ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 24 settembre 2014

Dai fratelli Forman al duo Cuocolo e Bosetti: al «Funaro» di Pistoia lo «slow show» è servito

Una «finestra sul mondo nel cuore della Toscana»: si presenta così il centro culturale «Il Funaro», interessante realtà di Pistoia con due sale teatrali, una biblioteca e una caffetteria che, per il sesto anno consecutivo, propone una stagione teatrale e una serie di attività formative per attori professionisti e pubblico che rivolgono la propria attenzione sia al territorio circostante che alle migliori esperienze internazionali.
A segnare l’avvio del nuovo anno culturale sarà un appuntamento più unico che raro in Italia: «Obludarium», spettacolo culto della compagnia praghese «Fratelli Forman», che da mercoledì 24 a domenica 28 settembre porterà il suo chapiteau nella splendida piazza del Duomo. Per cinque giorni, il pubblico sarà così traghettato in un’atmosfera da circo di inizio secolo, che miscela il sapore del cabaret a quello del più raffinato teatro di figura: marionette -talvolta giganti-, sirene, cavalli, ballerine, ombre, clown sonnolenti e pupazzi porteranno in scena, al ritmo di travolgenti musiche tzigane, il mondo degli esclusi ed il loro fascino. Si apre, dunque, all’insegna dello stupore fanciullesco e del divertimento giocoso il viaggio del centro culturale «Il Funaro» tra le produzione di Peter Brook, il duo Cuocolo e Bosetti, Cristina Pezzoli, Laura Marinoni, Cristiana Morganti, Enrique Vargas e il suo Teatro de Los Sentidos, Francesca Giaconi e molti altri, un viaggio al quale farà da filo rosso la domanda: «la diversità è un limite o una risorsa?».
Una risposta proverà già a darla il secondo titolo in cartellone: «The valley of astonishment» (20 e 21 novembre 2014), un percorso caleidoscopico nei misteri e nelle meraviglie del cervello umano, ispirato da anni di ricerca neurologica, da storie vere e dal poema epico-mistico «La conferenza degli uccelli» di Farid Al-Din Attar, che vede la firma di Peter Brook e Marie-Hélène Estienne e che sarà portato in scena da Kathryn Hunter, Marcello Magni e Jared McNeill. La programmazione proseguirà, quindi, con «Jessica and me» (11 e 12 dicembre 2014), di e con Cristiana Morganti, una produzione del centro culturale «Il Funaro» con la fondazione «I Teatri» di Reggio Emilia, nella quale la storica danzatrice del «Tanztheater Wuppertal» di Pina Bausch, giunta a un momento importante del suo percorso, si ferma a riflettere sul rapporto con il proprio corpo e con la danza, sul significato dello stare in scena, sul senso dell’«altro da sé» che implica il fare teatro.
Ad aprire il 2015 sarà, invece, il debutto dello spettacolo «La sposa paracadute» (23 e 24 gennaio 2015), un testo di Francesca Giaconi, con Arianna Marano ed Eleonora Spezi, che racconta la storia delle donne italiane nel secondo dopoguerra, una storia fatta di ombre, ricordi, abitudini quotidiane, risate, lettere, che germogliano dalle macerie e si intessono qui in un grande abito da sposa.
Segue, a febbraio, quasi un mese dedicato ad una compagnia la cui diversità si esprime a partire dalla scelta di privilegiare le case come luogo performativo: l’italo-australiana «Iraa Theatre» di Cuocolo/Bosetti. Tre gli spettacoli in agenda, di cui uno a seguito di una residenza creativa: «Serata Dickinson» (7 febbraio 2014), «The secret room» (dall’11 al 15 febbraio 2014) e «Autoritratto come un altro», in anteprima nazionale (27 e 28 febbraio 2014). Tocherà, quindi, esibirsi all’innovativa compagnia inglese di teatro di figura «Blind Summit», nota per aver firmato una parte della Cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra 2012, che sarà a Pistoia con la prima nazionale di «The Table» (20 e 21 marzo 2014), un pluripremiato spettacolo di fama internazionale che vede protagonista un burattino-filosofo che, distrazioni permettendo, racconta la sua versione su Dio e Mosé, tramutandosi istantaneamente nel pezzo di cartone più divertente mai incontrato prima. Il 12 giugno andrà, infine, in scena Laura Marinoni, diretta da Cristina Pezzoli, nel reading musicale «L’amore ai tempi del colera», ispirato all’omonimo romanzo di Gabriel García Márquez.
Sono, inoltre, in calendario una serie di spettacoli per i più piccoli: «Le magiche sperimentazioni del dottor Ciokken», a cura di Christian Prestia, «Quasi una favola» del Teatro Velato, «Farfalle» della compagnia Tpo e «La Fata Sbiadita» di Barbini & Sons.
In questa stagione proseguirà, poi, il percorso della Scuola sulla poetica dei sensi di Enrique Vargas e del Teatro de los Sentidos, aperta non solo ad attori, ma anche a psicologi, architetti, insegnanti e a chiunque voglia approfittare dell’incontro con il metodo di un grande maestro che ha unito antropologia e mondo della scena.
Restando sempre in tema di formazione, vanno ricordati i laboratori annuali per tutte le tipologie di pubblico, dai giovanissimi agli anziani e ai diversamente abili: quattordici proposte, che annualmente vedono oltre trecento iscritti e che indirizzano alla recitazione, alla lettura ad alta voce, alla dizione, alla scrittura, al circo, e, novità di quest’anno, anche alla sartoria teatrale. La partenza è prevista per il 6 ottobre e la prima settimana è aperta e gratuita.
Non mancheranno, poi, un progetto legato alla cucina, «Vieni a cena che te le suono», e un laboratorio di letteratura e cinema, «Leggiamo poi si vedrà», ideata da Massimiliano Barbini, curatore della programmazione del «cinema più piccolo del mondo», il Cinetandem dove le proiezioni sono solo per due persone, a richiesta e rigorosamente a sorpresa. Al via, dunque, un nuovo anno di grandi appuntamenti per quella che Andres Neumann ha definito la culla dello «Slow Show», uno spazio che permette al pubblico di vivere il teatro a 360°.

Didascalia delle immagini 
[Fig. 1] Una scena dello spettacolo «Obludarium», con la compagnia praghese «Fratelli Forman»; [fig. 2] Cristiana Morganti, protagonista dello spettacolo «Jessica and me»; [fig. 3] Una scena dello spettacolo «The Table», con la compagnia inglese di teatro di figura «Blind Summit» 

Informazioni utili 
Centro culturale «Il Funaro», via del Funaro, 16/18 – Pistoia. Informazioni: tel. 0573.977225 o tel. 0573.976853, e-mail: info@ilfunaro.org. Sito web: www.ilfunaro.org.

martedì 23 settembre 2014

Da Shakespeare agli eventi del Bric à bar: tre mesi di cultura e gusto al teatro Lo Spazio di Roma

Non poteva che essere un omaggio a William Shakespeare, drammaturgo del quale ricorrono quest’anno i quattrocentocinquanta anni dalla nascita, a inaugurare il settimo anno di attività del teatro Lo Spazio di Roma, sala multifunzionale diretta da Alberto Bassetti e Francesco Verdinelli che fa coesistere diverse forme di spettacolo dal vivo, proponendo una programmazione di qualità, ricerca e innovazione incentrata sulla drammaturgia contemporanea, originale o rielaborata da testi classici.
Fino al 5 ottobre, il teatro capitolino apre, infatti, le proprie porte a Roberto Herlitzka con il suo «ExAmleto», un monologo fedele al testo shakespeariano nelle parole, ma non nella struttura, che da più di dieci anni è in tournée nelle principali sale italiane e che riscuote sempre un grande successo di critica e di pubblico.
La programmazione proseguirà, quindi, con il reading «Anima animale», nel quale Daniela Poggi, diretta da Luca De Bei, proporrà un viaggio nel sorprendente mondo dei sentimenti e delle emozioni provate da cani, gatti, galline, mucche, elefanti e non solo attraverso racconti, testimonianze e storie di vita.
Lo spettacolo, in scena dal 7 al 19 ottobre, si avvale delle musiche di Francesco Verdinelli e sarà integrato -in corso d’opera- da incontri, dibattiti e aperitivi sul mondo vegano e animale, che documenteranno la profonda sensibilità, il coraggio, la generosità, la fedeltà, la memoria inossidabile dei nostri amici a quattro zampe e di tante altre specie, tutte animate da «un soffio divino», come diceva Giovanni Paolo II.
A seguire, dal 21 al 26 ottobre, Alberto Bassetti proporrà il suo ultimo e apprezzato lavoro: «Edipo in compagnia», con Paolo Graziosi ed Elisabetta Arosio.
Graziano Piazza sarà, invece, il protagonista, dal 27 al 29 ottobre, di un insolito testo di Robert Schneider, diretto da Cesare Lievi: «Schifo» («Dreck»), un’opera considerata da Giovanni Raboni «un autentico esempio di teatro civile capace di coinvolgere lo spettatore con gli strumenti specifici dell’emozione estetica», nella quale è raccontata la dinamica di una società che, invece, di accusare se stessa non esita ad attribuire agli altri -a quelli che non le appartengono, agli extra-comunitari- la colpa della propria decadenza.
Sarà, quindi, la volta, nel pomeriggio del 2 novembre, dello spettacolo per ragazzi «Lo cunto de li cunti di Basile», con Anna Mingarelli e per la regia di Alessandro Cavoli, una narrazione semplice e immediata, sul modello di quelle dei cantastorie medioevali e della Commedia dell’arte, ispirata a tre favole della tradizione europea: «Davanti alla legge» di Franz Kafka, «Petrosinella» e «La gatta Cenerentola» di Giovambattista Basile.
In serata, Alessandro Cavoli sarà ancora protagonista con lo spettacolo «O Bu!.... Osteria Del Canale», un monologo con musiche dal vivo ispirato al «Viaggio al termine della notte» di Céline.
Evelina Nazzari, Alessandro Pala, Maddalena Recino saranno, poi, i protagonisti, dal 4 al 9 novembre, di un classico pinteriano, «Vecchi tempi», riallestito da Rosario Tronnolone secondo la sua originale formula di partita mentale a scacchi: un misterioso giallo dei sentimenti, la cui soluzione è solo accennata, intuita, come sospesa.
Dall’11 al 16 novembre sarà, quindi, in scena sul palco del teatro Lo Spazio Maria Letizia Gorga che reinterpreterà Mercedes Sosa in «Todo cambia», un testo scritto da Pino Ammendola che lega il racconto della grande passionaria argentina, donna che ha usato la propria arte come strumento di lotta a favore degli ultimi e che è stata testimone internazionale della silenziosa battaglia della madri di Plaza de Mayo, a una partitura musicale ininterrotta, suonata dal vivo da Stefano De Meo al pianoforte e Pino Iodice alla chitarra.
Dal 18 al 23 novembre sarà, invece, in scena «I’m not religious», spettacolo scritto e diretto da Marco Marciani, nel quale Francesca Pettinelli racconta la storia di una cantante araba che pone fine ai suoi giorni poiché non le è permesso di raccontare la sua storia: una riflessione sul mondo della coscienza e della conoscenza femminile in un’epoca ancora costretta ad isolamenti di genere.
Spazio, quindi, a un omaggio alla scrittrice francese Marguerite Duras, nel centenario della nascita, con lo spettacolo «Duras mon amour» di Gennaro Colangelo, che vedrà in scena, dal 25 al 30 novembre, Anna Clemente Silvera.
A seguire, dal 2 al 14 dicembre, Ulderico Pesce, attore stabile del teatro Lo Spazio, sarà protagonista dello spettacolo «Asso di monnezza», nel quale si tratta dei rifiuti urbani e industriali che attanagliano l'Italia e che fanno arricchire pochi a discapito della salute di molti e dell’ambiente.
Un appuntamento di alto valore civile sarà anche quello che, dal 16 al 21 dicembre, vedrà in scena Mascia Musy e Maria Letizia Gorga, dirette da Giuseppe Argirò: «L’altra madre», un excursus che parte da Medea per arrivare alle colpevoli di molti infanticidi di cui parla tristemente la cronaca quotidiana dei nostri giorni. Infine, a chiudere l’anno teatrale, dal 23 al 30 dicembre, saranno i tre primi classificati della rassegna «Corti teatrali»: gli spettacoli «Un signore in vestaglia domani si sveglierà presto» di Massimo Odierna, «Mise en place» di Daniele Amendola e Pietro Pace, «Amaterasu version» della compagnia pugliese «Madimù».
Alle molteplici proposte teatrali di questi primi tre mesi di programmazione della stagione 2014/2015, il teatro Lo Spazio affianca una serie di eventi tra dj set, concerti live, performance teatrali e serate di video-arte, promossi dalla nuova gestione dell’area ristoro:
il Bric à bar. Un’occasione, questa, per scoprire che il teatro ha anche un ottimo gusto. (s.am.)

Didascalie delle immagini 
[Figg.1 e 2] Interno del teatro Lo Spazio di Roma; [fig. 3] Veduta dello spazio ristoro del Lo Spazio di Roma; [fig. 4] Ritratto di Roberto Herlitzka, protagonista del monologo «ExAmleto»; [fig. 5] Una scena dello spettacolo «Schifo» («Dreck») di Robert Schneider, con Graziano Piazza; [fig. 6] Una scena dello spettacolo «Asso di monnezza», con Ulderico Pesce. Foto: Gianni Santilio [Per le immagini si ringrazia Elisabetta Castiglioni] 

Informazioni utili 
Teatro Lo Spazio, via Locri, 42/44 (traversa di Via Sannio, a 100 metri da Metro S. Giovanni) – Roma. Orari spettacoli: da martedì a sabato, ore 20.45; domenica, ore 17.00. Ingresso: da € 7,00 a 12,00 euro. Informazioni: tel.06.77076486 o tel. 06.77204149 , info@teatrolospazio.it. Sito internet: www.teatrolospazio.it. Dal 23 settembre al 30 dicembre 2014. 

lunedì 22 settembre 2014

«Dormiente», una Contemporary art map per scoprire i tesori contemporanei della Valdelsa

Una mappa a fumetti per conoscere il territorio della Valdelsa e le sue installazioni di arte contemporanea: si potrebbe descrivere così «Dormiente», l’inedita guida turistica nata nell’ambito del progetto «Fenice Contemporanea 2014» da un’idea di Comincon, Arte continua e Culture Attive, che è stata inserita nel cartellone delle iniziative in programma per la candidatura di Siena a Capitale europea della cultura 2019.
La curiosa Contemporary art map, la cui presentazione ufficiale è prevista per giovedì 30 ottobre, è un’antologia di storie a fumetti che interpreta dal punto di vista narrativo e grafico, attraverso dodici brevi suggestioni, altrettante opere di grandi artisti contemporanei -da Antony Gormley a Cai Guo Qiang e Jospeh Kosuth- sparse tra i comuni di Poggibonsi, Colle di Val d’Elsa e San Gimignano, riflettendo non solo sui concetti alla base dei loro interventi, ma anche sul rapporto tra le opere e il contesto cittadino.
Il volume, pubblicato a colori da Comicon edizioni, avrà un formato atipico pensato per un pubblico trasversale, dal lettore del fumetto di ricerca fino al semplice visitatore.
La copertina sarà realizzata da Bianca Bagnarelli; mentre la veste grafica sarà curata da Delebile, un gruppo di artisti formato, tra gli altri, da Ugo Schiesaro, Andrea Settimo, Paolo Cattane e dallo sceneggiatore Lorenzo Ghetti.
Oltre cento pagine comporranno la pubblicazione, arricchita da una cartina allegata e staccabile, con testi e schede sulle opere e testimonianze delle altre attività realizzate dagli artisti Maria Pecchioli e Massimo Ricciardo.
Il libro, che sarà in distribuzione nei siti turistici del Senese e in tutte le fumetterie italiane, ha preso forma da un progetto di residenze d’artista promosso dalle Amministrazioni comunali di Poggibonsi, San Gimignano e Colle di Val d’Elsa, con la collaborazione della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, di Vernice Progetti Culturali e della Fondazione Elsa e con il contributo economico della Regione Toscana nell’ambito di ToscaninContemporanea2013. Obiettivo dell’iniziativa era far rivivere il patrimonio d’arte contemporanea presente in Valdelsa grazie al lavoro di artisti quali Maria Pecchioli, Massimo Ricciardo, il Collettivo Delebile e Kiki Smith.
«Fenice Contemporanea» ha così idealmente ripercorso gli ultimi venti anni di arte contemporanea in Valdelsa, teatro di performance che hanno visto protagonisti nomi eccellenti della scena artistica internazionale coinvolti dalla Galleria «Arte Continua» di San Gimignano nel progetto «Arte all’Arte», che ha lasciato traccia in installazioni artistiche tutt’oggi disseminate sul territorio, ma spesso sconosciute ai cittadini e ai visitatori.

Didascalie delle immagini 
[Fig.1 ] Cover della Contemporary art map «Dormiente»; [fig. 2] Mimmo Paladino, «I dormienti», 2000. Poggibonsi (Siena), Fontana delle fate; [fig. 3] Antony Gormley, «Fai spazio, Prendi posto» , 2004. Poggibonsi (Siena), sedi varie 

Informazioni utili 
www.facebook.com/FeniceContemporanea

venerdì 19 settembre 2014

«Little Big Things», la storia del profumo attraverso la collezione Storp

La famiglia Storp, fondatrice nel 1911 a Monaco di Baviera della Drom fragrances, ha raccolto con competenza e passione, nell’arco di più generazioni, una collezione rara e importantissima di flaconi e contenitori per profumi che oggi conta oltre tremila pezzi e sei millenni di storia. Una significativa selezione di queste opere caratterizza ora, grazie a un prestito a lungo termine, l’inedita proposta espositiva del rinnovato Museo di Palazzo Mocenigo a Venezia – Centro studi di storia del tessuto e del costume.
Per approfondire e ampliare questo interessante tema museografico, la città lagunare propone, fino al prossimo 6 gennaio, nell’androne al piano terra del museo di San Stae una mostra di oltre un centinaio di pezzi -unici per rarità e bellezza- provenienti dalla collezione Storp.
L’esposizione, curata da Chiara Squarcina, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, si realizza in collaborazione con il team di Drom fragrances e rappresenta un’opportunità inedita attraverso cui dar conto del virtuosismo e della creatività artigianale sviluppatisi nel campo della produzione di manufatti destinati a contenere il profumo, dall’antichità ai giorni nostri.
Opere d’arte vere e proprie questi piccoli ma preziosi contenitori, dalle soluzioni stilistiche originali ed esclusive, celebrano un’arte antichissima diffusasi in Medio Oriente e poi approdata in Grecia e a Roma.
Il termine «profumo», dal latino per fumum (letteralmente «attraverso il fumo») identifica originariamente una duplice funzione, religiosa e profana.
I primi profumi consistevano in aromi bruciati, come l’incenso, in offerta agli dei e agli antenati.
Quest’arte, che conquisterà anche l’Asia grazie alla mediazione dei mercanti arabi, ritornerà nuovamente in Europa al tempo delle Crociate per raggiungere Venezia.
Il ruolo fondamentale della città lagunare -nelle origini di questa tradizione estetica, cosmetica e imprenditoriale- è messo in luce proprio nella nuova sezione del museo dedicata al profumo, di cui questa mostra costituisce un prezioso corredo, valorizzando una produzione manifatturiera cosiddetta «minore» ma dall’alto significato storico.
I flaconi per profumi hanno saputo far evolvere l’arte della profumeria grazie all’ingegno e alla creatività dei loro ideatori. Esposti negli scrigni di luce nella magica cornice di Palazzo Mocenigo, si svelano nella loro più attuale e affascinante modernità.
La collezione spazia da rarissimi pezzi antichi, come un vaso portaolio in terracotta egiziano del III/II sec. a.C., a flaconi e scrigni in vetro, porcellana e biscuits datati tra il XVI e il XIX secolo, fino ad uno straordinario Flacone in vetro satinato realizzato su design di Salvador Dalì e alle più note creazioni delle maggiori case essenziere e di profumo moderne.
Suddivisa in quattro sezioni principali intitolate «Il divino», «L’amore», «La protezione» e «L’identità», rappresentative di tutte le epoche, la mostra evoca emozioni dimenticate, sconosciute o troppo spesso sepolte nella memoria collettiva.
Sarà così possibile vedere pezzi eccezionali dell’antichità e dell’era pre-classica, illustrati utilizzando note figure della mitologia, ma anche alcuni dei migliori esemplari della marca di profumi Worth e una vetrina dedicata a Elsa Schiapparelli. Nelle varie sale si potranno, invece, respirare le Drom fragrances che sette profumieri internazionali hanno realizzato per la mostra veneziana, le cui «testimonianze fragili della storia del costume» sapranno senz’altro affascinare il visitatore grazie alla loro evocativa forza d’ispirazione.

Didascalie delle immagini 
 [Fig. 1] Pomander o pomo d'ambra - argento dorato, riccamente inciso, catena in argento. Pomander costituito da sei segmenti apribili, decorato all'interno con animali e scene di caccia. Firmato sull'elemento centrale dall'alto al basso: zibetto 1 / ambra 2 / muschio su tre dei sei coperchi scorrevoli: «Limone BA 5 / Rosmarino B 3 / Angelica BA 6». Germania Meridionale, fine XVI sec., 6,5 cm. © drom fragances. [Fig. 2] Perfume Egg. Composizione porta profumi - due gusci con due flaconi in cristallo, montatura in ottone su basamento onice. Francia, 1870 ca., 16 cm. © drom fragances; [fig. 3] Vista di insieme di alcuni esemplari della collezione Storp. 

Informazioni utili
«Little Big Things». Palazzo Mocenigo - Centro studi di storia del tessuto e del costume, Santa Croce, 1992 – Venezia. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-17.00 (la biglietteria chiude mezz’ora prima); chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 5,50, scuole € 4,00. Informazioni: info@fmcvenezia.it, call center 848082000 (dall’Italia), tel. + 3904142730892 (dall’estero). Sito internet: mocenigo.visitmuve.it.  Fino al 6 gennaio 2015. 


mercoledì 17 settembre 2014

Manzù versus Marino Marini, scultori a confronto nel Parmense

La Villa dei capolavori di Mamiano di Traversetolo apre per la prima volta le porte alla scultura contemporanea. Nella dimora parmense, oggi sede della Fondazione Magnani Rocca, è, infatti, in corso la mostra «Manzù – Marino. Gli ultimi moderni», per la curatela di Laura D’Angelo e Stefano Roffi.
Un’ampia selezione di sculture, dipinti e lavori grafici realizzati dai due artisti negli anni compresi tra il 1950 e il 1970 documenta la loro fiduciosa apertura verso le molteplici lingue della modernità e la capacità dimostrata da entrambi nell’incontrare il gusto di un colto e sofisticato mercato internazionale.
Le opere esposte, visibili fino al prossimo 8 dicembre, provengono dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia, dal Museo Marini di Firenze, dalla Fondazione e Museo Giacomo Manzù di Ardea (Roma) e da altre importanti collezioni private e pubbliche. Si tratta di lavori visibili molto di raro al di fuori dei loro consueti contesti museali, dei quali rimarrà documentazione in un ricco catalogo di Silvana editoriale. Grazie a questa mostra è, inoltre, possibile sperimentare un inedito confronto diretto -visivo e critico- tra Giacomo Manzù (Bergamo, 22 dicembre 1908 – Roma, 17 gennaio 1991) e Marino Marini (Pistoia, 27 febbraio 1901 – Viareggio, 6 agosto 1980), artisti che hanno offerto un’interpretazione della scultura figurativa classica in una chiave stilistica del tutto personale, i cui esiti affascinanti e sorprendenti dimostrano come la loro produzione fosse ben lontana dall’obsolescenza e dalla chiusura alla storia, bensì perfettamente in grado di esprimere il dramma e il senso dell’uomo dopo le dissoluzioni del conflitto planetario.
Il percorso espositivo si apre con due opere emblematiche, il «Grande ritratto di signora» di Manzù e il «Cavaliere» di Marino -la prima del 1946, la seconda del 1945- provenienti da prestigiose collezioni private. Si tratta di due sculture in grado di spiegare gli aspetti più importanti delle ricerche figurative compiute dai due artisti, dal riferimento a Medardo Rosso per il bergamasco, alla questione della serialità per il maestro toscano. Seguono grandi bronzi, rilievi, dipinti e lavori grafici, in una successione che tiene conto dei temi maggiormente praticati da entrambi nei decenni presi in esame, a partire dalla danza. Si trovano anche i celeberrimi «Cardinali» di Manzù e i «Giocolieri» di Marini. Una speciale attenzione viene, poi, dedicata ai ritratti; non soltanto per sottolineare l’interesse che entrambi nutrirono nei confronti di questo genere artistico, ma anche per fornire una chiave di lettura della loro personalità attraverso i nomi di artisti, galleristi, collezionisti e che ne sostennero e ne accompagnarono l’attività lungo gli anni Cinquanta e Sessanta, tra i quali si ricordano papa Giovanni XXIII, Igor Stravinskij, Marc Chagall, Jean Arp, Mies van der Rohe, John Huston, Kokoschka, oltre alle mogli, Inge Manzù e Marina Marini.
Differenti i percorsi di studio. Mentre Marino Marini si iscrive nel 1917 all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove frequenta i corsi di pittura e di scultura; Manzù non può vantare un’educazione accademica e, figlio di un calzolaio, si forma all’interno delle botteghe bergamasche specializzate nell’intaglio e nella doratura.
Tra la fine degli anni Venti e l’inizio dei Trenta, entrambi si trasferiscono a Milano, dove ha inizio una stagione di riflessione e di ricerca che li condurrà, nel giro di pochi anni, a imporsi nel contesto artistico nazionale, portando i primi prestigiosi riconoscimenti internazionali.
Nel 1935 Marino Marini si aggiudica, per esempio, il premio di scultura alla seconda Quadriennale d’arte nazionale di Roma; mentre all’edizione successiva dell’esposizione, nel 1939, lo stesso premio viene assegnato a Manzù. La carriera dei due artisti prosegue con intensità lungo gli anni Quaranta e alle mostre si succedono nuovi successi. Nel 1948 Manzù allestisce una sala personale alla Biennale di Venezia e si aggiudica il premio per uno scultore italiano assegnato dal Comune di Venezia; nel 1952 il medesimo riconoscimento è assegnato a Marino Marini. È all’indomani di questi premi che per i due scultori si inaugura la fase di maggior impegno sul fronte internazionale: le loro opere figurano nelle più importanti esposizioni allestite in Gran Bretagna, Francia, Germania e Stati Uniti e, mentre, dagli anni Cinquanta, l’attività di Marino Marini si sposta principalmente all’estero, Manzù inizia a lavorare alla realizzazione della Porta della Morte per la Basilica di San Pietro, la cui inaugurazione, nel 1964, segna il punto di massima popolarità raggiunto dall’artista.
L’esposizione parmense permette, dunque, una riflessione ad ampio raggio sull’attività dei due artisti con approfondimenti tematici sul genere del ritratto, sul significato della serialità in scultura, sulle fonti visive delle due produzioni e sul dialogo di entrambi gli artisti con il contesto internazionale.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Giacomo Manzù, «Bambina sulla sedia», 1955; [fig. 2] Giacomo Manzù, «Cardinale seduto», 1957; [fig. 3] Marino Marini, «Danzatrice», 1952-53; [fig. 4] Marino Marini, «Cavallo e Cavaliere», 1950

Informazioni utili 
«Manzù – Marino. Gli ultimi moderni». Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca, 4 - Mamiano di Traversetolo (Parma). Orari: martedì-venerdì, ore 10.00-18.00 (la biglietteria chiude alle ore 17.00); sabato, domenica e festivi continuato, ore 10.00-19.00 (la biglietteria chiude alle ore 18.00); lunedì chiuso, ma aperto lunedì 8 dicembre. Ingresso: intero € 9,00; scuole € 5,00. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521.848327/848148, fax 0521.848337, info@magnanirocca.it. Sito internet: www.magnanirocca.it. Fino all’8 dicembre 2014.