ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 3 giugno 2020

Dagli Uffizi al «David» di Michelangelo: Firenze riapre i luoghi della cultura

Il gran giorno è arrivato anche per il museo simbolo di Firenze. Mercoledì 3 giugno riaprono gli Uffizi, una delle pinacoteche più importanti del mondo per la sua straordinaria collezione di pitture e di sculture, che coprono un arco temporale che spazia dal Medioevo all'età moderna, con capolavori assoluti di artisti del calibro di Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Caravaggio.
Termo-scanner all’ingresso, obbligo di mascherine CE a copertura di naso e bocca durante tutta la permanenza all’interno del museo, uso di gel disinfettanti, distanza di sicurezza tra le persone di almeno un metro e ottanta centimetri, percorso di visita a senso unico con speciali segna-posti, accessi contingentati e chiusura di sale e corridoi che non permettono uno sbocco esterno -in base a quanto sancito dalle norme nazionali diffuse dal Mibact e dalle ordinanze della Regione Toscana (la n. 48 nello specifico)- sono le misure anti-contagio da rispettare per tornare tra le sale progettate da Giorgio Vasari.
La «Venere di Urbino» di Tiziano, l’«Annunciazione» e la «Nascita di Venere» del Botticelli, il «San Girolamo» del Verrocchio, l’«Adorazione dei Magi» di Gentile da Fabriano o il «Tondo Doni» di Michelangelo -alcune delle opere simbolo della galleria- saranno così di nuovo fruibili al pubblico, dopo essere state apprezzate on-line in questi mesi di quarantena. Si chiude, dunque, con la riapertura degli Uffizi il calendario messo a punto dal direttore Eike Schmidt per questa «Fase 2» dei musei, che ha visto dapprima, dal 21 maggio, aprire il Giardino di Boboli (dove per sicurezza rimarranno chiusi il Museo delle porcellane e la Grotta grande) e, poi, dal 28 maggio, (ma solo al mattino, dalle 8.30 alle 13.30) Palazzo Pitti.
Tra queste sale è stata da poco inaugurata la mostra «La grandezza dell’universo», a cura di Sheila Barker e dedicata a Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno, 1600 - Roma, 1670), protagonista riconosciuta nell’evoluzione dell’illustrazione scientifica dell’epoca barocca.
In composizioni armoniche e spesso di piccole dimensioni, la pittrice seicentesca combinò, infatti, oggetti esotici e di provenienze diverse come porcellane cinesi, nautili del Pacifico, zucche e fiori messicani, piante sudamericane o cani da salotto inglesi, con il fine ultimo di stupire e divertire.
Palazzo Pitti offre ai suoi visitatori, in questi primi giorni di apertura, anche la mostra «Ai piedi degli Dei»: una passeggiata tra le robuste caligae dei soldati romani, i seducenti sandali delle cortigiane greche, i raffinati calzari indossati dagli dei oppure dall’aristocrazia romana, senza dimenticare la ricca varietà di calzature per le star dei colossal dedicati all’antichità, da «Ben Hur» al «Gladiatore», e le più recenti creazioni di moda di protagonisti del fashion contemporaneo come Emilio Pucci, Salvatore Ferragamo e Yves Saint Laurent.
Hanno riaperto a Firenze, in occasione della Festa della Repubblica, anche le Gallerie dell’Accademia, il secondo museo della città più visitato dai turisti, la casa del «David» di Michelangelo, che in questo inizio della «Fase 2» ha deciso di ridurre il costo del biglietto, che passa da 12 a 8 euro, mentre restano valide le gratuità già previste per legge.
Tra le altre novità studiate dal museo fiorentino per la ripartenza ci sono un impianto di areazione da altissime prestazioni in termini di efficienza, rendimento e risparmio energetico e l'app «The Right Distance», realizzata da Opera laboratori fiorentini, che, grazie alla tecnologia bluetooth, permetterà ai visitatori di scoprire quando la distanza con gli altri turisti scende sotto la soglia di sicurezza: lo smartphone inizierà a vibrare.
In questa prima fase potranno essere all'interno del museo cinquanta visitatori al massimo, che dovranno seguire un percorso in sicurezza, a senso unico; per questo motivo è raccomandata la prenotazione. Alcune sale come quella degli strumenti musicali, le sale laterali del '200 e del '300, compreso il primo piano, rimarranno, invece, temporaneamente chiuse.
Hanno scelto di riaprire in una data simbolica come quella del 2 giugno, festa della Repubblica italiana, anche il Giardino di villa Bardini, che per tutte le sere di giugno si illuminerà con i colori della bandiera italiana, oltre alle Cappelle medicee e al Museo di Palazzo Davanzati, realtà entrambe afferenti al sistema Musei del Bargello, del quale rimangono ancora chiusi Casa Martelli e il Museo di Orsanmichele, mentre il museo nell’antico Palazzo del Podestà dovrebbe riaprire il 4 agosto.
Per la ripartenza di Palazzo Vecchio, così come degli altri due musei civici, il Bardini e quello del Novecento, bisognerà, invece, attendere il 6 giugno; in questa prima fase si entrerà, previa prenotazione, solo tre giorni a settimana (dal sabato al lunedì), e non sarà possibile visitare gli scavi archeologici del teatro romano né salire sul camminamento di ronda e sulla Torre di Arnolfo.
Mentre sono già aperti, ormai da qualche giorno, la Basilica di Santa Croce (gratis fino al 24 giugno), il Museo Ferragamo, il Duomo con i suoi monumenti (ad accezione della Cupola del Brunelleschi, chiusa fino al 19 giugno) e il Cenacolo di Sant’Apollonia.
Ha riaperto da poco, dal 1° giugno, anche Palazzo Strozzi, dove è visibile, previa prenotazione on-line e nel rispetto delle normative anti-Covid, la mostra «Tomás Saraceno. Aria», la più grande esposizione mai dedicata in Italia all’artista argentino.
La rassegna invita a cambiare punto di vista sulla realtà e a entrare in connessione con elementi non umani come polvere, ragni o piante che, diventano protagonisti delle installazioni di Saraceno, collocate per l'occasione nel cortile e nel piano nobile del palazzo fiorentino.
All’organizzazione della mostra ha partecipato anche Manifattura Tabacchi, l'ex stabilimento industriale di architettura razionalista a due passi dalle Cascine, dismesso nel 2001 e riaperto nel 2018, dopo un imponente intervento di riqualificazione. Lo spazio, di grande suggestione, ha da poco riaperto i battenti con la mostra «La meraviglia», a cura di Sergio Risaliti.
Visitabile per tutto il mese di giugno (dal lunedì al venerdì su prenotazione e il sabato e la domenica dalle 10 alle 20), l'esposizione raccoglie opere di fotografia, pittura, scultura, disegno e video realizzate da sei giovani talenti internazionali, selezionati mediante una open call e attraverso il network delle Accademie di belle arti italiane: Davide D'Amelio, Anna Dormio, Bekhbaatar Enkhtur, Esma Ilter, Giulia Poppi e Negar Sh.
Nei mesi trascorsi dal loro insediamento negli atelier della Manifattura, a settembre 2019, i ragazzi scelti hanno avuto l’opportunità di approcciarsi al rapporto tra imprenditoria e artigianato, realtà che rende il territorio toscano un patrimonio inestimabile, attraverso visite mirate a raccolte d’arte come la Collezione Gori di Fattoria Celle, ma anche a luoghi di produzione del marmo, della fusione del bronzo e della lavorazione del vetro, tra cui gli studi d'arte Cave Michelangelo, il museo Fantiscritti e la Fonderia artistica Ferdinando Marinelli. Ne sono nate opere, anche di dimensioni monumentali, che parlano del tema della «meraviglia, intesa -raccontano dalla Manifattura Tabacchi- nel senso più ampio del termine: da quello dei materiali, delle tecnologie, delle immagini a quello della produzione industriale e artigianale, artistica e poetica».
L’offerta di Firenze, in questi primi giorni di apertura dopo l’emergenza sanitaria per il Covid-19, guarda anche agli amanti delle mostre immersive: a Santo Stefano al Ponte va in scena, per tutti i fine settimana di giugno, «Inside Magritte», un itinerario tra i quadri più iconici dell’artista belga, tra uomini in bombetta che galleggiano nei cieli delle metropoli, corpi umani con la testa di pesce e l’ambigua pipa-non-pipa («Ceci n’est pas une pipe»). Il percorso esperienziale multi-sensoriale dura  trentacinque minuti e permette al pubblico di farsi incantare dall’universo surrealista e dal suo linguaggio narrativo intenso ed evocativo, nel quale si incontrano illusione e allusione.
Meno visitatori e regole ferree per contrastare il diffondersi del Coronavirus caratterizzano, dunque, questi primi giorni di riapertura anche per i musei fiorentini, che permettono ora, complice la quasi assenza del turismo straniero, ma anche italiano, di sperimentare una fruizione più lenta e più attenta, meno superficiale. Che sia finalmente finita l’epoca della «visita mordi e fuggi» e del selfie davanti ai grandi capolavori da postare sui social a caccia di like?

Didascalie delle immagini
[Fig.1] Esterno degli Uffizi di Firenze; [fig. 2] Vista dell'interno degli Uffizi di Firenze; [fig. 3] Mitoraj al Giardino di Boboli; [fig. 4] Un'opera di Giovanna Garzoni a Palazzo Pitti; [fig. 5] Il David di Michelangelo; [fig.6] Saraceno. Fotografia © Ela Bialkowska, OKNO Studio; [fig. 7] Gli artisti della mostra alla Fabbrica Tabacchi di Firenze; [fig. 8] Vista interna della mostra immersiva Inside Magritte

Per saperne di più
I musei di Firenze

martedì 2 giugno 2020

Da Raffaello ai Fori imperiali: il 2 giugno riaprono i musei di Roma

La data da segnarsi in agenda è quella di martedì 2 giugno. In occasione della festa della Repubblica, riapre «la mostra dell’anno», quella che Roma dedica a Raffaello, in occasione dei cinquecento anni dalla morte.

«Raffaello 1520-1483», alle Scuderie del Quirinale «la mostra dell’anno»
Inaugurata ai primi di marzo dal presidente Sergio Mattarella e subito chiusa per l’emergenza Coronavirus, l’esposizione capitolina, allestita alle Scuderie del Quirinale, è rimasta bloccata per quasi tre mesi. Grandi teli neri hanno coperto disegni e manoscritti, che non possono essere esposti alla luce del sole per più di quattordici settimane di fila, ma anche quadri simbolo come la Fornarina, la Velata, la Madonna del Granduca, il Ritratto di Leone X.
Solo grazie alla generosità del direttore degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt, e poi degli altri prestatori –una cinquantina in tutto, dal Louvre di Parigi alla National Gallery di Londra- «Raffaello 1520-1483» -questo il titolo della rassegna, curata da Marzia Faietti e Matteo Lafranconi, con il contributo di Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro - riapre, proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto chiudere i battenti, per rimanere visitabile fino al prossimo 30 agosto.
Le prenotazioni sono state inizialmente riservate a chi aveva comprato il biglietto prima della quarantena e non lo aveva potuto utilizzare, poi al resto del pubblico; e gli amanti dell’arte non hanno fatto mancare il proprio apprezzamento per l’iniziativa: il primo giorno di programmazione è già sold out con novecento potenziali visitatori in fila.
Potranno entrare settantacinque persone all’ora, dalle nove del mattino fino alle dieci di sera, ma Mario De Simoni, presidente e ad di Ales, la società del Ministero dei beni e delle attività culturali che gestisce le Scuderie del Quirinale, ha assicurato all’Ansa che «se l’entusiasmo del pubblico lo richiederà, il museo è pronto ad allungare l’orario di apertura fino a notte».
Tenuto conto delle misure di sicurezza rese necessarie dalla pandemia, la mostra su Raffaello non avrà e non potrà avere l’afflusso atteso di circa 3000-3500 visitatori giornalieri, ma i numeri del primo giorno sono senz’altro una sorpresa positiva in tempi di distanziamento sociale e di paura del contagio.
Di certo, come sta avvenendo per gli altri musei italiani che hanno già aperto le proprie porte, la visita sarà più intima e contemplativa rispetto all’epoca pre-Covid; avrà il sapore di una quasi esclusiva.
Dopo il triage dell'accoglienza, con termo-scanner, gel per le mani e tappetino per la disinfezione delle scarpe, il pubblico, suddiviso in gruppi di sei persone, potrà godersi un’ora e venti minuti tra oltre duecento opere, centoventi delle quali del maestro marchigiano, il «divin pittore» del Rinascimento, che viene raccontato nella mostra in un viaggio a ritroso, dalla morte prematura, avvenuta tra il 6 e il 7 aprile 1520, a soli trentasette anni, ai suoi inizi. L’«Autoritratto» giovanile degli Uffizi chiude l’esaustivo percorso espositivo, che nei giorni di lockdown è stato possibile approfondire on-line grazie agli interessanti focus e video-racconti del progetto «Oltre la mostra», ancora visibile sul sito internet delle Scuderie del Quirinale.

Dal cinema di Sergio Leone alla politica di Carlo Levi: le mostre dei Musei civici romani
Martedì 2 giugno a Roma tornano a spalancare le proprie porte anche tutti gli spazi dei Sistema Museo in Comune. Dopo la riapertura del 19 maggio dei Capitolini e dei Museo di Roma a Palazzo Braschi (dove è in programma, fino al prossimo 21 giugno, un bell’omaggio ad Antonio Canova), riaprono anche i Fori imperiali, il Circo Massimo e molti altri musei cittadini, a partire dall’Ara Pacis, dove è in corso la grande mostra «C’era una volta…Sergio Leone», con cui la città celebra, a trent’anni dalla morte e a novant’anni dalla sua nascita, uno dei miti assoluti del cinema italiano. L’esposizione, prorogata al 30 agosto, ripercorre -con l'ausilio di fotografie, filmati, oggetti di scena e personali, locandine, spartiti e manoscritti- la vita e l'iter artistico e professionale del regista, che ci ha lasciato pellicole come «Per un pugno di dollari» e «Il buono, il brutto, il cattivo».
Mentre alla Centrale Montemartini sarà visibile dal 2 giugno, e fino al primo novembre, la mostra «Colori degli Etruschi. Tesori di terracotta»,straordinaria selezione di lastre parietali figurate e decorazioni architettoniche a stampo in terracotta policroma, provenienti dal territorio di Cerveteri (l’antica città di Caere), in parte inedite. Questi reperti archeologici, di fondamentale importanza per la storia della pittura etrusca, sono recentemente rientrati in Italia grazie a un’operazione di contrasto del traffico illegale.
Alla Centrale Montemartini, e in contemporanea alla Gam, è programmata, fino al 23 agosto, anche la mostra «Miresi. Sguardi e architetture. Berlino/Roma/Barcellona», una serie di opere dedicate agli sguardi e alle architetture delle tre capitali in parallelo con gli spazi museali e le loro collezioni.
Alla Galleria d’arte moderna è allestita, inoltre, la rassegna «La rivoluzione della visione. Verso il Bauhaus. Moholy-Nagy e i suoi contemporanei ungheresi», dedicata all’arte di László Moholy-Nagy, artista d’origine ungherese e figura chiave del movimento Bauhaus nel mondo, in occasione delle celebrazioni per i centoventicinque anni dalla sua nascita (1895-2020). Nell’ambito della mostra, prorogata al 23 agosto, nell’area del chiostro/giardino, è presente un’installazione di Sàndor Vàly, in una prospettiva di ricostruzione ambientale contemporanea delle teorie sulla luce dello stesso fondatore del Bauhaus.
Sempre alla Gam sarà visibile, fino al prossimo 11 ottobre, un progetto espositivo e di workshop per i quarant’anni del Centro ricerca e documentazione arti visive (1979-2019), istituito grazie a una cospicua donazione del critico Francesco Vincitorio e volto alla raccolta di cataloghi, monografie, letteratura grigia (inviti, comunicati stampa, dépliant, ecc.), periodici, video, materiale fotografico.
L’esposizione è da intendersi come un’occasione per approfondire scientificamente temi e problematiche dell’arte nazionale e internazionale a Roma, dalla ricostruzione post-bellica fino agli ultimi decenni del XX secolo, passando per il rinnovamento intellettuale e stilistico degli anni Sessanta e Settanta, quello pittorico e teoretico degli anni Ottanta, fino ai nuovi centri espositivi degli anni Novanta, indissolubile palestra artistica e creativa anche per molta critica d’arte contemporanea.
Per gli appassionati di fotografia una tappa immancabile sarà, fino al prossimo 20 settembre, il Museo di Roma in Trastevere. Qui si potrà ammirare una bella mostra del fotografo turco Ara Güler, lucido osservatore della storia e della società del proprio Paese d’origine, nominato tra i sette migliori fotografi al mondo dal British Journal of Photography Yearbook e insignito del prestigioso titolo di «Master of Leica». Reclutato negli anni Cinquanta da Henri Cartier-Bresson per l’agenzia Magnum e diventato primo corrispondente dal Medio Oriente per il quotidiano «Times» nel 1956, Ara Güler viene raccontato attraverso un’ottantina di immagini, tra cui si segnalano quarantacinque splendide vedute in bianco e nero di Instanbul, preziosa testimonianza di un’umanità ormai quasi cancellata, e una serie di ritratti di personaggi famosi come Federico Fellini, Pablo Picasso, Salvator Dalì, Sophia Loren, papa Paolo VI e Winston Churchill.
Sempre al Museo di Roma in Trastevere è visibile la mostra «Frammenti. Fotografie di Stefano Cigada», un lavoro che indaga il patrimonio statuario di alcuni grandi musei attraverso il medium fotografico. Divinità, animali, guerrieri, atleti, ninfe: l’artista dialoga con statue antiche di ogni foggia, senza preferenze, scegliendo quelle che gli «parlano» e che lo illuminano, «cercando -per sua stessa ammissione- quello che manca, quello che non si vede, cercando l’infinito nel frammento».
Tra le mostre che sarà possibile rivedere a Roma dal 2 giugno c’è anche quella che il Museo napoleonico dedica al volto utopico della città sognato da Napoleone e rimasto in gran parte solo sulla carta.
All’architettura dell’Urbe è dedicata anche la rassegna «Civis Civitas Civilitas» ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, che illustra, attraverso plastici degli edifici sacri e pubblici, il modello di vita urbano romano, esportato militarmente anche nelle città dell’impero.
Da visitare, in questi primi giorni di riapertura dei musei romani dopo l’emergenza sanitaria, è anche l’esposizione che i Musei di Villa Torlonia, negli spazi del Casino dei Principi, dedicano a Carlo Levi (Torino, 1902 ‒ Roma, 1975), autore del romanzo «Cristo si è fermato ad Eboli» (pubblicato nel 1945), e all’arte della politica. Cinquantaquattro opere grafiche realizzate, a cavallo degli anni 1947-1948, per le pagine del quotidiano «L’Italia Socialista», diretto da Aldo Garosci, dialogano con una trentina di tele, riferibili all’ambito cronologico 1945-1950, e un’altra quarantina di opere pittoriche, datate tra il 1932 e il 1973. Completano il percorso espositivo cinquantotto disegni, che raccontano, in forma artistica, sintetica e ironica, la stagione politica di formazione dell'Italia Repubblicana e registrano il passaggio cruciale che porterà, dal 1949, alcuni protagonisti di quella stagione (Olivetti in primis) all'impegno nella «politica del fare».
Il viaggio tra i musei romani che riaprono il 2 giugno termina al Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese, dove è in corso, fino al prossimo 6 settembre, la mostra «Monica Ferrando. Bianco, Nero, in levità passare. Opere recenti», con due serie di quadri dai colori opposti.
È tempo di riapertura anche per il Museo di scultura antica Giovanni Barracco, il Museo Pietro Canonica, il Museo della Repubblica romana e della memoria garibaldina, il Museo di Casal de’ Pazzi e il Museo delle Mura.
L’ingresso a tutti i musei civici, compresi quelli ad accesso gratuito, sarà prenotabile al numero 060608 oppure on-line sul sito www.museiincomuneroma.it. Al momento della prenotazione verrà assegnata anche la propria fascia oraria di visita. Ai vari spazi si accederà dopo aver misurato la temperatura corporea e senza passare dalla biglietteria, mostrando il biglietto pre-acquistato sullo smartphone o stampato. All’ingresso e nelle sale interne saranno disponibili gel disinfettanti; sarà obbligatorio l'utilizzo delle mascherine e il mantenimento della distanza di sicurezza.
Accanto all’esperienza dal vivo della visita al museo proseguirà la grande e apprezzata offerta digital del progetto #laculturaincasa, promossa da Roma Capitale con la collaborazione di tutte le istituzioni culturali cittadine, che in queste settimane di lockdown ha proposto agli utenti rubriche dedicate alle collezioni museali e archeologiche, cinema, musica, teatro, spazi di didattica e tanti giochi per piccoli e grandi.

Aperti anche i Musei Vaticani e la mostra «Impressionisti segreti» a Palazzo Bonaparte
Nella giornata del 2 giugno saranno aperti anche i Musei vaticani (dal lunedì al giovedì, dalle 10 alle 20; il venerdì e il sabato, dalle 10 alle 22), che hanno anticipato la loro riapertura al primo giorno del mese, testando così le nuove modalità di accesso imposte dall’emergenza Covid-19: prenotazione obbligatoria sul portale tickets.museivaticani.va, mascherina a copertura di naso e bocca, controllo della temperatura corporea, distanza interpersonale di oltre un metro.
Visitabile a Roma durante la giornata di martedì 2 giugno, e anche mercoledì 3, sarà, poi, la mostra «Impressionisti segreti» a Palazzo Bonaparte, che avrebbe dovuto chiudere lo scorso 3 maggio. Ancora per due giorni, grazie all’impegno di Arthemisia, il pubblico potrà rivedere cinquanta capolavori di Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley, Caillebotte, Morisot, Gonzalès, Gauguin, Signac e altri ancora, che ritorneranno, poi, nelle «case segrete» che li ospitano abitualmente.
Tra gli altri luoghi già accessibili al pubblico ci sono anche il Colosseo, la Galleria Borghese, il Palazzo delle Esposizioni con una mostra di Jim Dine e il Maxxi – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, che dal 22 maggio accoglie il pubblico in sicurezza, con autocertificazione e biglietto solidale, permettendogli di vedere una raffinata mostra di Giò Ponti.

Gagosian e La Fondazione: ripresa all'insegna della collaborazione in via Crispi 
Hanno scelto per ripartire una data simbolo come quella del settantaquattresimo compleanno della Repubblica anche due spazi di via Crispi: la Gagosian e La Fondazione, che per l’occasione uniscono le forze e propongono, in alternanza, un continuum d’arte a coprire l’intero arco delle ventiquattro ore. Un invito, questo, a lasciarsi travolgere dall’energia prorompente della creatività, con la speranza di ritornare presto a fruirne in libertà e sicurezza. Ad iniziare sarà, nel tardo pomeriggio del 2 giugno, La Fondazione con il progetto «#80 | #90 & more», a cura di Pier Paolo Pancotto. Si tratta di un’esplorazione video in orario notturno, dalle 18 alle 11 del mattino successivo, di opere video realizzati da giovani artisti: Rosa Aiello, Lisa Dalfino & Sacha Kanah, Alessandro Di Pietro, Christian Fogarolli, Alice Guareschi, Invernomuto, Beatrice Marchi, Nicola Martini, Namsal Siedlecki e Andrea Zucchini.
La presentazione delle opere avverrà a rotazione settimanale; il nome dell’artista sarà svelato il venerdì per il martedì con un post sul canale Instagram della Fondazione, con l’hashtag #unboxingproject.
Mercoledì 3 giugno, alle 10, riprende l’attività la Gagosian con una piccola anticipazione della mostra di Stanley Whitney (Philadelphia, 1946), in cartellone dal prossimo settembre. Solo tre le opere in esposizione, che racconteranno la costante sperimentazione cromatica dell’artista americano, che ha sviluppato un metodo compositivo che libera il colore componendo un originale linguaggio visivo tanto musicale quanto pittorico. «L’opera di Whitney -raccontano dalla galleria capitolina- trae ispirazione da una vasta gamma di fonti, come il free jazz, l’architettura italiana antica, la tradizione americana delle trapunte quilt, l’archeologia etrusca e l’astrazione del XX secolo. L’esperienza in Italia, dove ha vissuto per anni negli anni ’90 e dove ancora oggi possiede uno studio nei pressi di Parma, lo ha portato alla definizione della sua struttura compositiva a griglia su cui si stagliano i «botta e risposta» cromatici che ne caratterizzano l’opera. Le tonalità calde e terrose del paesaggio emiliano in particolare costituiscono una costante fonte di arricchimento per la sua tavolozza».

Qualità e territorio: le due parole chiave della ripartenza
Roma si riappropria, dunque, dei suoi spazi di bellezza e di cultura dopo il blocco di emergenza per il Covid-19. Non è tempo di grandi numeri e di certo la nostra «nuova quotidianità», fatta di ingressi contingentati e di regole da rispettare, non permetterà la consueta fruizione dei musei. Ma il grande lavoro fatto on-line in questi mesi da molte strutture ha di certo facilitato l’interesse degli italiani per le raccolte e le mostre del proprio territorio. Ora è tempo di ammirare dal vivo ciò che si è potuto scoprire virtualmente. Ed è da quello che è ci più vicino a casa, dalle bellezze italiane, e anche dai piccoli musei spesso trascurati dai grandi flussi turistici, oltre che da poche mostre, ma di importante rigore scientifico -come quella di Raffaello a Roma- che si può e si deve ripartire.


Didascalie delle immagini
 [Figg. 1, 2 e 3] Allestimento della mostra «Raffaello 1520-1483» alle Scuderie del Quirinale di Roma; [fig. 4] Un'immagine dal set del film Per un pugno di dollari. Mostra «C’era una volta…Sergio Leone» all'Ara Pacis di Roma; [fig. 5] Un'opera di Stefano Cigada per la mostra mostra «Frammenti» al Museo di Roma in Trastevere; [fig. 6] Un'immagine di Ara Güler esposta nella mostra al Museo di Roma in Trastevere; [fig. 7] Autoritratto con orologio e pennelli di Carlo Levi, esposto ai Musei di Villa Torlonia; [fig. 8] L'arte della politica, disegno di Carlo Levi esposto ai Musei di Villa Torlonia; [fig. 9]  Moholy-Nagy László, Modulatore spaziale, 1945 , matita, gesso su carta, 203×264 mm; Debrecen, Collezione Antal – Lusztig; [fig. 10] Esterno dei Musei vaticani; [fig. 11] Cover della mostra Impressionisti segreti; [fig. 12]Stanley Whitney, Bertacca 2, 2019. © Stanley Whitney, Foto: Giorgio Benni. Courtesy di Gagosian; [fig. 13] La Fondazione. ©La Fondazione. Foto: Daniele Molajoli

Per saperne di più 
www.scuderiequirinale.it
www.museiincomuneroma.it 
www.museivaticani.va 
www.arthemisia.it/it/impressionisti-segreti 
www.maxxi.art
www.lafondazione.info
www.gagosian.com 

lunedì 1 giugno 2020

Da #lifeviralart ai dispositivi protettivi della Contini: quando la mascherina diventa un’opera d’arte

Monouso o riutilizzabili. Chirurgiche o di tendenza. Griffate o fatte in casa. A strisce, a pois, a tinta unita, a fantasia floreale, animalier e molto altro ancora. Le mascherine sono diventate le nostre immancabili compagne di vita, una protezione utile per rendere ancora più efficace la lotta al Coronavirus. Dallo scorso 4 maggio il Governo ha reso il loro uso obbligatorio nei luoghi chiusi accessibili al pubblico o quando diventa difficile mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro dagli altri. La mascherina ha finito così per diventare un oggetto di moda. Da strumento sanitario, quale dovrebbe essere, è stata trasformata in un accessorio di tendenza al pari di scarpe, borsette e foulard.
«Proteggersi con stile» sembra essere diventato il must have dell’estate 2020 e anche il mondo dell’arte non è rimasto indifferente a questa nuova moda.
Il collettivo romano TeamLife ha deciso di lanciare il progetto #lifeviralart, una mostra interattiva on-line che invita artisti e creativi (ma non solo) a condividere le proprie mascherine d’autore sul Web utilizzando l’hashtag di riferimento o inviando l’immagine direttamente all’indirizzo e-mail dell’associazione (life.viralart@gmail.com).
I partecipanti sono invitati, inoltre, a un atto di solidarietà con una donazione diretta al nuovo centro di terapia intensiva Columbus Covid2 Hospital - Policlinico Gemelli di Roma o a un'altra struttura ospedaliera del territorio nazionale impegnata nella lotta in prima linea contro l'emergenza.
Tra i primi artisti che hanno aderito al progetto si segnalano lo stencil artist About Ponny, il duo Elastic Group, Susanne Kessler e Alessia Babrow, nota performer recentemente salita agli onori delle cronache con la sua rielaborazione dell’«Ascensione» di Heinrich Hoffman, divenuta l’immagine del francobollo celebrativo della Pasqua 2020 scelto dal Vaticano.
Un’altra idea originale è quella del maestro Carlo Iacomucci, incisore e pittore maceratese, che, attraverso i sette colori dell’arcobaleno e le immagini di manichini sartoriali, ha dipinto la speranza sui suoi dispositivi protettivi.
Anche la pittrice fiorentina Elisabetta Rogai, grazie a una partnership con l'azienda Agile di Pelago (Firenze), ha voluto creare la sua limited edition con marchio Mask-in©.
Interessante è, infine, il progetto della galleria Contini di Venezia: «Mascherine d’artista», un’iniziativa volta al sostegno del rispetto delle misure di protezione individuale che, al contempo, ha lo scopo di sensibilizzare sull’importanza della creatività e della cultura nel nostro quotidiano.
Tutti gli artisti rappresentati dalla galleria marciana, che ha sede anche a Cortina d’Ampezzo, hanno accettato con entusiasmo la proposta e sono stati realizzati così venti soggetti diversi di mascherine, con opere di Fernando Botero, Manolo Valdés, Pablo Atchugarry, Julio Larraz, Enzo Fiore, Mario Arlati, Paolo VegasCarla Tolomeo, Giacomo Braglia, Francesco Salvi, Andrea Valleri, Sophia Vari, Paolo Vegas e Carla Tolomeo. Non poteva mancare, inoltre, un sentito omaggio a un artista simbolico della galleria come Igor Mitoraj, del quale è stata interpretata la grande sensibilità attraverso la dolcezza delle sculture «Bacio dell’Angelo» (2003) e «Sotto Laguna II» (2005).
A tutti coloro che nei prossimi giorni si recheranno in galleria, nella sede di Calle Larga XXII Marzo, verranno donate le «mascherine d’artista», realizzate in una carta speciale sanificabile e stampate con inchiostro anallergico. 
Al dono è collegato un contest: per partecipare basta postare una propria foto con indosso le mascherine della Contini su Facebook e/o Instagram, inserendo i tag #continiartgallery #mascherinadartista e taggando la galleria marciana. 
Le venti foto più belle, o che meglio esprimeranno il messaggio, verranno omaggiate con una mascherina firmata dagli artisti rappresentati dalla Contini.
Un modo originale, questo, per riportare la bellezza e il messaggio dell’arte non solo sui social, ma anche nelle strade delle città e sui nostri volti.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Stefano Contini e Riccarda Grasselli Contini nella sede della galleria Contini di Venezia con le Mascherine d'artista; [fig. 2] Mascherine d'artista delle Galleria Contini di Venezia; [fig. 3] Mascherine d'Artista- Scultura e mascherina di Igor Mitoraj; [fig. 4] Mascherine d'Artista - Scultura e mascherina di Fernando Botero

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