ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 8 ottobre 2020

Roma ricorda Moira Orfei con una mostra fotografica e un’asta dei suoi gioielli

Era per tutti l’indiscussa «regina del circo italiano». Sotto il tendone, tra domatori di leoni e mangiatori di fuoco, aveva mosso i suoi primi passi e i genitori –il padre Riccardo Orfei, conosciuto come clown Bigolon, e la madre Violetta Arata, abile funambola specializzata nella passeggiata sul cavo d’acciaio- l’avevano mandata subito in scena: ad appena sei anni aveva debuttato come cavallerizza. Con il tempo è diventata il simbolo stesso di una forma di spettacolo, di indubbio fascino e magia, capace ancora oggi di incantare il pubblico di ogni età. Sulla pista circolare si è, infatti, esibita come trapezista, acrobata, domatrice di elefanti e addestratrice di colombe; e ha portato il suo circo, fondato nel 1960, a essere apprezzato in tutto il mondo, tanto da vincere un «Clown d’oro» al festival di Montecarlo nel 1987.
Ma Miranda Orfei, conosciuta da tutti come Moira per la sua bellezza mediterranea, non era solo una circense. Era anche un’attrice teatrale e cinematografica, con più di quaranta film in curriculum, capace di non sfigurare accanto ad artisti del calibro di Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Totò, Christian de Sica e Nino Manfredi.
Sul set- dove è stata diretta, tra gli altri, da Pietro Germi, Federico Fellini e Luchino Visconti- aveva conosciuto Dino Laurentis e grazie a lui aveva cambiato look, diventando l’«icona kitsch» che tutti ricordano. I suoi abiti vistosi, i gioielli eccentrici, i capelli corvini raccolti a mo’ di turbante, gli occhi esageratamente truccati, le unghie laccate e il rossetto rosso ciliegia sono entrati nell’immaginario collettivo.
A cinque anni dalla scomparsa, avvenuta nel novembre 2015, Roma ricorda Moira Orfei con una mostra fotografica, in cartellone fino al 28 ottobre negli storici saloni di Palazzo del Monte di Pietà.
A organizzare l’appuntamento è stata Affide, azienda leader in Europa e in Italia nel credito su stima, autorizzata dalla Banca d’Italia, con una copertura quasi totale del territorio che comprende quasi quaranta filiali e più di cento sportelli distribuiti su tutto il territorio nazionale –in prevalenza nel Lazio e in Sicilia– e un totale di duecento e trentotto addetti.
Ideata da Alessandro Serena (di Circo e dintorni) e Aurelio Rota (di Lonato in Festival) nell’ambito di Open Circus, progetto di diffusione della cultura circense, la rassegna esalta l'intensissima vita dell’artista, fatta di spettacolo, cinema, riconoscimenti e amore per la famiglia.
Nata “per caso” a Codroipo, in provincia di Udine, nel 1931, da una famiglia di remote origini sinti, dedita all'arte circense da diverse generazioni, Moira Orfei ha incontrato sotto il tendone suo marito, Walter Nones, che ha sposato nel 1961 e dal quale ha avuto due figli, Lara e Stefano, che come nella migliore tradizione, sono stati battezzati nella gabbia dei leoni. La coppia ha conosciuto grandi successi a partire dagli anni Settanta, con attrazioni come «l’uomo proiettile» e il «circo sul ghiaccio», e ha passato tutta la vita in pista, in quel mondo di fantasia e di meraviglia, ma soprattutto in quella «scuola di vita», che li ha visti sempre vivere da nomadi, senza fissa dimora, come i veri artisti.
La mostra anticipa l’asta, prevista per il 29 ottobre, con più di cento gioielli rari e di alto pregio. Oltre ai quarantotto manufatti lasciati in custodia dalla famiglia presso i caveau di Affide, specchio della personalità eccentrica ed esuberante di Moira Orfei, verranno battuti all’asta anche dei preziosi selezionati coerentemente con lo stile dell'artista, ma che non ne sono stati proprietà.
Tra i pezzi più interessanti, e che è possibile vedere anche nella mostra romana, ci sono un anello con diamante (base d'asta 25.0000 euro) e una collana con smeraldi (base d'asta di 15.000 euro).
Si tratta di gioielli carichi di storia, accompagnati da mille aneddoti. Tra i pezzi all’asta è possibile vedere, per esempio, quelli acquistati durante la tournée del circo in Iran, quando nel 1977 la troupe rimase bloccata alla corte dello scià di Persia con cento artisti e cinquanta animali, in seguito all'insurrezione popolare, e il ministero degli Esteri fece inviare l’«Achille Lauro» a recuperare personale, animali e attrezzature.
Ci sono, poi, pezzi unici acquistati durante le tournée in Italia e in altre località come Belgrado, Berlino, Madrid, Barcellona, Istanbul, Sofia, Teheran, Tripoli, La Valletta, Monte Carlo, Atene, Salonicco e Zagabria. 
Camminando tra le sale del Monte di Pietà si ha così l’impressione di vedere ancora una volta Moira Orfei, con le sue «troppaggini» kitsch, con quello stile da regina che aveva scelto per chiudere i suoi «show»: in piedi su una grande carrozza, le braccia larghe e le mani mulinanti, sotto una mantella di piume e un vestito ricco di paillettes. Felice come una bambina.

Informazioni utili 
 I gioielli di Moira Orfei. Palazzo del Monte, piazza del Monte di Pietà, 32/A - Roma. Orari: tutti i giorni, ore 10.00-18.00. Informazioni: www.affide.it. Fino al 28 ottobre. Asta: 29 ottobre 2020, ore 16.30.

mercoledì 7 ottobre 2020

«L’età dell’oro», Fabrizio Plessi illumina piazza San Marco

Era l’estate del 2001 quando Fabrizio Plessi (Reggio Emilia, 3 aprile 1940), uno dei pionieri della videoarte in Italia, portava a Venezia, nell'ambito della Biennale d’arte, la sua installazione «Waterfire», ulteriore tassello di un’indagine sugli elementi primordiali e primigeni della natura, acqua e fuoco nello specifico, iniziata negli anni Settanta, che lo ha visto esporre in luoghi di grande suggestione come la Valle dei templi di Agrigento, Palazzo Te a Mantova o le terme di Caracalla.
Vent'anni dopo l’artista emiliano, che dall'età di quattordici anni risiede a Venezia, torna in mostra nel «salotto buono» della città lagunare, in piazza San Marco, nello stesso luogo che fece da scenario a «Waterfire»: il museo Correr, o meglio la facciata esterna dell’Ala napoleonica.
«L’età dell’oro» è il titolo della nuova video-installazione luminosa, visibile fino al prossimo 15 novembre sulle quindici grandi finestre che si affacciano verso la Basilica marciana.
L’opera, con le sue cascate virtuali a led luminosi, è il prologo della grande rassegna che la Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro, fresca di restauri dopo i danni causati dall'«acqua granda» del novembre 2019, dovrebbe ospitare nei prossimi per celebrare l’ottantesimo compleanno dell’artista, festeggiato lo scorso aprile, in pieno lockdown.
Ideata nel 2019, come omaggio all'aurea bellezza di Venezia con i suoi mosaici d’oro e le rifrazioni infinite della luce sull'acqua, l’installazione, che si avvale della sponsorizzazione di Dior, è stata ripensata durante i lunghi mesi dell’emergenza sanitaria per il Covid-19, diventando anche un invito alla rinascita e ammantandosi di un’atmosfera spirituale.
Dalle magmatiche cascate in oro in loop, che con il calare della sera accendono di nuova luce piazza San Marco, affiora a caratteri cubitali la scritta «Pax Tibi». È la sintesi dell’espressione «Pax Tibi, Marce, evangelista meus» («Pace a te, Marco, mio evangelista»), locuzione stampata sul Vangelo che il leone veneziano tiene tra le zampe.
Fabrizio Plessi, come un novello alchimista, celebra, dunque, l’antica sapienza artigiana degli indoratori di Venezia, dando attraverso le tecnologie digitali e il suo linguaggio da «navigatore solitario», un unicum ben riconoscibile nel mondo dell’arte contemporanea, nuova vita a un passato glorioso.
«L'età dell'oro» -raccontano al museo Correr- diventa così «un tempo sospeso e circolare, che senza nostalgia ma con concreto senso del presente avvolge Venezia, città oggi ferita ma di eterna incorruttibile bellezza che a tutto sopravvive. L'arte qui non inganna, l'immateriale tecnologico non si finge altro ma espande in una fluida eternità l'aurea materia, a pervadere il tempo e lo spazio della città di pietra avvolta dalla laguna e dalle infinite rifrazioni della luce».
A impreziosire la scenografica installazione, visibile tutti i giorni dalle nove del mattino all'una di notte, è la sonorizzazione di Michael Nyman, che rende ancora più emozionante la visione delle cascate d’oro (ognuna alta quasi quattro metri e mezzo), che scendono dalle finestre del museo Correr, riverberandosi con i loro riflessi, durante le ore notturne, sulla piazza e sugli edifici adiacenti. Fabrizio Plessi vuole così dirci che Venezia e il nostro Paese hanno tutti gli anticorpi per rinascere dopo questo momento difficile, per vivere una nuova e mitica «età dell’oro».

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martedì 6 ottobre 2020

Milano, al Piccolo Teatro è tempo di jazz

È tempo di musica al Piccolo Teatro di Milano. Puntuale con l’inizio dell’autunno torna il Mit Jazz Festival. Questa quinta edizione prenderà il via nella serata di lunedì 11 ottobre, alle 21, e vedrà salire sul palco la Civica Jazz Band, diretta da Enrico Intra, emanazione dell’eccellenza didattica dei corsi di jazz della Civica scuola di musica «Carlo Abbado di Milano».
«Il Jazz è donna» è il titolo dell’appuntamento, alla sua terza edizione, che vedrà salire sul palco, tra gli altri, Emilio Soana e Marco Mariani alla tromba, Andrea Andreoli al trombone, Giulio Visibelli ai sassofoni e flauto, Marco Vaggi al contrabbasso e Tony Arco alla batteria.
La formula è nota: ogni musicista porterà un brano – di propria composizione o parte del repertorio internazionale del jazz – arrangiato per big band, e lo eseguirà come solista in seno all’orchestra.
L’insieme delle scelte andrà a comporre un panorama musicale estremamente vario, che permetterà di approcciarsi all’«altra metà del suono», ormai diventata una realtà rilevante non solo qualitativamente, ma anche numericamente, nel quadro della scena nazionale.
In questo articolato quadro si passerà dal funky-blues di Caterina Crucitti, bassista elettrica di punta nella scena italiana che vanta importanti collaborazioni nazionali, al mainstream elegante della diciassettenne Camilla Rolando, giovane talento della tromba che guarda con attenzione alla tradizione moderna del jazz. Mentre una proposta articolata e modernissima sarà quella della sassofonista Rosarita Crisafi. Il piano e la voce di Laura Fedele, figura di riferimento nella vocalità jazzistica italiana, ci porteranno, poi, nell’ambito di un originale mainstream contemporaneo intriso di blues feeling, laddove il virtuosismo di stampo boppisitico del giovane astro della chitarra jazz italiana Eleonora Strino e la musica di impronta modale, intensa e ricca di colore, della pianista Aisha Ruggieri completeranno il quadro di un concerto che offre un panorama stilisticamente eterogeneo e di alto profilo artistico.
La rassegna proseguirà nella serata di lunedì 26 ottobre, alle ore 19.30, con l'omaggio di un talentuoso musicista svizzero, il Franco Ambrosetti (considerato da Miles Davis «il più ‘nero’ tra i trombettisti bianchi»), a un altro caposaldo del jazz europeo: il pianista, compositore e direttore d’orchestra George Gruntz, scomparso nel 2013. 
Durante l’appuntamento verrà proposta la musica di un progetto discografico di grande rilievo realizzato per l’etichetta Enja nel 1985: l'album «Tentets», per il quale Gruntz scrisse tutti gli arrangiamenti e una composizione, mentre Ambrosetti fu solista principale e autore di due brani. 
«Il risultato -raccontano gli organizzatori- fu un jazz nella linea del più evoluto contemporary mainstream, in cui la scrittura non soffocava la forza e il peso delle improvvisazioni, lasciando al trombettista svizzero lo spazio per creare le sue fantasiose e coinvolgenti invenzioni, circondato da altri grandi strumentisti quali, tra tutti, Michael Brecker, Steve Coleman, Dave Holland e Tommy Flanagan».
Per l’occasione, la Civica Jazz Band si proporrà in un ensemble del quale fanno parte tutti i suoi solisti stabili oltre al pianista Mario Rusca e al sassofonista Gabriele Comeglio, figure di assoluto rilievo nella scena nazionale e continentale del jazz. Per l’occasione, anche il direttore della band, Enrico Intra, siederà in alcuni brani al pianoforte.
A questi appuntamenti si aggiungerà, nella serata di lunedì 2 novembre, il collaudato e singolare appuntamento di «Piani diversi», un incontro dialettico tra pagine classiche della musica scritta e l'improvvisazione jazzistica, che coinvolgerà il maestro del piano classico Carlo Balzaretti, un grande del jazz come Enrico Intra e il musicologo Maurizio Franco. Il progetto, inaugurato dalla Gioventù musicale di Modena quindici anni fa, è stato proposto in molte sale italiane, dall’estremo sud alle Dolomiti, ottenendo sempre un alto gradimento da parte del pubblico.
La serata è sempre ricca di sorprese e sarà così anche questa volta. Unica indicazione per il programma al Piccolo Teatro è che, in questa occasione, il repertorio verrà scelto tra autori che hanno guardato al mondo del jazz o, in qualche modo, sono stati e sono un riferimento per i jazzisti.

Didascalie delle immagini
[Figg.  1, 2, 3] Enrico Intra. Foto: Attilio Marasca; [fig. 4] Le interpreti di «Jazz è donna»

Informazioni utili
MitJazz Festival - Edizione 2020. Piccolo Teatro Grassi e Teatro Strehler - Milano. Quando: lunedì 19 e 26 ottobre, lunedì 2 novembre 2020; ore 21. Prezzi: posto unico 20 euro; acquisto contestuale tre concerti 45 euro. Informazioni e prenotazioni: tel. 02.42411889. Sito internet: www.piccoloteatro.org.  

AGGIORNAMENTO DEL 21 OTTOBRE 2020:  In ottemperanza all'ordinanza emanata dal Ministero della Salute in accordo con la Regione Lombardia, che prevede la chiusura dalle 23 alle 5, i concerti del 26 ottobre e del 2 novembre sono antipati alle ore 19.30.