlo Emanuele III di Savoia; un piatto dello straordinario servizio creato per l'imperatrice Elisabetta di Russia.
Al culmine del successo personale, Pietro Roberto Taparelli, conte di Lagnasco 1659-1732), generale di cavalleria, cavaliere dell'Aquila bianca, ambasciatore all'Aia, a Roma e a Vienna, fidato ministro nella corte sassone, riceve dal re (o ottiene di far produrre a Meissen) uno specialissimo servizio da tè e da cioccolata. Il decoro è semplice ma potente: un bordo con i colori araldici blu, rosso e oro (unico per Meissen), fiori in stile kakiemon, sparsi a piccoli mazzi o singoli e, su tutto, dominante, lo stemma dei Taparelli (partito, controfasciato d'argento e di rosso).
Alla morte di Pietro Roberto, avvenuta in Slesia, il servizio passa nelle mani del nipote Carlo Francesco, ecclesiastico, anch'egli ministro plenipotenziario per il re sassone presso il papa a Roma. Nel palazzo in piazza San Carlo ai Catinari, un antico inventario rivela che le porcellane sono custodite in una credenza del guardaroba (43 pezzi, non uno in più di oggi). Nel 1779, alla sua morte, Carlo Francesco lascia in eredità al nipote Carlo Roberto i quadri di famiglia e le porcellane sassoni con lo stemma dei Taparelli. Le casse partono per Torino, e le porcellane vengono sistemante nel palazzo di famiglia in contrada d'Angennes (ora sede della Fondazione Einaudi), nella celebre «camera gialla», quella della marchesa madre, dove nascerà, anni dopo,
Massimo d'Azeglio.
Nell'aprile del 1843, Massimo, su consiglio della cognata Costanza Alfieri di Sostegno, ritrae una delle tazzine da cioccolata in un suo delizioso quadretto di fiori, ora conservato alla Galleria d’arte moderna di Torino. Dentro la tazzina, un tulipano, che suggerisce il nome dell'ultimo protagonista di questa storia: Emanuele d'Azeglio. Il fiore era, infatti, nato da un bulbo che dall'Olanda egli aveva spedito alla madre. Emanuele è diplomatico del Regno di Sardegna, poi ministro plenipotenziario del Regno d'Italia a Londra, è un collezionista, un amatore d'arte, e ha la passione per la storia. Ricostruisce negli anni le vicende della famiglia Taparelli e riconduce le porcellane all'avo divenuto sassone d'elezione. Il suo destino si incrocia e si sovrappone a quello del museo civico torinese, di cui diventa direttore negli ultimi dieci anni della sua vita e a cui dona le sue straordinarie raccolte di ceramiche e di vetri dipinti e dorati. Non donerà al museo le porcellane con l'arme dei Taparelli, che lascerà all'erede designato, Salvatore di Villamarina, ma l'idea di mantenere in seno alla famiglia quei cimeli si rivelerà perdente, perché il patrimonio sarà in realtà dismesso.
Il filo che lega i Taparelli d'Azeglio e Torino al servizio si spezza nel 1903 quando il marchese di Villamarina lo mette in vendita. Da quel momento se ne perdono le tracce. Del servizio di Maissen appartenuto alla famiglia Taparelli d'Azeglio, oggi nella collezione di Said e Roswitha Marouf, si torna a parlare recentemente, nel 2003. Nel frattempo, Palazzo Madama svela l’errata attribuzione dello stemma che, a partire dalla scritta sulla custodia di reimpiego, aveva assegnato il prezioso servizio alla famiglia ligure degli Spinola e non ai Taparelli.
Consapevole dell’importanza di questo servizio come testimone di un passato glorioso e illustre, il museo torinese si impegna, ora, nella difficile impresa di acquistarlo e di riportarlo nella città che ha visto la famiglia d'Azeglio farsi protagonista dell'età risorgimentale. Un gesto, questo, che impegna ciascuno di noi nei confronti della storia.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] [fig. 1] Servizio con armi Taparelli, Meissen, 1730 circa. © Christie's Images Limited; [fig. 2] Teiera del servizio Taparelli, 1730 circa. © Christie's Images Limited; [fig. 3] Servizio Taparelli, particolare del beccuccio della caffettiera, 1730 circa. © Bonhams; [fig. 4] Massimo d'Azeglio, Natura morta con fiori e oggetti (fiori e vasetto), 1843 ca. Torino, Galleria civica d’arte moderna e contemporanea.
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«Acquista con noi un pezzo di storia». Campagna crowdfunding di Palazzo Madama, Torino. Informazioni: www.palazzomadamatorino.it/crowdfunding/index.html
mercoledì 6 febbraio 2013
Una città per un’opera d’arte: ritorna a Bergamo un quadro di Antonio Maria Marini
Bergamo arricchisce la propria pinacoteca di una nuova opera d’arte. Grazie a più di mille sottoscrittori, approda all’Accademia di Carrara il «Paesaggio con cavalieri e soldati», dipinto inedito del paesaggista veneto Antonio Maria Marini (Venezia, 1668-1725).
La segnalazione della disponibilità del dipinto sul mercato antiquariale era arrivata al museo tre anni fa da una voce autorevole del collezionismo privato lombardo, che aveva a sua volta raccolto l’informazione in Francia. La notizia si rivelò subito di interesse per l’istituzione bergamasca, che, all’interno della propria raccolta, conservava già una tela di Marini: il «Paesaggio roccioso con soldati», una veduta di paese bagnata dalla luce rosa del tramonto e sospesa in un’atmosfera quasi misteriosa che, per la presenza della firma dell’autore, è stato il perno intorno al quale, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, è ruotata la progressiva ricostruzione della figura dell’artista, specialista di successo nei generi del paesaggio e della battaglia.
I promotori della sottoscrizione, l’associazione «Amici dell’Accademia Carrara», speravano che quel quadro ricomparso sul mercato antiquariale fosse lo stesso andato disperso, insieme a molti altri, nel 1835, dopo che una significativa parte della raccolta di Giacomo Carrara, fondatore della pinacoteca cittadina, era stata messa all’asta. Questa ipotesi è, oggi, oggetto di attenta valutazione da parte degli specialisti.
La tela appena acquisita si rivela, comunque, preziosa anche per ricostruire la storia ancora poco conosciuta di Marini,del quale molti lavori furono acquisiti da lord Edward Irwin (1686–1717), proprietario della Temple Newsman House, sita nello Yorkshire, dove ancora si conservano diciotto delle ventotto tele di paesaggi e battaglie (di cui venti con certezza di mano dell’autore veneto), che il nobile inglese acquistò durante i suoi due soggiorni a Venezia.
Il «Paesaggio con cavalieri e soldati», firmato dal suo autore, rivela anche il luogo in cui fu dipinto: Bergamo, appunto, confermando l’ipotesi di un soggiorno dell’artista nella città orobica, che gli studi condotti in questa occasione collocherebbero intorno al 1710.
La tela è, inoltre, caratterizzata da una sicurezza della concezione spaziale, da un timbro chiaro e luminoso generato da pennellate vaporose, a testimonianza delle brillanti capacità dell’artista veneto, apprezzato da un collezionismo attento ed esigente.
La presentazione pubblica della nuova acquisizione, grazie anche al qualificato contributo di Maria Silvia Proni, cui si deve la monografia di riferimento sul pittore, diviene occasione di approfondimento sulle collezioni del museo, con particolare riferimento al genere della pittura di battaglia, e sul panorama della cultura d’arte della città.
La mostra, in programma dall’8 febbraio al 7 aprile, farà dialogare l’opera appena ritrovata e il «Paesaggio roccioso con soldati» che già faceva parte delle collezioni della Carrara, mentre la tesi di un’attività dell’artista di stanza a Bergamo, suggerita dall’iscrizione sul dipinto acquisito, viene confermata dal ritrovamento di due inedite battaglie firmate in una collezione privata bergamasca e dalla proposta di guadagnare al catalogo di Marini altre due tele custodite all’Accademia Carrara: «Battaglia di cavalieri e armigeri» e «Sosta dopo la battaglia».
Dalle raccolte grafiche del museo proviene anche il «Paesaggio con rupi, figure e case sullo sfondo», un disegno a penna e inchiostro seppia per il quale si conferma l’autografia di Marini e che costituisce il tassello iniziale di quell’opera di riscoperta e ricostruzione della produzione grafica dell’artista che attende ancora di essere avviata. Accompagnerà la mostra un quaderno di studio, pubblicato da Lubrina Editore, con contributi di Giorgio Pandini, presidente dell'associazione Amici dell'Accademia Carrara e delle studiose Maria Cristina Rodeschini e Maria Silvia Proni.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Antonio Maria Marini, «Paesaggio con cavalieri e soldati»,1710 circa, olio su tela, cm 90,7 x 113,7. Nuova acquisizione Accademia Carrara, Bergamo; [fig. 2] Antonio Maria Marini, «Paesaggio roccioso con soldati», 1710 circa. Olio su tela, cm 91 x 115. Bergamo, Accademia Carrara
Informazioni utili
Una città per un’opera d’arte. Il ritorno a Bergamo del «Paesaggio con cavalieri e soldati» di Antonio Maria Marini. Accademia Carrara - sede temporanea di Palazzo della Ragione, piazza Vecchia - Bergamo Alta. Orari di apertura: martedì – venerdì, ore 9.30-17.30; sabato e domenica, ore 10.00-18.00. Ingresso: intero € 6,00, ridotto e gruppi € 4,00, giovani e family card € 1,50. Informazioni: tel. 035.399677. Prenotazioni gruppi e visite guidate: tel. 035.218041 (lunedì – venerdì, ore 9.00-18.00). Sito web: www.accademiacarrara.bergamo.it. Inaugurazione: 7 febbraio 2013, ore 18.00. Dall’8 febbraio al 7 aprile 2013.
La segnalazione della disponibilità del dipinto sul mercato antiquariale era arrivata al museo tre anni fa da una voce autorevole del collezionismo privato lombardo, che aveva a sua volta raccolto l’informazione in Francia. La notizia si rivelò subito di interesse per l’istituzione bergamasca, che, all’interno della propria raccolta, conservava già una tela di Marini: il «Paesaggio roccioso con soldati», una veduta di paese bagnata dalla luce rosa del tramonto e sospesa in un’atmosfera quasi misteriosa che, per la presenza della firma dell’autore, è stato il perno intorno al quale, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, è ruotata la progressiva ricostruzione della figura dell’artista, specialista di successo nei generi del paesaggio e della battaglia.
I promotori della sottoscrizione, l’associazione «Amici dell’Accademia Carrara», speravano che quel quadro ricomparso sul mercato antiquariale fosse lo stesso andato disperso, insieme a molti altri, nel 1835, dopo che una significativa parte della raccolta di Giacomo Carrara, fondatore della pinacoteca cittadina, era stata messa all’asta. Questa ipotesi è, oggi, oggetto di attenta valutazione da parte degli specialisti.
La tela appena acquisita si rivela, comunque, preziosa anche per ricostruire la storia ancora poco conosciuta di Marini,del quale molti lavori furono acquisiti da lord Edward Irwin (1686–1717), proprietario della Temple Newsman House, sita nello Yorkshire, dove ancora si conservano diciotto delle ventotto tele di paesaggi e battaglie (di cui venti con certezza di mano dell’autore veneto), che il nobile inglese acquistò durante i suoi due soggiorni a Venezia.
Il «Paesaggio con cavalieri e soldati», firmato dal suo autore, rivela anche il luogo in cui fu dipinto: Bergamo, appunto, confermando l’ipotesi di un soggiorno dell’artista nella città orobica, che gli studi condotti in questa occasione collocherebbero intorno al 1710.
La tela è, inoltre, caratterizzata da una sicurezza della concezione spaziale, da un timbro chiaro e luminoso generato da pennellate vaporose, a testimonianza delle brillanti capacità dell’artista veneto, apprezzato da un collezionismo attento ed esigente.
La presentazione pubblica della nuova acquisizione, grazie anche al qualificato contributo di Maria Silvia Proni, cui si deve la monografia di riferimento sul pittore, diviene occasione di approfondimento sulle collezioni del museo, con particolare riferimento al genere della pittura di battaglia, e sul panorama della cultura d’arte della città.
La mostra, in programma dall’8 febbraio al 7 aprile, farà dialogare l’opera appena ritrovata e il «Paesaggio roccioso con soldati» che già faceva parte delle collezioni della Carrara, mentre la tesi di un’attività dell’artista di stanza a Bergamo, suggerita dall’iscrizione sul dipinto acquisito, viene confermata dal ritrovamento di due inedite battaglie firmate in una collezione privata bergamasca e dalla proposta di guadagnare al catalogo di Marini altre due tele custodite all’Accademia Carrara: «Battaglia di cavalieri e armigeri» e «Sosta dopo la battaglia».
Dalle raccolte grafiche del museo proviene anche il «Paesaggio con rupi, figure e case sullo sfondo», un disegno a penna e inchiostro seppia per il quale si conferma l’autografia di Marini e che costituisce il tassello iniziale di quell’opera di riscoperta e ricostruzione della produzione grafica dell’artista che attende ancora di essere avviata. Accompagnerà la mostra un quaderno di studio, pubblicato da Lubrina Editore, con contributi di Giorgio Pandini, presidente dell'associazione Amici dell'Accademia Carrara e delle studiose Maria Cristina Rodeschini e Maria Silvia Proni.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Antonio Maria Marini, «Paesaggio con cavalieri e soldati»,1710 circa, olio su tela, cm 90,7 x 113,7. Nuova acquisizione Accademia Carrara, Bergamo; [fig. 2] Antonio Maria Marini, «Paesaggio roccioso con soldati», 1710 circa. Olio su tela, cm 91 x 115. Bergamo, Accademia Carrara
Informazioni utili
Una città per un’opera d’arte. Il ritorno a Bergamo del «Paesaggio con cavalieri e soldati» di Antonio Maria Marini. Accademia Carrara - sede temporanea di Palazzo della Ragione, piazza Vecchia - Bergamo Alta. Orari di apertura: martedì – venerdì, ore 9.30-17.30; sabato e domenica, ore 10.00-18.00. Ingresso: intero € 6,00, ridotto e gruppi € 4,00, giovani e family card € 1,50. Informazioni: tel. 035.399677. Prenotazioni gruppi e visite guidate: tel. 035.218041 (lunedì – venerdì, ore 9.00-18.00). Sito web: www.accademiacarrara.bergamo.it. Inaugurazione: 7 febbraio 2013, ore 18.00. Dall’8 febbraio al 7 aprile 2013.
martedì 5 febbraio 2013
«Dolce vita, caro vita», un concorso al femminile per raccontare la crisi
La crisi economica vista e fotografata con gli occhi delle donne: è questo il tema di «Dolce vita, caro vita», concorso nazionale di fotografia promosso dall’associazione «Futuro donna» di Trieste, con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, allo scopo di raccontare per immagini le difficoltà del gentil sesso alle prese con le spese quotidiane al giorno d’oggi.
Far quadrare il bilancio familiare, compito ancora quasi esclusivamente al femminile, nella situazione contingente di generale disagio economico su scala mondiale, è sempre più difficile: non a caso aumentano costantemente, secondo recenti ricerche, le famiglie italiane che dichiarano di faticare ad arrivare a fine mese. Stando agli ultimi dati diffusi da un sondaggio Confesercenti-Swg, il 59% dei nuclei familiari ha, infatti, sostenuto di non essere riuscita a far fronte alle spese della quotidianità e il restante 41% ha, comunque, ammesso di avere grosse difficoltà a far quadrare i conti anche con l'aiuto dei familiari.
L’obiettivo del concorso, riservato a tutte le donne maggiorenni e aperto fino a mercoledì 27 febbraio, è quello di raccogliere, attraverso la fotografia, immagini, sensazioni, situazioni, fatti di ogni giorno ed eventi straordinari che testimoniano un vivere quotidiano influenzato dai cambiamenti sociali, economici e culturali che attualmente viviamo.
La partecipazione al concorso, che si svolge on-line attraverso l’indirizzo e-mail dolcevitacarovita@gmail.com e il sito www.futurodonna.it, è gratuita e si possono inviare un massimo di tre immagini a colori (con una risoluzione di 300 dpi, nel formato 30 x 40 centimetri e complete di scheda di iscrizione con i propri dati anagrafici), che verranno poi valutate da una giuria composta da esperti di settore e rappresentanti dell’associazione.
La premiazione si terrà a Trieste martedì 19 marzo, alle ore 18, presso il CSV, in galleria Fenice 2, al terzo piano. Tutte le fotografie premiate e segnalate saranno, poi, in mostra, da giovedì 21 a venerdì 29 marzo, nella sala espositiva del Circolo Assicurazioni Generali di Trieste (piazza Duca degli Abruzzi, 1).
In palio tre premi in denaro: per la prima classificata 400 euro (offerto da Fisiomed), per la seconda 150 euro (offerto dalla Consulta femminile di Trieste) e per la terza 100 euro (sempre offerto da Fisiomed), oltre a tre premi speciali in targhe offerti dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e dalle associazioni «Futuro Donna» ed «Espansioni».
Informazioni utili
«Dolce vita, caro vita». Data ultima di consegna dei materiali: 27 febbraio 2013. Quota di partecipazione: concorso gratuito. Informazioni e recapito per la consegna dei materiali: dolcevitacarovita@gmail.com o cell. 328.0014654. Sito web: www.futurodonna.it.
Far quadrare il bilancio familiare, compito ancora quasi esclusivamente al femminile, nella situazione contingente di generale disagio economico su scala mondiale, è sempre più difficile: non a caso aumentano costantemente, secondo recenti ricerche, le famiglie italiane che dichiarano di faticare ad arrivare a fine mese. Stando agli ultimi dati diffusi da un sondaggio Confesercenti-Swg, il 59% dei nuclei familiari ha, infatti, sostenuto di non essere riuscita a far fronte alle spese della quotidianità e il restante 41% ha, comunque, ammesso di avere grosse difficoltà a far quadrare i conti anche con l'aiuto dei familiari.
L’obiettivo del concorso, riservato a tutte le donne maggiorenni e aperto fino a mercoledì 27 febbraio, è quello di raccogliere, attraverso la fotografia, immagini, sensazioni, situazioni, fatti di ogni giorno ed eventi straordinari che testimoniano un vivere quotidiano influenzato dai cambiamenti sociali, economici e culturali che attualmente viviamo.
La partecipazione al concorso, che si svolge on-line attraverso l’indirizzo e-mail dolcevitacarovita@gmail.com e il sito www.futurodonna.it, è gratuita e si possono inviare un massimo di tre immagini a colori (con una risoluzione di 300 dpi, nel formato 30 x 40 centimetri e complete di scheda di iscrizione con i propri dati anagrafici), che verranno poi valutate da una giuria composta da esperti di settore e rappresentanti dell’associazione.
La premiazione si terrà a Trieste martedì 19 marzo, alle ore 18, presso il CSV, in galleria Fenice 2, al terzo piano. Tutte le fotografie premiate e segnalate saranno, poi, in mostra, da giovedì 21 a venerdì 29 marzo, nella sala espositiva del Circolo Assicurazioni Generali di Trieste (piazza Duca degli Abruzzi, 1).
In palio tre premi in denaro: per la prima classificata 400 euro (offerto da Fisiomed), per la seconda 150 euro (offerto dalla Consulta femminile di Trieste) e per la terza 100 euro (sempre offerto da Fisiomed), oltre a tre premi speciali in targhe offerti dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e dalle associazioni «Futuro Donna» ed «Espansioni».
Informazioni utili
«Dolce vita, caro vita». Data ultima di consegna dei materiali: 27 febbraio 2013. Quota di partecipazione: concorso gratuito. Informazioni e recapito per la consegna dei materiali: dolcevitacarovita@gmail.com o cell. 328.0014654. Sito web: www.futurodonna.it.
lunedì 4 febbraio 2013
Residenza Ludiko, un’opportunità per gli artisti amanti del gioco
Una residenza d’artista per chi ha il chiodo fisso del gioco: ecco quanto propongono i Ludiko, duo multidisciplinare formato da Andrea Ruschetti e Francesca Mendolia, in collaborazione con l’associazione culturale «Mastronauta» di Omegna, nel Verbano.
L’ospitalità, della durata minima di due giorni ad un massimo di un mese, è riservata a product designers, graphic designers, ricercatori e players multidisciplinari che abbiano desiderio di sviluppare un proprio progetto, nel quale il gioco sia parte costituente e significante.
La residenza, il cui open call è aperto fino al prossimo 30 aprile, offrirà, nello specifico, l’opportunità di usufruire di un alloggio e dell’uso di uno studio privato, nonché di una pubblicazione gratuita.
Gli ospiti residenti potranno interagire con «Faro», nota azienda italiana produttrice di giocattoli, con la fondazione «Forum Omegna», il Parco della Fantasia «Gianni Rodari» e con la Valle dei Pinocchi, ovvero la valle Strona, nella quale è nato e tutt’oggi viene prodotto il giocattolo in legno del celebre burattino.
Nell'edizione 2011, Omegna ha accolto Andrès Carpinellie Juan Arino, due toys-designers argentini, produttori di una propria linea di giocattoli in legno semi-artigianali, oggetto di un progetto sociale che verte sul disagio ambientale e che coinvolge ragazzi di una scuola disagiata. Il loro progetto per la residenza Ludiko si è sviluppato in più fasi: la raccolta del materiale di scarto o difettato della produzione «Faro», la suddivisione differenziata (per volume, colore, forma e tipo di giocattolo), l’assemblaggio dei pezzi, il montaggio figurativo per ottenere un significato visivo, la creazione di varianti e la valutazione dell'effetto colore (incluso un’edizione total black), la creazione di uno schema costruttivo, lo studio del logo & dell’id, la creazione del pack, la creazione di una filastrocca in stile rodariano e, infine, la creazione di un laboratorio didattico e la messa in vendita in un concept store del risultato finale: i «Pelletz».
La residenza è, invece, stata vinta nel 2012 da Serena Osti, di Bolzano, con il progetto «Game Over. Play Again. Esperimenti di gioco per un pensiero anti-crisi»: una serie di interventi, incontri ed azioni urbane che, nello scorso mese di luglio, ha coinvolto la popolazione locale, di ogni fascia generazionale. I laboratori per i bambini prevedevano esercizi di disegno ad occhi chiusi (per lasciarsi andare all’ignoto e alle sorprese positive che il futuro ci può riservare) e in gruppo (per saper accettare opinioni e contributi altrui, per costruire insieme agli altri senza competizione ma in sintonia). Per gli adulti, è, invece, stato ideato un di gioco d’azzardo di gruppo, chiamato «Siamo alla frutta». Gioco più che mai attuale, basato sull’abilità di scambio e di baratto in tempo di crisi, con lo scopo di accettare il ruolo della fortuna e del cambiamento senza giudizio positivo o negativo ma semplicemente come un’offerta di ulteriore possibilità. Premio finale era la lettura dei tarocchi. Infine, negli spazi dell’associazione «Mastronauta» è stato creato un giardino zen, con istallazione, che prevedeva sfide individuali e di gruppo a colpi di mattoncini per accettare la costruzione come imprescindibile dalla distruzione.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Immagine promozionale della Residenza Ludiko 2013; [fig. 2 e fig. 3] Lavoro realizzato durante il progetto «Game Over. Play Again. Esperimenti di gioco per un pensiero anti-crisi» di Serena Osti (residenza Ludiko 2012).
Informazioni utili
Residenza Ludiko ad Omegna (Vb). Deadline: 30 aprile 2013. Informazioni e consegna dei materiali: info@ludiko.it. Sito web: www.ludiko.it.
L’ospitalità, della durata minima di due giorni ad un massimo di un mese, è riservata a product designers, graphic designers, ricercatori e players multidisciplinari che abbiano desiderio di sviluppare un proprio progetto, nel quale il gioco sia parte costituente e significante.
La residenza, il cui open call è aperto fino al prossimo 30 aprile, offrirà, nello specifico, l’opportunità di usufruire di un alloggio e dell’uso di uno studio privato, nonché di una pubblicazione gratuita.
Gli ospiti residenti potranno interagire con «Faro», nota azienda italiana produttrice di giocattoli, con la fondazione «Forum Omegna», il Parco della Fantasia «Gianni Rodari» e con la Valle dei Pinocchi, ovvero la valle Strona, nella quale è nato e tutt’oggi viene prodotto il giocattolo in legno del celebre burattino.
Nell'edizione 2011, Omegna ha accolto Andrès Carpinellie Juan Arino, due toys-designers argentini, produttori di una propria linea di giocattoli in legno semi-artigianali, oggetto di un progetto sociale che verte sul disagio ambientale e che coinvolge ragazzi di una scuola disagiata. Il loro progetto per la residenza Ludiko si è sviluppato in più fasi: la raccolta del materiale di scarto o difettato della produzione «Faro», la suddivisione differenziata (per volume, colore, forma e tipo di giocattolo), l’assemblaggio dei pezzi, il montaggio figurativo per ottenere un significato visivo, la creazione di varianti e la valutazione dell'effetto colore (incluso un’edizione total black), la creazione di uno schema costruttivo, lo studio del logo & dell’id, la creazione del pack, la creazione di una filastrocca in stile rodariano e, infine, la creazione di un laboratorio didattico e la messa in vendita in un concept store del risultato finale: i «Pelletz».
La residenza è, invece, stata vinta nel 2012 da Serena Osti, di Bolzano, con il progetto «Game Over. Play Again. Esperimenti di gioco per un pensiero anti-crisi»: una serie di interventi, incontri ed azioni urbane che, nello scorso mese di luglio, ha coinvolto la popolazione locale, di ogni fascia generazionale. I laboratori per i bambini prevedevano esercizi di disegno ad occhi chiusi (per lasciarsi andare all’ignoto e alle sorprese positive che il futuro ci può riservare) e in gruppo (per saper accettare opinioni e contributi altrui, per costruire insieme agli altri senza competizione ma in sintonia). Per gli adulti, è, invece, stato ideato un di gioco d’azzardo di gruppo, chiamato «Siamo alla frutta». Gioco più che mai attuale, basato sull’abilità di scambio e di baratto in tempo di crisi, con lo scopo di accettare il ruolo della fortuna e del cambiamento senza giudizio positivo o negativo ma semplicemente come un’offerta di ulteriore possibilità. Premio finale era la lettura dei tarocchi. Infine, negli spazi dell’associazione «Mastronauta» è stato creato un giardino zen, con istallazione, che prevedeva sfide individuali e di gruppo a colpi di mattoncini per accettare la costruzione come imprescindibile dalla distruzione.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Immagine promozionale della Residenza Ludiko 2013; [fig. 2 e fig. 3] Lavoro realizzato durante il progetto «Game Over. Play Again. Esperimenti di gioco per un pensiero anti-crisi» di Serena Osti (residenza Ludiko 2012).
Informazioni utili
Residenza Ludiko ad Omegna (Vb). Deadline: 30 aprile 2013. Informazioni e consegna dei materiali: info@ludiko.it. Sito web: www.ludiko.it.
venerdì 1 febbraio 2013
Dal teatro alla musica e alle arti figurative: al via la quarta edizione del premio Petroni
Il premio Lidia Anita Petroni compie quattro anni e, per l’occasione, si rinnova. Grazie alla collaborazione con la Fondazione della comunità bresciana, la competizione apre le porte anche alla musica e alle arti figurative. Il consueto bando per giovani compagnie teatrali bresciane, promosso da Teatro Inverso/Residenza Idra, sarà, dunque, arricchito da due sezioni a cura dell’associazione «Quid» e dello Spazio arte Duina.
Al settore performance e spettacolo dal vivo, le cui iscrizioni rimarranno aperte fino al prossimo 24 febbraio, potranno partecipare compagnie residenti nel territorio lombardo, con progetti, ex novo o ancora in fieri, di spettacoli di teatro, teatro-danza o teatro musicale. Lo studio che vincerà otterrà una residenza di produzione presso Residenza Idra/ Teatro Inverso, consistente in dieci/quindici giorni di prove e nella possibilità di debuttare all’interno della stagione successiva. Alla compagnia verranno fornite anche assistenza tecnica e logistica, oltre a un premio di 2.000,00 euro, corrisposto con la collaborazione del Teatro Stabile di Brescia.
Spazio arte Duina, associazione culturale nata nel 2011 dall’idea di Carlo Duina e Mariella Segala, si occuperà, invece, della sezione dedicata alle arti figurative, ossia alla pittura, al disegno e all’incisione. Le iscrizioni scadono il prossimo 24 marzo.
Il concorso, aperto a tutti gli artisti bresciani under 35, verterà intorno al tema della figura umana. E’ previsto l’allestimento di un’esposizione collettiva nella spazio dell’associazione, che affiancherà le opere dei giovani selezionati a lavori di artisti storicizzati e contemporanei. Il primo classificato si aggiudicherà anche 500 euro e la pubblicazione della sua produzione in catalogo.
Infine, l’associazione «Quid» promuove un bando per la selezione di musicisti (solisti o riuniti in formazioni estese), residenti e operanti sul territorio di Brescia e provincia. Saranno ammessi esclusivamente progetti in cui la musica proposta sia priva di qualsiasi partitura o notazione melodica/armonica. La direzione artistica selezionerà quattro solisti o gruppi, ai quali verrà offerta la possibilità di esibirsi dal vivo in una performance della durata di un quarto d’ora/venti minuti. Queste esecuzioni verranno sottoposte, in forma anonima, a una giuria di esperti; il progetto vincitore del premio avrà diritto alla realizzazione di una registrazione professionale presso uno studio di incisione.
Informazioni utili
Premio Lidia Anita Petroni. Informazioni generali e richiesta bandi: associazione culturale Teatro Inverso – Residenza Idra, vicolo delle Vidazze 15 – 25122 Brescia, tel./fax 030.3701163 o segreteria@residenzaidra.it.
Al settore performance e spettacolo dal vivo, le cui iscrizioni rimarranno aperte fino al prossimo 24 febbraio, potranno partecipare compagnie residenti nel territorio lombardo, con progetti, ex novo o ancora in fieri, di spettacoli di teatro, teatro-danza o teatro musicale. Lo studio che vincerà otterrà una residenza di produzione presso Residenza Idra/ Teatro Inverso, consistente in dieci/quindici giorni di prove e nella possibilità di debuttare all’interno della stagione successiva. Alla compagnia verranno fornite anche assistenza tecnica e logistica, oltre a un premio di 2.000,00 euro, corrisposto con la collaborazione del Teatro Stabile di Brescia.
Spazio arte Duina, associazione culturale nata nel 2011 dall’idea di Carlo Duina e Mariella Segala, si occuperà, invece, della sezione dedicata alle arti figurative, ossia alla pittura, al disegno e all’incisione. Le iscrizioni scadono il prossimo 24 marzo.
Il concorso, aperto a tutti gli artisti bresciani under 35, verterà intorno al tema della figura umana. E’ previsto l’allestimento di un’esposizione collettiva nella spazio dell’associazione, che affiancherà le opere dei giovani selezionati a lavori di artisti storicizzati e contemporanei. Il primo classificato si aggiudicherà anche 500 euro e la pubblicazione della sua produzione in catalogo.
Infine, l’associazione «Quid» promuove un bando per la selezione di musicisti (solisti o riuniti in formazioni estese), residenti e operanti sul territorio di Brescia e provincia. Saranno ammessi esclusivamente progetti in cui la musica proposta sia priva di qualsiasi partitura o notazione melodica/armonica. La direzione artistica selezionerà quattro solisti o gruppi, ai quali verrà offerta la possibilità di esibirsi dal vivo in una performance della durata di un quarto d’ora/venti minuti. Queste esecuzioni verranno sottoposte, in forma anonima, a una giuria di esperti; il progetto vincitore del premio avrà diritto alla realizzazione di una registrazione professionale presso uno studio di incisione.
Informazioni utili
Premio Lidia Anita Petroni. Informazioni generali e richiesta bandi: associazione culturale Teatro Inverso – Residenza Idra, vicolo delle Vidazze 15 – 25122 Brescia, tel./fax 030.3701163 o segreteria@residenzaidra.it.
venerdì 11 gennaio 2013
Torino, terminato il restauro di un gesso giovanile di Davide Calandra
Ritorna nelle sale della Galleria d’arte moderna di Torino il gesso «L’aratro» di Davide Calandra (Torino 1856 – 1915), modello dell’omonima opera collocata alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma. Il bozzetto, recentemente sottoposto a un lungo intervento conservativo presso il laboratorio Nicola Restauri di Aramengo, nell’Astigiano, sarà al centro del prossimo appuntamento di Gam Wunderkammer, in programma da giovedì 17 gennaio a domenica 24 febbraio, per la curatela di Virginia Bertone.
Giunta nelle collezioni del museo nel 1922 attraverso la donazione di Giorgio Calandra, l’opera descrive, senza abbellimenti, il procedere di un contadino che dissoda con l’aratro il terreno per prepararlo alla semina.
Il soggetto del gesso, che ha salde radici nella pittura piemontese di quel periodo, come documentano le opere coeve di Antonio Fontanesi e Carlo Pittara, mostra, dunque, un interesse dell’artista, allievo di Enrico Gamba e Odoardo Tabacchi all’Accademia Albertina di Torino, per un verismo legato a temi rustici e campestri. Dà conferma di questa lettura la scultura, pressoché coeva, «Attraverso i campi» (1889), visibile alla Gipsoteca di Savigliano.
Il modello conservato alla Gam, nelle cui collezioni sono visibili anche le opere di ispirazione tardo-romantica «Cuor sulle spine» (1882) e «Fior di chiostro» (1884), è datato 1888 e rappresenta un primo, originale esito di una ricerca che sarebbe proseguita sino a condurre lo scultore a maturare una peculiare cultura eclettica capace di coniugare un colto storicismo con le eleganti cadenze fin de siècle, la cifra che avrebbe improntato la sua grande scultura celebrativa e di cui è nobile esempio «Il conquistatore», posto nel giardino del museo torinese.
L’intervento conservativo dell’opera, nota anche come «Il primo solco», ha visto il ripristino del braccio sinistro e della mano destra del contadino, che erano compromessi sul gesso originale, eseguendo un calco direttamente sulla scultura bronzea alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, lavoro anch’esso datato al 1888 ed esposto, prima di giungere nella capitale, presso l’Esposizione nazionale di Palermo del 1891-1892.
Il gesso si presentava, inoltre, con una tonalità tendente al grigio a causa della polvere che si era depositata nel corso degli anni, così come un alone giallastro era stato provocato dall’ossidazione dei materiali. Entrambi questi problemi sono stati eliminati grazie ad un’accurata pulitura eseguita agendo sotto aspirazione.
In contemporanea con l’omaggio a Davide Calandra, negli spazi della galleria torinese saranno inaugurati anche due nuovi appuntamenti dei progetti espositivi «Surprise» e «Vitrine» . La prima rassegna, che concentra l’attenzione sul contesto artistico torinese tra gli anni Sessanta e Settanta, proporrà una mostra di Pietro Gallina (Torino, 1937), a cura di Maria Teresa Roberto, docente di storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia Albertina di Torino. L’esposizione, che fa seguito a una dedicata ad Ugo Nespolo, ripercorre l’interesse dell’artista piemontese per la rappresentazione di forme umane e animali attraverso ombre, profili e impronte. Alcuni ritratti (inedito quello di Aldo Passoni), un uomo specchiante, la silhouette di una giovane donna seduta (nella collezione della Gam dal 1967) saranno esposti insieme con una scultura in bronzo della serie «Nevigrafie», datata 1970, nella quale è fissata per sempre la traccia di un passo dell’artista.
Il progetto «Vitrine», per la curatela di Stefano Collicelli Cagol, offrirà,invece, una finestra sul lavoro di Helena Hladilova (Kroměříž, Repubblica Ceca, 1983) , della quale verrà esposta «270°», una scultura, priva di plinto e dotata di piccole ruote, che avrà una continua mobilità all’interno dell’ingresso della Gam, mettendo così in discussione il legame tra l’immobilità tradizionalmente riferita a una scultura e l’area espositiva a cui viene assegnata.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Davide Calandra, «L’aratro», 2012. Torino, Galleria d'arte moderna; [fig. 2] Pietro Gallina, «Ombra di giovane donna seduta», 1967. Torino, Galleria d'arte moderna
Informazioni utili
«Davide Calandra scultore: un'importante opera giovanile restaurata» - «Pietro Gallina: ombre, profili, impronte» - «Vitrine: Helena Hladilova». Galleria d’arte moderna, via Magenta, 31 – Torino. Orari: martedì – domenica, ore 10.00-18.00, chiuso lunedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, gratuito per i ragazzi fino ai 18 anni (ingresso gratuito per la mostra di Vitrine). Informazioni: centralino, tel. 011.4429518; segreteria, tel. 011.4429595, e-mail gam@fondazionetorinomusei.it. Dal 17 gennaio al 24 febbraio 2013.
Giunta nelle collezioni del museo nel 1922 attraverso la donazione di Giorgio Calandra, l’opera descrive, senza abbellimenti, il procedere di un contadino che dissoda con l’aratro il terreno per prepararlo alla semina.
Il soggetto del gesso, che ha salde radici nella pittura piemontese di quel periodo, come documentano le opere coeve di Antonio Fontanesi e Carlo Pittara, mostra, dunque, un interesse dell’artista, allievo di Enrico Gamba e Odoardo Tabacchi all’Accademia Albertina di Torino, per un verismo legato a temi rustici e campestri. Dà conferma di questa lettura la scultura, pressoché coeva, «Attraverso i campi» (1889), visibile alla Gipsoteca di Savigliano.
Il modello conservato alla Gam, nelle cui collezioni sono visibili anche le opere di ispirazione tardo-romantica «Cuor sulle spine» (1882) e «Fior di chiostro» (1884), è datato 1888 e rappresenta un primo, originale esito di una ricerca che sarebbe proseguita sino a condurre lo scultore a maturare una peculiare cultura eclettica capace di coniugare un colto storicismo con le eleganti cadenze fin de siècle, la cifra che avrebbe improntato la sua grande scultura celebrativa e di cui è nobile esempio «Il conquistatore», posto nel giardino del museo torinese.
L’intervento conservativo dell’opera, nota anche come «Il primo solco», ha visto il ripristino del braccio sinistro e della mano destra del contadino, che erano compromessi sul gesso originale, eseguendo un calco direttamente sulla scultura bronzea alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, lavoro anch’esso datato al 1888 ed esposto, prima di giungere nella capitale, presso l’Esposizione nazionale di Palermo del 1891-1892.
Il gesso si presentava, inoltre, con una tonalità tendente al grigio a causa della polvere che si era depositata nel corso degli anni, così come un alone giallastro era stato provocato dall’ossidazione dei materiali. Entrambi questi problemi sono stati eliminati grazie ad un’accurata pulitura eseguita agendo sotto aspirazione.
In contemporanea con l’omaggio a Davide Calandra, negli spazi della galleria torinese saranno inaugurati anche due nuovi appuntamenti dei progetti espositivi «Surprise» e «Vitrine» . La prima rassegna, che concentra l’attenzione sul contesto artistico torinese tra gli anni Sessanta e Settanta, proporrà una mostra di Pietro Gallina (Torino, 1937), a cura di Maria Teresa Roberto, docente di storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia Albertina di Torino. L’esposizione, che fa seguito a una dedicata ad Ugo Nespolo, ripercorre l’interesse dell’artista piemontese per la rappresentazione di forme umane e animali attraverso ombre, profili e impronte. Alcuni ritratti (inedito quello di Aldo Passoni), un uomo specchiante, la silhouette di una giovane donna seduta (nella collezione della Gam dal 1967) saranno esposti insieme con una scultura in bronzo della serie «Nevigrafie», datata 1970, nella quale è fissata per sempre la traccia di un passo dell’artista.
Il progetto «Vitrine», per la curatela di Stefano Collicelli Cagol, offrirà,invece, una finestra sul lavoro di Helena Hladilova (Kroměříž, Repubblica Ceca, 1983) , della quale verrà esposta «270°», una scultura, priva di plinto e dotata di piccole ruote, che avrà una continua mobilità all’interno dell’ingresso della Gam, mettendo così in discussione il legame tra l’immobilità tradizionalmente riferita a una scultura e l’area espositiva a cui viene assegnata.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Davide Calandra, «L’aratro», 2012. Torino, Galleria d'arte moderna; [fig. 2] Pietro Gallina, «Ombra di giovane donna seduta», 1967. Torino, Galleria d'arte moderna
Informazioni utili
«Davide Calandra scultore: un'importante opera giovanile restaurata» - «Pietro Gallina: ombre, profili, impronte» - «Vitrine: Helena Hladilova». Galleria d’arte moderna, via Magenta, 31 – Torino. Orari: martedì – domenica, ore 10.00-18.00, chiuso lunedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, gratuito per i ragazzi fino ai 18 anni (ingresso gratuito per la mostra di Vitrine). Informazioni: centralino, tel. 011.4429518; segreteria, tel. 011.4429595, e-mail gam@fondazionetorinomusei.it. Dal 17 gennaio al 24 febbraio 2013.
giovedì 10 gennaio 2013
«Mantova - Parco dell’arte» e «Bergamo - Tracce urbane»: due concorsi per ‘colorare’ la città
La primavera porterà a Mantova un nuovo gioiello per gli amanti dell’arte e della natura. A maggio, sulle rive del Mincio, nell’area verde già attraversata da percorsi, sentieri, radure che si sviluppano tra la riva nord-est del Lago di mezzo, l’edificio detto di «Sparafucile», i confini a sud della cartiera Burgo e a est della Strada del forte, sorgerà un parco d’arte.
Per la realizzazione delle sculture-installazioni che orneranno il nuovo percorso turistico della città, l’associazione culturale «Mantova Creativa», in collaborazione con l’Ente Parco del Mincio e Tea spa, indice il premio «Mantova - Parco dell’arte».
Il concorso, le cui iscrizioni scadranno nella giornata di giovedì 31 gennaio, è aperto ad artisti di qualsiasi nazionalità e si propone di ricercare opere inedite, realizzate con materiali di basso costo anche riciclati, tuttavia adeguati a resistere in esterni ed avere una progettualità di particolare attenzione alla natura dell’ambiente che le accoglierà.
Ogni lavoro proposto dovrà occupare uno spazio approssimativo di tre metri per tre in pianta, per un’altezza massima approssimativa di quattro metri.
Gli interessanti dovranno inviare i propri bozzetti o la rappresentazione fotografica dei modelli dell’opera pensata per il parco mantovano (in massimo tre tavole in formato A1, montate su supporto rigido spessore 5 mm tipo forex e un cd), insieme con una nota biografica e una descrizione del lavoro (di massimo 5000 battute), contenente informazioni sui materiali utilizzati, le dimensioni e il peso approssimato, le modalità di assemblaggio delle parti dopo il trasporto.
Tra i progetti pervenuti, la giuria ne selezionerà otto, la cui realizzazione dovrà avvenire entro i primi giorni di maggio (anche in loco), in vista dell’inaugurazione ufficiale del parco prevista per la fine dello stesso mese. Tra questi lavori, ne verrà selezionato uno, che riceverà un premio di 3000 euro; mentre ciascuno dei restanti sette finalisti riceverà un assegno di 600 euro.
Anche Bergamo lancia un concorso per colorare il proprio contesto urbano. Il bando, aperto fino a venerdì 1° febbraio, è finalizzato alla raccolta di candidature di giovani artisti, writers, progettisti e creativi residenti nel territorio bergamasco, con un’età compresa tra i 15 e 26 anni, cioè nati tra il 1987 e il 1998, che lavoreranno a stretto contatto con il Servizio Giovani e Sport dell’Amministrazione comunale per la riqualificazione di alcune zone della città. Gli interessati dovranno far pervenire allo sportello dello Spazio Polaresco una breve descrizione della propria personalità, del percorso artistico e delle motivazioni che li vedono interessati a partecipare a «Tracce urbane», un concorso per colorare e rendere ancora più bella la città.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Locandina del concorso «Mantova - Parco dell’arte»; [fig. 2] Locandina del concorso «Tracce urbane»
Informazioni utili
«Mantova - Parco dell’arte». Data ultima di consegna dei materiali: 31 gennaio 2013. Quota di partecipazione: € 50,00. Informazioni e recapito per la consegna dei materiali: Mantova Creativa, via SS Martiri, 2 - 46100 Mantova, cell. 333.3561501 o info@mantovacreativa.it. Sito web: www.mantovacreativa.it.
«Tracce urbane». Data ultima di consegna dei materiali: 1° febbraio 2013. Quota di partecipazione: gratuita. Informazioni e recapito per la consegna dei materiali: Comune di Bergamo – Istituzione per i servizi alla persona, via del Polaresco, 15 - 24129 Bergamo, tel. 035.399657/625 o gabrieletanelli@comune.bg.it (dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00). Sito Web: http://www.giovani.bg.it/.
Per la realizzazione delle sculture-installazioni che orneranno il nuovo percorso turistico della città, l’associazione culturale «Mantova Creativa», in collaborazione con l’Ente Parco del Mincio e Tea spa, indice il premio «Mantova - Parco dell’arte».
Il concorso, le cui iscrizioni scadranno nella giornata di giovedì 31 gennaio, è aperto ad artisti di qualsiasi nazionalità e si propone di ricercare opere inedite, realizzate con materiali di basso costo anche riciclati, tuttavia adeguati a resistere in esterni ed avere una progettualità di particolare attenzione alla natura dell’ambiente che le accoglierà.
Ogni lavoro proposto dovrà occupare uno spazio approssimativo di tre metri per tre in pianta, per un’altezza massima approssimativa di quattro metri.
Gli interessanti dovranno inviare i propri bozzetti o la rappresentazione fotografica dei modelli dell’opera pensata per il parco mantovano (in massimo tre tavole in formato A1, montate su supporto rigido spessore 5 mm tipo forex e un cd), insieme con una nota biografica e una descrizione del lavoro (di massimo 5000 battute), contenente informazioni sui materiali utilizzati, le dimensioni e il peso approssimato, le modalità di assemblaggio delle parti dopo il trasporto.
Tra i progetti pervenuti, la giuria ne selezionerà otto, la cui realizzazione dovrà avvenire entro i primi giorni di maggio (anche in loco), in vista dell’inaugurazione ufficiale del parco prevista per la fine dello stesso mese. Tra questi lavori, ne verrà selezionato uno, che riceverà un premio di 3000 euro; mentre ciascuno dei restanti sette finalisti riceverà un assegno di 600 euro.
Anche Bergamo lancia un concorso per colorare il proprio contesto urbano. Il bando, aperto fino a venerdì 1° febbraio, è finalizzato alla raccolta di candidature di giovani artisti, writers, progettisti e creativi residenti nel territorio bergamasco, con un’età compresa tra i 15 e 26 anni, cioè nati tra il 1987 e il 1998, che lavoreranno a stretto contatto con il Servizio Giovani e Sport dell’Amministrazione comunale per la riqualificazione di alcune zone della città. Gli interessati dovranno far pervenire allo sportello dello Spazio Polaresco una breve descrizione della propria personalità, del percorso artistico e delle motivazioni che li vedono interessati a partecipare a «Tracce urbane», un concorso per colorare e rendere ancora più bella la città.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Locandina del concorso «Mantova - Parco dell’arte»; [fig. 2] Locandina del concorso «Tracce urbane»
Informazioni utili
«Mantova - Parco dell’arte». Data ultima di consegna dei materiali: 31 gennaio 2013. Quota di partecipazione: € 50,00. Informazioni e recapito per la consegna dei materiali: Mantova Creativa, via SS Martiri, 2 - 46100 Mantova, cell. 333.3561501 o info@mantovacreativa.it. Sito web: www.mantovacreativa.it.
«Tracce urbane». Data ultima di consegna dei materiali: 1° febbraio 2013. Quota di partecipazione: gratuita. Informazioni e recapito per la consegna dei materiali: Comune di Bergamo – Istituzione per i servizi alla persona, via del Polaresco, 15 - 24129 Bergamo, tel. 035.399657/625 o gabrieletanelli@comune.bg.it (dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00). Sito Web: http://www.giovani.bg.it/.
mercoledì 9 gennaio 2013
Da Milano a Mumbai: la Fondazione Mazzotta tra i protagonisti di «[en]counters»
Da Milano a Mumbai nel segno dell’arte: vola all’estero la Fondazione Antonio Mazzotta per rappresentare l’Italia ad «[en]counters», manifestazione di arte pubblica che ogni anno, dal gennaio 2010, anima la megalopoli indiana con opere, installazioni, performance e interventi di arte partecipativa.
Accanto a istituzioni, curatori e artisti autoctoni, la quarta edizione della rassegna, ideata e prodotta dal gruppo indipendente ArtOxygen e da Asia Art Projects, con la collaborazione di StudioX e Celebrate Bandra Trust, presenterà, infatti, per la prima volta una realtà italiana, ma anche protagonisti dell’arte provenienti da Hong Kong, dall’Australia e dalla Germania.
L’iniziativa, in programma da venerdì 11 a domenica 20 gennaio, elegge annualmente un tema, una linea-guida che miri a risvegliare il senso di identità collettiva, promuovere dibattiti e sviluppare idee per rendere la città un luogo più vivibile, con ricadute in termini culturali, economici e sociali sulla comunità.
Nelle prime tre edizioni, «[en]counters» ha affrontato grandi argomenti quali le diversità identitarie (2010, «Talking Sites»), l’acqua (2011, «The Fluid City») e ha investigato l’idea di territorio nelle sue diverse declinazioni di suolo, terreno, paesaggio e patrimonio artistico (2012, «land(of)mine»). Per il 2013 il tema proposto riguarda l’energia, intesa come potenza, luce e connessione tra le persone. L’ambizione è quella di creare attraverso l’arte punti di intersezione e incontro in spazi quali spiagge e giardini, in un paesaggio urbano che si sta sviluppando in verticale e attraverso il cemento, con conseguente spostamento del centro nella city. L’intento è quello di mettere in luce come gli spazi pubblici possano essere utilizzati quali aree interattive che influenzino positivamente i nostri stili di vita.
Per articolare il contributo italiano a questa manifestazione, unica nel panorama internazionale, Martina Mazzotta ha scelto di coinvolgere Pietro Pirelli. La loro recente collaborazione nell’ambito della mostra «Pelle di donna. Identità e bellezza tra arte scienza» (Triennale di Milano, gennaio-febbraio 2012), con l’ormai noto idrofono «Pelle di donna» appositamente realizzato, ha riscosso enorme successo di critica e di pubblico. Per «[en]counters-powerPLAY 2013», il musicista e artista visuale milanese, poeta del suono e della luce che ha spesso viaggiato in India, ha studiato l’installazione «Idrofoni/Mumbai Traffic Flowers», che trasformerà il paesaggio sonoro della megalopoli indiana in melodie visive attraverso suono, acqua e luce. Nel dettaglio, «il suono della città – spiegano gli organizzatori- entrerà in ‘lampade sensibili’ per riemergerne in forma luminosa in piscine sonore: si tratta di dischi, recipienti sospesi e trasparenti riempiti con un velo d’acqua che, captando i suoni della metropoli e del traffico, si metteranno in movimento e moduleranno il fascio di luce che l’attraversa. Il moto ondoso scolpirà una serie di immagini in divenire che si proietteranno a terra e sulle superfici circostanti».
Accanto a quest’opera, della quale si parlerà a Milano in febbraio durante un incontro interamente dedicato alla manifestazione indiana, i visitatori di «[en]counters-powerPLAY 2013» potranno vedere, nei quattro luoghi della città coinvolti nel progetto (Horniman Circle Garden, Studio X, Juhu Beach e Carter Road Promenade), anche molti altri lavori incentrati sul tema dell’energia intesa come potenza e connessione tra le persone.
Il duo australiano Telepathy (Sean Peoples e Veronica Kent) esplorerà, per esempio, vie alternative, oniriche e telepatiche, di comunicazione, realizzando un concerto su un lungomare della città: i testi dei loro brani si ispireranno ai sogni che la coppia farà durante il soggiorno in India e la musica sarà rivolta a un immaginario ascoltatore dall’altra parte del mare. Mentre Il collettivo C&G-Artpartment di Hong Kong proporrà un approccio partecipativo all’arte contemporanea. Wai Ian Chung raccoglierà, nel suo «Ghost Stories», le storie di una piccola comunità di pescatori, i cui racconti verranno, poi, dipinti con vernice fluorescente sulle loro imbarcazioni, che al calar del sole si illumineranno. Clara Cheung creerà, invece, un’installazione raffigurante la skyline di Mumbai, usando bottiglie di plastica riciclate e lattine di alluminio, che il pubblico potrà riempire con acqua di mare e che saranno illuminate di notte.
L’indiana Vibha Galhotra interverrà sul fiume Mithi, un tempo fonte di energia vitale per la città, criticando la noncuranza e lo stato di irrimediabile inquinamento in cui esso versa oggi. Mentre Mansi Bhatt presenterà una sua performance, «Kalkinama», nella quale, vestita come una sposa guerriera, guiderà quindici guardie in uniforme in un’esercitazione militare scandita da canti inneggianti all’amore inteso come energia vitale. Sharmila Samant organizzerà, invece, una discussione con un gruppo di studenti di architettura e attivisti della città per creare una biblioteca, intesa come spazio aperto al pensiero e all’energia intellettuale. Mentre Reena Kallat giocherà con l’idea delle gerarchie e delle relazioni di potere attraverso una scultura-puzzle a forma di cubo, formata da venti podi sportivi con numeri e livelli mischiati. Al tema del gioco guarderà anche Sourav Biswas con le sue installazioni-altalena. Infine Tobias Megerle, tedesco che vive a Mumbai, creerà una poltrona ‘invisibile’ che farà apparire in levitazione quelli che vi siederanno sopra.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Logo di «[en]counters-powerPLAY 2013»; [fig. 2] Pietro Pirelli, «Idrofoni/Mumbai Traffic Flowers», 2012. Courtesy Fondazione Antonio Mazzotta, Milano; [fig. 3] Reena Kallat, «Podium /Cube», 2013; [fig. 4] Il progetto di Telepathy (Sean Peoples e Veronica Kent) per «[en]counters-powerPLAY 2013»
Informazioni utili
«[en]counters-powerPLAY 2013». Horniman Circle Garden, Studio X, Juhu Beach< e Carter Road Promenade, Mumbai – India. Informazioni sul progetto e sui singoli interventi: info@artoxygen.org. Sito web: http://asiaartprojects.net/encounters. Dall’11 al 20 gennaio 2013.
Accanto a istituzioni, curatori e artisti autoctoni, la quarta edizione della rassegna, ideata e prodotta dal gruppo indipendente ArtOxygen e da Asia Art Projects, con la collaborazione di StudioX e Celebrate Bandra Trust, presenterà, infatti, per la prima volta una realtà italiana, ma anche protagonisti dell’arte provenienti da Hong Kong, dall’Australia e dalla Germania.
L’iniziativa, in programma da venerdì 11 a domenica 20 gennaio, elegge annualmente un tema, una linea-guida che miri a risvegliare il senso di identità collettiva, promuovere dibattiti e sviluppare idee per rendere la città un luogo più vivibile, con ricadute in termini culturali, economici e sociali sulla comunità.
Nelle prime tre edizioni, «[en]counters» ha affrontato grandi argomenti quali le diversità identitarie (2010, «Talking Sites»), l’acqua (2011, «The Fluid City») e ha investigato l’idea di territorio nelle sue diverse declinazioni di suolo, terreno, paesaggio e patrimonio artistico (2012, «land(of)mine»). Per il 2013 il tema proposto riguarda l’energia, intesa come potenza, luce e connessione tra le persone. L’ambizione è quella di creare attraverso l’arte punti di intersezione e incontro in spazi quali spiagge e giardini, in un paesaggio urbano che si sta sviluppando in verticale e attraverso il cemento, con conseguente spostamento del centro nella city. L’intento è quello di mettere in luce come gli spazi pubblici possano essere utilizzati quali aree interattive che influenzino positivamente i nostri stili di vita.
Per articolare il contributo italiano a questa manifestazione, unica nel panorama internazionale, Martina Mazzotta ha scelto di coinvolgere Pietro Pirelli. La loro recente collaborazione nell’ambito della mostra «Pelle di donna. Identità e bellezza tra arte scienza» (Triennale di Milano, gennaio-febbraio 2012), con l’ormai noto idrofono «Pelle di donna» appositamente realizzato, ha riscosso enorme successo di critica e di pubblico. Per «[en]counters-powerPLAY 2013», il musicista e artista visuale milanese, poeta del suono e della luce che ha spesso viaggiato in India, ha studiato l’installazione «Idrofoni/Mumbai Traffic Flowers», che trasformerà il paesaggio sonoro della megalopoli indiana in melodie visive attraverso suono, acqua e luce. Nel dettaglio, «il suono della città – spiegano gli organizzatori- entrerà in ‘lampade sensibili’ per riemergerne in forma luminosa in piscine sonore: si tratta di dischi, recipienti sospesi e trasparenti riempiti con un velo d’acqua che, captando i suoni della metropoli e del traffico, si metteranno in movimento e moduleranno il fascio di luce che l’attraversa. Il moto ondoso scolpirà una serie di immagini in divenire che si proietteranno a terra e sulle superfici circostanti».
Accanto a quest’opera, della quale si parlerà a Milano in febbraio durante un incontro interamente dedicato alla manifestazione indiana, i visitatori di «[en]counters-powerPLAY 2013» potranno vedere, nei quattro luoghi della città coinvolti nel progetto (Horniman Circle Garden, Studio X, Juhu Beach e Carter Road Promenade), anche molti altri lavori incentrati sul tema dell’energia intesa come potenza e connessione tra le persone.
Il duo australiano Telepathy (Sean Peoples e Veronica Kent) esplorerà, per esempio, vie alternative, oniriche e telepatiche, di comunicazione, realizzando un concerto su un lungomare della città: i testi dei loro brani si ispireranno ai sogni che la coppia farà durante il soggiorno in India e la musica sarà rivolta a un immaginario ascoltatore dall’altra parte del mare. Mentre Il collettivo C&G-Artpartment di Hong Kong proporrà un approccio partecipativo all’arte contemporanea. Wai Ian Chung raccoglierà, nel suo «Ghost Stories», le storie di una piccola comunità di pescatori, i cui racconti verranno, poi, dipinti con vernice fluorescente sulle loro imbarcazioni, che al calar del sole si illumineranno. Clara Cheung creerà, invece, un’installazione raffigurante la skyline di Mumbai, usando bottiglie di plastica riciclate e lattine di alluminio, che il pubblico potrà riempire con acqua di mare e che saranno illuminate di notte.
L’indiana Vibha Galhotra interverrà sul fiume Mithi, un tempo fonte di energia vitale per la città, criticando la noncuranza e lo stato di irrimediabile inquinamento in cui esso versa oggi. Mentre Mansi Bhatt presenterà una sua performance, «Kalkinama», nella quale, vestita come una sposa guerriera, guiderà quindici guardie in uniforme in un’esercitazione militare scandita da canti inneggianti all’amore inteso come energia vitale. Sharmila Samant organizzerà, invece, una discussione con un gruppo di studenti di architettura e attivisti della città per creare una biblioteca, intesa come spazio aperto al pensiero e all’energia intellettuale. Mentre Reena Kallat giocherà con l’idea delle gerarchie e delle relazioni di potere attraverso una scultura-puzzle a forma di cubo, formata da venti podi sportivi con numeri e livelli mischiati. Al tema del gioco guarderà anche Sourav Biswas con le sue installazioni-altalena. Infine Tobias Megerle, tedesco che vive a Mumbai, creerà una poltrona ‘invisibile’ che farà apparire in levitazione quelli che vi siederanno sopra.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Logo di «[en]counters-powerPLAY 2013»; [fig. 2] Pietro Pirelli, «Idrofoni/Mumbai Traffic Flowers», 2012. Courtesy Fondazione Antonio Mazzotta, Milano; [fig. 3] Reena Kallat, «Podium /Cube», 2013; [fig. 4] Il progetto di Telepathy (Sean Peoples e Veronica Kent) per «[en]counters-powerPLAY 2013»
Informazioni utili
«[en]counters-powerPLAY 2013». Horniman Circle Garden, Studio X, Juhu Beach< e Carter Road Promenade, Mumbai – India. Informazioni sul progetto e sui singoli interventi: info@artoxygen.org. Sito web: http://asiaartprojects.net/encounters. Dall’11 al 20 gennaio 2013.
venerdì 4 gennaio 2013
Ugo Nespolo firma l’edizione 2013 della Fòcara di Novoli
Un vulcano dalle tinte rosso, giallo e arancio, su sfondo nero, che erutta fuoco, numeri e parole: è questa l’immagine disegnata da Ugo Nespolo per il manifesto della prossima edizione della Fòcara, antica festa salentina che mercoledì 16 gennaio, in occasione delle celebrazioni per Sant’Antonio abate, illuminerà la notte di Novoli di Lecce con un rogo di venticinque metri di altezza e venti metri di diametro.
Il falò, considerato il più grande del bacino del Mediterraneo, è stata inserito tra i beni della cultura immateriale della Regione Puglia e partecipa alla catalogazione ministeriale per il riconoscimento dell’Unesco quale Patrimonio intangibile dell’umanità, da valorizzare e tutelare.
Quest’anno la costruzione del falò è iniziata lo scorso 8 dicembre, con la legatura e la posa, grazie a tecniche ormai secolari tramandate di padre in figlio, di circa ottanta mila fascine di tralci di vite secchi provenienti dai feudi del Parco del Negroamaro.
Come tutti gli anni, la mattina del 16 gennaio si compirà il rito antichissimo della bardatura che vedrà una catena umana issare sulla cima del falò l’immagine di Sant’Antonio. Nel primo pomeriggio della stessa giornata si celebrerà la benedizione degli animali e appena scenderà la sera un avvolgente fuoco pirotecnico, accompagnato da musica, innescherà l’accensione della Fòcara. Quindi, mentre il fuoco brucerà ininterrottamente (anche per più giorni), la piazza intorno al falò si animerà di fuochi d’artificio, suoni, balli e di tanti altri appuntamenti da non perdere
La festa, carica di simboli legati alla cultura popolare e contadina del territorio, che si muove tra sacro e profano, è diventata ormai da anni occasione di incontro tra culture e religioni diverse che si riuniscono idealmente intorno al «fuoco buono di Puglia, messaggero di pace nel mondo», diventato un simbolo universale di solidarietà nell’area mediterranea.
L’appuntamento musicale pensato per questa edizione della Fòcara vedrà così esibirsi artisti provenienti da ogni parte del mondo come Mory Kanté, Enzo Avitabile & Bottari, Raiz, Sud Sound System, Asian Dub Foundation e Balkan Beat Box.
«I giorni del fuoco» profumeranno, però, anche di enogastronomia grazie a Cupasgri, salone della degustazione dei sapori locali provenienti dalle migliori aziende dell’eno-agroalimentare della Valle della Cupa, e alla rassegna delle cantine del Parco del Negramaro e dell’associazione Città del vino.
Grande spazio verrà, inoltre, dato all’arte. Accanto a una mostra dedicata al torinese Ugo Nespolo, saranno esposti gli scatti di Mario Cresci, docente di teoria e metodo della fotografia all’Accademia di Belle arti di Brera, che documentano l’edizione 2012 della festa, mentre Letizia Battaglia, artista siciliana celebre per le sue foto che hanno come soggetto gli orrori della mafia, parteciperà all’evento come Premio Fòcara fotografia 2013. Non mancherà, infine, la tradizionale installazione site spefic d’autore: lo scorso anno toccò a Mimmo Paladino con i suoi grandi e colorati cavalli di cartapesta, quest’anno sarà lo stesso Ugo Nespolo, con il suo stile pop, a rendere ancora più magica la notte salentina.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Manifesto di Ugo Nespolo per la Fòcara 2013; [fig. 2] La Fòcara, accensione del fuoco
[si ringrazia Daniela Fabietti dell’Agenzia Freelance di Siena per le immagini]
Informazioni utili
La Fòcara 2013. Novoli (Lecce). Mercoledì 16 gennaio 2013, dalle ore 20.00. Informazioni,. Ufficio cultura del Comune di Novoli, tel. 0832.712695 (da lunedì al venerdì, dalle ore 8.00 alle ore 14.00)., cell. 335.8202336; cultura@comune.novoli.le.it. Sito web: www.fondazionefocara.com/.
Il falò, considerato il più grande del bacino del Mediterraneo, è stata inserito tra i beni della cultura immateriale della Regione Puglia e partecipa alla catalogazione ministeriale per il riconoscimento dell’Unesco quale Patrimonio intangibile dell’umanità, da valorizzare e tutelare.
Quest’anno la costruzione del falò è iniziata lo scorso 8 dicembre, con la legatura e la posa, grazie a tecniche ormai secolari tramandate di padre in figlio, di circa ottanta mila fascine di tralci di vite secchi provenienti dai feudi del Parco del Negroamaro.
Come tutti gli anni, la mattina del 16 gennaio si compirà il rito antichissimo della bardatura che vedrà una catena umana issare sulla cima del falò l’immagine di Sant’Antonio. Nel primo pomeriggio della stessa giornata si celebrerà la benedizione degli animali e appena scenderà la sera un avvolgente fuoco pirotecnico, accompagnato da musica, innescherà l’accensione della Fòcara. Quindi, mentre il fuoco brucerà ininterrottamente (anche per più giorni), la piazza intorno al falò si animerà di fuochi d’artificio, suoni, balli e di tanti altri appuntamenti da non perdere
La festa, carica di simboli legati alla cultura popolare e contadina del territorio, che si muove tra sacro e profano, è diventata ormai da anni occasione di incontro tra culture e religioni diverse che si riuniscono idealmente intorno al «fuoco buono di Puglia, messaggero di pace nel mondo», diventato un simbolo universale di solidarietà nell’area mediterranea.
L’appuntamento musicale pensato per questa edizione della Fòcara vedrà così esibirsi artisti provenienti da ogni parte del mondo come Mory Kanté, Enzo Avitabile & Bottari, Raiz, Sud Sound System, Asian Dub Foundation e Balkan Beat Box.
«I giorni del fuoco» profumeranno, però, anche di enogastronomia grazie a Cupasgri, salone della degustazione dei sapori locali provenienti dalle migliori aziende dell’eno-agroalimentare della Valle della Cupa, e alla rassegna delle cantine del Parco del Negramaro e dell’associazione Città del vino.
Grande spazio verrà, inoltre, dato all’arte. Accanto a una mostra dedicata al torinese Ugo Nespolo, saranno esposti gli scatti di Mario Cresci, docente di teoria e metodo della fotografia all’Accademia di Belle arti di Brera, che documentano l’edizione 2012 della festa, mentre Letizia Battaglia, artista siciliana celebre per le sue foto che hanno come soggetto gli orrori della mafia, parteciperà all’evento come Premio Fòcara fotografia 2013. Non mancherà, infine, la tradizionale installazione site spefic d’autore: lo scorso anno toccò a Mimmo Paladino con i suoi grandi e colorati cavalli di cartapesta, quest’anno sarà lo stesso Ugo Nespolo, con il suo stile pop, a rendere ancora più magica la notte salentina.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Manifesto di Ugo Nespolo per la Fòcara 2013; [fig. 2] La Fòcara, accensione del fuoco
[si ringrazia Daniela Fabietti dell’Agenzia Freelance di Siena per le immagini]
Informazioni utili
La Fòcara 2013. Novoli (Lecce). Mercoledì 16 gennaio 2013, dalle ore 20.00. Informazioni,. Ufficio cultura del Comune di Novoli, tel. 0832.712695 (da lunedì al venerdì, dalle ore 8.00 alle ore 14.00)., cell. 335.8202336; cultura@comune.novoli.le.it. Sito web: www.fondazionefocara.com/.
giovedì 20 dicembre 2012
«Paesi dipinti», quando il muro è un’opera d’arte
Sono oltre duecento in tutta Italia, dalle Alpi alla Sicilia, i «paesi dipinti»: borghi, spesso di piccole dimensioni, trasformati in veri e propri musei a cielo aperto dalla vena creativa e dai colori di artisti, famosi e non, che hanno lasciato il loro segno su pareti esterne e porte di case e di edifici pubblici. Questi «muri d’autore», visitabili gratuitamente ogni giorno dell’anno e a ogni ora del giorno, sono stati dipinti con la tecnica «a fresco» o con la pittura acrilica su parete, sia per decorare sia per ricordare, per raccontare cioè una storia legata a tradizioni, avvenimenti e personaggi noti dei paesi che li conservano.
A inaugurare la stagione del muralismo moderno, tradizione che si fa risalire alle prime incisioni rupestri e che vanta anche un manifesto scritto, negli anni Trenta, da Mario Sironi e firmato da Carlo Carrà, Achille Funi e Massimo Campigli, fu, nel 1956, il borgo di Arcumeggia, piccola frazione del comune di Casalzuigno, immersa nel cuore verdeggiante della Valcuvia. In questo lussureggiante angolo del Varesotto, artisti del calibro di Aligi Sassu, Gianfilippo Usellini, Aldo Carpi, Giuseppe Migneco, Achille Funi e molti altri lasciarono la propria impronta pittorica, creando una pinacoteca en plein air che racconta, passo dopo passo, la vita agreste, la storia di emigrazione e le tradizioni, lavorative e religiose, che interessarono gli abitanti del piccolo paese lombardo. L’itinerario artistico porta così il turista a contatto con opere come «Corridori» di Aligi Sassu e «Composizione agreste» di Ernesto Treccani, due degli oltre trenta affreschi che, nei prossimi mesi primaverili ed estivi, saranno al centro di un delicato intervento conservativo predisposto dalla restauratrice Rossella Bernasconi e realizzato dalla Provincia di Varese, grazie al co-finanziamento della Fondazione Cariplo di Milano.
Restando nel Varesotto, il territorio più ricco in Italia per numero di «paesi dipinti», il nostro viaggio tra i «muri d’autore» può fare tappa a Boarezzo, un borgo da favola in Valganna, con case in sasso e viottoli acciottolati tra boschi di faggi, salici e castagni, che vanta una galleria di murales sugli antichi mestieri del luogo, ideata negli anni Settanta dal pittore Mario Alioli e arricchita da opere come «Ul bagatt» (il calzolaio) di Silvio Monti, lo «Scalpellino» di Luigi Bennati, il «Falegname» di Otto Monestier e «La bottega del ceramista» di Albino Reggiori.
Agli ormai dimenticati lavori del passato, come l’ombrellaio e il «cadregat» (l’impagliatore di sedie), sono dedicati anche i pannelli dipinti di Peveranza di Cairate, centro abitato a pochi chilometri dalla roccaforte di Castelseprio. Mentre il paese di Marchirolo, a una manciata di chilometri dalla Svizzera, accoglie una galleria di affreschi con storie di contrabbandieri e di emigrazione, un insieme di opere nato negli anni Ottanta con lo scopo di rendere omaggio all’operosità di molti abitanti del luogo, da sempre esperti nel campo dell’edilizia, che furono costretti ad andare a lavorare in America e persino nella lontana Cina, dove, secondo la tradizione, furono tra i costruttori della ferrovia del Tonchino. Tema libero, invece, per i muri di Runo di Dumenza, luogo natale del pittore Bernardino Luini, allievo di Leonardo da Vinci, ma anche di Vincenzo Peruggia, imbianchino noto per aver trafugato «La Gioconda» dal museo del Louvre. La pinacoteca senza pareti di questo tranquillo borgo, immerso nel verde della Val Dumentina, dà testimonianza della profonda religiosità degli abitanti del luogo, ma anche della cultura locale, attraverso la raffigurazione, per esempio, di abiti popolari del primo Ottocento, come quelli che compaiono nell’opera «La partenza» di Andrea De Bernardi.
Se a queste gallerie en plein air, che danno forma e colore alla cultura e alla storia locale di piccole comunità orgogliose delle proprie radici, si aggiungono quelle di Induno Olona e del rione San Fermo di Varese il numero dei «paesi dipinti» della provincia di Varese sale a sette. Non è, dunque, un caso che proprio in questo territorio sia nata nel 1994, per iniziativa del professor Raffaele Montagna, l’Assipad - Associazione italiana paesi dipinti, che intende riunire, valorizzare e promuovere i tanti luoghi italiani che posseggono un patrimonio pittorico, più o meno recente, sulle pareti esterne delle proprie abitazioni. Quella dei «muri d’autore» è, infatti, una raffinata risorsa turistica, quasi interamente da scoprire. In giro per il nostro Paese, il visitatore curioso, capace di allontanarsi dai grandi itinerari del turismo massificato e di trasformare il viaggio in un’occasione di scoperta, può, infatti, trovare di tutto: scene sacre, paesaggi marini con barche e pescatori, volti di emigranti in procinto di partire per terre lontane, partigiani in lotta per la libertà, contadini che raccolgono i frutti del proprio lavoro, campi bruciati dal sole, donne seminude che si beano della propria bellezza, ma anche gatti, cani e unicorni, animali della realtà e della fantasia.
L’elenco dei soggetti dipinti in questi borghi è, però, ancora lungo. A Legro, piccola e pittoresca frazione di Orta San Giulio (Novara), è il cinema, per esempio, ad essere stato «messo al muro»: in onore ai tanti registi che hanno scelto questo serafico paesino lacustre come ambientazione dei propri film, sono stati realizzati murales che prendono spunto da lungometraggi quali «Riso amaro», «Una spina nel cuore», «La maestrina», «I racconti del maresciallo» e «Voglia di vincere», sceneggiato televisivo con Gianni Morandi e Milly Carlucci.
Al mondo del cinema strizza l’occhio anche la galleria all’aperto di Conselice, nel Ravennate, dove il pittore Gino Pellegrini ha dipinto sui muri della piazza principale i baffoni di Gino Cervi e il sorriso bonario di Fernandel, gli interpreti televisivi delle storie di Peppone e don Camillo, nate dalla penna di Giovanni Guareschi. Sempre in Emilia Romagna, si trova Coriandoline, quartiere fiabesco alle porte di Correggio (Reggio Emilia), interamente disegnato dai bambini per i bambini, che accoglie i visitatori con un’esplosione di colori e soluzioni abitative curiose come scale-scivolo e lampioni-uccello, alle quali ha dato vita la fervida creatività di Lele Luzzati.
Ai più piccoli piacerà anche Vernante, paesino del Cuneese, i cui muri narrano la storia di Pinocchio attraverso centocinquanta murales, dipinti da Bruno Carlet e Meo Cavallera, o Calvi dell’Umbria, in provincia di Terni, dove si celebra il tema della Natività. A Salza di Pinerolo, nel Torinese, si omaggiano, invece, la musica e i cantautori che hanno suonato tra le vie del borgo. Ecco così sulle pareti del paese affreschi dedicati a canzoni come «L’isola che non c’è» di Edoardo Bennato, «Vecchio frac» di Domenico Modugno e «Vita spericolata» di Vasco Rossi.
Impressi nella memoria dei viaggiatori curiosi rimarranno anche Furore, sulla Costiera Amalfitana, Valloria di Prelà, nell’entroterra di Imperia, il cui museo sono gli usci delle vecchie case, o ancora Vetri sul mare, nel Salernitano, dove disegni e colori sono impressi sulla ceramica che riveste gran parte degli edifici, e Lauro, paese rinascimentale della provincia di Avellino, dipinto esclusivamente da pittori naif, artisti accomunati da un atteggiamento esistenziale ingenuo e primitivo.
In Sardegna meritano, infine, una visita Villamar, nella zona collinare del Cagliaritano, dove, a metà degli anni Settanta, alcuni esuli cileni lasciarono la propria testimonianza di profughi attraverso affreschi particolarmente colorati e ricchi di vitalità, e il borgo di Orgosolo, nella Barbagia, dove i primi murales furono eseguiti per commemorare il trentesimo anniversario della liberazione d’Italia e dove, in seguito, vennero realizzati dipinti di protesta sociale, ispirati alla tradizione dei murales latino-americana.
La storia dei «paesi dipinti» racconta, dunque, un’Italia ancora poco conosciuta, in cui l’arte diventa arredo urbano, colorando di nuova vita strade e piazze di piccoli borghi, spesso arroccati e abbandonati. Ci fa venire in contatto con un Paese ricco di musei speciali, che non chiudono mai, visitabili in qualsiasi ora del giorno e della notte, senza code e senza pagare biglietto d'entrata, avendo magari per tetto la volta stellata.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] L'affresco «Corridori» di Aligi Sassu per il borgo di Arcumeggia, Varese; [figg. 2 e 3] Uno spaccato di Coriandoline, quartiere di Correggio (Reggio Emilia); [fig. 4] Affresco dedicato al film «Riso amaro» nel borgo di Legro, frazione di Orta San Giulio (Novara); [fig. 5] Un affresco dedicato alle storie di Pinocchio nel borgo di Vernante (Cuneo); [figg. 6 e 7] Esempi di porte dipinte nel borgo di Valloria di Prelà (Imperia)
Informazioni utili
Associazione nazionale paesi dipinti: www.paesidipinti.it
I paesi dipinti del Varesotto: www.vareselandoftourism.it/uploaded/file_struttura/informazioni/pubblicazioni/paesi_dipinti.pdf
Coriandoline, il quartiere disegnato dai bambini: www.coriandoline.it
A inaugurare la stagione del muralismo moderno, tradizione che si fa risalire alle prime incisioni rupestri e che vanta anche un manifesto scritto, negli anni Trenta, da Mario Sironi e firmato da Carlo Carrà, Achille Funi e Massimo Campigli, fu, nel 1956, il borgo di Arcumeggia, piccola frazione del comune di Casalzuigno, immersa nel cuore verdeggiante della Valcuvia. In questo lussureggiante angolo del Varesotto, artisti del calibro di Aligi Sassu, Gianfilippo Usellini, Aldo Carpi, Giuseppe Migneco, Achille Funi e molti altri lasciarono la propria impronta pittorica, creando una pinacoteca en plein air che racconta, passo dopo passo, la vita agreste, la storia di emigrazione e le tradizioni, lavorative e religiose, che interessarono gli abitanti del piccolo paese lombardo. L’itinerario artistico porta così il turista a contatto con opere come «Corridori» di Aligi Sassu e «Composizione agreste» di Ernesto Treccani, due degli oltre trenta affreschi che, nei prossimi mesi primaverili ed estivi, saranno al centro di un delicato intervento conservativo predisposto dalla restauratrice Rossella Bernasconi e realizzato dalla Provincia di Varese, grazie al co-finanziamento della Fondazione Cariplo di Milano.
Restando nel Varesotto, il territorio più ricco in Italia per numero di «paesi dipinti», il nostro viaggio tra i «muri d’autore» può fare tappa a Boarezzo, un borgo da favola in Valganna, con case in sasso e viottoli acciottolati tra boschi di faggi, salici e castagni, che vanta una galleria di murales sugli antichi mestieri del luogo, ideata negli anni Settanta dal pittore Mario Alioli e arricchita da opere come «Ul bagatt» (il calzolaio) di Silvio Monti, lo «Scalpellino» di Luigi Bennati, il «Falegname» di Otto Monestier e «La bottega del ceramista» di Albino Reggiori.
Agli ormai dimenticati lavori del passato, come l’ombrellaio e il «cadregat» (l’impagliatore di sedie), sono dedicati anche i pannelli dipinti di Peveranza di Cairate, centro abitato a pochi chilometri dalla roccaforte di Castelseprio. Mentre il paese di Marchirolo, a una manciata di chilometri dalla Svizzera, accoglie una galleria di affreschi con storie di contrabbandieri e di emigrazione, un insieme di opere nato negli anni Ottanta con lo scopo di rendere omaggio all’operosità di molti abitanti del luogo, da sempre esperti nel campo dell’edilizia, che furono costretti ad andare a lavorare in America e persino nella lontana Cina, dove, secondo la tradizione, furono tra i costruttori della ferrovia del Tonchino. Tema libero, invece, per i muri di Runo di Dumenza, luogo natale del pittore Bernardino Luini, allievo di Leonardo da Vinci, ma anche di Vincenzo Peruggia, imbianchino noto per aver trafugato «La Gioconda» dal museo del Louvre. La pinacoteca senza pareti di questo tranquillo borgo, immerso nel verde della Val Dumentina, dà testimonianza della profonda religiosità degli abitanti del luogo, ma anche della cultura locale, attraverso la raffigurazione, per esempio, di abiti popolari del primo Ottocento, come quelli che compaiono nell’opera «La partenza» di Andrea De Bernardi.
Se a queste gallerie en plein air, che danno forma e colore alla cultura e alla storia locale di piccole comunità orgogliose delle proprie radici, si aggiungono quelle di Induno Olona e del rione San Fermo di Varese il numero dei «paesi dipinti» della provincia di Varese sale a sette. Non è, dunque, un caso che proprio in questo territorio sia nata nel 1994, per iniziativa del professor Raffaele Montagna, l’Assipad - Associazione italiana paesi dipinti, che intende riunire, valorizzare e promuovere i tanti luoghi italiani che posseggono un patrimonio pittorico, più o meno recente, sulle pareti esterne delle proprie abitazioni. Quella dei «muri d’autore» è, infatti, una raffinata risorsa turistica, quasi interamente da scoprire. In giro per il nostro Paese, il visitatore curioso, capace di allontanarsi dai grandi itinerari del turismo massificato e di trasformare il viaggio in un’occasione di scoperta, può, infatti, trovare di tutto: scene sacre, paesaggi marini con barche e pescatori, volti di emigranti in procinto di partire per terre lontane, partigiani in lotta per la libertà, contadini che raccolgono i frutti del proprio lavoro, campi bruciati dal sole, donne seminude che si beano della propria bellezza, ma anche gatti, cani e unicorni, animali della realtà e della fantasia.
L’elenco dei soggetti dipinti in questi borghi è, però, ancora lungo. A Legro, piccola e pittoresca frazione di Orta San Giulio (Novara), è il cinema, per esempio, ad essere stato «messo al muro»: in onore ai tanti registi che hanno scelto questo serafico paesino lacustre come ambientazione dei propri film, sono stati realizzati murales che prendono spunto da lungometraggi quali «Riso amaro», «Una spina nel cuore», «La maestrina», «I racconti del maresciallo» e «Voglia di vincere», sceneggiato televisivo con Gianni Morandi e Milly Carlucci.
Al mondo del cinema strizza l’occhio anche la galleria all’aperto di Conselice, nel Ravennate, dove il pittore Gino Pellegrini ha dipinto sui muri della piazza principale i baffoni di Gino Cervi e il sorriso bonario di Fernandel, gli interpreti televisivi delle storie di Peppone e don Camillo, nate dalla penna di Giovanni Guareschi. Sempre in Emilia Romagna, si trova Coriandoline, quartiere fiabesco alle porte di Correggio (Reggio Emilia), interamente disegnato dai bambini per i bambini, che accoglie i visitatori con un’esplosione di colori e soluzioni abitative curiose come scale-scivolo e lampioni-uccello, alle quali ha dato vita la fervida creatività di Lele Luzzati.
Ai più piccoli piacerà anche Vernante, paesino del Cuneese, i cui muri narrano la storia di Pinocchio attraverso centocinquanta murales, dipinti da Bruno Carlet e Meo Cavallera, o Calvi dell’Umbria, in provincia di Terni, dove si celebra il tema della Natività. A Salza di Pinerolo, nel Torinese, si omaggiano, invece, la musica e i cantautori che hanno suonato tra le vie del borgo. Ecco così sulle pareti del paese affreschi dedicati a canzoni come «L’isola che non c’è» di Edoardo Bennato, «Vecchio frac» di Domenico Modugno e «Vita spericolata» di Vasco Rossi.
Impressi nella memoria dei viaggiatori curiosi rimarranno anche Furore, sulla Costiera Amalfitana, Valloria di Prelà, nell’entroterra di Imperia, il cui museo sono gli usci delle vecchie case, o ancora Vetri sul mare, nel Salernitano, dove disegni e colori sono impressi sulla ceramica che riveste gran parte degli edifici, e Lauro, paese rinascimentale della provincia di Avellino, dipinto esclusivamente da pittori naif, artisti accomunati da un atteggiamento esistenziale ingenuo e primitivo.
In Sardegna meritano, infine, una visita Villamar, nella zona collinare del Cagliaritano, dove, a metà degli anni Settanta, alcuni esuli cileni lasciarono la propria testimonianza di profughi attraverso affreschi particolarmente colorati e ricchi di vitalità, e il borgo di Orgosolo, nella Barbagia, dove i primi murales furono eseguiti per commemorare il trentesimo anniversario della liberazione d’Italia e dove, in seguito, vennero realizzati dipinti di protesta sociale, ispirati alla tradizione dei murales latino-americana.
La storia dei «paesi dipinti» racconta, dunque, un’Italia ancora poco conosciuta, in cui l’arte diventa arredo urbano, colorando di nuova vita strade e piazze di piccoli borghi, spesso arroccati e abbandonati. Ci fa venire in contatto con un Paese ricco di musei speciali, che non chiudono mai, visitabili in qualsiasi ora del giorno e della notte, senza code e senza pagare biglietto d'entrata, avendo magari per tetto la volta stellata.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] L'affresco «Corridori» di Aligi Sassu per il borgo di Arcumeggia, Varese; [figg. 2 e 3] Uno spaccato di Coriandoline, quartiere di Correggio (Reggio Emilia); [fig. 4] Affresco dedicato al film «Riso amaro» nel borgo di Legro, frazione di Orta San Giulio (Novara); [fig. 5] Un affresco dedicato alle storie di Pinocchio nel borgo di Vernante (Cuneo); [figg. 6 e 7] Esempi di porte dipinte nel borgo di Valloria di Prelà (Imperia)
Informazioni utili
Associazione nazionale paesi dipinti: www.paesidipinti.it
I paesi dipinti del Varesotto: www.vareselandoftourism.it/uploaded/file_struttura/informazioni/pubblicazioni/paesi_dipinti.pdf
Coriandoline, il quartiere disegnato dai bambini: www.coriandoline.it
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