ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 25 febbraio 2013

Roma, farfalle in città con l’arte ecologica di Ettore Favini

E’ una riflessione sul tema dell’ecologia e sul rapporto dell’uomo con la natura e lo scorrere del tempo quella che l’artista cremonese Ettore Favini, classe 1974, presenta a Roma, negli spazi della Fondazione Pastificio Cerere, con i progetti «Verdecuratoda…voi» e «Le farfalle volano sulla città pulita».
I due appuntamenti espositivi, in programma da martedì 26 febbraio a venerdì 5 aprile, sono a cura di Marcello Smarrelli e coinvolgono il visitatore in un «gioco» che lo impegna a un atto responsabile verso se stesso, i suoi simili e l’ambiente circostante.
«Verdecuratoda…voi» rientra in un progetto iniziato nel 2005, con l’intento di attuare una vera e propria metamorfosi dell’ambiente. Oltre all’obiettivo di avviare la forestazione urbana di specie verdi, la mostra si propone di riportare le farfalle in città, restituendo alle aree urbane questo importante indicatore dello stato di salute dell'aria.
All’interno dello spazio espositivo verrà realizzato un allestimento con varie specie arboree e sarà posizionata una scultura-distributore, dalla quale si potranno prelevare, con una moneta da un euro, sfere contenenti semi di piante, di cespugli e di fiori utili alla vita, alla riproduzione e all'alimentazione delle farfalle. Il fruitore potrà, attraverso le istruzioni contenute all'interno, piantare i semi diventando parte attiva dell’operazione, anche grazie al proprio supporto economico. L’obiettivo di questo intervento, il numero zero di una serie successiva di eventi simili da riproporre su scala internazionale, è di realizzare la più grande scultura vegetale del mondo.
In contemporanea, nell’ex silos del Pastificio sarà proiettata «La verde utopia», una conversazione di Ettore Favini, con Alessandra Sandrolini a Gilles Clément, giardiniere e sostenitore della biodiversità.
Il progetto prevede anche la realizzazione di un sito (www.verdecuratoda.com), sul quale il pubblico potrà indicare il punto esatto della propria semina e inviare le immagini delle piantine germinate, contribuendo così a realizzare la mappa della scultura vegetale. Il portale conterrà anche l’elenco dei luoghi dove, nel tempo, verranno collocati i distributori di semi e permetterà, inoltre, di contribuire alla realizzazione del progetto per mezzo di una donazione presso Banca etica, in cambio della quale si riceverà un oggetto in edizione limitata realizzato dall’artista con Canedicoda.
La mostra avrà un suo ideale proseguimento nel manifesto «Le farfalle volano sulla città pulita», ideato per la terza edizione di «Postcard from…», progetto volto a diffondere l’arte contemporanea nel contesto urbano, invitando, annualmente, artisti italiani e internazionali a ideare un’immagine per un manifesto di grandi dimensioni (400x300 cm), da affiggere nel cortile della Fondazione Pastificio Cerere e in vari impianti pubblicitari romani. Sul cartellone di Ettore Favini compariranno immagini di farfalle italiane per la maggior parte scomparse dalle nostre città, con l’intenzione di ripopolare idealmente i luoghi in cui verranno affissi durante il periodo della mostra.

Didascalie delle immagini
[figg. 1 e 2] Ettore Favini, «Verdecuratoda…voi», progetto per la Fondazione Pastificio Cerere di Roma, 2013

Informazioni utili 
Verdecuratoda…voi» - «Postcard from… Ettore Favini». Fondazione Pastificio Cerere, via degli Ausoni, 7 – Roma. Orari: lunedì-venerdì, ore 15.00-19.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 06.45422960 o info@pastificiocerere.it. Sito internet: www.pastificiocerere.it o www.verdecuratoda.com. Dal 26 febbraio al 5 aprile 2013.

sabato 23 febbraio 2013

«Loropernoi», i musei di Reggio Emilia negli scatti di Pizzigoni

Che cosa è, oggi, un museo? E’ l’insieme deli oggetti e delle testimonianze che conserva? E’ un luogo di integrazione sociale? O, ancora, è un catalizzatore di emozioni? A queste domande prova a rispondere la mostra «Loropernoi», a cura di Cristiana Colli, che presenta a Reggio Emilia, negli spazi dei musei civici di Palazzo San Francesco e della galleria Parmeggiani, un progetto site-specific dedicato alle collezioni reggiane e a figure di spicco della sua storia collezionistica: Gaetano Chierici, Lazzaro Spallanzani e Luigi Parmeggiani.
Protagonista dell’esposizione, in programma fino a domenica 17 marzo, è Davide Pizzigoni (Milano, 1955), artista che vanta collaborazioni prestigiose con il Teatro dell’Opera di Zurigo e lo Staatsoper di Vienna, la cui ricerca espressiva degli ultimi cinque anni si è focalizzata sui custodi dei musei, personaggi apparentemente invisibili, ma essenziali per la sicurezza del patrimonio e per le relazioni con le opere e con i visitatori, ritratti in oltre settanta luoghi, tra Francia, Inghilterra, Russia, Brasile, Stati Uniti e Italia.
Attraverso questo insolito punto di vista fotografico, Davide Pizzigoni ha attraversato le sedi dei musei reggiani, realizzando una carrellata di ritratti, vedute e spaesamenti, in una sequenza che raffigura queste invisibili sentinelle del nostro patrimonio culturale sul loro luogo di lavoro e della conoscenza, tra opere d’arte, animali impagliati, interni decorati, quadri ottocenteschi.
La mostra ospitata a Palazzo San Francesco, sede di importanti collezioni archeologiche, naturalistiche, etnografiche e artistiche, sviluppa, nello spazio vincolante delle vetrine, il rapporto tra storia umana ed esperienza di collezionismo. In queste sale, oggetto di prossimi interventi di restauro e di adeguamento funzionale, firmati dall’architetto Italo Rota, le fotografie (10x15cm) citano il format e l’iconografia della cartolina come reperto di viaggio, messaggio intimo e segreto di luoghi lontani, metafora del transito di storie e geografie, omaggio alla forza fragile delle relazioni epistolari, rimando agli infiniti paesaggi custoditi nelle vetrine. Così imprevedibilmente le fotografie di Davide Pizzigoni si incastrano, quasi a confondersi, tra le collezioni in una relazione poetica e concettuale tra le pietre paesine, i pesci palla, i polpi in formalina, le selci appenniniche, le balene e lo sguardo dei guardiani del museo. Gli scatti si pongono come richiami visivi, in un gioco sorprendente di rimandi di prospettive e punti di vista, dove il dato di contemporaneità si intreccia con indizi di immanenza. A volte nei ritratti emergono, poi, veri e propri casi di mimetismo nei quali prevale una dimensione di gioco tra figurante e oggetto d’arte (come ad esempio l’immagine che raffigura la custode di fronte a un pesce palla gigante), se non addirittura di camaleontismo.
Nell’altra sede, la galleria Parmeggiani, già casa d’artista e interessantissimo caso di collezionismo ottocentesco tra il vero e il falso, assistiamo a un salto di scala e di senso. Le venti fotografie in mostra, catturando insoliti effetti di luce e trame di colore, approdano a una riflessione sugli esseri umani e sulla loro corporeità. Immagini di grande formato raffigurano il museo vissuto e abitato nella prolungata consuetudine del quotidiano, in una dimensione dilatata, in un tempo lungo e silenzioso quale è quello di chi trascorre la sua vita accanto alle opere d’arte. Pizzigoni rende protagonisti coloro che lavorano dietro alle quinte grazie all’uso sapiente dell’elemento della cornice che caratterizza tutte le microstorie della Parmeggiani per la capacità di porsi come porta del tempo e della memoria, limite fisico tra chi è deputato a custodire lo sguardo e il corpo del museo.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Davide Pizzigoni, «Loropernoi», 2013 - installazione <i>site-specific</i> alla Galleria Parmeggiani; [fig. 2] Davide Pizzigoni, «Loropernoi», 2013;  installazione <i>site-specific</i> nella Collezione  Spallanzani dei Musei civici di Reggio Emilia; [fig. 3] Davide Pizzigoni, «Loropernoi», 2013 - installazione <i>site-specific</i> nella Collezione  Chierici dei Musei civici di Reggio Emilia;  [fig. 3] Davide Pizzigoni, «Loropernoi» – installazione <i>site-specific</i> a Varese, nella collezione Panza 

Informazioni utili 
«Loropernoi». Fotografie di Davide Pizzigoni. Musei civici - Palazzo San Francesco, via L. Spallanzani, 1  e Galleria Parmeggiani, corso Cairoli, 1 – Reggio Emilia.Orari: martedì-venerdi, ore 9.00 - 12.00; sabato e domenica, ore 10.00-13.00 e ore 16.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 0522.456477 e casella.musei@municipio.re.it. Sito web:  www.musei.re.it. Fino al 17 marzo 2013

venerdì 22 febbraio 2013

Un nuovo Gabinetto disegni e stampe per i centocinquanta anni della Gam di Torino

Torino festeggia i primi centocinquant’anni della sua Galleria civica d’arte moderna e contemporanea, dotandola di uno spazio destinato alla conservazione, al deposito e alla consultazione dell’ampia raccolta grafica: il nuovo Gabinetto disegni e stampe.
La struttura, realizzata grazie al sostegno della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino , sarà ubicata al piano interrato del museo, secondo il progetto formulato da Virginia Bertone, conservatore e responsabile delle collezioni Gam, in stretta collaborazione con gli architetti Diego Giachello e Marco Gini, che ne hanno curato il progetto tecnico, e con l’ingegnere Giuseppe Bonfante, che ne ha seguito la parte impiantistica per l’adeguamento della climatizzazione e della sicurezza.
L’apertura su appuntamento del nuovo spazio, garantito grazie al contributo della Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris, rappresenta un traguardo importante per il museo torinese, che potrà così rispondere alla domanda sempre più è crescente di accesso al proprio proveniente da studenti, ricercatori e docenti delle facoltà universitarie legate agli studi storico-artistici e architettonici e dai funzionari degli uffici di tutela, in particolare nell’ambito del restauro di edifici storici.
Il patrimonio grafico della Gam, che annovera oltre trentanovemila esemplari tra fogli sciolti e album, rappresenta una delle più importanti raccolte pubbliche italiane su carta, otto e novecentesca, integralmente inventariata e informatizzata grazie a un impegnativo lavoro di schedatura avviato nel 2000.
L’arco cronologico dei materiali presenti si estende dagli ultimi decenni del Settecento fino a tutto il Novecento e annovera artisti italiani di primo piano, come Giovanni Fattori, Felice Casorati, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Renato Guttuso, Lucio Fontana e Fausto Melotti, insieme ad alcune presenze straniere, tra le quali Bob Rauschenberg e Andy Warhol.
Oltre a fogli di grande bellezza, come nel caso dei grandi paesaggi acquerellati di Giovanni Battista De Gubernatis, vi sono documenti esemplari per la storia dell’arte italiana, come il primo studio per «La città che sale» di Umberto Boccioni o la serie delle «Compenetrazioni iridescenti» di Giacomo Balla. Mentre tra le opere più antiche conservate va ricordato il dagherrotipo di Enrico Jest, vero e proprio incunabolo per la storia della fotografia in Italia.
In occasione dell’inaugurazione del Gabinetto disegni e stampe, in programma nella giornata di mercoledì 6 marzo, il museo torinese presenta al pubblico la mostra «La seduzione del disegno. Cartoni, acquerelli e dipinti dalle raccolte della Gam», a cura di Virginia Bertone, che concentra l’attenzione sulla parte più antica della raccolta, quella che dagli ultimi decenni del Settecento giunge ai primi del Novecento. A guidare il percorso, visibile fino al prossimo 5 maggio, è il filo rosso della formazione di questo patrimonio, una storia che precede di alcuni decenni l’istituzione vera e propria del Museo civico (1863), contribuendo a determinarne la nascita. Il susseguirsi degli acquisti e delle donazioni offre lo spunto per presentare circa centottanta tra i fogli più rappresentativi della collezione: dai disegni a penna di Pietro Giacomo Palmieri agli acquerelli di Giuseppe Pietro Bagetti, dai taccuini di Massimo d’Azeglio ai grandi carboncini di Antonio Fontanesi, sino ai fogli di Alfredo d’Andrade, Domenico Morelli e Leonardo Bistolfi.
Ad arricchire il percorso espositivo sono gli spunti sulle diverse funzioni assolte dal disegno, sulle caratteristiche di materiali e tecniche, sulla storia del gusto e sul collezionismo torinese: un intrecciarsi di temi che ha per sfondo lo svolgersi dei primi decenni di vita della Pinacoteca moderna, l’antica denominazione dell’attuale Gam.
Sempre occasione dell’inaugurazione del Gabinetto disegni e stampe, in Wunderkammer, lo spazio al secondo piano del museo che presenta ciclicamente al pubblico disegni, acquerelli, grafiche e incisioni dell’Ottocento e del Novecento, si terrà la rassegna «Giovanni Migliara. Acquerelli e preziosi fixé», a cura di Monica Tomiato. Stimato da d’Azeglio come da Hayez, l'artista alessandrino fu il sapiente artefice di vedute e ambientazioni che sorprendevano per la verità ottica e la ricercata cura dei dettagli, qualità che egli seppe declinare anche in una chiave notturna e gotica in cui già riverbera una sensibilità romantica.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] Veduta del Gabinetto disegni e stampe della Gam di Torino; [fig. 3] Antonio Fontanesi, «Nudo femminile nel bosco», 1862-1868. Matita, matita nera su carta lucida ocra, cm 13.5 x 17.8. Torino, Gam; [fig. 4] Domenico Morelli, «Studio per 'L’Odalisca'», 1876 ca.. Penna a inchiostro bruno e inchiostro bruno acquarellato su carta avorio, cm 24.1 x 26.5. Torino, Gam

Informazioni utili
Gabinetto disegni e stampe. Gam - Galleria civica d’arte moderna e contemporanea, via Magenta, 31 – Torino. Informazioni: centralino, tel. 011.4429518; segreteria, tel. 011.4429595, e-mail gam@fondazionetorinomusei.it. Sito web: www.gamtorino.it. Apertura al pubblico: dal 7 marzo 2013.

giovedì 21 febbraio 2013

Un Carpaccio inedito nel nuovo numero del Bollettino dei Musei civici veneziani

È l’annuncio della straordinaria scoperta, nei depositi del museo Correr, di una «Pietà», riconosciuta e restituita a Vittore Carpaccio da Giorgio Fossaluzza, la notizia di spicco del settimo numero del Bollettino dei Musei civici veneziani, importante resoconto di studi e contributi scientifici del settore, a cura di Camillo Tonini e Cristina Crisafulli.
La pubblicazione, edita da Skira e dalla stessa istituzione veneta (136 pagine, 80 illustrazioni, 22 a colori), propone una serie di interventi scientifici su tematiche storico-artistiche connesse alle collezioni lagunari, fonte inesauribile di nuove conoscenze e continuo oggetto di studio e indagine. Tre le sezioni nelle quali si articola il volume: «Collezioni», «Studi e Contributi» e «Attività».
Ad aprire il bollettino è uno scritto di Andrea Daninos sulle problematiche connesse allo sviluppo della ceroplastica a Venezia, accompagnato da un contributo di Camillo Tonini e Diana Cristante sulla formazione e sulle peculiarità della preziosa raccolta conservata presso i Musei civici veneziani (con schede di catalogo di diversi studiosi per ciascuna opera).
Mentre alla notizia legata a Vittore Carpaccio, alla cui mano venne ricondotta anche una «Madonna con il Bambino», rinvenuta sempre nelle collezioni di Teodoro Correr, sono dedicati i testi scientifici della seconda parte della pubblicazione.
L’assegnazione della «Pietà n. 1088» dei depositi del Correr al corpus del grande artista veneziano, autore delle storie di Sant’Orsola, risulta di assoluto rilievo, aprendo prospettive inedite sulla fase giovanile della sua pittura, così rara di esempi nonostante i recenti recuperi. Collocabile sul finire degli anni Ottanta, la tavola di nuova attribuzione (cm 60,1x82,2) sarebbe, infatti, preceduta unicamente dalla già citata «Madonna con il Bambino», la cui attribuzione avvenne nel 2011, dopo che il restauro -lo illustra Andrea Bellieni, nell’attuale bollettino- aveva permesso di leggere la firma «Vethor Scharpaco». Originalissima sarebbe, poi, la scelta del tema per il quale Carpaccio, pur ancora legato al magistero belliniano, sembra rifarsi a modelli devozionali di matrice nordica e soprattutto alle posture e gestualità di qualche gruppo plastico.
Sempre nella sezione «Studi e Contributi», si rivela interessante la proposta di Ettore Merkel che ravvisa in una grande tavola lignea a fondo oro, fresca di un lungo e difficile restauro, l’ancòna che Francesco Amadi avrebbe commissionato a Gentile da Fabriano, citata nei documenti, ma ritenuta perduta, e per molti anni collocata probabilmente in un’edicola votiva nella calle dove si trovava il palazzo della famiglia mercantile.
La cauta pulitura delle ridipinture non originali e la prudente velatura delle ferite inferte dal tempo e dagli uomini hanno permesso di recuperare la struttura lignea cuspidata che definisce la tavola proprio come un’ancòna o tabernacolo votivo di carattere privato, nonché la particolare raffinatezza di molti tratti meno danneggiati del dipinto. Se si trattasse davvero dell’ancòna per Francesco Amadi, «una delle pochissime opere d’arte eseguite a Venezia dall’artista» -scrive Merkel- essa potrebbe testimoniare «con la sua data precoce e il suo stile ancora tardo-giottesco, quale fu l’incipit del Gotico Internazionale per Venezia».
Seguono nella pubblicazione altri quattro saggi che offrono ricchi spunti per l’approfondimento e la comprensione di opere conservate nelle diverse sedi dei Musei civici di Venezia e collocabili tutte tra XVIII-XIX secolo. Si tratta dei disegni di Antonio Gaspari relativi a tre ville venete, analizzati da Massimo Favilla e Ruggero Rugolo, di due ritratti di Bartolomeo Nazari, studiati da Paolo Delorenzi, del libro il «Forestiere Illuminato», del quale Juergen Schulz ha scoperto altre due edizioni prima non segnalate, e di un curioso manoscritto, con una versione in inglese di due canzoni del poeta ottocentesco Pietro Buratti, illustrato da Giuliano Averna.
Nella sezione «Attività» è, invece, reperibile un contributo di Giorgio Fossaluzza, contenente i risultati più recenti della ricerca sulla grande vetrata colorata della chiesa veneziana di san Giovanni e Paolo. Si succedono, quindi, una serie di interventi che rendono conto del lavoro effettuato sulle collezioni e sui fondi conservati presso i Musei civici veneziani.
Conclude l’opera, come di consueto, l’elenco di tutta l’attività del 2011, redatto da Monica da Cortà Fumei e Claudia Calabresi.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Vittore Carpaccio, «Pietà» , Venezia, Museo Correr; [fig. 2] Gentile da Fabriano (attr.), «Madonna con il Bambino» , Venezia, Museo Correr; [fig. 3] Ceroplasta sconosciuto, «Battaglia di cavalieri romani» , seconda metà del XVII secolo; [fig. 4] Ceroplasta sconosciuto, «Manichino a grandezza naturale: bambina», 1790-1795 circa

Informazioni utili 
AA.VV., Bollettino dei Musei civici veneziani, III serie – 7.2012 (Le cere nelle collezioni dei Musei Civici Veneziani). Skira /Musei civici veneziani, Milano-Venezia 2012.

martedì 19 febbraio 2013

L’arte al servizio della vita: un concorso Unesco per fotografi ed artisti

«Create un’immagine, illustrate amore, compassione e cura». È questo l’invito che lancia la seconda edizione del «Concorso di bioetica e arte», promosso dalla cattedra Unesco in Bioetica e diritti umani, istituita presso il Pontificio ateneo Regina apostolorum e l’Università europea di Roma.
Tre le categorie previste dalla competizione: artisti professionisti, fotografi e giovani (dai 13 ai 17 anni). Per realizzare la propria opera i partecipanti dovranno ispirarsi a un passaggio della Dichiarazione universale di bioetica e diritti umani dell’Unesco, nella quale si sottolinea il «rispetto per tutte le culture e le religioni» e «l’impatto delle scienze della vita per le generazioni presenti e future».
La data ultima di consegna degli elaborati per fotografi e artisti professionisti è fissata al 1° aprile 2013; mentre quella per i giovani al 1° luglio.
Le opere saranno, quindi, valutate da una commissione internazionale che, a fine settembre, eleggerà cinque finalisti per ogni categoria. Tra di essi verranno scelti i tre vincitori; tutte e quindici i lavori selezionati, oltre a ricevere un premio in denaro, saranno esposti in una mostra, che toccherà le città di New York, Honk Kong e Roma.
«Lo scopo dell’iniziativa –spiega il professor Alberto Garcia, direttore della cattedra Unesco di Bioetica e diritti umani e membro dello staff degli organizzatori – è diffondere la cultura e il rispetto della vita in ogni sua forma. La novità di quest’anno è l’apertura del bando di concorso alle giovani generazioni alle quali speriamo di trasmettere in modo durevole il senso del valore della vita. L’arte può avvicinare la società a certi temi in modo molto più efficace che convegni e generiche campagne di sensibilizzazione».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Andrea Mariconti, «Una repubblica democratica fondata sul lavoro», tecnica mista (opera vincitrice della prima edizione del «Concorso di bioetica e arte»)

Informazioni utili
«Concorso di bioetica e arte». Data ultima di consegna: 1° aprile 2013 per artisti professionisti e fotografi, 1° luglio 2013 per giovani. Informazioni e consegna materiali: www.bioethicsart.org.
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