ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 15 ottobre 2013

«NavigArte 2013», la darsena di Pisa si veste d’arte

Apuleio incontra la danza. Sarà una delle favole più belle dello scrittore latino, quella di Amore e Psiche, a inaugurare la rassegna «NavigArte 2013. NavigAzioni fra danza, musica, arti visive alla Porta del Mar», promossa dalla compagnia «Movimentoinactor Teatrodanza» di Flavia Bucciero, con la collaborazione del Consorzio coreografi danza d’autore e con il sostegno del Comune di Pisa.
Martedì 15 e mercoledì 16 ottobre il Balletto di Sardegna/Asmed di Cagliari terrà a battesimo la manifestazione, giunta alla sua terza edizione, presentando, presso i Teatri di danza e delle arti-Corte Sanac, lo spettacolo «Amore e Psiche. Dagli inferi all’Olimpo», per la regia di Senio Giovanni Barbaro Dattena e con le coreografie di Cristina Locci, nel quale la danza si fonde con le arti circensi offrendo un'originale interpretazione del famoso mito raccontato da Apuleio nelle «Metamorfosi», dove viene affrontato in modo originale il tema dell’amore che, per realizzarsi, deve mettersi costantemente alla prova.
La rassegna, nata con l’intento di valorizzare il rapporto della città di Pisa con le sue vie d’acqua facendo leva sulla straordinaria forza comunicativa dei linguaggi artistici, proseguirà sabato 19 ottobre con lo spettacolo «Amore e magia nella casa di Pulcinella» di Lello Serao, con la compagnia napoletana «Libera Scena Ensemble». Si tratta di una versione ridotta e rivisitata del «Don Fausto» di Antonio Petito, forse uno dei più grandi rappresentanti della storia del teatro, vissuto nella seconda metà dell’800 e autore di numerose commedie e parodie, che qui si cimenta con la storia di Faust raccontata da Goethe. Scenario dell’appuntamento teatrale saranno ancora una volta i Teatri di danza e delle arti-Corte Sanac, felice esempio di recupero di archeologia industriale e di rigenerazione urbana e culturale, cuore pulsante di una zona strategica della città, come quella della darsena, un tempo centro di scambio con tutto il bacino del Mediterraneo e ora luogo inedito di produzione, contaminazione e sviluppo culturale.
La rassegna si sposterà, quindi, al Museo Piaggio di Pontedera, dove sabato 26 ottobre andrà in scena «Alice fra le vespe», uno studio coreografico di Movimentoinactor Teatrodanza/Con.Cor.D.A., nel quale la bambina resa famosa dalla penna di Lewis Carroll nel libro «Alice nel paese delle meraviglie» si confronterà con la modernità, con il mondo della locomozione e della velocità.
Sarà, dunque, la volta dello spettacolo «Pina…ma perché Napoli no!», un omaggio alla grande artista tedesca Pina Bausch firmato da Flavia Bucciero, nel quale si parla anche di una Napoli piena di contraddizioni: sensuale come una bella donna, ma acida e spietata, divertente e ironica, tragica e disincantata.
L’appuntamento è per domenica 3 novembre ai Teatri di danza e delle arti-Corte Sanac, dove si terrà anche, nella serata di venerdì 8 novembre, la rassegna «Sconfinamenti. Fra i linguaggi delle arti e i luoghi del quotidiano», ultima proposta di «NavigArte 2013».
A completamento del ricco cartellone di eventi studiati per questa edizione del festival pisano, al quale farà da filo conduttore il tema dell’amore, sono stati ideati anche dei momenti di spettacolo all’interno del punto vendita UniCoopFi di Porta a Mare e un laboratorio didattico per le scuole. Due occasioni, queste, per far scoprire anche ai bambini e ai non addetti ai lavori la grande passione che anima chi si occupa di danza e teatro.

Didascalia delle immagini
[Fig.1] Una scena dello spettacolo  «Pina…ma perché Napoli no!», per le coreografie di Flavia Bucciero. Foto: Enzo Manniccia; [fig. 2] Una foto dello spettacolo «Amore e Psiche. Dagli inferi all’Olimpo», per la regia di <b>Senio Giovanni Barbaro Dattena e con le coreografie di Cristina Locci, prodotto dal Balletto di Sardegna/Asmed di Cagliari. Foto: Massimo Leam; [fig. 3] Locandina della rassegna «NavigArte 2013. NavigAzioni fra danza, musica, arti visive alla Porta del Mar».

Informazioni utili
«NavigArte 2013. NavigAzioni fra danza, musica, arti visive alla Porta del Mar». Teatri di danza e delle arti, via del Chiassatello-Corte Sanac, 97/98 - Pisa. Orari: gli spettacoli iniziano alle ore 21.00. Biglietti: intero € 8,00, ridotto € 5,00 (per studenti universitari, bambini, anziani, residenti del quartiere di Porta a mare, Cep, Barbaricina, soci Coop); l’evento «Sconfinamenti» è a ingresso libero; la replica dello spettacolo «Amore e Psyche» prevista per la mattinata del 16 ottobre ha un biglietto promozionale di € 3,00. Informazioni e prenotazioni: tel. 050501463, movimentoinactor@tiscalinet.it. Sito web: www.movimentoinactor.it. Dal 15 ottobre all’8 novembre 2013. 

lunedì 14 ottobre 2013

«Gero qua»: Canaletto ritorna a Venezia, nella Basilica di San Gregorio

(sam) Era una Venezia brulicante di vita. Nobili e mercanti animavano calli e campielli della città, concludendo i propri affari a pochi passi da Palazzo Ducale. Gondolieri e barcaioli traghettavano le persone da una riva all’altra del Canal Grande o portavano sacchi di sale, botti di vino e cotone ai magazzini di Punta Dogana. Mentre, poco distante dalla Basilica della Salute, il Canaletto dava vita a una delle sue viste più belle della città. Erano gli anni dal 1740 al 1745 e l’artista, vedutista dalla maniera «luminosa, gaia, viva, trasparente e mirabilmente minuziosa» (secondo la definizione dell’erudito Anton Maria Zanetti), dipingeva, all’interno dell’Abbazia di San Gregorio, la tela «L’entrata nel Canal Grande dalla Basilica della Salute».
A questo capolavoro pittorico, oggi di proprietà del collezionista Guido Angelo Terruzzi, è dedicato un inedito progetto espositivo, mai sperimentato in Europa, nato da un’idea della famiglia Buziol e organizzato da Fondaco: «Gero qua» (espressione del dialetto veneziano per dire «Ero qua»).
Per meno di cinquanta giorni, dal 10 novembre al 27 dicembre, la pregevole opera, già esposta in anni recenti al Palazzo Reale di Milano e al Museo Maillol di Parigi, ritornerà nel luogo in cui l’artista veneto la concepì e lo creò duecentosettanta anni fa. E sarà protagonista di una mostra aperta ventiquattro ore su ventiquattro, visitabile soltanto previa prenotazione e da un massimo di otto persone per ogni fascia oraria, con prezzi variabili (da un minimo di 35 euro per i gruppi a un massimo di 400 per i singoli visitatori, cioè per chi desiderasse regalarsi un’ora a tu per tu con il capolavoro del Canaletto, magari nel cuore della notte).
L’esperienza è destinata a rivelarsi unica, a partire dall'ingresso negli spazi medioevali dell’Abbazia di San Gregorio, austero monumento incastonato in una parte quieta e appartata della città, dove per quasi sette secoli vissero e pregarono generazioni di benedettini, e che oggi è di difficile fruizione. Il percorso espositivo, poi, è pieno di sorprese. Prima di giungere nella splendida sala ad angolo con affaccio, unico al mondo, sulla Basilica della Salute, sul Canal Grande e sul bacino di San Marco -quella in cui si pensa abbia lavorato il Canaletto-, il visitatore potrà confrontarsi con un video d’autore del regista Francesco Patierno, intitolato «Point of view», che si configura –per stessa definizione del suo autore- come «un viaggio emotivo in uno spazio fatto di luci, di giochi di prospettive, di proiezioni ottiche, di suoni, che filtrano dai canali d'acqua intorno all'abbazia, formando spicchi di realtà che nella mano del pittore diventano il quadro».
Nel progetto, il cui allestimento sarà curato dallo stesso Francesco Patierno e da Tonino Zera, è stato coinvolto anche Maurizio Calvesi, direttore della fotografia e professionista di fama internazionale, che ha filmato i particolari del quadro con una tecnica innovativa, ad alta definizione, grazie alla quale sarà possibile vivere un'esperienza multimediale di approfondimento, godendo di una lettura inedita e dettagliatissima dell’opera.
Cinema e fotografia d’autore, quindi, anticiperanno il raffronto, indimenticabile, tra la tela del Canaletto e lo spazio urbano che la ispirò, tra irreale e reale, tra passato e contemporaneità. Un’occasione, questa, anche per approfondire la storia del quadro, acquistato, pare, dal duca di Kent Henry Grey, entrato per discendenza nelle raccolte di Lady Lucas and Dingwall, comprato nel 1970 da Sotheby’s a Londra e, infine, entrato a far parte della collezione dell’imprenditore Guido Angelo Terruzzi.
Grazie all’utilizzo di una camera ottica, l’artista impresse sulla tela le linee delle magnifiche architetture che aveva davanti ai propri occhi nell'incantevole loggiato dell’Abbazia di San Gregorio: la barocca meraviglia di marmo bianco creata dal Longhena come ex voto della città per la Salute ritrovata dopo l’ennesima pestilenza, poco dopo i Magazzini del Sale e la Punta della Dogana e, sull'altra sponda del Canal Grande, Palazzo Ducale e Riva degli Schiavoni. Pennellata dopo pennellata, Canaletto ritrasse così non solo edifici di assoluta eleganza, ma anche la straordinaria quotidianità di una città indaffarata e vivace, illuminata da un cielo di azzurro oltremare che si specchiava su un’acqua verde turchino carica di rifrangenze di luce e di colore.
«La magia di San Gregorio, la magia del miglior Canaletto, la magia del cinema d’autore e, soprattutto, la magia eterna di Venezia» si fondono, dunque, -si legge nella presentazione del progetto- per dar vita a «un’esperienza unica, da vivere e concedersi almeno una volta nella vita».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto, «L’entrata nel Canal Grande dalla Basilica della Salute», 1740-1745. Olio su tela, 72 x 112,5 cm. Collezione privata; [fig. 2] Veduta dell'Abbazia di San Gregorio in Venezia

Informazioni utili 
«Gero qua - Canaletto». Abbazia di San Gregorio, Dorsoduro 172 - Venezia. Orari: tutti i giorni, 24 ore su 24. Informazioni per l'accesso in mostra: l'entrata avviene solo previa prenotazione; è consentito un numero massimo di otto persone per ogni fascia oraria;  la visita dura un'ora. Ingresso: da € 35,00 (per visite in gruppo) a € 400,00 (per visite in solitaria e in orario notturno). Informazioni: www.canalettovenezia.it. Prenotazioni: www.coopculture.it. Dal 10 novembre al 27 dicembre 2013.   

venerdì 11 ottobre 2013

Dalle fotografie di Steve McCurry alle grandi architetture del Novecento: un autunno tutto da sfogliare

È ricco di interessati uscite editoriali l’autunno di Electa Mondadori. Tra i volumi più curiosi già in libreria va segnalato «Io sono un mito. I capolavori dell’arte che sono diventati icone del nostro tempo», scritto dalla giornalista Francesca Bonazzoli, firma del «Corriere della Sera», e da Michele Robecchi, direttore di una collana di monografie d’arte contemporanea per la Phaidon Press e insegnante alla Christie’s Education di Londra.
Due le domande che tessono la trama del libro, la cui prefazione è scritta da Maurizio Cattelan: perché alcune opere d’arte, come la «Gioconda» di Leonardo o «L’urlo» di Munch, sono conosciute in tutto il mondo? Per quale motivo immagini come «Le ninfee» di Monet o il «David» di Michelangelo sono diventate parte integrante del nostro panorama visivo quotidiano, comparendo su T-Shirt, tazze e grembiuli, ma anche in spot pubblicitari o in show televisivi come i «Simpson»? Francesca Bonazzoli e Michele Robecchi rispondono a questi quesiti spiegando, attraverso l’analisi di una trentina di capolavori, dal «Discobolo di Mirone» al «Figlio dell’uomo» di Magritte, come, quando e soprattutto perché un’opera d’arte riesce a trasformarsi in un’immagine dal successo planetario, impermeabile ai gusti, alle mode e al passare del tempo. Di pagina in pagina, sarà, inoltre, possibile scoprire curiosità e aneddoti legati ad alcuni capolavori artistici come la «Madonna Sistina» di Raffaello Sanzio, «La ragazza con l'orecchino di perla» di Johannes Vermeer, «I girasoli» di Vincent van Gogh o «Guernica» di Pablo Picasso.
Agli amanti dello scatto d’autore è, invece, dedicato il volume «Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie», che ripercorre la carriera del celebre fotoreporter americano attraverso quattordici reportage realizzati in tutto il mondo. Dal Pakistan alla Cina, dall’India all’Afghanistan, dal Nepal all’Australia, dall’Indonesia al Bangladesh, fino allo Yemen o al Kuwait, il centro di ogni scatto è l’uomo radicato nel proprio contesto d’origine.
Ogni storia è illustrata con appunti, immagini e ricordi di Steve McCurry, ma anche con centoventi tavole fotografiche e materiali documentari, molti dei quali inediti, come articoli di giornale, mappe e lasciapassare per la stampa.
Le vicende raccontate abbracciano una vasta gamma di temi e soggetti, dagli effetti di un monsone (1984) agli eventi legati all’11 settembre (2001), dalle conseguenze ambientali della prima guerra del Golfo (1991) agli stili di vita della tribù hazara che vive in Afghanistan (2007).
Fotografia e storia si intrecciano anche nel volume «Nur. La luce nascosta dell’Afghanistan» (in uscita il prossimo 15 ottobre), frutto delle peregrinazioni e delle esplorazioni solitarie di Monika Bulaj, che, munita solo di una Leica e di un taccuino, è andata alla ricerca dell’anima di un popolo martoriato, devastato da anni di occupazione militare e di guerra.
Spostandosi a bordo di bus e taxi o a dorso di cavalli e yak, la fotografa polacca, da tempo residente a Trieste, ha vissuto a stretto contatto con gli abitanti di questi territori; ha diviso con loro cibo, sonno, fame, freddo, risa e paura. Sono nate così fotografiche che contraddicono molti cliché del mondo occidentale e che svelano un mondo inatteso e complesso sconosciuto alla maggior parte di noi: l’Afghanistan non è solo un Paese oscurantista, ma è anche una terra di poeti, culla del sufismo, di un Islam tollerante, che lascia spazio a una società dignitosa, rispettosa di riti e tradizioni, dove –racconta Monika Bulaj - «una straniera può essere accolta in una moschea e l’incantamento di chi arriva da lontano è vissuto come una benedizione».
Immancabile nelle librerie degli amanti delle costruzioni e dei progetti è, invece, «L’Atlante mondiale dell’architettura del XX secolo», che racchiude in un unico volume oltre settecentocinquanta edifici realizzati nel corso del Novecento.
Suddivisa nelle sei regioni del mondo (Oceania, Asia, Europa, Africa, Nord America e Sud America) e in tre differenti periodi (1900-1939, 1940-1973 e 1974-1999), la pubblicazione presenta le opere selezionate attraverso una mappa della regione in cui sono collocate, un breve testo descrittivo e un ricco apparato di immagini e disegni, tra cui planimetrie, sezioni e prospetti. Oltre ottocento le pagine e tremila le immagini che compongono l'opera, preziosa co-edizione di Electa e Phaidon, nata da lungo processo di ricerca e selezione che ha coinvolto un grande numero di specialisti di tutto il mondo, da storici a scrittori, da direttori di musei ad architetti.
Tra i volumi in preparazione meritano, infine, una segnalazione «La forma di Dio» e «Sparkling Italy», la cui uscita in libreria è prevista per novembre. Il primo libro, a cura di Cristina Uguccioni, racconta il rapporto tra fede cristiana e arte sacra attraverso dodici opere d’arte commentate da biblisti e storici dell’arte. Grazie alle parole di importanti esponenti di spicco del mondo religioso e culturale quali, tra gli altri, Bruno Maggioni, Carlo Maria Martini, Antonio Paolucci, Angelo Scola e Timothy Verdon sarà, dunque, possibile rivivere la genesi e la storia di opere d'arte come «L’Annunciazione» del Beato Angelico, l’«Ultima Cena» di Leonardo e il «Giudizio Universale» di Michelangelo.
Di tutt’altro genere «Sparkling Italy», che, attraverso gli scatti di Giò Martorana, racconterà la storia e l’immagine del vino spumante, uno dei prodotti d'eccellenza del made in Italy. Un’accurata selezione di bollicine italiane sullo sfondo di città e paesaggi simbolo del nostro Paese farà rivivere al lettore tutta la classe e lo stile del bel vivere italiano.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Copertina del volume «Io sono un mito. I capolavori dell’arte che sono diventati icone del nostro tempo» di Francesca Bonazzoli e Michele Robecchi (Electa Mondadori, 2013); [fig. 2] Copertina del libro «Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie» (Electa Mondadori, 2013); [fig. 3] Monika Bulaj, Kabul, 2010. Uno scatto dal libro «Nur. La luce nascosta dell’Afghanistan» (Electa Mondadori, 2013)

Informazioni utili 
- Francesca Bonazzoli e Michele Robecchi, «Io sono un mito. I capolavori dell’arte che sono diventati icone del nostro tempo», Electa, Milano 2013. ISBN: 978883709349. Dati: pagine 144, illustrazioni 175, brossura con alette. Prezzo: € 19,90. 
- «Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie». Electa-Phaidon, Milano- Londra 2013.ISBN: 978883709433. Dati: pagine 264, illustrazioni 320. Prezzo: € 59,00.
- Monika Bulaj, «Nur. La luce nascosta dell’Afghanistan». Electa, Milano 2013. Dati: pagine 256, illustrazione 163. Prezzo: € 39,00. Uscita prevista: 15 ottobre 2013. 
- AA.VV., «L’Atlante mondiale dell’architettura del XX secolo», Electa-Phaidon, Milano- Londra 2013. ISBN: 97883709350. Dati: pagine 824, illustrazioni 3000, formato 31 x 45 centimetri. Prezzo: € 175,00. 
- Cristina Uguccioni (a cura di), «La forma di Dio», Electa, Milano 2013. ISBN: 8837094892. Dati: pagine 184, illustrazioni 12. Prezzo: € 19.90. Uscita prevista: novembre 2013
- «Sparkling Italy» - Fotografie di Giò Martorana, Electa, Milano 2013. ISBN: 8837097204. Dati: pagine 176, illustrazioni 200. Prezzo: € 69,00. Uscita prevista: novembre 2013 

mercoledì 9 ottobre 2013

C’era una volta la réclame: a Gorizia una mostra sul fondo della ditta Passero-Chiesa

Grandi manifesti pubblicitari dai colori vivaci, bozzetti, tabelle di latta, pietre litografiche, volumi e tavole con vedute di varie città italiane: è una panoramica completa sulla produzione che lo Stabilimento litografico Passero-Chiesa di Udine realizzò tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento quello che va in scena nella mostra «Réclame», allestita presso le sale espositive della Cassa di Risparmio di Gorizia.
La rassegna, il cui allestimento è stato curato dallo Studio Montanari di Udine, ha visto al lavoro Annalia Delneri e Isabella Reale, conservatrici l’una alla Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo, l’altra al Museo civico di Pordenone.
Ne sono nate nove sezioni espositive, tese a ricostruire la vicenda della tipolitografia friulana, fondata nel 1871 da Enrico Passero e transitata nel 1908 a Giuseppe Chiesa e, poi, alla sua famiglia, la cui maggior parte della produzione pubblicitaria è stata acquisita, tra il 2005 e il 2007, dalla Fondazione Carigo.
La mostra, della quale rimarrà documentazione in un prezioso catalogo pubblicato dalla Edizione della Laguna di Mariano, ha il pregio di suggerire, tramite i materiali esposti, gli ambienti e le atmosfere del territorio friulano e giuliano, i costumi, le tendenze nazionali e internazionali di un’epoca che è stata ed è ancora sinonimo di eleganza e di stile.
Lungo il percorso, il visitatore può, inoltre, mettere a fuoco il lavoro di artisti quali Cesare Simonetti, Antonio Bauzon, Pietro Antonio Sencig, Luigi Spazzapan, Tullio Crali, Gino de Finetti, solo per citarne alcuni, e di abilissimi tipografi impegnati nella realizzazione di immagini fra realtà e immaginazione.
Di manifesto in manifesto, di bozzetto in bozzetto, emerge una storia aziendale di grande lungimiranza, quella di una delle ditte tipolitografiche più importanti del nord Italia, che iniziò la propria attività pubblicando volumi e tavole con vedute di Udine e di varie città italiane, e che, sul finire dell’Ottocento, seppe cambiare pelle allargando la propria sfera d’azione e passando alla stampa di locandine pubblicitarie, di affiche commerciali per marchi internazionali quali Sidol, Lodis, Singer, e di grandi manifesti illustrati per istituzioni e associazioni del territorio.
A emergere in maniera incontrastata nella mostra è, però, soprattutto la storia del costume di un’epoca raccontata attraverso l’evoluzione degli stili, dal predominio del Liberty alla sua trasformazione in linguaggi nuovi, elaborati sulla base del messaggio pubblicitario e del pubblico al quale si rivolgevano. Nasceva così un’estetica dei beni di consumo capace di influenzare i comportamenti dei consumatori, di stimolare la vita sociale, il tempo libero.
Tra i pezzi in esposizione ci sono i vivaci e spumeggianti manifesti per il circo Kludsky, le pubblicità per mete turistiche come Jesolo, Lignano, Tarvisio e la Carnia, i bozzetti di Antonio Bauzon per il «Biscotto umbro F.lli Paoli» e per l’«American Cordiale», opere chiaramente improntate al linguaggio elegante e raffinato di Metlicovitz e di Dudovich. Ma si trovano anche pubblicità che richiamano alla mente l’atmosfera di propaganda politica del Ventennio fascista come «Udine, lotteria del Balilla» (1936) di Mario Bernardinis e «Udine, Dopolavoro provinciale» (1932) di Giovanni Saccomanni.
Al centro del percorso espositivo è posta la sezione «L’arte di latta», a cura di Marino De Grassi, che espone alcune opere prodotte dalle Officine grafiche monfalconesi «E. Passero & C.», utili per completare la panoramica sulla produzione promozionale dell’epoca. Si tratta di tabelle pubblicitarie, di vari formati, impresse a colori su latta sbalzata, commissionate da numerose aziende nazionali, così come da grandi e piccole realtà di area giuliana e friulana.
Di grandissimo valore è, infine, la testimonianza diretta di Giuseppina Chiesa, ultima proprietaria dello stabilimento udinese, protagonista di una video-intervista realizzata per l’occasione dal Laboratorio Crea (Centro di ricerca ed elaborazione audiovisivi) dell'Università degli Studi di Udine, con sede a Gorizia. Attraverso le parole e le emozioni di questa donna tenace, che guidò la ditta udinese dal 1950 al 1991, rivivono i ricordi di una famiglia, di un’azienda e di un’epoca indimenticabile. Un’epoca da raccontare con l’intramontabile incipit del favola per bambini: «C’era una volta la réclame».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Pietro Antonio Sencig, «Ditta & C Mercerie», anni Trenta (l'immagine è stata scelta per la campagna pubblicitaria della mostra «Réclame. Manifesti e bozzetti del primo ‘900 dal Fondo Passero-Chiesa»); [fig. 2] Insieme di scatole di antipasti e prodotti affini, 1922- ca 1934. Latta litografata. Collezione privata; [fig. 3] Anonimo, «Mostre della Carnia, Canal del Ferro e Val Canale», Tomezzo, 1925; [fig. 4] Giovanni Saccomani, «Udine, Dopolavoro Provinciale», 1932

Informazioni utili 
«Réclame. Manifesti e bozzetti del primo ‘900 dal Fondo Passero-Chiesa». Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, via Carducci, 2 - Gorizia. Orari: da martedì a venerdì,ore 16.00-19.00; sabato, domenica e festivi, ore 10.00-19.00. Ingresso libero. Catalogo:  Edizioni della Laguna. Informazioni: tel. 0481/537111. Sito web: www.mostre-fondazioecarigo.it. Fino al 20 ottobre 2013. 

lunedì 7 ottobre 2013

«Trekking urbano»: da Siena a Urbino, una giornata all’insegna del turismo lento

L’arte incontra lo sport. Succede con «Trekking urbano», decima giornata nazionale del turismo lento che si terrà giovedì 31 ottobre in trentaquattro città italiane, da nord a sud, isole comprese.
A promuovere l’iniziativa, grazie alla quale si possono conoscere angoli nascosti e segreti dei nostri centri storici, ma anche svolgere una moderata attività fisica all’aria aperta, è il Comune di Siena. Qui il trekking urbano è una forma di «turismo sostenibile e vagabonding» che si pratica tutto l’anno, con itinerari studiati da esperti grazie ai quali camminatori d’ogni età possono andare alla scoperta di panorami mozzafiato della via Francigena o di bellezze storico-artistiche come piazza del Campo e il Duomo, ma anche acquistare manufatti d’artigianato locale o assaggiare prodotti tipici come i ricciarelli e i salumi di cinta senese.
In occasione della decima edizione di «Trekking urbano», la città del palio promuove l’apertura straordinaria, per una decina di giorni (dal 25 ottobre al 3 novembre), delle «stanze segrete» della Biblioteca, dell’Archivio storico, del Museo dell’acqua, del teatro dei Rinnovati e della Sala delle Lupe di Palazzo pubblico. Per  l'occasione è stato studiato anche un nuovo itinerario, intitolato «Tempo zulu: camminare sulle pietre», grazie al quale i turisti-podisti potranno passeggiare alla scoperta dei dodici interventi urbani che artisti e intellettuali, italiani e stranieri, hanno realizzato sulle lastre di pietra serena che compongono la pavimentazione stradale cittadina. «Dai 'tulipani' di Porta Camollia alle spirali di Luca Pancrazzi, che girano in senso opposto in piazza del Duomo», il percorso studiato per Siena, della durata di due ore e trenta minuti, permette così di vedere il volto nuovo di una città dalla storia antica, secondo le linee guida di questa decima edizione dell’iniziativa intitolata «Trekking tra passato e futuro».
L’itinerario senese è solo uno dei tanti percorsi pubblicati sulla guida realizzata in occasione della manifestazione di giovedì 31 ottobre: un mondo, questo, per pubblicizzare un evento presente anche sui social network, da Facebook a Twitter, da Instagram a Pinterest.
Per il decennale -fanno sapere gli organizzatori- arriva anche il challenge fotografico su Instagram. Per partecipare basterà postare le foto di una delle passate edizioni o gli scatti di questa giornata nazionale con gli hashtag #trekkingurbano o #trekkingurbano2013. Tutte le immagini saranno protagoniste di una mostra virtuale e le cinque che otterranno più «Mi piace» diventeranno il «volto» della prossima edizione e saranno utilizzate nei manifesti.
Ma quali sono, nello specifico, gli itinerari proposti dalle singole città protagoniste di «Trekking urbano 2013»? Urbino invita, per esempio, i suoi cittadini e ospiti a compiere una passeggiata «Sulle tracce di Leonardo». Padova mostra il suo volto francescano, con un percorso tra la Basilica di Sant’Antonio e il centro storico. Ancona propone un itinerario sui luoghi che furono scenario della Seconda guerra mondiale, da piazza Cavour, a fianco del Municipio di epoca fascista, alla Caserma Villarey, che ricorda l’arrivo dei tedeschi e la cattura di migliaia di soldati italiani dopo l’8 settembre, per giungere in via Birarelli, al rifugio delle ex carceri, dove sono tuttora visibili le distruzioni causate dal bombardamento che interessò la città nella giornata del 1° novembre 1943. Mentre Cagliari conduce i turisti-podisti alla scoperta delle sue cavità sotterranee e del suo anfiteatro, il più importante tra gli edifici pubblici della Sardegna romana, costruito sfruttando una valletta naturale presente alle pendici meridionali del colle di Buon Cammino. A Savignano sul Rubicone verrà, invece, proposta una passeggiata sui luoghi dell’antica via Emilia, che farà tappa sul fiume Rubicone, dove ci sarà occasione per ricordare il passaggio di Cesare, e che si concluderà alla casa discografica del maestro Secondo Casadei, l’autore di «Romagna mia».

Tra grandi città come Bologna, Napoli, Palermo e centri più piccoli come Amelia, Cividale del Friuli, Faenza, Pistoia, Spoleto e Tarquinia, le proposte per questa decima edizione di «Trekking urbano» sono ancora molte e vale la pena scoprirle tutte, consultando il sito internet dedicato all’iniziativa: un’occasione per farsi coinvolgere dalla magia del «turismo a piedi», un´esperienza di viaggio unica, che coniuga la possibilità di fare sport con quella di immergersi nell´arte e nella natura, senza dimenticare di scoprire le tradizioni e le delizie eno-gastronomiche di un territorio.

Didascalie delle immagini
[Figg.1, 2 e 3] Immagini promozionali della decima edizione dell'iniziativa «Trekking urbano» [Si ringrazia l'Agenzia Freelance di Siena per le foto]

Informazioni utili
«Trekking urbano»: Italia, sedi varie. Quando: giovedì 31 ottobre 2013. Informazioni: Comune di Siena - Ufficio Turismo, tel. 0577.292128, turismo@comune.siena.it. Programma: www.youblisher.com/p/712911-Trekking-Urbano-2013/. Sito internet: www.trekkingurbano.info

venerdì 4 ottobre 2013

«Fotografia - Festival internazionale di Roma», un’indagine a 360° gradi sul concetto di assenza e sospensione

Compie dodici anni «Fotografia - Festival internazionale di Roma», rassegna diretta da Marco Delogu che avrà il proprio cuore pulsante al Macro, uno dei musei d’arte contemporanea della capitale, ma che coinvolgerà anche altre sedi cittadine come l’Accademia di Francia a Villa Medici, la Fondazione Pastificio Cerere e il Museo civico zoologico.
«Vacatio» è il tema scelto per questa nuova edizione della manifestazione, in programma dal 5 ottobre, che indagherà la sospensione e l’assenza in fotografia, per riflettere sull’atto di fotografare, sulla specificità della disciplina -anche in relazione alle nuove tecnologie-, sul concetto di sottrazione e sul confine tra la fotografia e le altre arti.
Accanto al curatore Marco Delogu ha lavorato alle linee guida del festival un comitato scientifico composto da Éric de Chassey, Tim Davis, Bartolomeo Pietromarchi e Guy Tillim. E questa collegialità di vedute è una delle novità della rassegna capitolina che, per il suo dodicesimo appuntamento con il pubblico, prolungherà anche il proprio usuale periodo di apertura, in linea con le linee strategiche del Macro che si propone di creare una vera e propria piattaforma per la valorizzazione e la promozione della fotografia contemporanea nei suoi diversi linguaggi.
Ricco il cartellone che coinvolgerà più spazi della sede museale di via Nizza, dalla sala Enel alla Project Room 1, dal V-tunnel al foyer, dall’auditorium alla sala cinema. I numeri di «Fotografia - Festival internazionale di Roma» parlano di circa duecento fotografi coinvolti, dell'esposizione di più di duemila fotografie e di oltre cento eventi tra mostre, lecture, book signing, concorsi, letture di portfolio e workshop.
Tra i protagonisti della rassegna, si segnalano Patrick Faigenbaum, nominato a giugno vincitore del prestigioso premio Henri Cartier Bresson, Adam Broomberg & Oliver Chanarin, fotografi che si sono aggiudicati l’ultima edizione del Deutsche Prize, Tim Davis, protagonista del nuovo progetto per Commissione Roma, gli italiani Paolo Pellegrin e Guido Guidi, ma anche critici quali Gerry Badger, Joshua Chuang, Sandra S. Phillips, Sujong Song e Francesco Zanot.
Non mancheranno durante le sette lecture previste nei primi tre giorni di apertura del festival (dal 4 al 6 ottobre) incontri con importanti protagonisti della scena internazionale come Michael Mack, Leo Rubinfien, Diane Dufour e Jeff Wall.
Sempre in occasione della vernice, il Macro ospiterà anche case editrici, editori indipendenti, autori di pubblicazioni self-published e librerie internazionali che si sono distinte in questi anni per l’elevata qualità delle produzioni nell’ambito dell’editoria fotografica, come Trolley Books, Chopped Liver Press, Danilo Montanari Editore, Documentary Platform, Loosestrife Editions, Monospace Press e Osservatorio fotografico.
Tra i progetti in cartellone al Macro meritano, infine, una citazione le mostre di Luca Nostri e Luca Spano, vincitori della seconda edizione del Premio Graziadei, e la rassegna realizzata a chiusura di «Call for Entry 2013», nella quale verranno esposti i lavori di Ezio D’Agostino e Giorgio Di Noto.
«Fotografia - Festival internazionale di Roma» prevede, poi, eventi in spazi pubblici e privati della città. Al Museo civico di zoologia sarà, per esempio, protagonista Ludovica De Luca con la rassegna «Vedo doppio. Panorami a pellicola tra natura e città», una raccolta di immagini realizzate in diversi contesti, quasi sempre in occasione di un viaggio o di una visita in ambiti culturali o naturalistici, che si discostano da una visione realistica e documentaristica del mondo, scegliendo di restituirne fattezze in bilico tra l’onirico e il surreale. Mentre la Fondazione Pastificio Cerere presenterà «Palinopsia», una selezione di opere recenti firmate da Enrico Boccioletti che si interrogano sullo stato della fotografia e della cultura visiva al tempo di Internet.
Al Museo di Roma in Trastevere sarà, poi, possibile ammirare l'anteprima mondiale della mostra «Homeless» di Lee Jeffries, nella quale sono raggruppati cinquanta scatti in bianco e nero raffiguranti persone senza fissa dimora, emarginati, uomini e donne esclusi dalla società incontrati tra le strade degli Stati Uniti e dell’Europa. Un’anteprima, ma italiana, è anche quella che propone l’Accademia di Francia a Roma, dove sarà esposta una selezione di immagini di Patrick Faigenbaum, tese a ripercorrerne la carriera quarantennale. Si tratta di ritratti intimi, paesaggi urbani e rurali, nature morte, che tracciano -raccontano i curatori Jean-François Chevrier e Jeff Wall- «una cartografia dell’Europa, dove le profondità della storia sono indissolubilmente legate al presente, in una narrazione complessa e molteplice che rivela alcuni aspetti fondamentali dell’identità nazionale e di classe dei soggetti ritratti».
Le proposte per questa edizione 2013 del festival sono ancora molte. Per essere sempre aggiornati in tempo reale sul calendario della manifestazione gli organizzatori hanno anche ideato un blog e un sito Internet. Con un semplice click si potrà così scoprire dove passare un pomeriggio o una serata all’insegna della fotografia d’autore.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Tim Davis, «Watermelon», 2013. Rome Commission 2013; [fig. 2] Guy Tillim, «Opunohu - Rotui - Cook's Bay», 2010. Dalla serie «Second Nature I»; [fig. 3] Leo Rubinfien, «At Okhotny Ryad, Moscow», 2002. Dalla serie «Wounded Cities»; [fig. 4] Paolo Pellegrin, «A man is arrested by the Rochester police after having assaulted his father with a samurai sword», Rochester, NY. USA 2012. Dalla serie «Another Countries»

Informazioni utili
«Fotografia - Festival internazionale di Roma» - XII edizione. Macro Nizza, via Nizza, 138 - Roma. Orari: da martedì a domenica, ore 11.00-19.00; sabato, ore 11.00-22.00; chiuso il lunedì (a biglietteria chiude un’ora prima). Ingresso: non residenti intero € 12,50, ridotto € 10,50; residenti - intero € 11,50, ridotto € 9,50. Informazioni: tel 060608 (tutti i giorni, dalle ore 9.00 alle ore 21.00) o tel. 06.671070400. Sito internet (con il programma anche degli altri spazi espositivi): Web www.fotografiafestival.it. Facebook: FotoGrafia - Festival Internazionale di Roma. Twitter: @FotoGrafiaRoma #fotografiafestival. Blog: blog.fotografiafestival.it. Inaugurazione: 4 ottobre 2013, ore 19.00. Dal 5 ottobre all'8 dicembre 2013. 

mercoledì 2 ottobre 2013

I disegni di Sironi incontrano i vetri del museo Salviati: nuove acquisizioni ai Musei civici di Padova

«Le collezioni di un museo- tanto più di un museo civico che conserva, tutela, valorizza l’arte, la storia e la cultura di una comunità- devono continuare a crescere per costituire il cuore pulsante e il soffio vitale di una città». Così Padova ha presentato le sue nuove acquisizioni, alle quali i Musei civici agli Eremitani dedicano, fino al prossimo 24 novembre, due mostre: «Sironi. Lo studio dall'antico» e «Vetri dal Museo Salviati. Magiche trasparenze della donazione Tedeschi».
L’esposizione dedicata a Mario Sironi prende le mosse dalla recente donazione fatta da Andrea Sironi-Straußwald, unico discendente diretto dell’artista, alla città veneta: un disegno, tratto dai soldati dormienti della «Resurrezione» di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, e uno studio per la decorazione della parete maggiore del «Liviano».
Per l’occasione, sono stati riuniti due nuclei tematici di opere su carta che, da un lato, rappresentano un’assoluta novità per il pubblico e per la critica e che, dall’altro, ci riportano a una delle commissioni pubbliche più importanti nella Padova negli anni Trenta.
Il primo dei due gruppi è rappresentato dalla quasi totalità degli studi dell’artista su pitture, sculture e architetture antiche. L’osservazione di questi lavori grafici, per certi versi sorprendenti, fornisce una visione più ampia e articolata di uno dei temi centrali per Mario Sironi, quello del rapporto con il passato e con la tradizione, incessantemente presente sia nel suo operare artistico, sia nei suoi scritti teorici. La raccolta dei soggetti è estremamente varia e, come sottolinea Fabio Benzi in catalogo, mostra come l’artista rifuggisse «dalla filologia e dalla copia letterale per indagare liberamente le intime ragioni compositive e strutturali, fino ad approdare a un furor di completamento o addirittura di modifica e stravolgimento dell’originale, alla ricerca di una verità profonda di insegnamento».
Tra i soggetti esposti si ritrovano, tra l’altro, il «Cavaliere persiano» del Mausoleo di Alicarnasso al British Museum, l’«Adorazione dei Magi» di Nicola Pisano nel Pulpito di Pisa, il «Ritratto d’uomo» di Van Eyck alla National Gallery di Londra, ma anche opere minori come la «Testa dell’apostolo Giovanni» nella Basilica Ursiana di Ravenna.
Il secondo nucleo tematico esposto è, invece, costituito da opere preparatorie che Mario Sironi realizzò partecipando al concorso per la decorazione murale più prestigiosa e rappresentativa di quegli anni a Padova, quella per il Palazzo del Leviano.
Sono questi gli anni che vedono il passaggio dalla pittura a cavalletto a quella su parete, «non – si legge nella nota stampa- per nostalgiche rievocazioni del passato, ma per realizzarvi arte moderna che, con la grande tradizione antica della decorazione murale, fosse in grado di fare i conti e di dialogare fruttuosamente».
Tra le numerose imprese murarie sironiane di quel periodo, si ricordano gli affreschi romani per il Sacrario della Casa madre dei mutilati di guerra e l’opera «Venezia, l’Italia e gli studi» per l’Università Ca’ Foscari, dei quali la mostra presenta un disegno preparatorio e una tempera.
La mostra «Vetri dal museo Salviati. Magiche trasparenze della donazione Tedeschi», curata da Rosa Barovier Mentasti, offre un saggio dell’arte vetraria muranese, da fine Ottocento agli anni Ottanta del secolo scorso. Un centinaio le opere esposte, tra le quali spiccano numerosi vetri presentati alle Esposizioni universali di Parigi, alle Biennali di Venezia e alla Triennale di Milano.
La maggior parte degli oggetti in mostra proviene dal museo aziendale della storica vetreria fondata da Antonio Salviati, la cui creazione si deve a Maurizio Camerino.

Lattimi incamiciati, vetri a sbruffo, vasi con bolle soffiate, vasi in calcedonio, creazioni in vetro murrino, vetri fumé, lavori a incalmo scorrono nelle sale dei Musei civici agli Eremitani. Tra i pezzi più prestigiosi presenti nella rassegna patavina si segnalano un calice di vetro girasol (1866 – 1895), con tre delfini alternati a tre fiori di vetro rosa, un’urna su piedestallo con bolle blu in rilievo, un piatto Op di vetro murrino con cerchi di cristallo e di vetro giallo e verde su fondo nero, parte di una serie di otto vetri Op esposti alla Biennale del ’66 , e due bottiglie Zefiro di vetro soffiato molto sottile e leggermente fumè.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Mario Sironi, Studio per illustrazione del «Popolo d’Italia». Matita grassa, mm 407 × 445. Roma, collezione privata; [fig. 2] Mario Sironi, Particolare dei soldati dormienti dalla Resurrezione di Giotto (Padova, Cappella degli Scrovegni), 1935-40 c. Matita su carta; [fig. 3] Mario Sironi, Studio di San Giovanni Apostolo con integrazioni di fantasia del panneggio

Informazioni utili
«Sironi. Lo studio dall'antico» e «Vetri dal Museo Salviati. Magiche trasparenze della donazione Tedeschi». Musei civici agli Eremitani, piazza Eremitani, 8 - Padova. Orari: martedì-domenica, ore 9.00–19.00; chiuso i lunedì non festivi. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, ridotto speciale € 6,00, ridotto scuole € 5,00, gratuito per bambini fino ai 6 anni, portatori di handicap,possessori biglietto Cappella degli Scrovegni, Padovacard, Cartafamiglia, PadovaMusei tutto l’anno. Informazioni: tel. 049.8204551. Sito internet: www.padovacultura.padovanet.it. Fino al 24 novembre 2013. 

lunedì 30 settembre 2013

«Now! », quattro giovani artiste italiane in mostra a Ferrara

Ferrara rende omaggio alle donne e all’arte emergente. L’ex refettorio del Complesso San Paolo presenta la mostra «Now! Giovani artiste italiane», a cura di Lola G. Bonora e Silvia Cirelli. La rassegna, organizzata dal Comitato Biennale Donna e corredata da un catalogo con la riproduzione di tutte le opere esposte, allinea i lavori di quattro artiste under 35, valorizzandone le differenze nell’approccio linguistico e nella grammatica stilistica, allo scopo di stimolare una riflessione sulla multiforme contemporaneità italiana.
Ad accogliere il visitatore in mostra sono cinque sculture in cemento armato di Ludovica Carbotta (Torino, 1982), raggruppate sotto il titolo «Imitazione». Si tratta di un originale autoritratto della giovane piemontese: le opere esposte sono, infatti, il calco dei suoi piedi e il loro peso effettivo equivale al peso specifico della loro autrice. «La fisicità dell’artista –affermano le curatrici- viene resa dal ribaltamento dei convenzionali modelli strutturali, suggerendo una diversa visione di corporeità, dove è l’equilibrio di pieni e vuoti a dare ritmo allo spazio e dove la comune staticità del cemento si altera con la ripetizione di gesti immortalati: ogni lavoro è diverso dall’altro, perché imita la fugacità di un istante, la narrazione di un movimento temporaneo».
La mostra prosegue con il contributo di Laurina Paperina (Rovereto, 1980), una delle voci più dissacranti della giovane arte italiana, conosciuta sia nel nostro Paese che all’estero per la sua impronta decisamente politically incorrect, fatta di citazioni ironiche e ambientazioni splatter. Profondamente influenzata dalla cultura popolare di Internet, della televisione e dei cartoons, l’artista trentina stupisce con un lessico popolato da strani personaggi che faticano a prendersi sul serio e che non riescono a fare a meno di un cinismo paradossale portato all’estremo. La «Marmottona» è, per esempio, una grande installazione a muro raffigurante una gigantesca marmotta, dai colori brillanti, che affamata si mangia i piccoli disegni dell’artista; mentre «Artist Skull» è un collage di duecentoottantanove post-it che, nell’insieme, raffigurano un raccapricciante teschio rosa. Le video-animazioni di «How to kill the artists» si concentrano, invece, sui personaggi famosi del mondo artistico che, una volta arrivati al successo, vengono selvaggiamente aggrediti dalle loro stesse opere, una chiara rielaborazione, questa, di un presente quasi fuori controllo.
Lo spettatore entra, quindi, in contatto con la ricerca artistica di Silvia Giambrone (Agrigento, 1981), che svela le ambivalenze dei comportamenti umani, evidenziandone le tensioni e le mutevoli prospettive. Il senso di un equilibro e la percezione di un pericolo vicino sono, per esempio, i temi al centro del video «Sotto tiro», in cui l’artista siciliana, sola e in uno spazio ibrido senza alcuna identificazione, si ritrova provocata da un mirino laser che le punta il volto, le spalle nude, la gola, tormentandola insistentemente. La dimensione privata di questo scenario diventa ben presto collettiva, obbligando lo spettatore a partecipare all’angoscia di un pericolo indefinito, ma palpabile. Seppur priva di presenze umane, anche l’altro lavoro di Silvia Giambrone in mostra, l’installazione «8 Novembre 2011», è pervasa da indizi di rischiose scoperte: da lontano l’opera sembra un luccicante mazzo di fiori, dagli esili steli, ma quando ci si avvicina, sedotti dalla curiosità, si capisce che in realtà il tutto è un gioco d’ingranaggi metallici, di lame taglienti e appuntite.
Il percorso espositivo si chiude, infine, con Elisa Strinna (Padova, 1982), giovane artista veneta da sempre attenta all’esplorazione della storia culturale, nelle sue molteplici forme, la cui ricerca creativa, che spazia dalla video-arte al disegno, si concentra sulla nozione di tempo, di trasformazione. Nel sofisticato video «Sospensione», si ragiona, per esempio, sul concetto di precarietà e di fugacità della condizione umana, riprendendo la poesia «Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie» di Giuseppe Ungaretti. Il tentativo di tradurre un codice temporale è ripreso anche nell’ultima opera presente in mostra, l’installazione sonora «Wood Songs», in cui Elisa Strinna s’interroga sulla trasformazione del mondo naturale, elaborando insolite melodie che sono, letteralmente, registrazioni della natura: la trasposizione in suono dei cicli vitali degli alberi.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Silvia Giambrone, «8 Novembre 2011», 2011. Installazione composta da fields recordings, lame d’acciaio incise e meccanismi di rotazione, dimensioni variabili. Courtesy l'artista e Fondazione Biagiotti Progetto Arte di Firenze; [fig. 2] Laurina Paperina, «How to kill the artists (episodio 5, 6, 7) », 2009 – 2010. Animazione su dvd, video installazione a tre canali, 3' 12" (episodio 5), 3' 15" (episodio 6), 3' 09" (episodio 7). Courtesy l'artista e Studio d'Arte Raffaelli, Trento; [fig. 3] Ludovica Carbotta, «Imitazione I, II, III, IV, V», 2010 – 2011. 5 sculture in cemento armato, dimensioni variabili. Courtesy l'artista; [fig. 4] Elisa Strinna, «Wood Songs», 2008. Installazione sonora composta da giradischi e diverse qualità di legno, dimensioni variabili. Opera realizzata in collaborazione con Eva Cenghiaro Courtesy l'artista e Eva Cenghiaro; [fig. 5] Silvia Giambrone, «Sotto Tiro», 2013. Video, 5'02'. Courtesy l'artista e Fondazione Biagiotti Progetto Arte di Firenze

Informazioni utili 
«Now! Giovani artiste italiane». Ex refettorio del Complesso San Paolo, via Boccaleone, 19 - Ferrara. Orari: venerdì 4 ottobre, ore 18.00–22.00; sabato 5 ottobre, ore 10.30-12.30 e ore 16.30–22.00; domenica 6 ottobre, ore 10.30–12.30, 16.30–19.30; tutti gli altri giorni, da martedì a domenica, ore 16.30–19.30; chiuso il lunedì. Ingresso gratuito. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: udi@udiferrara.it o tel. 0532.206233. Dal 4 al 27 ottobre 2013. 

venerdì 27 settembre 2013

Schiele e Ungaretti sul campo di battaglia: a Ragogna va in scena la Grande guerra secondo l’attrice Claudia Contin

Il teatro va in scena sui luoghi del primo conflitto bellico. Succede a Ragogna, in provincia di Udine, dove domenica 6 ottobre si terrà il secondo appuntamento del progetto «Maravee Anima», rassegna giunta alla dodicesima edizione che quest’anno, anche grazie al contributo dell’Assessorato regionale alla cultura e alla prestigiosa partnership dell’azienda Gervasoni, indagherà «La spiritualità dalle vette al quotidiano in memoria della Grande guerra».
Dopo la preview pordenonese, svoltasi lo scorso agosto con lo spettacolo «Binari Diagonali», e in attesa dell’inaugurazione ufficiale, prevista per il 18 ottobre a Majano, negli spazi del Castello di Susans, Sabrina Zannier ha pensato di ideare una vera e propria escursione sui sentieri del primo conflitto mondiale, tra narrazioni storiche e azioni teatrali capaci, insieme, di tessere la trama per un futuro di pace e convivenza tra i popoli.
L’escursione con azione teatrale, in programma per l’intera giornata di domenica 6 ottobre, prevede una camminata sui luoghi che fecero da scenario alla battaglia del monte di Ragogna, «entrando così nel vivo -si legge nella nota stampa- di quella spiritualità tesa fra sacro e profano che «Maravee Anima» propone, elevando la montagna quale luogo simbolico, in tutte le culture del mondo, della relazione fra terra e cielo».
Accompagnata dalle narrazioni di Marco Pascoli, direttore del museo della Grande guerra di Ragogna, l’escursione sarà animata da una performance teatrale e da due letture attoriali.
Protagonista di queste tre stazioni artistiche sarà l’attrice Claudia Contin, nota nel mondo come prima donna che ha reinterpretato la figura di Arlecchino, uno dei più intriganti personaggi della Commedia dell’arte. La sua grande dote interpretativa, fondata sulla ricerca caratteriale, mimica e vocale, l’ha condotta anche alla rivisitazione della produzione poetica di Giuseppe Ungaretti e dei gesti umani che Egon Schiele ha raffigurato in molte sue tele, dando vita all’azione teatrale «La guerra del poeta».
Questa performance, con la regia e la drammaturgia di Ferruccio Merisi, verrà proposta come prima tappa del percorso. La forza espressiva dell’interprete pordenonese, fondatrice della Scuola sperimentale dell’attore, traccerà nuova linfa emozionale su sentieri che furono di guerra. In quella «terra di nessuno» che era il campo di battaglia, l’escursionista-spettatore troverà, su due fronti opposti, il poeta di «Si sta, come d’autunno, sugli alberi le foglie» e un soldato austriaco di nome Egon Schiele, il grande artista che nei suoi quadri dipingeva gesti umani nervosi e scarnificati. «Entrambi verranno raccontati  -si legge nella nota stampa- attraverso un percorso di libere associazioni che scompone e ri-monta voci e comportamenti, poesie e interviste, urla e silenzi, momenti d’immobilità e drammatiche gesticolazioni».
L’escursione proseguirà con le narrazioni storiche e altre due tappe durante le quali Claudia Contin leggerà alcune pagine tratte dalle memorie di due soldati: il sergente Alessandro Pennasilico, che nel 1917 fu protagonista dei combattimenti difensivi sul monte di Ragogna, e il capitano Eugen Redl, comandante del battaglione bosno-erzegovinese che riuscì nell'aspra missione di valicare, per primo, il Tagliamento in piena e d'infrangere il fronte italiano presso Cornino.
L’escursione, che inizierà alle ore 9.30 nel parcheggio sottostante il castello di San Pietro di Ragogna (con ingresso libero e iscrizione dei partecipanti) attraverserà i seguenti luoghi: Batteria «Ragogna Bassa», Cresta Monte Ragogna, Batteria «Ragogna Alta», Zona Sacra Chiesetta «Julia», Caposaldo trincerato «Cret dal Louf», con rientro lungo la mulattiera di arroccamento «Las Cengles». Alla fine dell’escursione, prevista per le ore 16, sarà inoltre possibile visitare il museo della Grande guerra di Ragogna.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Logo del progetto «Maravee Anima» - «La spiritualità dalle vette al quotidiano in memoria della Grande guerra»; [fig. 2 e 3] L’attrice Claudia Contin nell’azione teatrale azione teatrale «La guerra del poeta» [Si ringrazia per le immagini l’ufficio stampa «AtemporaryStudio» di Trieste]

Informazioni utili
«Maravee Anima» - Escursione con azione teatrale sui luoghi della Grande guerra. Evento ideato da Sabrina Zannier, accompagnatore storico Marco Pascoli, azione teatrale di Claudia Contin, regia e drammaturgia di Ferruccio Merisi. Itinerario: Pietro di Ragogna (con ingresso libero e iscrizione dei partecipanti) attraverserà i seguenti luoghi: Batteria «Ragogna Bassa», Cresta Monte Ragogna, Batteria «Ragogna Alta», Zona Sacra Chiesetta «Julia», Caposaldo trincerato «Cret dal Louf». Ingresso libero. Note: Considerata la durata dell'escursione, si consiglia ai partecipanti di munirsi di pranzo al sacco. Informazioni: cell. 347 3059719. Sito internet: www.progettomaravee.com o www.grandeguerra-ragogna.it. Domenica 6 ottobre, dalle ore 9.30 alle ore 16.00. 

L'evento, inizialmente previsto per domenica 29 settembre, è stato posticipato, a causa del maltempo, a domenica 6 ottobre 2013. 

giovedì 26 settembre 2013

Dallo spettacolo «Caravankermesse» al nuovo intervento coreografico di Cristiana Morganti: una stagione glocal per «Il Funaro» di Pistoia

Sarà un bel viaggio teatrale in camper a inaugurare la nuova stagione del centro culturale «Il Funaro» di Pistoia. In occasione del suo quarto compleanno, la realtà culturale toscana propone, infatti, «Caravankermesse», spettacolo-installazione nato da un’idea di David Batignani e Natascia Curci, che appaga vista, tatto, udito e olfatto in un’atmosfera fra circo e café chantant, insieme onirica e rivelatrice per chi sa abbandonarsi al gioco del teatro. Un caravan decorato alla maniera dei carrozzoni del circo, una passerella d'ingresso disegnata da un tappeto rosso e protetta da una veranda luminosa, un carretto, corde, gabbie e altri strani elementi circondano il pubblico, invitato a conoscere tre strani personaggi: il signor Ker, la signorina Messe e mister Van. La performance, per dieci persone alla volta, si terrà nelle giornate di giovedì 26 e venerdì 27 settembre, con quattro repliche a serata, alle ore 19.45, 20.30, 21.15 e 22.00.
Il viaggio del centro culturale «Il Funaro» proseguirà, quindi, con la prima nazionale dello spettacolo «L’occhio del lupo», dall’omonimo testo di Daniel Pennac. La rappresentazione, che vedrà alla regia l’argentina Clara Bauer e in scena la compagnia Mia di Parigi, «racconta – si legge nella nota stampa- la storia di un incontro improbabile, quella fra un lupo e un bambino, che è l’emblema di tutti i veri incontri che hanno la potenza di cambiare le vite».
L’appuntamento è fissato per la serata di sabato 26 ottobre e nella stessa giornata Pistoia vivrà anche l’inaugurazione della mostra «Memorie dello spettacolo» e la presentazione del libro «L’Archivio Andres Neumann» di Maria Fedi, che esce a coronamento del progetto «Memorie digitali dello spettacolo contemporaneo», promosso dal Dipartimento di storia, archeologia, geografia, arti e spettacolo dell’Università degli studi di Firenze e diretto dal professor Renzo Guardenti.
La programmazione del centro culturale «Il Funaro» di Pistoia proseguirà, quindi, nella serata di sabato 30 novembre con lo spettacolo «Mondi fragili» di Antonio Catalano, un’installazione eco-logica, un bio-lunapark fatto di rifugi primitivi creati sul posto con materiali naturali come rami, foglie e semi.
Venerdì 13 e sabato 14 dicembre sarà, invece, la volta di «33 Tours et Quelques secondes», spettacolo ideato e diretto dai libanesi Rabih Mroué e Lina Saneh, nel quale si disegna, attraverso il dramma di un suicidio, una società araba in continua trasformazione. Tv accesa, segreteria telefonica, pagina Facebook, stampante sono le uniche tracce implacabili di una vita che non c'è più, quella del giovane Diyaa Yamout. Dietro la storia privata c’è il ritratto di un Paese, il Libano, dove il fuoco delle rivoluzioni arabe non ha attecchito.
La stagione proseguirà, poi, con una nuova creazione di Cristiana Morganti, danzatrice solista del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, che venerdì 4 e sabato 5 aprile 2014 proporrà una sua nuova creazione ispirata alla frase «All’ombra di un grande albero non cresce mai nulla».
A chiudere il cartellone sarà, invece, la prima nazionale dello spettacolo «Piccoli esercizi per il buon morire» di Enrique Vargas, con il Teatro de Los Sentidos di Barcellona, in programma dal 27 al 29 giugno 2014.
Ma le attività del centro culturale «Il Funaro» per la nuova stagione non terminano con la programmazione di spettacoli. La realtà pistoiese, nella quale si sposano vocazione internazionale e attenzione al locale, ha, infatti, in agenda anche workshop professionali con maestri internazionali, attività di residenza teatrale e di produzione, corsi di teatro e progetti per la città di Pistoia e il territorio circostante, rivolti a tutte le fasce di età.
Tra gli insegnanti attesi nella città toscana si segnalano lo scrittore Daniel Pennac, protagonista di un laboratorio di scrittura creativa nelle giornate di giovedì 10 e venerdì 11 ottobre, Jean-Jacques Lemêtre, autore per oltre trent’anni delle creazioni musicali del Théâtre du Soleil, e Cristiana Morganti e Kenjii Takagi, danzatori del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Ai professionisti è dedicata anche l’attività della Scuola dei Sensi, le cui lezioni sono aperte anche a terapisti, psicologi, insegnanti, architetti ed operatori sociali, perché questo progetto si basa sul principio che il linguaggio sensoriale non sia utile solo alla pratica teatrale, ma anche alla vita. Chi fosse curioso di saperne di più può partecipare all’incontro con Enrique Vargas, in programma venerdì 4 ottobre, alle ore 21, in cui, fra l'altro, racconterà il significato di questa scuola internazionale con sede anche a Barcellona e Copenaghen.
Oltre alla formazione professionale, «Il Funaro» propone un’intensa attività rivolta alla città, con corsi di teatro per bambini, ragazzi e adulti, laboratori di dizione, lettura espressiva e scrittura e, da quest’anno, anche un progetto sul circo. Un nuovo anno denso di eventi ed emozioni attende, dunque, la realtà pistoiese, definita da Andres Neumann la culla dello «Slow Show» per quella sua costante attenzione a mettere al centro della scena il pubblico: il vero protagonista di ogni teatro.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1 e 2] Una scena dello spettacolo-installazione «Caravankermesse», prodotto da IsoleComprese Teatro; [fig. 3] Una scena di «33 Tours et Quelques secondes», spettacolo ideato e diretto dai libanesi Rabih Mroué e Lina Saneh; [fig. 4] Cristiana Morganti, danzatrice solista del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, sarà tra i protagonisti della prossima stagione del Centro culturale «Il Funaro» di Pistoia

Informazioni utili
Centro culturale «Il Funaro» di Pistoia, via del Funaro, 16/18 – Pistoia, tel 0573.977225  o  0573.976853, e-mail info@ilfunaro.org. Sito web: www.ilfunaro.org. La brochure della stagione 2013/2014: http://www.slideshare.net/elisasirianni923/il-funaro-centro-culturale-stagione-2013-2014?from_search=2

mercoledì 25 settembre 2013

Una mostra e un libro in omaggio all’astrattista Eugenio Carmi

Genova omaggia uno dei suoi figli più illustri: Eugenio Carmi (Genova 1920), uno dei maestri dell’astrattismo italiano della seconda metà del Novecento, il cui linguaggio, inizialmente informale, ha incontrato, sul finire degli anni Sessanta, il rigore delle forme geometriche e, oggi, dialoga costantemente con le leggi della natura e, attraverso interventi materici, riporta nella geometria un certo spirito asimmetrico e «ribelle».
Boccadesse, borgo di pescatori alle porte del capoluogo ligure, riapre, infatti, gli spazi della Galleria del Deposito, fulcro della scena artistica nazionale e internazionale negli anni Sessanta, per ospitare una personale dell’artista, «fabbricante di immagini», per sua stessa definizione, le cui opere sono conservate nelle collezioni della Camera dei deputati, del ministero degli Esteri, della Quadriennale di Roma e in vari musei non solo del nostro Paese, ma anche della Germania, della Gran Bretagna, della Polonia e degli Stati Uniti.
L’esposizione, intitolata «La trasparenza inquieta», allinea undici vetrate che Eugenio Carmi ha creato, negli anni 2011 e 2012, grazie alla sapiente lavorazione del maestro vetraio Lino Reduzzi, attivo nella sua storica officina di Castel Rozzone, in provincia di Bergamo.
«Il vetro è un materiale affascinante presente in ogni epoca sotto forme diverse -ha raccontato l’artista durante l’allestimento della mostra-. Attraverso la sua trasparenza e la sua luce ho potuto assimilare ancora di più le mie forme e i miei colori alla realtà circostante. E mi ha emozionato vedere le mie opere astratte prendere forma grazie all’antichissima lavorazione del vetro piombato, che ho sempre ammirato nelle cattedrali gotiche».
Claudio Cerritelli, nel catalogo che accompagna il progetto espositivo, ha sottolineato, invece, il senso profondo del dialogo tra il maestro genovese e Lino Reduzzi, «l’uno inventore dell’immagine astratto-costruttiva, l’altro impegnato a trasmutarla in vetro, tra rigore immaginazione, razionalità ed emozione». «Seguendo i respiri alterni del colore» -ha scritto ancora il curatore- il maestro vetraio lombardo ha filtrato «con entusiasmo l’utopia totale di Carmi, sognatore inguaribile di divine proporzioni, frequentatore di paradigmi pitagorici e teoremi matematici, canoni costruttivi e regole auree che interpretano le leggi infinite della natura».
La mostra, resa possibile grazie a Patrizia Toscani (attuale proprietaria dello spazio) e Paolo Asti, rientra nel cartellone delle iniziative promosse a Genova per festeggiare i cinquant’anni dalla fondazione della Galleria del Deposito, una cooperativa di artisti internazionali voluta propria da Eugenio Carmi, maestro che nel corso della propria vita è stato anche art director dell’Italsider (dal 1958 al 1965) e docente alle Accademie di Belle arti di Macerata e Ravenna, con l’idea di rendere l’arte accessibile a tutti attraverso la commercializzazione di multipli e non di pezzi unici.

Erano anni, quelli, di grande fervore culturale per la città ligure. La scena teatrale era animata dallo Stabile di Ivo Chiesa e dalla Borsa di Arlecchino di Aldo Trionfo; nel mondo della musica si affermavano artisti come Gino Paoli, Luigi Tenco e Fabrizio De André. In campo editoriale facevano parlare di sé riviste come «Nuova corrente» e «Marcatré», sulle cui pagine comparivano le firme, tra gli altri di Germano Celant, Renato Barilli, Jannis Kounellis e Umberto Eco; mentre il mondo delle arti visive vedeva la nascita della Polena, per iniziativa di Rosa Leonardi e Edoardo Manzoni. In questo contesto, la Galleria del Deposito svolse un importante ruolo di aggiornamento portando a Genova, negli spazi di un vecchio deposito di carbone in riva al mare, artisti e critici come Max Bill, Lucio Fontana, Gillo Dorfles, Arnaldo Pomodoro e gli allora emergenti Getulio Alviani, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani e Gianni Colombo.
Ciò che distinse, da subito, questa realtà da tutte le altre, italiane ed internazionali, fu la produzione di grafiche e multipli, opere originali prodotte in serie limitate, acquistabili a prezzi contenuti, e ispirate a una esigenza di abbattimento delle barriere economiche nella diffusione e nella fruizione dell’arte. E per ricordare questa esaltante avventura, durata poco più di cinque anni, Eugenio Carmi ha voluto realizzare proprio un’opera grafica: un’acquatinta, delle dimensioni di cinquanta per trentacinque centimetri, stampata in cinquanta esemplari firmati e numerati dalla Stamperia d’arte Berardinelli di Verona, il cui soggetto raffigurato è stato riprodotto anche in una vetrata in mostra a Boccadesse.
In questo 2013 all’artista ligure, che annovera in curriculum anche un apprendistato a Torino con Felice Casorati e due partecipazioni alla Biennale di Venezia (nel 1966 e nel 2011), è, inoltre, dedicata un’iniziativa editoriale: la riedizione da parte di Nomos del celebre volume «Stripsody», pubblicato nel 1966 in occasione del felice incontro artistico con la cantante Cathy Berberian e con lo scrittore Umberto Eco. Il libro, che verrà presentato in anteprima al Triennale Design Museum di Milano il prossimo 2 ottobre, illustra, pagina dopo pagina, attraverso le tavole di Eugenio Carmi, il percorso sonoro vocalizzato dalla mezzosoprano e compositrice statunitense, usando solo le onomatopee codificate dalla lingua dei fumetti, in un fluire di stimoli ed evocazioni polisensoriali. La nuova edizione è arricchita da un ampio corredo fotografico che ritrae Cathy Berberian in molte delle performance di «Stripsody», da un cd con l’originale del brano interpretato dalla cantante e da un nuovo testo di Umberto Eco, autore che vanta una lunga collaborazione con l’artista ligure al quale si deve l’illustrazione delle favole «La bomba e il generale», «I tre cosmonauti» e «Gli gnomi di Gnù», pubblicate in Italia da Bompiani e in molti altri Paesi del mondo.

Didascalia delle immagini
[Fig. 1] Eugenio Carmi firma una vetrata; [fig. 2] Un'illustrazione di Eugenio Carmi per il volume «Stripsody», ristampato da Nomos edizioni; [fig. 3] La Galleria del Deposito a Boccadesse (Genova). Foto: Ugo Mulas

Informazioni utili
Mostra: Eugenio Carmi. La trasparenza inquieta. Galleria del Deposito, piazza Nettuno, 3r - Boccadasse (Genova). Orari: tutti i giorni, ore 17.00-21.00. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni o visite su appuntamento: cell. 348 8712200 oppure toscani.patrizia@gmail.com. Fino a domenica 27 ottobre 2013.

Libro: «Stripsody». Interpretazione vocale di Cathy Berberian, illustrazioni di Eugenio Carmi, introduzione di Umberto Eco, Nomos edizioni, Busto Arsizio (Varese) 2013. ISBN: 978-88-98249-15-2. Formato: centimetri 20 x 29. Pagine: 64 a colori (con quattordici tavole originali di Eugenio Carmi e un cd audio con l’interpretazione vocale di Cathy Berberian. Prezzo: € 25,00. Presentazione ufficiale: mercoledì 2 ottobre 2013, ore 18.30. Triennale - Salone d’Onore, viale Alemagna, 6 - Milano. Saranno presenti Eugenio Carmi, Umberto Eco, Cristina Berio, curatrice dell’archivio fotografico e artistico della madre Cathy Berberian. Modera Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum.


lunedì 23 settembre 2013

«Contemporary locus 5», Tony Fiorentino porta l’arte contemporanea nella domus Licinae di Bergamo

Passato e presente si incontrano a Bergamo. La città ritorna, infatti, ad ospitare il progetto espositivo «Contemporary locus. Luoghi riscoperti dall’arte contemporanea». Dopo «Sound», suggestiva installazione video di Grazia Toderi per gli storici spazi del teatro Sociale, il giovane artista Tony Fiorentino (Barletta, 1987) si confronta con la Domus Licinae, uno dei ritrovamenti archeologici più importanti dell’Italia settentrionale: un’abitazione di epoca romana (presumibilmente abitata tra il I e il IV secolo dopo Cristo) riportata alla luce nei primi anni Sessanta grazie all’opera dell’architetto Sandro Angelini (1915–2001).
L’appuntamento espositivo, curato da Paola Tognon con Paola Vischetti, apre, dunque, al pubblico le porte di uno spazio solitamente non accessibile, come era già avvenuto in passato quando «Contemporary locus» aveva permesso di visitare importanti testimonianze storico-architettoniche bergamasche, quali il Luogo Pio Colleoni, la Cannoniera San Giacomo e l’ex hotel Commercio, parte dell’antico complesso conventuale di Santo Spirito e più antico luogo di accoglienza della città lombarda.
Stando a studi condotti sul territorio, la Domus di Licina, che deve il proprio nome a un’incisione riportata su una terrina d’argilla nera trovata tra le sue mura, conobbe un lungo periodo di abbandono durato tutto l’alto Medioevo, fino a quando venne costruita la torre dei Migliavacca dei Rivola, nelle cui case fu istituito l’hospitium, divenuto nel XV secolo l’Ospedale di Santa Maria Maggiore, le cui finalità caritativo-assistenziali furono raffigurate in una serie di affreschi. In seguito, l’edificio fu adibito per la sede del primo liceo musicale della Lombardia e nel 1876 ritornò ad essere abitazione privata, passando nel 1960 dalla famiglia Bonicelli agli Angelini. Tre anni dopo, iniziarono i lavori di scavo che riportarono alla luce frammenti di affreschi e fregi marmorei, ma anche utensili (oggi visibili presso il vicino Museo archeologico della città) come olle, coppe, bacili e tegami pertinenti alla suppellettile da cucina.
Tony Fiorentino ha indagato la Domus di Licina per svelarla attraverso pratiche artistiche e opere di valenza poetica che mettono in relazione la storia con l’attualità. In cinque mesi di attività e micro-residenze in situ, l’artista ha ideato un percorso espositivo (visibile al pubblico dal 28 settembre al 27 ottobre) che tocca tre livelli della casa, realizzando opere site-specific che si basano sul concetto di svelamento e di recupero di antiche e recenti memorie.
Nel monumentale androne della residenza è ambientata «Melancholy Rocking Horse», un’installazione di sculture in piombo, zinco e vetro destinata a trasformarsi con il trascorrere del tempo. Mentre la discesa verso la domus Licinae è caratterizzata da «Infernotti», un’opera di luce messa in contrapposizione con il video «Candle», esposto nel vano attiguo al sito archeologico, nel quale si vede una candela in ghiaccio che si consuma senza bagliore lasciando cadere a terra il suo stoppino inutilizzato.
Nell’antico cortile di casa Angelini, affastellato di memorie e oggetti che intrecciano la storia della famiglia con l’architettura del luogo, sono esposte due nuove opere: «Scultura insignificante» e «Upside Down», elaborazioni a più mani di materiali da collezione e manufatti che si trasformano in sculture autonome. Mentre nell’ampio scalone che riporta il visitatore al livello della strada, Tony Fiorentino mette in mostra le sculture «Untitled» e «Do You Remenerber?», «nelle quali -raccontano le curatrici- il marmo proclama e mimetizza la sua storia e tradizione: un’alta stele costruita con i marmi di recupero del Duomo di Milano e delle zanne sottodimensionate, scavate e colorate nel marmo per essere immaginate di avorio».
L'artista pugliese disegna, dunque, un processo di appropriazione e interpretazione della Domus di Licina, della sua storia e della sua attuale identità, restituendo al passato una nuova vita, fatta di luci e di ombre.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Domus di Lucina, Casa Angelini, Bergamo 2013. «Contemporary locus 5». Foto di Claudio Cristini; [fig. 2]  Tony Fiorentino, «Candle», 2013. Still dal video, 10’:00’’. Courtesy l’artista e «Contemporary locus», Bergamo;[fig. 3] Tony Fiorentino, «Do You Remember?», 2013. Marmo, cm 21 x 1,5 x 1 cadauno. Courtesy l’artista e «Contemporary locus», Bergamo; [fig. 4] Tony Fiorentino, «Melancholy Rocking Horse», 2013. Metallo, vetro, zinco, acetato di piombo, acqua, dimensioni variabili. Courtesy l’artista e «Contemporary locus», Bergamo. Foto di Valentina Coccioli, Palazzo Serbelloni, Milano

Informazioni utili
«Contemporary locus 5» - Tony Fiorentino. Domus di Lucina c/o Casa Angelini, via Arena, 18 - Bergamo. Orari: sabato e domenica, ore 10.00-13.00 e ore 16.00-20.00. Ingresso libero. Informazioni e visite speciali: info@contemporarylocus.it. Note: Inaugurazione:sabato 28 settembre, ore 18.30. Da sabato 28 settembre a domenica 27 ottobre 2013.