Il percorso espositivo, di cui rimarrà documentazione in un catalogo pubblicato da Marsilio editore, prende spunto dalla tela «Il doge Marino Grimani che riceve gli Ambasciatori persiani» (1603), esposta nella Sala delle quattro porte: un’opera, questa, nella quale sono illustrati i rapporti amichevoli e proficui tra Venezia e il Persia Safavide, terre unite dal comune obiettivo di contrastare la minacciosa espansione ottomana.
Le relazioni diplomatiche, con l’invio di delegazioni e omaggi preziosi reciproci, rappresentarono, infatti, una prassi strategica molto diffusa nei rapporti tra la Serenissima e le grandi potenze, soprattutto d’Oriente, per evitare eventi bellici, ma anche per sviluppare o mantenere rotte commerciali. Un esempio emblematico in tal senso è rappresentato dagli scambi intercorsi in età moderna tra la Repubblica e lo Shah Abbas il Grande (r. 1587-1629), durante il cui regno, a partire dal 1600, sono almeno tre i periodi che videro doni e relative contropartite quali strumenti per avviare un vero e proprio commercio.
Questa storia viene raccontata dalla mostra allestita fino a domenica 12 gennaio a Palazzo Ducale, anche grazie al patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Teheran, della Fondazione Bruschettini per l’arte Islamica e asiatica e dell’Università degli Studi di Udine.
Incisioni, mappe, portolani, monete e manufatti, insieme con lettere di presentazione e i documenti con i quali questi oggetti sono giunti in Laguna, compongono l’esposizione, che prevede anche un percorso attraverso le stanze di Palazzo ducale, indirizzando il visitatore all’Armeria e alla Sala delle mappe, in una sorta di «caccia la tesoro», dove si possono ammirare le opere relative alla Persia presenti nella collezione permanente.
Il percorso espositivo si apre con alcune incisioni, provenienti dal Gabinetto dei disegni e delle stampe e dalla Biblioteca del museo Correr, in cui sono illustrati i volti dei protagonisti dell’epoca, dettagliatamente ritratti da artisti europei. La cura dei particolari, degni di un trattato di fisiognomica, permettono di comprendere quali fossero i costumi presso la corte Safavide e di apprezzare preziosi dettagli quali la foggia delle vesti, la qualità dei tessuti impiegati e dei gioielli.
Non meno interessante è la sezione dedicata alla rappresentazione cartografica della Persia, nella quale vengono presentati mappe e portolani utilizzati dai viaggiatori per orientarsi nel Mediterraneo orientale e in Medio Oriente, tra i quali la variante ridotta in forma piccola del «Theatrum orbis terrarum» di Abramo Ortelio, il primo atlante di moderna concezione in formato tascabile. La qualità di questi lavori rivela la straordinaria capacità tecnico-scientifica dei cartografi di tracciare, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, i profili di territori della cui esistenza ben pochi all’epoca erano a conoscenza.
A testimonianza delle buone relazioni intercorse tra Venezia e la Persia Safavide viene, poi, presentata una serie di i documenti del XVII secolo, tra i quali spiccano i firmani originali col sigillo dello Shah conservati presso l’Archivio di Stato di Venezia, nei quali viene costantemente rinnovata la promessa di collaborazione ed amicizia, suggellata dall’invio di doni diplomatici e dalla richiesta dettagliata da parte persiana della fornitura di alcuni manufatti veneziani, sia di grande pregio, sia destinati all’uso quotidiano.
Importante esempio della sontuosità e preziosità di queste regalie sono, per esempio, due manufatti offerti al doge Marino Grimani, in occasione dell’ambasceria persiana del 5 marzo 1603: un tappeto in seta, broccato in oro con motivi floreali a nastro, conservato al museo di San Marco, e un velluto, anch’esso di seta broccato in oro, raffigurante «La Vergine e il Bambino» e proveniente da Palazzo Mocenigo, quasi sicuramente prodotto da maestranze specializzate armene nei laboratori di Nuova Giulfa ad Isfahan.
Completano il percorso espositivo altri preziosità come l’edizione a stampa dei «Viaggi» di Pietro della Valle e uno scudo e un bracciale facenti parte di un’armatura e giunti fino a noi incompleti, ovvero senza l’incastonatura di gemme e turchesi che in passato è stata rimossa, ma della quale rimane testimonianza in un disegno acquerellato da Giovanni Grevembroch.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Gabriele Caliari, Il doge Marino Grimani riceve i doni degli ambasciatori persiani nel 1603. Olio su tela, 367 x 527 cm. Venezia, Palazzo Ducale, Sala delle Quattro Porte; [fig. 2] Filips Galle, Persia in Abraham Ortelius, Filips Galle (incisore, editore). Theatro d'Abrahamo Ortelio ridotto in forma piccola, tradotto in italiano da Giovanni Paulet, in Anversa nella stamperia Platiniana, 1593. Stampa calcografica, 7,5 x10,6 cm. Venezia, Biblioteca del Museo Correr; [fig. 3] Velluto figurato con la Vergine e il Bambino. Persia, Isfahan, fine XVI – inizio XVII secolo. Velluto tagliato operato a più corpi, broccato, lanciato, 136 x 136 cm. Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo
Informazioni utili
I doni di Shah Abbas il Grande alla Serenissima. Relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Venezia e la Persia Safavide. Palazzo Ducale – San Marco, 1 – Venezia. Orari: Ore 8.30-17.30 (Ingresso Fino Alle 16.30). Ingresso (Biglietto I musei di piazza San Marco): intero € 16,00, ridotto (ragazzi da 6 a 14 anni; studenti dai 15 ai 25 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di ragazzi o studenti; cittadini oltre 65 anni; personale del Ministero per i beni e le attività culturali; titolari di Carta Rolling Venice; soci Fai) € 8,00; gratuito per residenti e nati nel Comune di Venezia, membri Icom, bambini da 0 a 5 anni, portatori di <i>handicap</i>, guide e interpreti turistici con gruppi. Catalogo: Marsilio editore, Venezia-Mestre. Informazioni: info@fmcvenezia.it, call center 848082000 (dall’Italia), +39.041,42730892 (dall’estero). Sito internet: palazzoducale.visitmuve.it. Fino a domenica 12 gennaio 2014.