ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 14 aprile 2021

Nasce a Viareggio la Fondazione Alfredo Catarsini

Ha attraversato anagraficamente tutto il Novecento. Ha sperimentato le principali correnti artistiche del secolo scorso, dal Naturalismo all’Espressionismo, dal Primitivismo al Neocubismo. È stato il padre di due «ismi» del XX secolo: il Riflessismo, mutuato dalla breve esperienza nel Secondo futurismo, e il Simbolismo meccanico, le cui opere dedicate agli ingranaggi tecnologici gli valsero la Medaglia d’oro al Salon Babjlone di Parigi nel 1971. Ha partecipato più volte alla Biennale di Venezia (nel 1942, nel 1948 e nel 1950). Ha preso in mano non solo la tavolozza e il pennello, ma anche la penna, dando alle stampe il romanzo «Giorni neri» (1968), che verrà ripubblicato a breve dalla casa editrice La nave di Teseo, e scrivendo il libro «Tra l’incudine e il martello», ancora inedito. Ha conosciuto intellettuali del calibro di Amedeo Modigliani, Filippo Tommaso Marinetti, Lorenzo Viani, Carlo Carrà, Giuseppe Ungaretti, Emilio Vedova, Afro e Moses-Levy. Figura dall’atteggiamento riservato e schivo, ancora poco conosciuta al grande pubblico, Alfredo Catarsini (Viareggio, 17 gennaio 1899 – Viareggio, 28 marzo 1993), che Antonio Paolucci ha definito «il pittore toscano dell’emozione», è tornato in questi giorni sotto i riflettori. Per volontà della nipote del maestro viareggino, Elena Martinelli, e di suo marito Gianvittorio Serralunga, è nata, anche in ricordo della madre Mity Catarsini, la Fondazione Alfredo Catarsini 1899.
La nuova istituzione, che ha sede a Viareggio, ha come scopi statutari la conservazione e la valorizzazione dell’opera intellettuale e artistica del pittore toscano, ma si propone anche – si legge nella presentazione – una serie di «azioni volte a perseguire, proporre, valorizzare la promozione, la divulgazione, l’istruzione, la ricerca, la formazione di tutte le attività inerenti le discipline artistiche in ogni forma e espressione attraverso la diffusione e l’ampliamento della conoscenza umana, i contatti tra persone, enti ed associazioni». Mostre, seminari, convegni, dibattiti, stage, festival, ricerche e catalogazioni, ma anche eventi didattici pensati per le scuole di ogni ordine e grado, caratterizzeranno, dunque, l’attività della Fondazione Catarsini per i prossimi anni. 
 Contemporaneamente si lavorerà alla valorizzazione dell’atelier dell’artista, riallestito nel 2003 in due stanze nelle soffitte di Palazzo Paolina Bonaparte a Viareggio (in via Machiavelli 2). Lo studio si presenta così come è stato lasciato dal pittore - con cavalletti, quadri, sedie, pennelli e ritagli di giornale - e rievoca le atmosfere parigine degli atelier artistici di inizio Novecento.
Unitamente allo studio, in un’altra sala della soffitta di Palazzo Paolina Bonaparte trova spazio l’archivio storico dell’artista, riordinato a cura dell’Istituto storico Lucchese e attualmente curato dalla storica dell’arte Claudia Menichini.
Viareggio conserva, inoltre, nelle proprie collezioni una trentina di opere, donate nel 2001 da Mity e Orazio Catarsini al Comune, oggi conservate nella Galleria civica d'arte moderna e contemporanea Lorenzo Viani di Viareggio.
Il lancio della nuova istituzione avviene in un momento preciso, cioè in occasione dei trent’anni trascorsi dalla mostra antologica di Palazzo Paolina Bonaparte a Viareggio, l’ultima della lunga carriera  di Alfredo Catarsini, ma soprattutto a quarant’anni dalla grande personale di Palazzo Strozzi a Firenze del 1981, dove furono mostrate oltre trecento e settanta opere dell’artista. L’anniversario viene celebrato in questi giorni con una retrospettiva allestita a Villa Bertelli di Forte dei Marmi. L’esposizione, intitolata «Esplorazioni», si avvale della curatela di Elena Martinelli e della collaborazione di Adolfo Lippi, Claudia Menichini e Andrea Pucci. Aperta gratuitamente in presenza fino al 6 giugno (secondo le disposizioni governative in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Coronavirus), ma visibile anche tramite virtual tour in 3D e in risoluzione K4 con approfondimenti di vario tipo, la mostra allinea una selezione di sessantaquattro opere dell’artista viareggino, selezionate tra il 1934 e il 1982, divise in quattro sezioni: paesaggi; figure, ritratti, autoritratti e disegni; Riflessismo e Simbolismo meccanico. In aggiunta, vi sono alcuni documenti inediti provenienti dall’Archivio storico della fondazione e un video dedicato alla vicenda dell’artista con opere, immagini della sua casa natale e del suo atelier.
Elemento imprescindibile della Fondazione Alfredo Catarsini 1899 è il sito www.fondazionecatarsini.com, ricco di contenuti, immagini, proposte e costantemente aggiornato. Articolato in cinque sezioni, il sito è dedicato, nella prima parte, all’artista. Vengono presentati la biografia, la bibliografia e il curriculum espositivo. Segue, poi, la ricca sezione d’arte con gli autoritratti, le darsene, i disegni, le figure femminili, le marine, le nature morte, i paesaggi, il Riflessismo, il Simbolismo meccanico e i soggetti sacri. Viene esplicata anche l’attività letteraria composta da racconti, articoli e libri. Mentre la terza sezione del sito ospita le pagine dedicate alla fondazione e alle sue attività e iniziative, comprese quelle relative agli allestimenti degli spazi di Catarsini nei musei civici di Viareggio e la pagina «Gallery» con i video dedicati all’artista. Ci sono, infine, due sezioni che si riferiscono all’area media e ai contatti.
In occasione della presentazione della fondazione toscana, è stato, poi, realizzato un volume dal titolo «Alfredo Catarsini. L’arte vera affascinante amica», edito da Belforte editori. In quasi duecento pagine, con circa novanta documenti e ottanta immagini, il libro ripercorre la parabola artistica del maestro anche attraverso una serie di contributi scritti per l’occasione da Vittorio Sgarbi, Cristina Acidini, Andrea Buscemi, Alessandra Belluomini Pucci, Paola Chini, Elena Torre, Andrea Pucci ed Elena Martinelli.
Per ricordare che il pittore viareggino fu insegnante dal 1951 al 1968 all’Istituto d’arte «Stagio Stagi» di Pietrasanta, la fondazione proporrà anche il «Premio Alfredo Catarsini» per la migliore opera grafico/pittorica eseguita dal vero ex tempore con libertà di tecnica e interpretazione; il riconoscimento, che a causa dell’emergenza sanitaria verrà assegnato nel 2022, è riservato agli studenti degli istituti superiori della Regione Toscana.
Tra i prossimi appuntamenti in cartellone c’è anche la Festa dell’arte, in programma dal prossimo 24 luglio, con l'apertura a ingresso libero della casa-museo in via Palermo 4 a Viareggio. Per l’occasione i visitatori potranno ammirare una selezione di oltre duecento opere lasciate dal maestro al momento della sua scomparsa, rappresentanti l’intera parabola stilistica, nonché partecipare a visite guidate al suo interno. L’evento permetterà così di accostarsi alla figura di un artista che ha sperimentato tutti i linguaggi delle avanguardie senza subirli; li ha sperimentati e li ha elaborati, li ha ripresi e li ha abbandonati, non seguendo però un percorso cronologico né progressivo, ma scegliendo di volta in volta ciò che lo stato d’animo o un’urgenza formale gli suggeriva, come lui stesso ha scritto: «Il soggetto è un pretesto per fare l’arte, quindi tutto è legittimo, non esiste il dilemma di passare dall’astratto al figurativo e viceversa, per l’artista è lo stesso. La pittura muta come mutano le stagioni». La pittura, dunque, per Alfredo Catarsini non è «una vana ambizione», ma «un bisogno supremo di vita interiore».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] A. Catarsini, Autoritratto, olio su legno, 1943 ca.; [fig. 2] Archivio storico Catarsini, Villa Paolina Bonaparte, Viareggio; [figg. 3 e 4] Atelier Catarsini, Villa Paolina Bonaparte, Viareggio; [fig. 5] A. Catarsini, Ritratto di Mity, olio su tema, 1941

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martedì 13 aprile 2021

«ARThletes», con Suzuki l’arte incontra il mondo dei motori

Il gusto italiano incontra la competenza tecnica e la cultura giapponese. La divisione italiana di Suzuki Motor Corporation ha pensato di celebrare il nuovo scooter della casa di Hamamatsu, il Burgman 400 MY22, con «ARThletes». L’ispirazione arriva dalle prossime Olimpiadi di Tokyo, evento che vedrà i migliori atleti del mondo confrontarsi in varie specialità sportive.
La scelta di presentare un progetto artistico in occasione dell’uscita del Model Year 2022, prevista per luglio, proprio nei giorni della trentaduesima edizione dei giochi olimpici, non è casuale. Il Burgman 400 è, infatti, considerato - dichiara Enrico Bessolo, direttore commerciale di Suzuki - «un atleta elegante», una vera e propria icona per gli amanti delle due ruote, come conferma la sua ultradecennale permanenza sul mercato. 
Da questa considerazione è nata l’idea di incrociare i destini dell’azienda nipponica con la storia delle Olimpiadi e di ideare «ARThletes», una mostra di opere tese a sottolineare i valori dell’atleta, che vedrà al lavoro quattro artisti italiani di fama internazionale che hanno dimostrato grandi affinità con la cultura giapponese. La tecnica scelta dai curatori - la gallerista Lorenza Salomon e l’illustratore Ale Giorgini, fondatore dell’agenzia Magnifico e vincitore nel 2017 del «Good Design Award» del Chicago Museum of Design - è quella dell’illustrazione, per le capacità di quest’arte - si legge nella nota stampa - «di essere attuale in ogni epoca storica e di suggestionare un ampio pubblico pur rimanendo espressione artistica autoriale».
Per la mostra Suzuki ha chiesto a Gianluca Folì, Riccardo Guasco, Francesco Poroli e i Van Orton, duo creativo composto da due fratelli gemelli Stefano e Marco, di interpretare quattro caratteristiche fondamentali del nuovo Burgman 400 – eleganza, sportività, stabilità e sicurezza – abbinandole ad altrettanti sport olimpici - tuffi, atletica leggera, ginnastica artistica e scherma - da rappresentare in quattro opere uniche che diventeranno, poi, altrettante livree per un Burgman da collezione.
I quattro artisti selezionati sono dei veri e propri talenti dell’illustrazione. Gianluca Folì, con all’attivo collaborazioni con «The Boston Globe», il «New York Time», il «Wall Street Journal», il «Los Angeles Times» e il «Corriere della Sera», è stato selezionato e premiato nel 2015 dalla «Society of Illustrators» di New York con la medaglia d’oro categoria Editorials and Books; nello stesso anno è stato anche medaglia di bronzo alla «Society of Illustrators» di Los Angeles.
Riccardo Guasco mescola poesia e ironia creando illustrazioni per far sorridere gli occhi. Le sue opere sono apparse in campagne pubblicitarie, riviste, libri, navi e biciclette; tra le sue collaborazioni ci sono, tra l’altro, Eni, Tim, Poste Italiane, Martini, Ferrari, Touring club italiano, Emergency e Greenpeace.
Francesco Poroli
, premiato da «Society of Illustrators» di New York e «The Society of Publication Designers», ha collaborato con «The New York Times Magazine», «Wired», «GQ» e «Il Sole24 Ore», ma anche con Facebook, Campari, Apple, NBA, Barilla, FCA e molti altri. Nel 2017 ha pubblicato «Like Kobe - Il Mamba spiegato ai miei figli» per Baldini&Castoldi.
I Van Orton, infine, vantano collaborazione con marchi quali Marvel, Microsoft, Armani, Bmw e artisti come Pearl Jam. La loro arte è fortemente influenzata dalla cultura pop e da un design ispirato alle vetrate delle chiese, per poi evolversi con innesti simmetrici e linee luminose.


A proposito del progetto, Lorenza Salamon ha dichiarato in conferenza stampa: «A ogni artista abbiamo affidato un tema che corrisponde ad altrettanti punti di forza del veicolo per intraprendere un viaggio fra il virtuale e il reale la cui tappa finale è la prossima Olimpiade che si terrà a Tokyo».
Mentre Ale Giorgini ha sottolinea quanto sia importante in un momento storico come quello che stiamo vivendo il progetto «ARThletes»: «L’illustrazione – ha affermato, a tal proposito, il creativo - è un linguaggio universale che abbatte i confini. Un linguaggio che unisce popoli e culture diverse, proprio come le Olimpiadi. In un momento come quello che stiamo vivendo, credo sia ancora più importante riuscire a creare connessioni – anche solo virtuali – fra luoghi e persone. In un periodo in cui siamo stati costretti a limitarlo, celebrare il movimento e la libertà è un dovere morale».
Suzuki celebra così le Olimpiadi e lo sport con un progetto di ampio respiro, che unisce gesto atletico e gesto artistico, per parlare direttamente al cuore delle persone con un linguaggio estremamente variegato: «ecco allora – raccontano ancora da Suzuki Italia - che le opere in mostra potranno riprendere stilemi tipici dei writer urbani oppure di artisti acclamati come Basquiat» per dar vita a uno scooter da collezione.

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lunedì 12 aprile 2021

Cappella della Sindone, concluso il restauro dell’altare di Antonio Bertola


Era la notte tra venerdì 11 e sabato 12 aprile 1997 quando, a Torino, un terribile incendio divampava all’interno della Cappella della Sindone, mirabile opera barocca di Guarino Guarini, collocata tra il Duomo e Palazzo Reale.
Le fiamme divoravano l’altare progettato dall’ingegnere e matematico Antonio Bertola, pregevole opera in marmo nero di Frabosa, con decorazioni e sculture in legno dorato, costruita tra il 1688 e il 1694 per volontà della famiglia Savoia, e più precisamente del duca Vittorio Amedeo II. Il rogo lambiva anche la robusta teca d’argento che conservava al proprio interno il «sacro lenzuolo» della Passione di Cristo, icona vivente della sofferenza dell’umanità, giunta a Torino nel 1578. Ma a scongiurare il peggio ci pensò un pompiere, Mario Trematore, che, sfidando le fiamme, riuscì a rompere la teca di cristallo antiproiettole che custodiva il sudario e a portare fuori la reliquia dalla chiesa.
La Sindone, che dal 1993 era stata trasferita per alcuni interventi di restauro nel coro dei canonici della cattedrale, dietro l’altare maggiore, era, dunque, salva. Ma le fiamme avevano lasciato segni evidenti a quella che era da sempre la sua casa. Per il recupero della struttura ci sono voluti più di vent’anni e dopo la riapertura al pubblico della Cappella Guarini, festeggiata il 27 settembre 2018, la restituzione del monumento alla fruizione della comunità è stata da poco completata con l’altare di Antonio Bertola.
I lavori, cofinanziati dal Ministero della cultura - progetti Art Bonus 2018, dalla Fondazione compagnia di San Paolo e da una raccolta fondi lanciata nel 1997 della Fondazione La Stampa-Specchio dei Tempi, hanno permesso di riportare l’opera all’antica bellezza. 
«Finalmente, a 24 anni di distanza dal terribile rogo, – spiega Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali – vogliamo celebrare la rinascita di un’opera stupefacente e unica, la cui maestosa struttura era insieme un segno di rispetto per la reliquia, un punto focale per i fedeli in preghiera e una celebrazione del potere della casata regnante».
Simile a un gigantesco reliquario, l’altare della Cappella della Sindone, che ha conservato il sudario nell’urna centrale dal 1694 al 1993, ha un impianto che si adatta alla forma circolare della cappella e presenta due fronti, uno rivolto verso il Palazzo Reale e l’altro verso la cattedrale. «Benché non si conoscano i disegni di questo progetto, - si legge nella nota stampa - è molto probabile che la struttura rifletta il pensiero scenografico di Guarino Guarini, che precedeva l’inquadramento al centro della loggia che si affaccia sul duomo, come fulcro prospettico per chi, dalla navata, volge lo sguardo verso il Palazzo Reale».
L’intervento di restauro è stato affidato al Consorzio San Luca di Torino, che si è avvalso della progettazione e della direzione dei lavori dell’architetto Marina Feroggio, aiutata dalla restauratrice Tiziana Sandri e dagli storici dell’arte Franco Gualano e Lorenza Santa dei Musei Reali.
Il progetto, il cui cantiere è stato seguito passo dopo passo dal pubblico dei Musei reali, ha restituito all’altare la sua immagine architettonica. Sono state restaurate e integrate le parti lapidee e quelle lignee, e ricollocati nella loro posizione originaria gli apparati decorativi scultorei, scampati all’incendio in quanto ricoverati nell’attigua sacrestia, ovvero gli otto putti alati realizzati tra il 1692 e il 1694 dagli «Intagliatori di S.A.R.» Francesco Borello e Cesare Neurone, nonché i due angeli superstiti posti ai lati della cassa: l’angelo con la colonna della flagellazione (angolo destro, lato Palazzo Reale) e l’angelo con la spugna (angolo sinistro, lato Cattedrale).
In ultimo, sono stati ricollocati gli arredi sacri: le quattro lampade pensili di Innocente Gaya e Carlo Balbino (1824-1828) in argento cesellato e sbalzato, volute dal re Carlo Felice, che fece destinare alla Cappella del Guarini due esemplari già destinati alla Basilica di Superga e ne ordinò altrettanti. Quella serie – ornata da stemmi sabaudi e ancora una volta da simboli della Passione come la Veronica e la Sindone stessa – fu allestita dagli anni Venti dell’Ottocento fino al cantiere di restauro precedente l’incendio, in sostituzione delle quattro lampade pensili di inizio Settecento, fuse per motivi economici alla fine del secolo. 
A completamento, si sono ricostruite anche le balaustre in legno dorato dei tre coretti della Cappella, anch’esse completamente distrutte dall’incendio.
La chiusura dei musei, dovuta alle misure anti-pandemia per contrastare la diffusione del Coronavirus, non consente per il momento ai visitatori di accedere alla Cappella di Guarino Guarini, che fa parte del percorso di visita dei Musei reali di Torino; ma dal 31 marzo al 7 aprile, in via straordinaria, è stato aperto il grande finestrone che affaccia sulla navata del Duomo, così da permettere al pubblico, durante i riti della Settimana Santa, uno scorcio prospettico sull’altare e sul monumento che conserva la Sindone.
La Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino ha promosso la realizzazione di un progetto multimediale con lo scopo di offrire ai visitatori dei Musei Reali tutte le informazioni sul restauro della cappella e dell’altare, con la creazione di un’applicazione mobile gratuita, che utilizzerà la tecnologia della realtà aumentata. Attraverso contenuti interattivi sarà possibile vivere un’esperienza coinvolgente durante la visita. L’applicazione sarà rilasciata in occasione della riapertura al pubblico dei Musei Reali ed è stata realizzata in collaborazione con i partner tecnologici Ribes Solutions e Visivalab. Il pubblico potrà così, attraverso un’esperienza multimediale e immersiva, ma anche di rigoroso valore storico e culturale, avere tutte le informazioni sul restauro della Cappella della Sindone, casa di un'immagine capace di evocare il cuore stesso del cristianesimo con grande aderenza ai racconti evangelici. 

Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3] Altare Cappella della Sindone. Credits Musei Reali Torino; [figg.4 e 5] Cappella della Sindone. Altare di Antonio Bertola, fasi di integrazione e ritocco. Crediti Consorzio san Luca; [fig. 6] Altare Cappella della Sindone. Credits Musei Reali Torino