ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 19 aprile 2021

Samara editions, quando la performance artistica arriva per posta

Ha fatto il suo debutto lo scorso marzo a Oslo, al Festival internazionale di teatro. A fine maggio sarà a Utrecht, allo Spring Festival delle arti performative. Ed è una delle risposte più originali alla chiusura delle sale teatrali e alla necessità di immaginare nuove modalità di connessione tra attori e pubblico in questi lunghi mesi di mancata fruizione degli spettacoli dal vivo, causata dalla pandemia per il Coronavirus. Stiamo parlando del nuovo progetto di Samara editions, ideato dalla curatrice indipendente Eva Neklyaeva, dalla manager e produttrice culturale Lisa Gilardino e da Marco Cendron, art director dello studio di comunicazione Pomo di Milano.
Mentre l’Italia si prepara a riaprire i luoghi della cultura (la data fissata è quella di lunedì 26 aprile), la piattaforma samaraeditions.com, continua a spedire per posta, ai quattro angoli del pianeta, le sue performance in scatola.
Il nuovo format, nato tra Milano e Oslo, è già stato prodotto in oltre trecento esemplari e ha in programma, nel suo primo anno di attività, di diffondere sei performance on demand, tra cui due nuovi lavori di Kate McIntosh e Jenna Sutela.
L’originale progetto, realizzato con il supporto di Kone Foundation e The Finnish Cultural Foundation, è co-prodotto con il Black Box Teater di Oslo, lo Spielart Festival di Monaco di Baviera e il Vooruit Arts Centre di Gand.
A inaugurare la serie – alla quale è abbinato un canale Telegram (@samaraeditions), nato con lo scopo di offrire approfondimenti sulla scena performativa contemporanea attraverso articoli di artisti e curatori – è un lavoro di Chiara Bersani (Lodi, 1984), premio Ubu 2018 come migliore attrice under 35, che si è fatta apprezzare all’ultima edizione della Biennale danza di Venezia, nell’ottobre 2020, con la creazione «Gentle Unicorn».
La sua riflessione sul corpo, che trascende dalla disabilità con cui è nata (una forma medio- grave di osteogenesi imperfetta), ha portato l’artista lodigiana, che oggi vive nel Piacentino, a lavorare con Alessandro Sciarroni, Matteo Ramponi, Rodrigo Garcia, Jérôme Bel, Silvia Gribaudi e molti altri.
Per Samara editions, Chiara Bersani ha dato vita a una nuova collaborazione a quattro mani con la compositrice e ricercatrice sonora Ilaria Lemmo, che in anni recenti ha partecipato agli spettacoli «Il grande male, con tutto il bene» di Davide Grosso e «Frida: un nastro intorno alla bomba», omaggio alla pittrice messicana Frida Kahlo scritto e interpretato dall’attrice Francesca Cassottana. È nato così un lavoro dal titolo «Fionde», accompagnato da un volumetto, tra la poesia e il manuale d'istruzioni, che si compone di tracce sonore da ascoltare e di oggetti che forniscono agli spettatori il necessario per «inventare nuovi rituali», per creare la propria personale performance artistica.
Il percorso è modulato per una persona, una coppia, una comunità, divisa o unita, al di là di ogni confine geografico.
Non vengono fornite altre istruzioni per dare allo spettatore la possibilità di vivere un incontro con l’inaspettato. L’unica cosa certa è che dietro al lavoro, acquistabile a un prezzo promozionale di 23 euro, c’è una riflessione su come vivere il teatro nei giorni della pandemia, in un momento in cui spazi e abitudini culturali ci sono negati. «Durante lo scorso anno, - racconta, a tal proposito, Chiara Bersani - le forme sono mutate, le strutture distorte. La sfera privata è stata riscritta, la solitudine ha cambiato volto e la collettività smarrito i corpi. Celebrazioni e riti sono stati silenziati. I nostri immaginari si sono riempiti di deserti in cui è facilissimo smarrirsi e noi vorremmo solamente accettarlo, abbracciare la vertigine e trovare nuove strategie di orientamento».
L’utilizzo non convenzionale di formati e linguaggi, anche ora che le sale teatrali riaprono, è, dunque, una delle vie per guardare avanti, per scrivere il futuro post-pandemia. Lo racconta bene il progetto di Samara editions: una scatola di sorprese per emozioni tutte da sperimentare. 

Didascalie delle immagini 
Samara Editions. Photo Alan Chies

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venerdì 16 aprile 2021

A Grosseto la primavera è «Dinamica». In piazza Dante sei sculture di Sauro Cavallini

A Grosseto l’arte esce dai musei e anima piazza Dante. In occasione dei settecento anni dalla morte dell’autore della «Divina Commedia», il padre della lingua italiana, la città toscana organizza la mostra en plein air «Dinamica», dedicata alle sculture monumentali di Sauro Cavallini (La Spezia, 1927 – Fiesole, 2016), artista le cui opere si trovano in collezioni di elevato spessore come quelle della Città del Vaticano, del Principato di Monaco e del Parlamento europeo di Strasburgo, che accoglie il famoso «Monumento alla Vita», il cui bronzo di oltre tre metri di altezza è collocato proprio davanti al Palazzo del Consiglio d’Europa. 
In un momento storico che ci sta tenendo lontani dalla cultura dal vivo, con i musei e i teatri chiusi a causa del Coronavirus e delle sue varianti, la città toscana permette così ai suoi abitanti di passeggiare tra sei opere monumentali dell’artista spezzino, poi naturalizzato fiorentino, selezionate da Maria Anna Di Pede, direttrice del Centro studi Cavallini, attivo a Fiesole dal 2017, proprio sulle colline dove lo scultore aveva il suo atelier.
Realizzate tra il 1967 e il 1984
, le opere esposte traggono in parte ispirazione dalla mitologia. È il caso di «Icaro» (1983, bronzo, cm 200x220), figura imponente e straordinariamente plastica, che raffigura il giovane colto nell’atto di lanciarsi per spiccare il volo e fuggire dal labirinto che il padre, Dedalo, aveva costruito per rinchiudere il Minotauro. Sauro Cavallini rappresenta Icaro quale esempio di libertà e di coraggio, di tenacia e determinazione, con le braccia aperte, con il corpo ricurvo in avanti e la testa china, con la gamba sinistra piegata sul basamento (unico punto di appoggio dell’opera) e con la destra slanciata lateralmente a riprendere il movimento delle braccia.
Alla mitologia greca guarda anche «Centauro», (1967, bronzo, cm 80x338x85). Ancorato al basamento con le zampe posteriori, questo essere fantastico a metà tra uomo e cavallo esprime tutta la sua natura ferina nella tensione del corpo che si allunga verso l’alto, fremendo e scalpitando con le zampe anteriori, e nel braccio sinistro alzato e minaccioso. Ispirandosi alle antiche leggende che descrivono i centauri come esseri inclini alla brutalità e alla violenza, lo scultore realizza un’opera in cui la moltiplicazione di gesti, di scatti e di tensioni sembra non avere mai fine.
Ci sono, poi, le due sculture della serie «Titani» (1968, bronzo, cm 60x310 e cm 50x210), qui presentati in tutta la loro grandiosità: alti, snelli, con le braccia lungo il corpo o sollevate al cielo, carichi di un’energia interiore trattenuta, ma pronta ad esplodere. 
Le storie mitologiche, e in particolare i miti greci, sono state un punto di riferimento costante per Sauro Cavallini che ispirandosi ai protagonisti di favolose leggende, ha realizzato opere cariche di significati simbolici, che spesso gli hanno consentito di esprimere i suoi profondi ideali.
Con «Amore Universo» (1974, bronzo, cm230x350x170) e «Balletto Multiplo» (1984, bronzo, cm 260x280x250) l’artista ha, invece, voluto omaggiare il più profondo dei sentimenti, in un caso, e l’armonia assoluta espressa da corpi che danzano nello spazio, nell’altro.
Nella prima opera due figure asessuate si abbracciano teneramente fondendo i loro corpi in un unico essere. Esili e flessuose si muovono nello spazio, si estendono in un sapiente gioco di equilibri e rispondenze che esalta la leggerezza e l’assoluta libertà della composizione. «Amore» e «Universo» sono per Sauro Cavallini il simbolo di un legame universale indissolubile, di un amore che avvolge il creato e le creature con la stessa straordinaria intensità. Tutta la sua opera tende in questa direzione: «Amore ad oltranza - scriveva l’autore tra le sue riflessioni - verso i profondi ideali e il creato».
«Balletto Multiplo» è, invece, composta da tre sinuose silhouette che si muovono armoniosamente e, nel rispetto di un serrato gioco di equilibri, si sfiorano, si intrecciano e si dispongono secondo una coreografia che si sviluppa intorno alla figura centrale, sollevata in un agile slancio. 
La danza è stata una fonte di ispirazione inesauribile per Sauro Cavallini che ha realizzato ballerine e figure danzanti atteggiate in un’incredibile varietà di gesti e di pose. Il movimento del corpo in sintonia con la musica è stato a lungo indagato dallo scultore che ha saputo tradurre nel bronzo la leggerezza e l’eleganza di quest’arte con estrema sensibilità.
La mostra, che rimarrà aperta per tutta la primavera e l’estate (fino al prossimo 30 settembre), getta così uno sguardo completo sull’opera di Sauro Cavallini, artista eclettico e curioso, le cui opere scultoree, nell’alternanza di pieni e di vuoti, sono caratterizzate da un movimento sinuoso, da una spinta verso l’alto e verso l’altro, che ci parla dell’amore dell’artista per il mondo e le persone.

Didascalie delle opere 
[Fig. 1] Sauro Cavallini, Amore Universo,1974. Bronzo, cm230x350x170; [fig. 2]Sauro Cavallini, Balletto Multiplo, 1984. Bronzo, cm 260x280x250; [fig. 3] Sauro Cavallini, Icaro, 1983. Bronzo, cm 200x220; [fig. 4] Sauro Cavallini, Centauro, 1967. Bronzo, cm80x338x85; [fig. 5] Sauro Cavallini,Titano 1,1968

Informazioni utili 
Dinamica. Le sculture monumentali di Sauro Cavallini. Via e piazza Dante Alighieri – Grosseto. Accesso libero. Informazioni utili: tel. +39.335.7877373, art@saurocavallini.it. Sito internet: www.saurocavallini.com. Fino al 30 settembre 2021

giovedì 15 aprile 2021

Al via la V edizione di «kunst.stück», il concorso che premia le etichette dei vini

«Un progetto serio, bello, giovane, e al tempo stesso anche ironico, democratico e innovativo»: viene raccontato con queste parole il bando di concorso «kunst.stück» (in italiano: «opera d'arte»), lanciato per il quinto anno consecutivo dalla Cantina Kaltern, una delle aziende vitivinicole più importanti dell'Alto Adige con i suoi 450 ettari e circa 1.200 vigneti. La call to action, aperta fino al 25 aprile, alle ore 23.59, è rivolta ad artisti e designer affermati o emergenti, chiamati a realizzare un'etichetta d'arte che sappia interpretare il vitigno più rappresentativo dell’anno.
In questa edizione l’incoronazione a «kunst.stück» è andata a una parcella di Pinot Grigio, vitigno che è un po’ la «cenerentola» – se così si può dire – dei vitigni autoctoni e non, presenti nelle ripide vigne dell’Alto Adige e del lago di Caldaro. Anche se non sempre l'eccezione è la regola: «in alcune parcelle molto vocate e in certe annate, si può cogliere la vera grandezza del Pinot Grigio e il suo splendore», ci insegna l'enologo Andrea Moser. Questo è successo nell’annata 2019, dal ritmo sui generis, che, tra pioggia e sole, ha permesso a Cantina Kaltern di raccogliere uve Pinot Grigio di altissima qualità. Il tema del concorso di quest'anno è così «Il grande momento di Cenerentola».
A ogni edizione, infatti, l'argomento del concorso cambia e, in questi cinque anni, è nata una collezione di vini «opere d’arte della natura», vestiti con altrettante opere d’arte e prodotte in edizione limitata.
Le edizioni passate hanno visto, per esempio, nel 2014 le varietà di Pinot Bianco interpretate da Claudio Paternoster, artista che ha convinto sia la giuria sia il pubblico con la sua elegante interpretazione creativa. Margit Pittschieler ha, invece, vinto il concorso per l'etichetta del «kunst.stück» Cabernet Sauvignon Riserva 2015; la giovane di Bressanone è stata in grado di convincere il pubblico della votazione on-line con la sua interpretazione del tema «Un vino di mondo, di casa a Caldaro». Mentre il Kalterersee classico superiore 2016 porta un’etichetta creata dal designer e docente milanese Stefano Mandato, che ha concepito un’opera d’arte tesa a raccontare la «gioia di vivere al lago di Caldaro». Infine, il Merlot dalla vendemmia 2018 porta il vestito di Anita Ladurner, che ha lavorato sul tema «Baciato dal sole».
Le opere realizzate diventano così un fermo immagine del tempo che scorre. «Gli acini, come perle, - raccontano, a tal proposito, dalle Cantina Cantina Kaltern, che premierà il vincitore con mille euro - racchiudono un tesoro che verrà svelato dalla mano dell’uomo e rinchiuso nuovamente, stavolta in una bottiglia. Resterà lì, in silenziosa attesa del momento in cui si alzerà il sipario e verrà il suo momento da protagonista, un assolo, al centro della scena. E l’esperienza diventerà memoria, impresso ricordo nel cuore e nella mente: kunst.stück». 

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