ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 6 ottobre 2017

Alessi festeggia i cent’anni di Ettore Sottsass

Alessi festeggia i cento anni dalla nascita di Ettore Sottsass (14 settembre 1917 - 31 dicembre 2007), uno dei grandi guru del design italiano, al quale si devono la «Valentine» di Olivetti o la libreria «Casablanca». È stata, infatti, da poco realizzata un’edizione speciale del Centrotavola in legno di tiglio, disegnato nel 1990 per il catalogo Twergi.
L’inizio della collaborazione tra l’architetto italo-austriaco e lo storico marchio di Omegna data al 1972. A quel tempo, Ettore Sottsass è già conosciuto per il suo lavoro. L’approccio filosofico e il carisma gli hanno permesso di affrontare una vasta gamma di temi: l'essenza del design non rappresenta per lui solo la necessità di dare una forma ad un oggetto, ma anche creare una nuova espressione per discutere di questioni sociali, politiche, etiche.
Per Alberto Alessi, le discussioni affrontate con l’architetto italo-austriaco sull'estetica del design e sul ruolo dell’industria nella società moderna hanno originato un rapporto speciale: «Ettore non mi ha mai risparmiato le sue bonarie critiche, per le quali non finirò mai di essergli grato: […] Ragazzo mio, diceva, ricordati che voi industriali avete un ruolo non solo economico ma anche culturale: con i milioni, milioni di milioni di prodotti reali che anno dopo anno gettate nel mondo voi avete una grande influenza sul modo di essere e di pensare della gente e una bella responsabilità sull’evoluzione della società dei consumi».
I progetti di Ettore Sottsass hanno spesso rappresentato delle vere sperimentazione e le complicazioni tecniche affrontate in fase produttiva. La sua visione critica sulle cose, il suo design coerente e il suo senso per l'essenziale hanno reso i suoi prodotti una parte importante dell'identità di Alessi, azienda con cui nel tempo ha sviluppato una famiglia di oggetti per la tavola accumunati da un linguaggio universale. I suoi lavori sono diventati archetipi del quotidiano, icone per un’ampia fascia di pubblico.
Nella video intervista curata dal Museo Alessi per la collana «Design Interviews» (2008, Edizioni Corraini – distribuito da Artfilms) Sottsass dichiarava che «Una delle cose più complicate per un serio designer è capire chi sono quelli che useranno il suo prodotto».
La serie «5070» del 1978, oltre a essere il primo progetto di Sottsass ad entrare in catalogo, è ancora oggi il set per condimenti in acciaio più venduto e uno degli oggetti Alessi più vicini al tipo industriale. Si tratta di Una delle prime «architetture da tavola» a cui ha fatto seguito l’anno successivo, la serie di accessori professionali da bar e per il servizio dei vini studiata per il settore alberghiero.
A questi fanno seguito i progetti delle posate «Nuovo Milano» (1987) e dei piatti «La Bella Tavola» (1993). Ai primi anni ’90 risale anche l’introduzione della linea Twergi, una collezione di oggetti in legno realizzati da artigiani della Valle Strona, una valle nei pressi del Lago d’Orta, dove Alessi ha la sua sede. Il nome Twergi, che significa gnomo o folletto dei boschi nel dialetto locale, allude a creature pacifiche e scherzose. Per celebrare il centesimo compleanno di Ettore Sottsass, Alessi riedita in edizione limitata a 999 pezzi numerati, uno dei pezzi più iconici della collezione: il Centrotavola in legno di tiglio.
Prodotto tutt’oggi in Valle Strona tramite la tecnica di tornitura, il Centrotavola ha una struttura caratterizzata dalla sovrapposizione di elementi: «Quasi tutti gli oggetti che disegno hanno una base, non toccano direttamente terra. Non appena si mette una forma su una base, la forma diventa immediatamente importante, più ferma: diventa un piccolo monumento» rivelava l’autore. Alessi rende così omaggio a un grande maestro ma anche alle tradizioni produttive artigianali, dove conta ancora la qualità dei legni impiegati e della loro lavorazione.

Informazioni utili
http://www.alessi.com/it

mercoledì 4 ottobre 2017

Da ottobre a gennaio, dodici «Mercoledì d’essai» al Manzoni di Busto Arsizio

È il film «Ritratto di famiglia con tempesta» di Hirokazu Kore'eda ad aprire la prima parte della rassegna «Mercoledì d’essai – Stagione 2017/2018», promossa dal cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio nell’ambito del progetto «Sguardi d’essai – Sale cinematografiche culturali a Busto Arsizio».
Dal 4 ottobre al 17 gennaio, accanto alla consueta programmazione settimanale di prime visioni (in questi giorni è in cartellone «Chi m'ha visto», opera prima di Alessandro Pondi, con Beppe Fiorello e Pierfrancesco Favino), la sala di via Calatafimi offrirà, infatti, al suo pubblico una nuova serie di appuntamenti con il cinema di qualità e di autore. Dodici i titoli in agenda, per i quali si terrà una doppia proiezione: alle ore 16.00 e alle ore 21.00.
Nell’appuntamento inaugurale, il film «Ritratto di famiglia con tempesta», il giapponese Hirokazu Kore'eda racconta la storia di Ryota, un uomo che dalla vita ha ottenuto poco, non mantenendo le brillanti promesse che la sua carriera di scrittore suggeriva e riuscendo a perdere persino la moglie Kyoko e il figlio Shingo. Ridottosi a fare l'investigatore privato per sbarcare il lunario e a rubacchiare quel poco che è rimasto di valore dall'appartamento della madre Yoshiko, Ryota è in tutto e per tutto un fallito, incapace di voltare pagina. Poi una sera un ciclone si abbatte su Tokyo. Basterà una lunga notte di tempesta, con tutta la sua famiglia obbligata a condividere gli stessi metri quadrati fino all’alba, per attutire gli spigoli del presente e, soprattutto, del futuro? A raccontarlo è il finale del film, definito dalla critica «una commedia di suprema eleganza».
La rassegna proseguirà, quindi, nella giornata di mercoledì 11 ottobre con «Parigi può attendere» di Eleanor Coppola, nel quale si racconta la storia di Anne (Diane Lane), moglie di un produttore cinematografico di successo (Alec Baldwin), che, a seguito di una serie di eventi inaspettati, si ritrova a fare un viaggio in macchina da Cannes a Parigi, assieme a un socio in affari del marito (Arnaud Viard). Quello che doveva essere un banale tragitto di sette ore si trasforma in un viaggio alla scoperta di se stessa, grazie anche agli scorci pittoreschi, al buon cibo, all’ottimo vino, a tanto humour e molto, molto altro ancora.
Toccherà poi, nella giornata di mercoledì 18 ottobre, al film «Civiltà perduta» di James Gray, tratto dal libro «Z, la città perduta» di David Grann, nel quale si racconta l'avventurosa vita di Percy Fawcett (Charlie Hunnam), ex valoroso militare, che nel 1925 ritornò per la terza volta nella giungla amazzonica, con il figlio Jack (Tom Holland), inseguendo un'ossessione: trovare le tracce scientifiche di un'antica civiltà di cui si erano perse le tracce.
Mercoledì 25 ottobre sarà, invece, la volta della commedia «Il crimine non va in pensione» di Fabio Fulco, che vede nel cast Stefania Sandrelli, Gianfranco D'Angelo e Ivano Marescotti. Al centro della storia un gruppo di over 70 che trascorre le giornate al centro anziani «La Serenissima», tra chiacchiere, partire di bocce e serate danzanti. La placida atmosfera del posto viene sconvolta dal ricovero in ospedale di Edda, una signora che ha accusato un malore dopo aver dilapidato tutti i suoi ultimi risparmi in un Bingo, nel quale sperava di ottenere una grossa vincita per togliere dai guai la figlia in difficoltà economiche. Per aiutare l’anziana gli amici del centro decideranno di rapinare la sala Bingo, dando il via a una serie di divertenti avventure.
Il cineforum del Manzoni proseguirà, quindi, nella giornata di mercoledì 8 novembre con «Aspettando il re» di Tom Tykwer, tratto dall'omonimo romanzo di Dave Eggers, in cui Tom Hanks interpreta un uomo d'affari in crisi, che per evitare la bancarotta si lancia in un nuovo mondo e in una nuova, improbabile avventura: vendere un sistema avveniristico di ologrammi al re dell'Arabia Saudita.
Mercoledì 15 novembre la sala di via Calatafimi ospiterà, invece, la proiezione del film «Maria per Roma», scritto e diretto da Karen Di Porto. Protagonista della storia è un’attrice di poca fortuna e grande passione che sbarca il lunario come incaricata da un'agenzia di case-vacanza di ricevere i turisti stranieri, mostrare loro l'appartamento preso in affitto, regolare le pratiche burocratiche e i pagamenti.
Seguirà, quindi, nella giornata di mercoledì 22 novembre la proiezione del film «Io danzerò» di Stéphanie Di Giusto, omaggio alla ballerina futurista Loïe Fuller, grande protagonista della Parigi dei primi del Novecento. Coperta da metri di seta, circondata di luci elettriche e colori, l'artista diventò celebre con la sua ipnotica e celebre «serpentine dance».
Mercoledì 29 novembre al cinema Manzoni di Busto Arsizio si proietterà, invece, «I figli della notte» di Andrea De Sica, nel quale si racconta la vicenda del diciassettenne Giulio, spedito dai genitori in un collegio dell’Alto Adige per rampolli dell’alta società. Per lui sopravvivere alle rigide regole dell’istituto è una prova durissima, ma fortunatamente trova un amico: Edoardo. I due diventano inseparabili e insieme scoprono che di notte, un giorno a settimana, è possibile uscire dal collegio. Occorre solo stare attenti a non farsi vedere e rientrare prima dell’alba.
A seguire, nella giornata di mercoledì 13 dicembre, la sala di via Calatafimi avrà in agenda «Le Ardenne – oltre i confini dell’amore» di Robin Pront, un noir avvincente, cupo e brutale, sul dramma di due fratelli e della donna contesa tra loro.
Mercoledì 20 dicembre il cartellone del Manzoni proporrà, quindi, il film «Sicilian Ghost Story» di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, dove la crudezza della mafia e la leggerezza degli affetti cullano lo spettatore nell’incertezza fra la tragedia reale e il trionfo ideale dell’amore fra due ragazzi.
Il nuovo anno inizierà, nella giornata di mercoledì 10 gennaio, con «Gilfted – Il dono del talento» di Marc Webb, con Chris Evans e Jenny Slate, nel quale si racconta la storia di Frank Adler e della nipote Mary, figlia della defunta sorella, che si rivela essere un genio della matematica. Quando la nonna viene a conoscenza delle capacità della nipotina vorrebbe mandarla nelle più facoltose scuole per aiutare il suo talento, anche se questo rischia di allontanarla dai suoi coetanei. Inizierà così una battaglia legale per la custodia, nella quale Frank rischierà di perdere la patria potestà.
A chiudere la prima parte della programmazione sarà, nella serata di mercoledì 17 gennaio, il film «L’inganno» di Sofia Coppola, premiato al festival di Cannes 2017 per la miglior regia, che porterà gli spettatori in piena Guerra di Successione, all’interno di un internato del profondo Sud per ragazze di buona famiglia, nel quale viene data ospitalità a un soldato ferito, sconvolgendo l’equilibro dell’istituto.

Informazioni utili

«Mercoledì d’essai – Stagione 2017/2018». Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 - Busto Arsizio. Il cartellone: www.cinemateatromanzoni.it/manzoni/cineforum.php. Ingresso: spettacolo singolo, € 5,00; abbonamento € 25,00. Dal 4 ottobre al 17 gennaio 2017.


martedì 3 ottobre 2017

In mostra a Murano la collezione di Barry Friedman

Bianconi, Buzzi, Nason, Poli, Scarpa e Zecchin, Seguso, Barovier, Toso, Cenedese, Salviati e Venini: i nomi di alcuni tra i più importanti designer del vetro e delle aziende più famose del settore sfilano all’interno della collezione Barry Friedman: centodiciassette capolavori da poco approdati in prestito a lungo termine al Museo del vetro di Murano.
A poco più di due anni dal radicale intervento di restyling che ha interessato la sede espositiva lagunare, consentendo di raccontare con rinnovato vigore la straordinaria avventura del vetro dalle origini fino ai giorni nostri, il circuito dei Musei civici di Venezia si arricchisce, dunque, di un nuovo e straordinario corpus di opere grazie alla collaborazione con Venetian Heritage, organizzazione internazionale non-profit che agisce nel quadro del Programma congiunto Unesco-Comitati privati internazionali per la salvaguardia di Venezia.
Tra i centodiciassette manufatti giunti in prestito da Oltreoceano ne sono stati selezionati una cinquantina per un’esposizione temporanea nel museo lagunare, consentendo così di vedere il meglio della preziosa collezione del gallerista newyorkese Barry Friedman, che va implementare la sezione museale dedicata al XX secolo.
È durante il ‘900 infatti che i maestri vetrai, declinando le antiche tecniche mediante nuove soluzioni estetiche che combinavano con estrema originalità stile e design, diedero vita a un oggetto artistico universalmente riconosciuto nel mondo.
Barry Friedman ha sempre amato scoprire importanti opere d’arte. Dal suo primo piccolo vaso della manifattura Loetz nel 1966 fino al lavoro degli artisti di talento che espone oggi. Con quel primo pezzo ha cominciato ad apprezzare l’arte vetraria di grandi artisti quali Emile Gallé e Tiffany. All’inizio degli anni Settanta ha cominciato a collezionare e a trattare i dipinti dei pittori simbolisti e pre-raffaelliti come Gustav Moreau, Fernand Khnopff, Ferdinand Hodler, Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones e altri. Alla fine degli anni Sessanta è stato uno dei primi americani a trattare l’Art Déco, tra cui anche dipinti di Tamara de Lempicka.
La mostra del 1983 «From MackIntosh to Mollino: Fifty Years of Chair Design» ha ricevuto consensi unanimi della critica da New York a Tokyo e ha fatto soprannominare Friedman «The Chair Man», l’«uomo della sedia».
Contemporaneamente il collezionista americano ha iniziato ad interessarsi alla fotografia d’avanguardia, esponendo, in partnership con Edwynn Houk, le opere di Man Ray, Lissitzky, Moholy-Nagy e Rodchenko.
Più recentemente, nel 2009, «Venice: 3 Visions in Glass», mostra presentata sia in Europa che negli Stati Uniti.
Friedman ha iniziato a collezionare oggetti d’arte in vetro di produzione italiana dal 1900 al 1950. «Contemporaneamente, alla Barry Friedman Ltd.», racconta lo stesso collezionista, «ho iniziato a esporre i lavori dei francesi degli anni Quaranta e Cinquanta, tra cui le opere di Jean Prouvé, Serge Mouille e André Arbus. Ho anche cominciato a interessarmi di dipinti cubisti, costruttivisti e della Neue Sachlichkeit. A metà degli anni Novanta, sono ritornato al mio amore per il vetro artistico quando ho conosciuto l’opera di Michael Glancy. Questa scoperta mi ha condotto ad avvicinarmi ad artisti italiani del vetro come Laura de Santillana e Cristiano Bianchin».

Informazioni utili
Museo del vetro, Fondamenta Giustinian, 8 – Murano (Venezia). Orari: dal 1° aprile al 31 ottobre, ore 10.00-18.00; dal 1° novembre al 31 marzo, ore 10.00–17.00; la biglietteria chiude un'ora prima;
aperto tutti i giorni, escluso il 25 dicembre, il 1° gennaio e il 1° maggio. Ingresso: intero € 10,00; ridotto € 7,50; biglietto scuole € 4,00. Informazioni: call center 848082000 (dall’Italia); +3904142730892 (dall’estero),
info@fmcvenezia.it. Sito internet: www.visitmuve.it.

domenica 1 ottobre 2017

A Milano Mirò rilegge Prévert

Si apre con un omaggio all’arte grafica di Joan Miró la nuova stagione espositiva della galleria Deodato Arte di Milano. L’esposizione, visibile dal 28 settembre al 4 novembre, presenta un’accurata selezione di incisioni e litografie del maestro catalano realizzate principalmente tra gli anni Cinquanta e Ottanta, anche se non mancano testimonianze degli anni Trenta.
È, infatti, con il trasferimento a Palma de Maiorca, dove viene allestito un laboratorio di incisione e litografia, che l’artista può confrontarsi con maggior continuità con questa tecnica artistica, dalle molteplici possibilità espressive e comunicative, che ben si sposa con la sua arte, versatile, ricca di simboli e di colori accesi. L’utilizzo di strumenti inusuali come pettini, chiodi, dita e altro ancora, oltre al contatto diretto e fisico con i materiali, contribuisce a rendere ancora più personali le lastre incise, dalle quali emerge una forte connessione anche dal punto di vista emozionale.
Spesso destinate a volumi e riviste pubblicate in tiratura limitata, che si tratti di incisioni calcografiche a puntasecca, acqueforti o litografie a colori, le grafiche di Miró sono fedeli testimoni del suo linguaggio e al tempo stesso creano tra immagine e testo, reinterpretato secondo la propria sensibilità, un perfetto connubio.
Nell’esaustiva panoramica dei lavori in mostra s’incontrano alcune opere degli anni Trenta che attestano le prime sperimentazioni incisorie come «Daphnis et Chloé» e «Fraternity» dal carattere narrativo e perfettamente rappresentative delle tematiche trattate.
Di matrice più astratta, sebbene con chiari riferimenti ai titoli, sono le litografie della serie «Haï-Ku» degli anni ‘60 come «Herbes d’été», «La bouge du sanglier» e «Au portrait couvert de neige», dove dalla semplice forma geometrica, dai piccoli punti e dalle macchie di colore è possibile scorgere soli, stelle, lune, occhi, figure femminili e uccelli, soggetti prediletti dell’artista. Questa ampia galleria di figure stilizzate, filiformi, surreali nasconde -dietro ad un’apparente semplicità e leggerezza- un’essenza più complessa, espressione di riflessioni profonde e di uno stato d’animo inquieto.
Colori pieni, vivaci che si contrappongono a linee e contorni neri, figure che fluttuano e galleggiano insieme alle parole, caratterizzano le tavole del poemetto «Le lézard aux plumes d'or» (1971), uno fra gli esempi più evidenti della compenetrazione fra disegno e testo. L’argomento trattato nella favola fa riferimento a una lucertola con le piume d’oro ed è molto vicino alle tematiche legate al sogno e ai mondi fantastici indagati costantemente dall’artista catalano.
Più essenziali, per quanto concerne linee e colori, sono le litografie realizzate per la serie dedicata a «L’enfance d’Ubu» (1975). François Ubu, protagonista di tre opere teatrali di Alfred Jarry, impersona un uomo adulto dall’atteggiamento primitivo, vile e avido di potere, di cui Miró sceglie di inventare e rappresentare l’infanzia; la figura fittizia di questo soggetto si muove in un mondo irreale, popolato da animali e creature fantastiche, che si contrappongono alla reale natura di Ubu conosciuta nell’immaginario collettivo.
Particolarmente significativi sono inoltre i lavori incisori accompagnati da poesie di Jacques Prévert, tratti dal libro in tiratura limitata «Adonides» (1975), le cui pagine originali esposte mettono in evidenza sulla stessa lastra l’incisione di versi e il disegno a simboleggiare la totale unione delle due arti e dei due artisti.
Di grande impatto sono l’incisione e acquatinta «Sans titre III» del 1981 su carta guarro capace di fornire uno spiccato effetto tridimensionale, evocativo del bassorilievo e il manifesto realizzato in occasione dei mondiali di calcio del 1982, un’opera d’arte colorata, fresca che andò a sostituire la vecchia classica iconografia del torero e delle corride, ottenendo uno strepitoso successo.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Joan Miró, Senza Titolo, 1975. Incisione dal libro Adonides con poesia di Jacques Prévert, cm 40x33,5; [fig. 2] Joan Miró, Sans Titre III, 1981. Incisione ad acquatinta su carta Guarro, cm 92x72,5; [fig. 3] Joan Miró, Senza Titolo 2, 1974. Litografia a colori, cm 27,8x56,5 

Informazioni utili 
Joan Miró. Capolavori grafici. Deodato Arte, via Santa Marta, 6 – Milano. Orari: martedì – sabato, ore 10.30-14.00 e ore 15.00-19.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 02.80886294, galleria@deodato-arte.it. Sito internet: www.deodato.com. Dal 28 settembre al 4 novembre 2017

venerdì 29 settembre 2017

Da Lorella Cuccarini a Geppi Cucciari: grandi nomi nella stagione del Manzoni di Busto

«Se una star è quasi sempre garanzia di successo, due insieme promettono faville». Sembra essere questo, secondo l’agenzia Ansa, il fil rouge del nuovo anno teatrale in Italia, dove, tra grandi reunion e nuove affinità, «in locandina si punterà sempre più sul confronto a due».
Su una coppia scommette anche il cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio per l’inizio della sua nuova stagione teatrale. Venerdì 27 ottobre a calcare le assi del palcoscenico di via Calatafimi saranno, infatti, Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia, gli straordinari protagonisti del musical «Grease» che, dopo vent'anni, tornano nuovamente in scena insieme nella commedia «Non mi hai più detto ti amo», scritta e diretta da Gabriele Pignotta.
Si apre, dunque, in grande stile la programmazione della sala di via Calatafimi che, fino a venerdì 4 maggio 2018, vedrà succedersi sul suo palcoscenico otto spettacoli teatrali capaci di accontentare i gusti di un pubblico eterogeneo.
Commedia brillante, prosa classica e di impegno civile, one woman show comico e cabaret musicale sono solo alcuni dei generi scenici che compongono il cartellone, nel quale spiccano i nomi di conosciuti e apprezzati protagonisti del teatro e della cultura italiana come Geppi Cucciari, Sergio Assisi, Vanessa Gravina, Valentina Lodovini, Ivano Marescotti e Max Pisu.
Il ruolo della famiglia e della donna nella società contemporanea, le passioni civili, la parola come strumento comunicativo che segna la cronaca di un’epoca sono alcune delle tematiche al centro della nuova stagione, per la quale è stato scelto ancora una volta il titolo «Mettiamo in circolo la cultura». «Non mi hai più detto ti amo», lo spettacolo che apre il cartellone, racconta, per esempio, «la storia di una famiglia italiana contemporanea, costretta -si legge nella sinossi- ad affrontare un cambiamento traumatico improvviso e che, alla fine di un percorso umano difficile e intenso, si ritroverà completamente trasformata e forse più preparata a sopravvivere». Lorella Cuccarini, al debutto in una commedia non musicale, interpreta Serena, una madre che, con grande coraggio, trova la forza di mettersi in discussione per riscoprire il suo essere donna. Giampiero Ingrassia è suo marito, Giulio, un uomo che reagirà al repentino cambiamento della moglie, riscoprendo, finalmente, il suo ruolo di padre.
I due attori romani passeranno il testimone a Sergio Sgrilli che, nella serata di venerdì 17 novembre, proporrà lo spettacolo interattivo «20 in poppa», uno show celebrativo di vent’anni di carriera o, meglio, una sorta di Bignami di quasi tutto quello che l’artista toscano ha fatto per «sbarcare il lunario al meglio che si può». Dalle origini in Maremma ai primi concerti come musicista-cantante «colorati» di battute e aneddoti, fino ad arrivare ai monologhi che lo hanno reso una delle star di «Zelig»: Sergio Sgrilli si racconterà a tutto tondo, tra risate a crepapelle e momenti introspettivi, in un appuntamento all’insegna della musica (con qualche canzone del nuovo cd «Dieci venti d’amore») e della comicità d’autore.
La stagione proseguirà nella serata di giovedì 25 gennaio 2018 con la commedia «Queste pazze donne» del viennese Gabriel Barylli, che vedrà salire sul palco tre note e apprezzate protagoniste del teatro italiano: Paola Quattrini, Vanessa Gravina ed Emanuela Grimalda. «Uno sguardo autentico, divertente, sensuale, brillante e disincantato sul mondo femminile» è ciò che offre al pubblico questo spettacolo, tra commedia e melodramma, la cui regia è firmata da Stefano Artissunch. Dalle confessioni delle protagoniste, tre donne diverse nel temperamento e nelle scelte di vita, emergeranno «storie di amori negati o vissuti, intrecci, gelosie, figli segreti, case, vestiti colorati, scenari quotidiani a tinte vagamente gialle».
Mercoledì 21 febbraio sarà, quindi, la volta dell’ironica e tagliente Geppy Cucciari che, sotto la regia di Matteo Torre (autore anche del testo), porterà in scena il suo nuovo one woman show: «Perfetta», «radiografia sociale ed emotiva, fisica, -si legge nella sinossi- di ventotto comici e disperati giorni della vita» di una donna, attraverso le quattro fasi del ciclo femminile.
Riflettori puntati, poi, su Sergio Assisi che venerdì 9 marzo calcherà il palcoscenico bustese, nella doppia veste di attore e regista, con la commedia «L’ispettore Drake e il delitto perfetto» del britannico David Tristram. In scena per questo frizzante spettacolo, dalla miscela esplosiva e irresistibilmente comica, ci saranno anche Luigi Di Fiore, Francesco Procopio, Fabrizio Sabatucci e Beatrice Gattai. Protagonista della storia è l’ispettore Drake, personaggio bizzarro al servizio di un thriller surreale, che racchiude in sé tutti i luoghi comuni del detective esasperati all’ennesima potenza. «La sua lampante incompetenza, malcelata da un atteggiamento serioso e goffamente beffardo, -si legge nella sinossi- è resa ancora più esilarante dall’accoppiata con il sergente Plod, il peggior assistente che un detective possa desiderare di avere a fianco, quando si sta indagando su un omicidio».
Giovedì 29 marzo il pubblico bustese potrà, quindi, ammirare un’altra coppia di attori, questa volta inedita per la scena italiana. Dopo Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia sarà la volta di Ivano Marescotti e Valentina Lodovini con «I have a dream – Le parole che hanno cambiato la storia», spettacolo scritto da Ennio Speranza e Gabriele Guidi, autore anche della regia. Da Demostene a Martin Luther King, da Pericle a Robespierre, passando per Lady Astor, Gandhi, Kennedy, Churchill, Fidel Castro, Mandela, Umberto Eco e molti altri: l'atto unico propone un viaggio tra i discorsi di uomini che, con il loro pensiero e la loro azione, hanno scritto il nostro futuro. Democrazia, identità etnica, ruolo delle donne, eccidi, intolleranza religiosa, ma anche arte e letteratura come strumenti di protezione dell’essere umano sono solo alcune delle tematiche che il pubblico potrà approfondire.
Di tutt'altro genere lo spettacolo che venerdì 13 aprile vedrà salire sul palco bustese due volti noti del cabaret, il legnanese Max Pisu e Claudio Batta, insieme con gli attori Claudio Moneta, Stefania Pepe, Roberta Petrozzi e Giorgio Verduci. «Veloce, agile, divertente, e con un (falso) finale thriller» si presenta così lo spettacolo in scena: la commedia «Il rompiballe», uno dei capolavori di France Veber, il «Neil Simon francese», nella rilettura e per la regia di Marco Rampoldi. La trama promette risate a non finire: un killer deve uccidere un importante uomo politico attraverso la finestra di una camera d’albergo; a complicare la situazione, nella stanza accanto, c’è il classico «rompiballe», un maldestro fotografo con tendenze suicide che si porta dietro un assurdo viavai di mogli esasperate, amanti aggressivi, cameriere impiccione e poliziotti maldestri.
A chiudere la stagione sarà «Freddy Aggiustatutto» di Lorenzo Riopi e Tobia Rossi, testo vincitore della quinta edizione del concorso «Una commedia in cerca d'autori», con il quale il Manzoni di Busto Arsizio prosegue la propria collaborazione con «La Bilancia Produzioni» (società che gestisce i teatri Martinitt di Milano e de’ Servi di Roma) nella ricerca di talentuosi drammaturghi under 40 che diano nuovo vigore a un genere, quale quello del teatro brillante, che fa parte della nostra storia. Lo spettacolo, in programma per la serata di venerdì 4 maggio 2018, offre una fotografia spietata e cinica del mondo televisivo, emblema della superficialità e della manipolazione, raccontando la storia di Freddy, un ragazzo ipocondriaco e ingenuo, che, sul piccolo schermo, si trasforma in un macho palestrato disponibile ad aiutare casalinghe disperate. Sul palco, sotto la regia di Roberto Marafante, saliranno Giuseppe Cantore, Giulia Carpaneto, Alessia Punzo e Alessandra Schiavoni.
Un cartellone, dunque, nato con l’intento di divertire, ma anche di suscitare riflessioni e di offrire conoscenza quello che il cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio propone per la nuova stagione con l’intento di avvicinare nuovo pubblico.

Informazioni utili
Stagione 2017-2018. Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 - Busto Arsizio (Varese). tel. 0331.677961 Orari botteghino: dal lunedì al sabato, dalle 17.00 alle 19.00. Informazioni: tel. 0331.677961, info@cinemateatromanzoni.it. Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it.