ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 23 aprile 2021

Uno studio internazionale su Pablo Picasso e il degrado delle sue opere per il restauro dell’«Hombre sentado»

È l’estate del 1917 quando, a Barcellona, Pablo Picasso (Malaga, 1881 – Mougins, 1973) realizza quattro opere ispirate ai «Ballets Russes», utilizzando materiali molto simili fra loro: sette pigmenti, olii siccativi, colla animale e tele. I quadri rimangono nella casa di famiglia dell’artista fino al 1970, quando vengono donate al Museu Picasso di Barcellona.
Un secolo dopo la realizzazione, l’opera «Hombre sentado» («Uomo seduto») appare in uno stato di conservazione precario, peggiore rispetto alle altre tre della serie. Gli esperti notano molte screpolature, dette tecnicamente «crettature superficiali». 
Il museo decide così di restaurare l’opera e, contemporaneamente, avvia una ricerca internazionale per capire il perché di quelle differenze tra lavori per molti versi simili e che avevano condiviso un secolo in condizioni analoghe. Parte così il progetto «Promesa (Study of the mechanical and dimensional properties of commercial paint films)», coordinato da Laura Fuster-Lopez, professoressa di Conservazione all'Universitat Politècnica de València, che coinvolge anche l’università Ca’ Foscari di Venezia, il Cnr - Istituto fisica applicata «Nello Carrara», la Escuela de Conservación y Restauración de Bienes Culturales de Aragón, il Royal Danish Academy of Fine Arts e la Queen’s University.
«Il progetto si è incentrato sullo studio combinato della composizione chimica e dei meccanismi di degradazione fisico-meccanica che si manifestano in opere d'arte moderna e contemporanea - afferma Laura Fuster-Lopez -. Dato che non tutte le problematiche hanno una causa comune, e dato che le nostre opere d'arte continuano a deteriorarsi silenziosamente anche in condizioni di conservazione ed esposizione controllate, è necessario capire quali aspetti inerenti alla composizione dei materiali usati dagli artisti possono essere la causa della loro instabilità nel tempo, al fine di adattare misure preventive di conservazione nelle nostre collezioni».
La ricerca, che ha coinvolto anche l’italiana Francesca Izzo, ricercatrice di Scienze chimiche per i Beni culturali all’Università Ca’ Foscari Venezia, si è da poco conclusa e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica «Sn Applied Sciences» («Picasso’s 1917 paint materials and their influence on the condition of four paintings» ).
Le quattro opere di Pablo Picasso prese in esame si sono rivelate il banco di prova perfetto per iniziare a indagare la correlazione tra i materiali pittorici usati dall’artista e le loro condizioni reali. Con un approccio multi-analitico e tecnologia d’avanguardia, le scienziate hanno studiato ogni strato per trarne le informazioni nascoste alla vista. Hanno così realizzato il primo studio che considera le problematiche di degrado meccanico dei dipinti dell’artista spagnolo con un approccio scientifico analitico e diagnostico.
Francesca Izzo, esperta di pitture artistiche del XX e XXI secolo, si è focalizzata sulle indagini sugli strati dipinti e gli strati della preparazione pittorica.
«Le analisi svolte mettono in luce che Picasso ha dipinto con colori a olio, contenenti sia il tradizionale olio di lino, sia oli meno siccativi come l’olio di cartamo e di girasole. In un caso, poi, - spiega la studiosa dell’ateneo veneto - ipotizziamo che l’artista abbia sperimentato l’uso, non ancora in voga nel 1917, di pitture semi-sintetiche. Le tele utilizzate sono di cotone. Su queste Picasso ha steso due diversi strati di preparazione: uno ottenuto con colla animale, l'altro invece con olio siccativo. In entrambi i casi le preparazioni sono state mescolate con pigmenti diversi (biacca, barite, ossido di zinco). Inoltre, è interessante notare la presenza dei cosiddetti «saponi metallici», composti che si formano per interazione tra il legante e alcuni ioni rilasciati dai pigmenti che possono provocare danni ben visibili, sia a livello estetico che a livello di stabilità chimica e meccanica».
I risultati ottenuti sono stati combinati con l'esame visivo delle crettature e dei problemi meccanici delle pitture per stabilire ipotesi sulle differenze di degrado. Questa è una delle prime volte che viene adottato un approccio basato su tecniche di documentazione non invasive, analisi chimico-fisiche e osservazioni del danno meccanico per fornire una visione del possibile contributo che ogni strato ha sul degrado osservato.
Ne è emerso che le interazioni fra pigmenti e leganti possono aver reso i film pittorici più o meno inclini alla degradazione. Lo stesso è stato osservato negli strati sotto la pellicola pittorica: spessori di preparazione diversi, diverse interazioni pigmenti-legante e altre minime differenze che possono aver provocato una diversa reazione alle condizioni ambientali.
Lo studio approfondito del caso ha sollevato nuovi interrogativi e spunti per nuove ricerche. Le scienziate stanno cercando di scoprire il ruolo della possibile «migrazione» di materiali tra gli strati di pittura e di preparazione.
Con i nuovi risultati scientifici a disposizione, Reyes Jiménez de Garnica, direttrice del Dipartimento di Conservazione preventiva e Restauro del Museu Picasso di Barcellona, potrà affinare le strategie di conservazione preventiva e valutazione delle condizioni di conservazione (in particolare del ruolo dell’umidità) ed esposizione delle opere.
Come in un giallo, dunque, gli studiosi sono riusciti, mettendo in ordine tassello dopo tassello, a comprendere il mistero dell’invecchiamento dei quadri di Pablo Picasso. La colpa è della trama delle tele in cotone, degli oli usati e soprattutto dei colori, pitture semi-sintetiche ancora sperimentali, in grado di accelerare i «cretti».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Pablo Picasso, Uomo seduto, Seated Man, 1917. Museu Picasso, Barcelona. Gift of Pablo Picasso, 1970. Photo: Gasull Fotografia; [fig. 2] Pablo Picasso, Uomo seduto, Seated Man, 1917. Museu Picasso, Barcelona. Studi sullo stato di conservazione dell'opera; [fig. 3] Pablo Picasso, Woman in an Armchair, 1917. Museu Picasso, Barcelona. Gift of Pablo Picasso, 1970. Photo: Gasull Fotografia; [fig. 4] Pablo Picasso, Blanquita Suárez, 1917. Museu Picasso, Barcelona. Gift of Pablo Picasso. Photo: Gasull Fotografia; [fig. 5] Pablo Picasso, Man with Fruit Bowl, 1917. Museu Picasso, Barcelona. Gift of Pablo Picasso, 1970. Photo: Gasull Fotografia

Informazioni utili 

giovedì 22 aprile 2021

Venezia, la Fondazione Cini celebra i 70 anni con la digitalizzazione dell’unica copia al mondo dell’«Orlando Innamorato»

Era il 20 aprile 1951 quando veniva istituita a Venezia la Fondazione Giorgio Cini. Da allora sono passati settant’anni e per onorare questa importante ricorrenza l’istituzione lagunare ha provveduto alla digitalizzazione dell’edizione veneziana di «Tutti li libri de Orlando. Inamorato. Del conte de Scandiano Mattheo Maria Boiardo», stampata tra il 1513 e il 1514 da Giorgio Rusconi su iniziativa di Vincenzo Zoppino.
Rimasta incompiuta alla morte dell’autore (1441-1494), l’opera fu proseguita dal veneziano Niccolò degli Agostini che ultimò il terzo libro e scrisse il quarto, mentre il quinto fu scritto dal veronese Reffaele Valcieco. Quest’ultimo volume fu stampato solamente nell’edizione veneziana del 1514, che resiste in un’unica copia attualmente alla Fondazione Giorgio Cini, e nell’edizione milanese del 1518, di cui rimangono tre copie, ora conservate a Milano, alla Biblioteca nazionale Braidense, a Londra, alla British Library e in Svizzera, alla Biblioteca cantonale di Aargau.
La preziosa cinquecentina - di cui la Fondazione Cini conserva, dunque, l’unica copia al mondo (donata da Vittorio Cini nel 1962) - è stata digitalizzata dal Centro di ricerca di eccellenza ARCHiVe sia per ragioni conservative sia, soprattutto, per rendere il testo liberamente accessibile al pubblico, tramite la pubblicazione on-line sul sito dell’istituzione veneta e nei principali cataloghi delle biblioteche.
L’opera, nella sua versione digitale, è attualmente oggetto di studio della professoressa Maria Pavlova, dell’University of Warwick, e del professor Marco Dorigatti, dell’University of Oxford, che stanno preparando l’edizione critica del quinto libro dell’«Orlando Innamorato» nella continuazione di Valcieco.
Il processo di digitalizzazione del volume, che è stato presentato in occasione del settantesimo anniversario dalla fondazione dell’istituzione veneziana, è stato particolarmente complesso a causa della stretta legatura e dei margini molto ridotti esito degli interventi di restauro da parte del suo più importante precedente proprietario, Victor Masséna - Principe d’Essling (1836-1910). Il volume, infatti, prima di entrare a far parte del patrimonio della Cini è appartenuto al collezionista francese che, a cavallo tra Otto e Novecento, riunì una tra le più straordinarie raccolte librarie di edizioni incunabole e cinquecentine illustrate con edizioni spesso rare se non uniche al mondo. Vittorio Cini acquisì il testo di Matteo Boiardo su consiglio del libraio e antiquario Tammaro De Marinis (1878-1969) per, poi, donarlo nel 1962 alla fondazione lagunare, che nel 2010 ha trasferito il volume dalla Sala del Tesoro a una sala climatizzata della Biblioteca della Manica Lunga per garantirne una perfetta conservazione.
La riproduzione dell’«Orlando Innamorato» di Matteo Maria Boiardo, a cura del Centro ARCHiVe della Fondazione Giorgio Cini, è avvenuta tramite fotografia a colori ad alta risoluzione. Gli scatti delle carte sono stati realizzati con una fotocamera posizionata su una diagonale di circa 45°, su uno stativo regolabile posto all’interno di un set comprendente una fonte di illuminazione fissa e zenitale a Led. Il volume poggiava su un leggio con supporti modulabili che ne sostenevano i piatti, per evitare possibili danni alla legatura dati da un’apertura troppo ampia o dal peso proprio del volume. In serie, sono stati fotografati prima il recto di ogni carta e successivamente il verso. I piatti e il dorso sono stati acquisiti digitalmente all’interno di un set con caratteristiche, più adatte a cogliere la tridimensionalità del bene: una fotocamera montata su uno stativo da riproduzione zenitale e due fonti luminose laterali, mobili e regolabili.
Insieme alla digitalizzazione è stata realizzata la post produzione e la metadatazione dei file ottenuti, normalizzando i dati (immagini e metadati) e preparandoli per il successivo caricamento nella Digital Library dell’istituzione lagunare.
Per l’occasione è stato realizzato un simbolo celebrativo tratto dai caratteri alfabetici originali della straordinaria cinquecentina dell'«Orlando Innamorato» di Matteo Maria Boiardo, che per tutto il 2021 affiancherà il logo istituzionale della Fondazione Cini e che vedremo, dunque, anche sulla comunicazione delle mostre in programma nei prossimi mesi sull’isola di San Giorgio Maggiore, dall’attesa «L’Arca di vetro. La collezione di animali di Pierre Rosenberg», che aprirà le porte appena il Veneto ritornerà in zona gialla, a «Tapio Wirkkala e Toni Zuccheri» (5 settembre - 10 gennaio), senza dimenticare la seconda edizione di «Homo Faber: Crafting a more human future. Living Treasures of Europe and Japan» (dal 9 al 26 settembre).

Didascalie delle immagini
[Fig.1 ] Frontespizio del primo libro dell’edizione veneziana di «Tutti li libri de Orlando. Inamorato. Del conte de Scandiano Mattheo Maria Boiardo», stampata tra il 1513 e il 1514 da Giorgio Rusconi su iniziativa di Vincenzo Zoppino; [fig. 2] Frontespizio del quinto libro dell’edizione veneziana di «Tutti li libri de Orlando. Inamorato. Del conte de Scandiano Mattheo Maria Boiardo», stampata tra il 1513 e il 1514 da Giorgio Rusconi su iniziativa di Vincenzo Zoppino; [fig. 3] Una pagina dell’edizione veneziana di «Tutti li libri de Orlando. Inamorato. Del conte de Scandiano Mattheo Maria Boiardo», stampata tra il 1513 e il 1514 da Giorgio Rusconi su iniziativa di Vincenzo Zoppino; [fig. 4] Immagine esemplificativa del caso problematico di rilegatura stretta dell’edizione veneziana di «Tutti li libri de Orlando. Inamorato. Del conte de Scandiano Mattheo Maria Boiardo», stampata tra il 1513 e il 1514 da Giorgio Rusconi su iniziativa di Vincenzo Zoppino. 
 
Informazioni utili

mercoledì 21 aprile 2021

«La mappa del cuore in VR», a Bologna il teatro va in scena al museo

Porta il teatro fuori dal teatro, nei musei e nelle biblioteche, proponendo una fruizione che sfrutta il potenziale delle nuove tecnologie digitali e, nello stesso tempo, parlando dei giovani e delle loro inquietudini. Stiamo parlando del progetto «La mappa del cuore in VR», proposto dalla compagnia Ateliersi di Bologna, collettivo di produzione artistica in cui il gesto performativo entra in dialogo organico con l’antropologia, la letteratura, la produzione musicale e le arti visive per favorire una comunicazione del pensiero capace di intercettare inquietudini e prospettive che coagulano senso intorno ai sovvertimenti che si manifestano nel mondo.
Lo spettacolo - che debutterà l'11 maggio a Bologna al DamsLab, proseguendo poi nei musei e nelle biblioteche della città e non solo - nasce da una singolare rubrica di corrispondenza su «Ragazza In», settimanale per adolescenti degli anni Ottanta, che con scelta dirompente per quel periodo decise di affidare la sua «posta del cuore» a Lea Melandri, figura di riferimento del femminismo e del movimento non autoritario.
Con «Inquietudini», questo il nome della rubrica, la giornalista inventa una relazione nuova: non risponde direttamente a chi scrive, ma apre al confronto con stimoli di carattere psicoanalitico, poetico e letterario mettendo in relazione le diverse voci e creando così un primo network sociale fra ragazze e ragazzi che dialogano attraverso la sua rubrica.
Seguendo la «scandalosa inversione tra individuo e cultura» perseguita da Lea Melandri, Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, autori e direttori artistici della compagnia Ateliersi, conducono un viaggio emotivo attraverso quelle lettere intrecciando le urgenze adolescenziali di allora e le risonanze presenti. Le vibrazioni musicali e poetiche di quegli anni rivivono anche nelle musiche di Mauro Sommavilla e Vincenzo Scorza e nella voce e nella presenza della cantautrice bolognese Cristallo.
«Questo progetto - commenta Fiorenza Menni - ha la capacità di proporre contenuti intergenerazionali adatti sia agli adolescenti di oggi, che si trovano a correre un forte rischio di isolamento, sia ai loro genitori che erano adolescenti negli anni in cui sono state scritte le lettere che rappresentano il centro drammaturgico dell’opera. La stessa Melandri ha partecipato attivamente alla creazione dello spettacolo condividendo con noi tutte le lettere e i numeri della rivista. Da diversi anni lavoriamo sull’abbassamento della soglia psicologica di accesso ai musei, per farne dei luoghi che accolgano una frequentazione continuativa e più libera».
Dopo la forzata chiusura dei teatri in ottobre, e in attesa che le sale possano riaprire per l’allentarsi delle misure restrittive dovute alla pandemia da Coronavirus, Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi hanno pensato a una nuova modalità di visione dello spettacolo, che ora sarà possibile fruire in maniera virtuale, individuale e gratuita attraverso un’installazione.
La postazione di visione è una poltrona girevole collegata con un visore Oculus Quest 2; lo spettatore sarà accolto da una performer che lo guiderà per tutto il tempo dell'esperienza. Il personale che lavorerà all’installazione è stato individuato tra chi in questo momento è fermo dal punto di vista lavorativo a causa delle restrizioni dovute alla pandemia e questa scelta rappresenta un segno preciso che Ateliersi vuole dare nella prospettiva di una ripartenza che possa permettere alle lavoratrici e ai lavoratori di riprendersi dalle attuali difficoltà.
Il tour partirà dal DamsLab di Bologna per proseguire, poi, nei musei e nelle biblioteche, contando sulla loro graduale riapertura per un numero contingentato di visitatori, in un percorso che spazierà dalle Collezioni comunali d’arte alla Biblioteca Salaborsa Ragazzi, dal Mambo - Museo d’arte moderna di Bologna al Cassero LGBTI+ Center e alle Serre dei Giardini Margherita. Nei musei saranno proposti ai visitatori specifici percorsi tra le opere, in assonanza con i temi dello spettacolo; nelle biblioteche agli stessi temi verranno collegati dei percorsi di lettura consigliati: una lista di testi che spazia da Louisa May Alcott a Stephenie Meyer, autrice della saga di «Twilight», dalle poesie di Emily Dickinson ad «Hunger Games» di Susan Collins.
Completano il calendario una tavola rotonda sui temi della drammaturgia (martedì 11 maggio al DamsLab), tre spettacoli dal vivo (da mercoledì 9 a venerdì 11 giugno all’Arena Orfeonica; biglietto intero € 10,00, ridotto € 7,00) e la proiezione del film «Vogliamo anche le rose» di Alina Marazzi (mercoledì 16 giugno a Le Serre dei Giardini Margherita). 
«La mappa del cuore in VR» si propone, dunque, - afferma Andrea Mochi Sismondi - «una riflessione radicale e collettiva sull’evoluzione delle arti dal vivo nel contemporaneo, anche – ma non solo – in relazione a ciò che stiamo vivendo a causa della pandemia». Il teatro per vivere, oggi più che mai, ha, infatti, bisogno di spazi alternativi, dell’uso di nuove tecnologie e di riflessioni che parlino del nostro tempo difficile e incerto.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 4 e 5] Ateliersi, La mappa del cuore in VR, SalaRossa. Foto di Margherita Caprilli; [figg. 2 e 3] Ateliersi, La mappa del cuore in VR, Mambo. Foto di Margherita Caprilli

Informazioni utili

Calendario a Bologna
da martedì 11 a venerdì 14 maggio, DAMSLab, piazzett Pasolini 5b - martedì-venerdì, h. 12.00-19.00 || da martedì 18 a domenica 23 maggio, Collezioni comunali d’arte, piazza Maggiore 6, martedì e giovedì, h. 14.00-19.00, mercoledì, venerdì, sabato e domenica, h. 11.00-18.00 || da lunedì 24 a venerdì 28 maggio, Biblioteca Sala Borsa Ragazzi, piazza Del Nettuno, 3, lunedì, h. 14.30-19.00, martedì-venerdì, h. 13.00-19.00 || da martedì 1 a venerdì 4 giugno, Cassero LGBTI Center, via Don Giovanni Minzoni, 18, martedì-venerdì, h. 18.30-23.30 da martedì 8 a domenica 13 giugno || MAMbo, via Don Giovanni Minzoni, 14, martedì – venerdì, h. 16.00-20.00; sabato – domenica, h. 12.00-19.00; da lunedì 14 a venerdì 18 giugno || Le Serre dei Giardini Margherita Via Castiglione, 134, Bologna lunedì-venerdì, h. 17.30-23.30. Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria scrivendo a prenotazioni@ateliersi.it oppure telefonando al 329.7788938 (da lunedì a venerdì negli orari d’ufficio);  https://www.facebook.com/events/458024288603408/