ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

sabato 17 luglio 2021

#notizieinpillole, le cronache d'arte della settimana dal 12 al 18 luglio 2021

È MORTO CHRISTIAN BOLTANSKI, L’ARTISTA DELLA MEMORIA
È morto a Parigi, all’età di 76 anni, Christian Boltanski (Parigi, 6 settembre 1944 – Parigi, 14 luglio 2021) , uno degli artisti contemporanei più famosi al mondo e , senza dubbio, quello che, più di chiunque altro, ha saputo interpretare e raccontare in maniera viva e pulsante il tema della memoria e dello scorrere del tempo inteso come ineluttabile passaggio tra la vita e la morte.
Nato il 6 settembre 1944 da madre corsa e padre ucraino, di origine ebrea, che sfuggì alla deportazione rimanendo per anni nascosto sotto il pavimento di casa, l’artista concettuale francese, autodidatta, si mise, dapprima, alla prova con la pittura realizzando opere di grande formato su avvenimenti drammatici del nostro recente passato. A partire dalla fine degli anni Sessanta, si interessò al cortometraggio e, poi, all’installazione, sperimentando l'uso e l'accumulo di materiali e oggetti diversi come abiti, candele, fotografie e luci elettriche. Con un linguaggio al contempo delicato e potente, Christian Boltanski ha dato forma a opere come «Boîtes de biscuits», «Archives du Coeur», «Containers», «Monuments» e «Réserves», che raccontano la fragilità della memoria e del ricordo, il senso di tragicità intrinseco alla storia, la necessità di preservare le testimonianze di chi ha vissuto prima di noi, trasformandole da ricordo privato o da pagina di un libro in un messaggio per il futuro.
In Italia il nome di Christian Boltanski è legato a doppio filo con la storia della città di Bologna. Qui, nel 2007, l’artista francese ha realizzato un’imponente e drammatica installazione permanente per l’allora nascente Museo per la memoria di Ustica, dove sono conservati i resti del DC9 abbattuto il 27 giugno 1980, che vuole essere un invito alla memoria e un impegno per la ricerca della verità.
Dal soffitto dello spazio in via Saliceto, visitabile anche on-line, scendono ottantuno lampadine, una per ogni vittima, che si accendono e si spengono a intermittenza, al ritmo del respiro. Tutt’intorno ci sono ottantuno specchi neri che riflettono l’immagine di chi percorre il ballatoio posto attorno al relitto. Mentre, dietro ognuno di essi, ottantuno altoparlanti emettono parole e frasi sussurrate a sottolineare la casualità e l’ineluttabilità della tragedia. Infine, nove casse, coperte da un drappo nero, contengono, gli oggetti appartenuti alle vittime: scarpe, pinne, boccagli, occhiali e vestiti che documenterebbero la scomparsa di un corpo, rimangono così invisibili agli occhi dei visitatori.
Ma il legame con Bologna non si limita solo al memoriale per Ustica, come ricorda l’Istituzione Bologna Musei: «Boltanski ha sempre mantenuto un forte legame con la nostra città: fu protagonista della mostra antologica «Pentimenti» a Villa delle Rose nel 1997, in occasione della quale lasciò al museo l'opera «Les Regards», appositamente realizzata in omaggio ai partigiani commemorati al Sacrario di Palazzo d'Accursio; autore dell'installazione permanente «A proposito di Ustica», fu nuovamente protagonista del progetto speciale «Anime. Di luogo in luogo» nel 2017; nel 2018, infine, fu insignito della Laurea honoris causa in Discipline storiche dall'Università degli studi».

[Nelle immagini: 1. Christian Boltanski alla Biennale di Venezia del 2011; 2. Museo per la Memoria di Ustica, Bologna. Christian Boltanski, A proposito di Ustica. Veduta di allestimento / Installation view. Photo credit: Sandro Capati, 2007. Courtesy Istituzione Bologna Musei; 3. Christian Boltanski, Anime. Di luogo in luogo. Veduta di allestimento al MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna, 2017. Photo credit: Matteo Monti. Courtesy Istituzione Bologna Musei]

NOVATE MILANESE: FEDERICA FRACASSI, PREMIO HYSTRIO 2021, LEGGE GLI ARTICOLI D’ARTE DI TESTORI
Per trenta settimane Federica Fracassi, premio Hystrio 2021 per l’interpretazione, ha accompagnato le dirette della rassegna «I lunedì di Casa Testori» con le letture di alcune tra le più belle pagine d’arte di Giovanni Testori, uno dei più importanti intellettuali italiani del Novecento. Si tratta di scritti in gran parte tratti dai tanti interventi «militanti» pubblicati nell’arco di quasi vent’anni di collaborazione con il «Corriere della Sera», dal 1975 al 1993.
All’interno della stagione estiva di MotoTeatro Oscar, lunedì 19 luglio, alle ore 21:30, l’attrice di Cornaredo - che ha appena debuttato al Festival dei Due Mondi di Spoleto nello spettacolo «Amen» di Massimo Recalcati, per la regia di Valter Malosti - offrirà nel giardino di Casa Testori, a Novate Milanese, un florilegio di questi testi, partendo dal primo dedicato a Bernardino Luini per giungere all’ultimo per Francis Bacon.
Attraverso questi brani sarà possibile condividere le passioni e la travolgente capacità di sguardo dello scrittore, drammaturgo e giornalista lombardo, allievo di Roberto Longhi e collaboratore di Luchino Visconti e Franco Parenti.
Per «Arte sotto le stelle», questo il titolo dell’appuntamento, si potrà non solo ascoltare, ma anche vedere: durante la lettura nel giardino di Casa Testori, le immagini delle opere saranno, infatti, proiettate in modo molto scenografico sulla facciata della dimora dello scrittore.
L’ingresso è gratuito, con prenotazione obbligatoria al link https://www.eventbrite.it/e/biglietti-mototeatro-arte-sotto-le-stelle-160591356069?aff=ebdssbeac.

«IL SEGNO DI USTICA», NEL LIBRO DI ANDREA MOCHI SISMONDI UNA DELLE ULTIME INTERVISTE A CHRISTIAN BOLTANSKI 
 «Penso all'ultima frase della nostra conversazione per il libro, a come immaginava gli ultimi pensieri dei passeggeri dell'aereo, a questo concetto di ultĭmus, da ultra, «oltre». E ora penso all'oltre che si apre dopo l'ultimo battito del suo cuore. Grazie Christian per esserci potuti riflettere nei tuoi specchi neri». Così Andrea Mochi Sismondi, direttore del collettivo di produzione artistica e teatrale Ateliersi di Bologna, ha voluto ricordare, sulla sua pagina Facebook, Christian Boltanski (Parigi, 6 settembre 1944 – Parigi, 14 luglio 2021), uno dei più importanti artisti contemporanei, scomparso all'età di 76 anni nella sua casa di Parigi.
Autore di un’emozionante installazione permanente al Museo per la memoria di Ustica, realizzata nel 2007 su invito di Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione parenti delle vittime della strage, intorno ai resti dell'aereo abbattuto e precipitato il 27 giugno del 1980 nel braccio di mare tra Ponza e Ustica, l’artista francese ha raccontato la genesi dell’opera nel libro «Il segno di Ustica», appena pubblicato da Andrea Mochi Sismondi per la casa editrice Cuepress di Imola. In quella che è di fatto una delle sue ultime interviste, leggibile nelle prime pagine del volume, Christian Boltanski raccontava: «Io ho creato l'installazione per Daria Bonfietti e Andrea Benetti. Quando mi hanno parlato dell'abbattimento dell'aereo mi sono commosso, voglio loro molto bene, e questo è il motivo per cui ho fatto tutto questo. Ora l'installazione è un pezzo del mio cuore».
L’artista francese rivendicava, inoltre, il senso più profondo della sua opera in una riflessione sulla vita, sulla morte e sul potere emotivo ed evocativo della memoria. Proprio per questo motivo aveva voluto nascondere gli oggetti delle vittime in nove sarcofagi neri e non aveva creato una relazione diretta con la biografia delle persone morte nella strage: «le parole che sono sussurrate dietro gli specchi neri non sono parole delle vittime, ma parole che io ho immaginato oppure cercato altrove o composto» si legge nel libro. «Ho provato a immaginare -raccontava ancora Christian Boltanski ad Andrea Mochi Sismondi - quali fossero le ultime cose alle quali quelle persone stavano pensando quando sono state uccise. Stavano elaborando progetti, pensavano a quello che avrebbero fatto il giorno successivo, o quello dopo ancora, o dove sarebbero voluti andare in vacanza. Ciò che è orribile è che quando muori improvvisamente ogni cosa scompare del tutto e nessuna di quelle cose non può più essere fatta».
«Con la sua installazione permanente al Museo per la memoria di Ustica, Christian è stato capace - con una straordinaria acrobazia semantica - di rendere un omaggio alla vita, all’immaginazione e alla proiezione verso il futuro - afferma Andrea Mochi Sismondi (il testo è riportato in una nota stampa diffusa da MEC&Partners). - Modulando il sussurro dei possibili pensieri quotidiani dei passeggeri dell’aereo con il respiro di ottantuno lampadine che si accendono e si spengono, ha saputo metterci in contatto con la densità di quelle vite spezzate dalla brutalità alla quale sono inconsapevolmente andate incontro. Vite che potevano essere la nostra, ci sembra dire con il suo lavoro, perché ognuno di noi - anima in viaggio - può entrare in collisione con la violenza cieca che ha devastato in migliaia di frammenti l’aereo, disperso i corpi, polverizzato gli effetti personali (e i pochi recuperati Christian li ha pudicamente sottratti allo sguardo, custoditi in nove sarcofaghi neri). Ma quel respiro persiste, anche dopo la sua morte, per indicarci la prosecuzione di percorso di consapevolezza esistenziale e coscienza politica che ficchi gli occhi ben dentro le ferite della storia». Il libro racconta il rapporto delle arti visive, del teatro, del cinema, della fotografia, della poesia, della narrativa e della danza con la strage di Ustica. Non c'è, infatti, disciplina artistica che nel corso degli ultimi quarantuno anni si sia sottratta all'urgenza di confrontarsi con questa pagina della nostra storia. Tra i protagonisti delle conversazioni, oltre a Christian Boltanski e a molti altri, ci sono Marco Paolini, autore dello spettacolo il «Canto per Ustica», la cantautrice Giovanna Marini, che ha scritto la «Ballata di Ustica», Michele Serra e Andrea Aloj, che hanno realizzato il dossier «Com'è profondo il mare» per «Cuore», Nino Migliori, con le fotografie del reportage «Stragedia», e Marco Risi, regista del film «Il muro di gomma».
Per maggiori informazioni sul volume: https://foglidarte.blogspot.com/2021/06/ll-segno-di-ustica-libro-andrea-mochi-sismondi-cuepress.html

[Nelle foto: 1. Christian Boltanski. Frame da Ero nato per volare. Il museo per la memoria di Ustica (https://www.youtube.com/watch?v=oxE9RXLM6Ow); 2. Il relitto del DC-9 al Museo per la memoria di Ustica, Bologna. Foto di Tomaso Mario Bolis; 3. Copertina del volume «Il segno di Ustica»]

«IL MICHELANGELO DEI FIAMMIFERI», UNA NUOVA GUIDA AUDIO PER LA MOSTRA SU ENZO MARI IN TRIENNALE MILANO
Si intitola «Il Michelangelo dei fiammiferi» la guida audio realizzata dall'attore e speaker radiofonico Matteo Caccia, insieme a Francesca Giacomelli, per la rassegna «Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist with Francesca Giacomelli», attualmente in corso alla Triennale di Milano.
La guida, che riprende nel titolo una definizione dello stesso designer, si compone di cinque tracce pensate per essere ascoltate in mostra – come accompagnamento durante il percorso – ma anche prima di visitare l’esposizione o dopo, come ulteriore approfondimento.
Attraverso questa guida - realizzata da Mismaonda, con la supervisione musicale di Bruno Belissimo, e disponibile sul sito ufficiale del museo milanese - si vuole offrire ai visitatori della mostra (ma non solo) dei nuovi spunti per conoscere meglio la straordinaria e complessa figura di Enzo Mari, alcuni dei suoi progetti più significativi e l’eredità che ha lasciato.
Dai ricordi d’infanzia agli studi all’Accademia di Brera, fino ai primi lavori e alle riflessioni sul senso della progettazione, nella prima traccia il designer viene raccontato nelle sue diverse sfaccettature. La seconda traccia è dedicata ai progetti che Enzo Mari ha realizzato per i bambini, e in particolare al gioco dei «16 animali» e a «Il gioco delle favole». Mentre l’auto-progettazione, elemento determinante per capire il pensiero di Enzo Mari, è al centro della terza traccia. Infine, la quarta racconta il lavoro delle allegorie e la quinta indaga il tema dell’utopia.
Nelle varie puntate la voce di Matteo Caccia si intreccia con quelle di Francesca Giacomelli, dello stesso Enzo Mari, attraverso sequenze riprese dalle interviste realizzate da Hans Ulrich Obrist e visibili in mostra, e di Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano.
Da alcuni anni il museo lombardo sta lavorando a una serie di approfondimenti sulla sua programmazione attraverso il formato audio. Il progetto delle audio guide si inserisce in un percorso che vede sempre di più dialogare le attività in presenza e quelle digitali con l’obiettivo di raggiungere e coinvolgere pubblici diversi. Nei mesi scorsi erano stati, per esempio, diffuso il podcast «Ascoltare il design. Enzo Mari spiegato ai bambini», quattro episodi della durata di circa dieci minuti ciascuno, nel quale oggetti come Putrella», il calendario perpetuo «Timor» o libro «La mela e la farfalla» «si raccontano» in prima persona con tanti aneddoti e curiosità.
Per saperne di più: www.triennale.org

[Le immagini sono di Gianluca Di Ioia]

«SOLILOQUI»: IL FOTOGRAFO GIANLUCA VASSALLO RACCONTA MANTOVA. LA CITTÀ SI PREPARA AL FESTIVALETTERATURA 
Un anno fa il Festivaletteratura chiamava Gianluca Vassallo (Castellammare di Stabia, 1974), fotografo campano che sta realizzando un progetto in cui l’osservazione del paesaggio urbano è solo un pretesto per leggere il paesaggio degli uomini sul mondo, per dare vita a un reportage fotografico dedicato alla città di Mantova. Le immagini realizzate sarebbero state il cuore dell'«Almanacco 2020», una pubblicazione speciale realizzata con il contributo di più di centosessanta autori.
Quelle fotografie, riunite sotto il titolo «Soliloqui», sono attualmente in mostra a Mantova, nelle sale di Palazzo Te. L’esposizione, in programma fino al prossimo 12 settembre, rappresenta innanzitutto un’occasione per riappropriarsi dagli spazi della città attraverso lo sguardo del fotografo, in attesa della XXV edizione del festival letterario, che si terrà a Mantova dall’8 al 12 settembre, alla presenza di oltre duecentocinquanta autori di tutto il mondo che proveranno a raccontare il nostro tempo. «Voci da continenti lontani, memorie e premonizioni, eco-narrazioni, teorie sul potere, idee di gioventù, scambi epistolari, scienze inesatte, contratti sociali da riscrivere, affinità letterarie, versi in movimento, musiche naturali» si intrecceranno – raccontano da Mantova - in «un programma che prevede incontri con autori e autrici, laboratori per bambini e ragazzi, percorsi, lezioni, un furgone poetico, un jukebox dantesco e una radio sempre accesa».
Con la mostra «Soliloqui» si riannodano, inoltre, i fili di un percorso avviato lo scorso anno e che si concluderà a Festivaletteratura 2021 con un laboratorio fotografico tenuto dallo stesso fotografo.
Per Gianluca Vassallo l’osservazione del paesaggio urbano diventa il mezzo per leggere il paesaggio umano, e attraverso le vie e le piazze di Mantova restituisce il ritratto di una città segnata dalla pandemia ma più che mai desiderosa di riprendere in mano il proprio futuro.
«Le scelte formali – racconta Emanuela Manca - sono essenziali e misurate, fondate su un minimalismo visivo di eccezionale compostezza. Ogni porzione della realtà inquadrata lascia spazio all’immaginario esprimendo in maniera decisa una qualità metaforica ed evocativa. L’architettura visiva di sembra collocata in una dimensione provvisoria: tra oggettività e soggettività, un territorio obliquo tra la verità dei luoghi indagati e la visione dell’autore».
La mostra, a ingresso gratuito, è aperta il lunedì, dalle ore 13 alle ore 18:30, e dal martedì alla domenica, dalle ore 9 alle ore 18:30.
Per tutta la durata della mostra sarà possibile acquistare le stampe delle fotografie della serie Soliloqui firmate dall’autore: il ricavato andrà a sostegno della prossima edizione del festival.
Per informazioni e per acquistare le immagini è possibile scrivere a spedizioni@festivaletteratura.it.

FRESCHI DI STAMPA, SILVIA BARONCELLI FIRMA LE ILLUSTRAZIONI DI «DANTE PER BAMBINI (E PER GENITORI CURIOSI)» 
È impreziosito dalle illustrazioni di Silvia Baroncelli il progetto di Federico Corradini appena edito dalla casa editrice Prometeica: «Dante per bambini (e per genitori curiosi). Inferno, Purgatorio, Paradiso», un omaggio all’Alighieri, in occasione dei settecento anni dalla morte, anniversario che cadrà nella notte tra il 13 e il 14 settembre.
La novità editoriale si compone di tre volumi dedicati ai bambini dai 6 anni in su (ma anche ai loro genitori), che ripercorrono, in maniera divertente e originale, attraverso trentatré storie ciascuno i personaggi e i luoghi più famosi e amati delle tre cantiche della «Divina Commedia».
I libri sono pensati anche per tutti quegli adulti che desiderano riavvicinarsi all’opera dantesca, studiata tra i banchi di scuola, approcciandola in maniera più scanzonata, per tornare a sorprendersi con le storie raccontate dal Sommo poeta.
«Dante per bambini (e per genitori curiosi). Inferno, Purgatorio, Paradiso» ripercorre con una scrittura semplice e immediata i passi principali del capolavoro dantesco. Ogni storia è lunga due pagine: una per descrivere i personaggi e i luoghi delle tre cantiche, l’altra per raccontarne una curiosità e soprattutto per trarne ispirazione a beneficio dei lettori di oggi.

Caronte, Minosse, Paolo e Francesca, Cerbero, Farinata degli Uberti, Ulisse e il conte Ugolino sono le anime scelte per rileggere l’Inferno. Catone l'Uticense, Casella, Manfredi, Pia de' Tolomei, Sordello, Traiano, Oderisi da Gubbio, Aracne e Giulio Cesare sono i personaggi attraverso cui sarà possibile approcciarsi al Purgatorio. Mentre Piccarda, Costanza d'Altavilla, l'imperatore Giustiniano, Carlo Martello, Cunizza da Romano, San Francesco e Cacciaguida ridanno vita, con le loro storie, alle suggestioni del Paradiso dantesco.
Ma non è tutto. Per ognuno dei trentatré racconti c’è una tavola illustrata a colori di Silvia Baroncelli, che con il suo immediato potere comunicativo facilita comprensione e memorizzazione. Si aggiunge, al termine di ogni storia, un disegno tutto da colorare, per liberare la fantasia dei bambini più creativi, o, perché no, per intrattenersi con un’attività rilassante i più grandi. Ogni volume della collana è, quindi, un 3in1: testo, illustrazioni e i disegni da colorare portano il lettore nel mondo di Dante Alighieri. I tre libri sono disponibili nelle principali librerie indipendenti, a partire dalla storica Libreria dei ragazzi di via Tadino a Milano, e sui siti prometeica.eu e amazon.it. 
Per maggiori informazioni: www.prometeica.eu.     

ART OF ITALICUS 2021: UN CONCORSO PER RACCONTARE L’APERITIVO MADE IN ITALY E LE CITTÀ DEL MONDO
Raffigurare alcune delle più importanti città del mondo secondo una visione artistica che ne esalti i simboli urbani locali e la vocazione verso l’aperitivo moderno: è questa la sfida della seconda edizione del concorso «Art of Italicus», creative talent rivolto a pittori, illustratori, grafici e artisti digitali, affermati ed emergenti, da Italicus® - Rosolio di Bergamotto, brand al suo quinto anniversario di vita.
Obiettivo dell’iniziativa, che si avvale della collaborazione di Moniker, leader nella valorizzazione dell'arte urban e contemporanea, non è soltanto quello di premiare i migliori creativi, ma anche di realizzare una campagna glocal, locale e globale insieme, che celebri le città, o meglio una tra le quattordici metropoli selezionate dal team creativo di Italicus®: Roma, Milano, Los Angeles, Miami, New York, Londra, Barcellona, Parigi, Sydney, Berlino, Atene, Tokyo, Hong Kong e Mosca.
Prendendo spunto dagli elementi che contraddistinguono il Rosolio di Bergamotto ideato da Giuseppe Gallo e il suo design, gli artisti dovranno indicare e motivare la scelta della città, a seconda delle proprie origini o del proprio vissuto, e nell’opera dovranno ridisegnarne il paesaggio urbano con monumenti ed edifici simbolo. Tutti i candidati saranno invitati a usare la tecnologia digitale come parte del processo creativo o di presentazione. I lavori possono essere realizzati con diverse tecniche: in stop motion, animazioni, immagini in movimento, illustrazioni digitali o dipinti.
Per indirizzare le applications dei candidati, Italicus® ha chiesto a cinque personalità di spicco della visual art di segnare la strada con le loro proposte artistiche sul tema della challenge durante la promozione del progetto. Gli artisti selezionati sono: Mr. Penfold (Miami), Vix Black (Milano), Roxanne Dewar (Barcellona), Luke Smiles (Londra) e Thomas Kirk Shannon (New York).
Chi intende partecipare potrà inviare le opere sulla piattaforma digitale www.rosolioitalicus.com/creative-talent/ fino al 3 agosto. Sulla stessa piattaforma, il pubblico potrà vedere e votare le proprie opere preferite, dal 10 al 20 agosto, e una giuria di esperti indicherà i quattrodici vincitori, uno per ciascuna delle città scelte. I nomi saranno svelati il 1° settembre 2021, quando Italicus® festeggerà il suo quinto compleanno. Ciascun vincitore si aggiudicherà 1.000 euro.
Tutti dettagli sul premio e sulle modalità di partecipazione sono disponibili su: https://rosolioitalicus.com/creative-talent/

VENEZIA, RESTAURATO IL PORTALE DEI BUORA A SAN GIORGIO
Tra le iniziative più importanti con cui si sono festeggiati i settant’anni di attività della Fondazione Giorgio Cini sull’Isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia, c’è l’intervento di restauro del Portale dei Buora, fortemente danneggiato dall’«Acqua Granda» nel 2019.
Il lavoro conservativo, finanziato dall’associazione Un Amico a Venezia, è stato realizzato dagli allievi del Corso di formazione professionale di tecnico del restauro di beni culturali dell’Uia-Università internazionale dell’arte di Venezia, con cui la Fondazione Cini ha attivato una collaborazione dal 2018 e che ha già visto un intervento sugli elementi lapidei della Sala Messina (aprile- ottobre 2019) e un altro, ancora in corso, sul prestigioso Scalone del Longhena, anch’esso danneggiato dall’«Acqua Granda» del 2019.
Il portale fu realizzato da Andrea e Antonio Buora a inizio Cinquecento nel chiostro progettato dal padre Giovanni, che aveva seguito i lavori per lo spazio della Manica Lunga, l’antico dormitorio dell’Abbazia, ora convertito dalla Fondazione Cini in Biblioteca.
La facciata del portale è un’autentica enciclopedia di marmi policromi provenienti dal bacino del Mediterraneo: pavonazzetto toscano, marmo greco, pietra d'Istria.
In seguito all’«Acqua Granda» del 12 novembre 2019, il portale si presentava gravemente danneggiato a causa del permanere della marea e della conseguente presenza di sali, dannosi per i marmi e la loro integrità.
L’Ufficio tecnico della Cini ha, dunque, redatto un progetto di restauro conservativo del portale, con la direzione dell’architetto Francesca Salatin e con la collaborazione di una docente dell’Uia-Università internazionale dell’arte, la restauratrice Anna Keller, coinvolgendo attivamente gli studenti del secondo anno del Corso di assistente tecnico di restauro.
Le operazioni sono iniziate con una precisa mappatura del degrado per le porzioni superiori del manufatto e rilievo dei tasselli lapidei di sostituzione-integrazioni. Inoltre, grazie alla presenza dei ponteggi, gli studenti hanno potuto precisare l'individuazione dei fenomeni di degrado dei materiali lapidei, verificare che le lastre marmoree più sottili siano fissate a colofonia e se erano presenti stuccature storiche in cera.
Al termine dei lavori è stata valorizzata la policromia che caratterizzava l’opera e che la qualificava come architettura «all’antica» nel panorama di primo Cinquecento veneziano, restituendo così leggibilità complessiva al manufatto, ritornato – oggi - a una bellezza pari a quella delle origini.
Per saperne di più: www.cini.it.

[Le fotografie sono di Massimo Pistore per Uia-Università internazionale dell’arte di Venezia]

RIGONI DI ASIAGO RESTAURA LA FONTANA CONTARINI A BERGAMO
«La natura nel cuore di»
, il tour a favore della valorizzazione dei beni culturali del nostro Paese, iniziato da Rigoni di Asiago nel 2015, fa tappa a Bergamo. Dopo aver restaurato l’Atrio dei Gesuiti alla Pinacoteca di Brera, la statua di San Teodoro al Palazzo Ducale di Venezia, la fontana «Venezia sposa il mare» a Roma, la Chiesa rupestre di San Giovanni in Monterrone a Matera e i dipinti delle lunette lato est e angolo sud del Chiostro Grande di Santa Maria Novella a Firenze, la famosa azienda veneta leader nella produzione biologica di miele, confetture e creme di nocciola, da sempre attenta ai valori legati alla tradizione e alla cultura, volge il proprio sguardo alla fontana Contarini, nel cuore della Città Alta.
Il monumento bergamasco racchiude già in sé quel concetto di vita e ripartenza che ha un significato ancora più profondo in questo particolare momento storico: la sua acqua era sinonimo di sopravvivenza e di vittoria contro le avversità della natura, nel caso specifico le siccità che colpivano con una certa frequenza la zona.
La scelta di quest’opera - un ottagono in bianco marmo di Zandobbio circondato da statue di sfingi, serpenti e leoni, donato a Bergamo dal Podestà Alvise Contarini nel 1780 - è avvenuta grazie ad una votazione on-line, nello scorso mese di febbraio, che ha visto partecipare oltre 400.000 persone.
I lavori, che sarà possibile seguire in diretta sul sito www.skylinewebcams.com, verranno eseguiti da Lares Restauri ed avranno inizio a fine settembre.
L’intervento, realizzato con la sempre puntuale collaborazione di Fondaco Italia, riguarderà il restauro degli elementi lapidei e metallici della fontana. A tale proposito si prevede di intervenire sulle cause del degrado con la rimozione dello strato di calcare all’interno del bacile.
«Da imprenditore abituato a guardare avanti, - ha dichiarato Andrea Rigoni, presidente e amministratore delegato di Rigoni di Asiago sono contento perché il restauro permetterà alla fontana di presentarsi con nuova luce e bellezza all’appuntamento in cui Bergamo, insieme a Brescia, saranno nel 2023 le capitali della cultura italiana e potrà accogliere con rinnovato vigore tutti gli ospiti, italiani e stranieri, e mostrarsi per quello che in realtà è, ovvero una città operosa e industriale, dal vastissimo e unico patrimonio storico-artistico».

«LE PLEIADI» DI FAUSTO MELOTTI SONO TORNATE AL CENTRO PECCI DI PRATO. AL VIA IL RESTAURO DEL «WALL DRAWING #736» DI SOL LEWITT

È da poco tornata fruibile al pubblico, nel giardino davanti al Centro «Luigi Pecci» di Prato (sul viale della Repubblica), la grande scultura d'acciaio di Fausto Melotti, «Le Pleiadi» (1970). L'opera, appena restaurata, ha, infatti, visto il rinnovo dell’accordo tra il museo toscano e la famiglia Genoni di Novara, che ne è proprietaria, e che ha confermato il comodato per altri dieci anni.
Composto come una «astrazione musicale» scandita da variazioni e pause, tra il pieno della materia e il vuoto dello spazio, il lavoro consta di sette lame costellate di forme geometriche e segni dinamici. Astrattamente, esse evocano altrettante figure della mitologia greca, le sette figlie di Atlante e Pleione, così belle da essere perseguitate dal tenace corteggiamento di Orione, finché Zeus impietositosi per il loro errare, le trasformò in un gruppo di stelle.
La grande scultura arricchisce ulteriormente il patrimonio contemporaneo di Prato entrando in dialogo con la vicina colonna di Anne e Patrick Poirier, «Exegi Monumentum Aere Perennius» (1988), che combina in forma monumentale vestigia antiche e tecnologia industriale, ambizione edificatoria e forza distruttiva, riverberando con la propria presenza il Centro Pecci fin dalla sua apertura nel giugno 1988.
Nel giardino del Centro Pecci si trova, inoltre, una scultura di Diego Esposito, la prima della serie «Latitudine - Longitudine» (2001), composta da un disco d'acciaio incassato in un raro blocco di serpentino, il cosiddetto «marmo di Prato», per riflettere il cielo e connetterlo alla terra.
A poche centinaia di metri di distanza, sul Viale della Repubblica di fronte al Tribunale di Prato, si incontra, quindi, la monolitica stele d'acciaio di Eliseo Mattiacci, «Riflesso dell'ordine cosmico» (1995/1996), che condivide con l'opera di Melotti l'aspirazione a elevare la scultura verso il cosmo, a sfidarne la massa e il peso, per esplorare o indicare i misteri dell'infinito.
In contemporanea, il Centro Luigi Pecci ha affidato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze l’opera «Wall Drawing #736. Rectangles of Color» (1993) per il restauro. L'incarico concretizza un accordo in via di definizione fra le due istituzioni, inteso a sviluppare forme integrate di collaborazione sul piano tecnico-scientifico, della formazione, della ricerca nonché della valorizzazione, nell'ambito condiviso della conservazione e del restauro d’arte contemporanea. Prato dovrebbe diventare un polo di riferimento e consulenza anche per altre realtà, sia pubbliche sia private, che si trovano ad affrontare il tema sempre più impellente della conservazione e del restauro d’arte contemporanea.
Per informazioni: www.centropecci.it.

[Didascalie delle immagini: 1.Fausto Melotti, Le Pleiadi, 1970. Acciaio inox, cm 300x900x50. Collezione del Centro Pecci, Prato. Comodato della Famiglia Genoni, Novara. Foto: Carlo Fei (2004); 2. Sol LeWitt, Wall Drawing #736 - Rectangles of Color, 1993. Inchiostri a colori, sviluppo a parete cm 338x1908. Opera realizzata da Andrea Marescalchi e Antony Sansotta (novembre 1993). Collezione del Centro Pecci e del Comune di Prato. Foto: Carlo Fei (1993)]

FRESCHI DI STAMPA, DA FRANCO MARIA RICCI «LA CHINE EN MINIATURE» 
Raccogliere l’essenza della Cina del XVIII secolo attraverso un centinaio di miniature sembra un’impresa impossibile. Eppure, su ordine del ministro dello stato francese Henri Bertin, supervisore della compagnia delle Indie Orientali sotto Luigi XV, i preti cattolici cinesi Aloys Ko e Etienne Yang si recarono in Francia per undici anni e compilarono questa raccolta illustrata.
Cinquant’anni dopo, fu Jean-Baptiste Joseph Breton – straordinaria figura di poligrafo e divulgatore, oltre che traduttore e stenografo – a utilizzare tale patrimonio di informazioni e immagini pubblicando a Parigi un meraviglioso compendio sulla Cina in sei piccoli ma curatissimi volumi: «La Chine en Miniature», stampato fra il 1811 e il 1812. Franco Maria Ricci amava molto questi piccoli libri, conservava una copia della serie originale nella sua biblioteca e l'ultimo volume pubblicato dalla «sua» casa editrice, che ne ripropone tutte le tavole a colori e le descrizioni in lingua francese originale, talvolta abbreviate, svelando un mondo lontanissimo dall’Occidente e dalla sua mentalità, strano e affascinante, è uno degli ultimi progetti a cui ha lavorato prima della sua scomparsa lo scorso settembre.
Le immagini hanno mantenuto intatto il loro fascino, componendo un ritratto della Cina curioso ed eclettico, oltre che incredibilmente dettagliato, esplorando numerosi aspetti della vita quotidiana di quella nazione, fino ad allora pressoché sconosciuta in Occidente, della quale solamente mercanti e missionari recavano sporadiche notizie.
Questa caleidoscopica collezione, esotica e popolare allo stesso tempo, rivive oggi tra le pagine di questo volume, offrendoci uno spaccato su tutta la società cinese dell’epoca, dalla vita di corte dell’imperatore e dei suoi figli, ai mestieri, a momenti della vita quotidiana: regnanti, mandarini in abito estivo, primi ministri in portantina, i tartari e i loro ornamenti, le calzature delle dame, la bottega della porcellana, lampade e candele cinesi, una sacerdotessa buddista rasata, librai ambulanti, la tortura delle dita, la fabbricazione dell’inchiostro, la fabbricazione della carta di bambù, venditori di uova sode colorate, di piccioni, di quaglie… e molte altre abitudini curiose.
Due sono i testi introduttivi, il primo in inglese il secondo in italiano. Il saggio di Hwee Lie Blehaut, storica dell’arte cinese, racconta il clima storico e culturale in cui si sviluppò l’idea della «Chine en miniature», mentre il testo di Giorgio Antei, studioso e accademico, propone un focus sulla visione dello straniero e del «barbaro» nella cultura occidentale e in quella cinese, a partire dai tentativi di evangelizzazione portati avanti soprattutto dai gesuiti.
«Franco Maria Ricci teneva molto alla pubblicazione di questo volume - racconta Edoardo Pepino, direttore della casa editrice – l’entusiasmo che queste miniature suscitavano in lui e la passione che nutriva per questo mondo settecentesco, fatto di gesuiti in missione, imperatori e culture popolari lontane, ci hanno guidato nel nostro lavoro. Mi auguro che anche chi lo sfoglierà sia catturato, come lo era lui, in questo itinerario alla scoperta di una civiltà che può forse apparire remota ma, pur cristallizzata in quei disegni così accurati, dispiega ancora oggi la sua forza vitale».
Per maggiori informazioni: https://www.francomariaricci.com/it/editore/hp-editore/.

CINQUE BORSE DI STUDIO PER RICERCATORI E UN PREMIO PER ARTISTI DALLA FONDAZIONE PINI DI MILANO
La Fondazione Adolfo Pini, che da sempre sostiene giovani artisti attivi in tutte le arti, annuncia una nuova iniziativa che rinnova e attualizza lo spirito dei mecenati Renzo Bongiovanni Radice e Adolfo Pini. È stata da poco lanciata la prima edizione del Pini Art Prize 2021-2022, rivolto ad artisti under 35, italiani o stranieri domiciliati in Italia.
Il premio individuerà le ricerche che presentino particolare valore culturale e qualità artistica e che dimostrino la capacità di promuovere relazioni fra diversi soggetti e organizzazioni, di costruire reti e di attivare percorsi di collaborazione e co-progettazione.
Le tre giovani selezionatrici Lucrezia Calabrò Visconti, Virginia Lupo e Alessia Romano proporranno cinque artisti ciascuna per un totale di quindici, tra i quali la giuria - composta da Valentino Catricalà, Marco Meneguzzo, Adrian Paci, Mirjam Varadinis e Roberta Tenconi - individuerà tre finalisti che esporranno un corpus di opere negli spazi della Fondazione. In occasione della mostra, prevista per il mese di febbraio del 2022, la giuria proclamerà il vincitore cui verrà conferito un premio di dieci mila euro.
Fondazione Adolfo Pini mette a bando, in questi giorni, anche cinque borse di studio destinate a studenti e ricercatori, under 35, per effettuare un periodo di formazione o di ricerca/lavoro, in centri internazionali specializzati. Per partecipare alla selezione, i richiedenti dovranno essere iscritti a scuole d'arte o università di Milano, che svolgano attività di alta formazione in tutti gli ambiti attinenti alla Cultura del progetto multidisciplinare (arti visive, arti performative, moda, design, musica, etc.). Le borse di studio, curate e coordinate da Dalia Gallico, saranno erogate per l'effettuazione di un periodo di stage di almeno due settimane da concludersi entro il mese di dicembre 2021.
Le attività di stage/ricerca, su richiesta del candidato, possono essere svolte sia in presenza che da remoto o in modalità mista. Per l'effettuazione di un periodo di stage all'estero/ricerca in presenza e in modalità mista è prevista una borsa di studio del valore di Euro 3.000. Se l'attività di stage/ricerca è in modalità da remoto la borsa di studio equivale a Euro 1.000.
Per partecipare al bando c'è tempo fino al 27 luglio 2021.
Per saperne di più: https://fondazionepini.net.

«ALTRI SGUARDI», DA PALAZZO GRASSI UNA OPEN CALL PER MIGRANTI, RICHIEDENTI ASILO E RIFUGIATI POLITICI
Torna «Altri Sguardi», il progetto di mediazione culturale museale ideato da Palazzo Grassi e Punta Dogana, i due spazi veneziani della collezione Pinault, per migranti, richiedenti asilo e rifugiati politici risiedenti nel territorio. Fino a mercoledì 15 settembre è possibile proporre la propria candidatura sul sito palazzograssi.it, alla voce «Conosci – opportunità di lavoro / bandi». Per partecipare è necessario aver conseguito la maggiore età alla data di scadenza della open call, possedere una buona conoscenza della lingua italiana (minimo livello A2) e caricare sul sito un curriculum vitae aggiornato. La partecipazione non è retribuita, ma è previsto un rimborso spese di trasporto.
Il workshop si struttura in tre fasi. Si inizierà con una fase laboratoriale che prevede l’approfondimento delle opere esposte nelle mostre «Bruce Nauman: Contrapposto Studies» e «HyperVenezia» e la selezione di alcune di queste da parte dei partecipanti, accompagnati in questa scelta libera dallo staff di Palazzo Grassi e dai tutor. La seconda fase ha in programma l’elaborazione di un percorso di mediazione concepito sulla base della propria interpretazione personale. Infine, la terza fase prevede l’incontro dei partecipanti con il pubblico che potrà visitare la mostra guidato dallo sguardo inedito dei partecipanti e accompagnato in un percorso unico. Al termine del percorso i candidati riceveranno un attestato di partecipazione e animeranno una serie di visite guidate, itinerari unici che mettono in relazione opera e visitatore secondo l’interpretazione personale dei partecipanti.
Il progetto, tenutosi per la prima volta nel 2019, si colloca nel più ampio quadro di iniziative dedicate al tema delle migrazioni, avviate nel 2019 da Palazzo Grassi – Punta della Dogana, tra cui un ciclo di incontri realizzati in collaborazione con associazioni ed enti che operano nel settore, come Refugees Welcome Italia e atelier des artistes en exil. «Altri Sguardi», giunto quest’anno alla sua terza edizione, ha permesso nello specifico di coinvolgere in prima persona i migranti, richiedenti asilo e i rifugiati del territorio.
L’arte contemporanea, al centro dell’attività culturale dell’istituzione veneziana, è diventata e diventerà anche quest’anno la lente attraverso la quale stimolare nuove formule di conoscenza e dialogo a partire dai singoli individui e dalla loro unicità.
Per maggiori informazioni, scrivere a education@palazzograssi.it.

[Foto: Matteo De Fina, Courtesy: Palazzo Grassi, Venezia]

venerdì 16 luglio 2021

Ticino Musica Festival, oltre settanta eventi e diciotto masterclass per l’edizione numero 25

Compie venticinque anni il Festival Ticino Musica, cartellone concertistico della Svizzera italiana che accosta esperienza artistica e didattica creando un evento che, per la sua unicità, richiama ogni anno da tutto il mondo giovani musicisti, maestri di fama internazionale e appassionati di musica classica. Per celebrare l’importante ricorrenza è stato ideato l’appuntamento «Opera alla stazione», un’inedita rappresentazione del «Barbiere di Siviglia» di Gioacchino Rossini, in programma alla stazione dei treni di Lugano nella serata del 22 luglio, che porterà le frizzanti atmosfere della storia di Figaro, il barbiere «factotum della città» di Siviglia, all’interno di un contesto urbano contemporaneo.
La storia d’amore tra il conte d’Almaviva con Rosina e le sue arie indimenticabili, dalla cavatina «Largo al factotum» a «La calunnia è un venticello», saranno sotto i riflettori anche nella giornata di apertura del festival, domenica 18 luglio, all’Aula magna del Conservatorio della Svizzera italiana, nell’allestimento, in première, dell’affiatata squadra dell’Opera studio internazionale «Silvio Varviso», un punto di partenza per molti cantanti che, selezionati tramite audizioni e provenienti da ogni parte del mondo, sono oggi in carriera, capitanata per l’occasione da Umberto Finazzi (direttore musicale) e Daniele Piscopo (regista). Il capolavoro rossiniano verrà, poi, replicato nella Corte del Municipio di Bellinzona (20 luglio), al teatro Paravento di Locarno (23 luglio), al Chiosetto di Sorengo (25 luglio) e, infine, nella Hall del Lac di Lugano (27 luglio).
Il programma proseguirà, poi, fino al 31 luglio, proponendo oltre settanta eventi in sole due settimane e l’Accademy con diciotto masterclass, oltre al «cantiere lirico» dell’Opera studio internazionale «Silvio Varviso», appuntamenti che, come da tradizione, offriranno ai partecipanti e al pubblico, la possibilità di scoprire non solo capolavori della letteratura musicale di tutti i tempi, ma anche alcuni dei più bei luoghi della Svizzera italiana.
Dal 19 luglio prenderanno il via i recital serali di grandi maestri e vincitori di concorsi internazionali. Ad aprire le danze sarà la musica antica, con il duo d’eccezione formato da Vittorio Ghielmi alla viola da gamba e Luca Pianca al liuto, tra i massimi rappresentanti del loro strumento a livello mondiale. La sera seguente, a calcare il palcoscenico dell’Aula Magna sarà il Duo Polaris, composto da Simone Moschitz al sassofono e Daniele Bonini al pianoforte, vincitore dell’edizione 2019 del Concorso «Marcello Pontillo» di Firenze. Per chi preferisse le sonorità dolci e soffuse delle sei corde, nella stessa serata si esibirà, nella Chiesa di San Carlo Borromeo in via Nassa a Lugano, anche il chitarrista Pablo Márquez, già in passato protagonista di applauditissimi recital. Mercoledì 21 luglio sarà, invece, la volta di Andrea Cellacchi, fagottista, vincitore nel 2019 del prestigioso concorso Ard di Monaco di Baviera e oggi primo fagotto solista dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai. In duo con il pianista Roberto Arosio, il musicista proporrà un programma che esalta le doti solistiche del fagotto, strumento affascinante e versatile. Lunedì 26 luglio l’appuntamento è con il recital del grande pianista Adrian Oetiker, mentre martedì 27 luglio si esibirà, accompagnata al pianoforte da Marta Cencini, la flautista Anna Talácková, vincitrice del Concorso internazionale «Primavera di Praga» 2019.
Altra novità di questa edizione del venticinquennale sono i Nonetti, tre concerti che vedranno sullo stesso palcoscenico un ensemble formato da ben nove grandi maestri, solisti internazionali uniti per l’occasione in formazione cameristica. Gli appuntamenti si terranno nelle giornate di giovedì 22, venerdì 23 e sabato 24 luglio, rispettivamente alla Chiesa del Collegio Papio di Ascona, al Museo Vela di Ligornetto e al Conservatorio di Lugano. In questi appuntamenti speciali si esibiranno Marco Rizzi al violino, Yuval Gotlibovich alla viola, Giovanni Gnocchi al violoncello, Jonas Villegas al contrabbasso, Andrea Oliva al flauto, Ivan Podyomov all’oboe, Calogero Palermo al clarinetto, Gabor Meszaros al fagotto e Jacques Deleplancque al corno, che interpreteranno i nonetti di Bohuslav Martinu, Nino Rota e Louis Spohr.
Accanto ai grandi maestri, Ticino Musica valorizza da sempre i giovani maestri, dai musicisti in corso di formazione che si affacciano al mondo professionale e giungono al festival per perfezionarsi, ai vincitori di concorsi internazionali, agli ensemble cameristici invitati come Ensemble in residence. Per tutti questi giovani talenti Ticino Musica rappresenta una vetrina privilegiata, nonché una fondamentale opportunità di esibirsi in concerto per maturare quell’esperienza da palcoscenico necessaria per progredire in campo professionale accanto ai colleghi giù affermati.
I giovani maestri di Ticino Musica saranno impegnati quotidianamente, a partire da giovedì 22 luglio e fino al termine del rassegna, nei più svariati e suggestivi luoghi del Canton Ticino e della Svizzera italiana, dalla Chiesa della Madonna di Rovio alla Chiesa di San Biagio a Bellinzona, dall’Aula magna del Conservatorio di Lugano alla Chiesa di San Rocco a Morcote, della Chiesa di Santa Maria del Castello a Mesocco al Boschetto del Parco Ciani di Lugano e alla Chiesa di San Bernardo al Curzútt, sul Monte Carasso.
Tra gli appuntamenti dedicati ai giovani maestri si segnalano alcuni cicli tematici, tra cui i Concerti pomeridiani, ogni giorno alle 17.30, e, dal 24 al 30 luglio, i Pranzi in musica, nella Hall del Lac o al Boschetto del Parco Ciani, indicati per chi nella calura del mezzogiorno vuole rinfrescarsi con una pausa musicale.
Per chi volesse non soltanto ascoltare, ma addentrarsi nel «laboratorio» di studio e preparazione all’esibizione pubblica, Ticino Musica propone come ogni anno le Openclass, lezioni aperte al pubblico (con concerto finale), una sorta di lente di ingrandimento su ciò che sta «dietro le quinte» rispetto a quanto avviene sul palcoscenico.
Attraverso le openclass di Ticino Musica 2021 sarà possibile scoprire i segreti dello studio di viola da gamba, organo, clavicembalo, organo, Hammerklavier e Tangentenflügel. Questi quattro strumenti segnano, inoltre, il ritorno della musica antica tra i protagonisti del festival, anche grazie alla sapiente coordinazione di Stefano Molardi, che è stato capace di trasformarli da strumenti di nicchia a protagonisti di primo piano del cartellone con numerosi eventi attraverso tutto il Cantone Ticino e i Grigioni italiani.
Oltre alle opportunità offerte ai giovani maestri provenienti da tutto il mondo, Ticino Musica costituisce una vetrina privilegiata anche per i giovani e giovanissimi talenti nazionali, con un concerto dedicato ai vincitori del Concorso musicale svizzero per la gioventù (22 luglio, Lugano, Hotel Bellevue au Lac) e con l’appuntamento «Talenti ticinesi in concerto» (26 luglio, Bironico, Bottega del pianoforte). Il festival ospita, infine, tre ensemble in residence: i quartetti d’archi Dulce in Corde e Animato Kwartet, nonché il quintetto di fiati Quintetto Sorolla.
A chiusura di un ideale cerchio generazionale e artistico, Ticino Musica proporrà anche alcuni concerti in cui grandi maestri e giovani promesse suoneranno affiancati gli uni gli altri sullo stesso palcoscenico. Questi eventi rappresentano, per i giovani musicisti, un indimenticabile momento di scambio e collaborazione con i propri mentori, che trasmetteranno loro «sul campo» la propria decennale esperienza. Sarà possibile ascoltare i concerti del ciclo «Grandi maestri e giovani promesse» nella Chiesa di San Biagio a Ravecchia (28 luglio) e in Aula magna (30 e 31 luglio).
Ci sono, infine, tre appuntamenti da segnalare per la loro forte valenza turistica e non solo artistica. Si inizierà il 27 luglio con il concerto di Tangentenflügel, a Casa Cantoni di Cabbio, a cura di Stefano Molardi, occasione rara per scoprire uno strumento sconosciuto ai più, ma anche l’interessantissimo Museo etnografico della Valle di Muggio. Si proseguirà il 29 luglio alla Chiesa di San Bernardo al Curzút, dove avrà luogo uno speciale «Concerto al tramonto» del quartetto d’archi in residence Animato Kwartet, preceduto da una salita in funivia, una passeggiata nel bosco, una visita guidata e seguito da una cena con prodotti tipici. Mentre il 30 luglio ci si sposterà a Morcote, assoluta new entry nell’orizzonte geografico di Ticino Musica, per il concerto del Quintetto Sorolla in piazza Pomée. Sito sulle rive del pittoresco Ceresio, a soli quattordici chilometri da Lugano, Morcote è stato insignito nel 2016 del titolo di «borgo più bello della Svizzera». Quale migliore occasione, per ammirare le sue caratteristiche case abbellite da loggette e porticati o la Chiesa rinascimentale della Madonna del Sasso, se non un concerto di musica classica?

Informazioni utili
Per informazioni dettagliate sul calendario dei concerti e per prenotazioni è possibile contattare i seguenti recapiti: e-mail info@ticinomusica.com; telefono +41.91.9800972. Nel rispetto delle norme volte al contenimento della diffusione del contagio da Covid19, i posti sono limitati ed è pertanto fortemente consigliata la prenotazione. Sito web: www.ticinomusica.com.

giovedì 15 luglio 2021

B.Motion: arti e nuove tecnologie sotto i riflettori di OperaEstate

È un festival nel festival, un cammeo che rende ancora più prezioso il programma di OperaEstate – Festival Veneto 41. Stiamo parlando di B.Motion, rassegna dedicata ai linguaggi del contemporaneo e agli artisti emergenti, suddivisa in tre sezioni: danza (dal 19 al 22 agosto), teatro (dal 25 al 30 agosto) e musica (dal 1 al 3 settembre).
Dopo l’anno zero che ha visto gli artisti entrare in contatto con lo spazio digitale, quest’anno si tiene la prima edizione ufficiale della kermesse, nata con l’intento di raccontare le relazioni tra arti e nuove tecnologie, aprendo a nuove modalità di fruizione dello spettacolo dal vivo, che non escludano la forza della condivisione di uno spazio e delle emozioni.
Ad aprire il cartellone sarà, a Bassano del Grappa, la danza con «Miss Lala al circo Fernando» (dal 19 al 22 agosto, cinque spettacoli al giorno dalle ore 12 alle ore 15), una performance che vede come unica protagonista Marigia Maggipinto, storica interprete della compagnia del Tanztheater di Wuppertal, a confronto con uno spettatore alla volta, al quale raccontare, con il linguaggio coreutico, la sua esperienza di lavoro e di vita con Pina Bausch.
Sempre nei primi giorni del festival sarà possibile vedere in scena Fabio Novembrini, che tornerà a Bassano con un’inedita creazione sviluppata, tra Italia e Québec, insieme a James Viveiros: «Arcipelago» (dal 19 al 22 agosto). Mentre la coreografa Sara Sguotti prosegue, per il festival, il suo lavoro con i danzatori Dance Well, coinvolgendoli in una vera sfida dedicata ai linguaggi dell’hip-hop che ha visto collaborare alla creazione dei costumi gli studenti dell’Istituto Scotton: lo studio coreografico comunitario «Hop» (dal 19 al 22 agosto).
All’interno del programma, trovano, poi, spazio lavori che introducono il dialogo con le nuove tecnologie o che propongono nuove forme di partecipazione agli eventi: è il caso del dispositivo Springback Ringside, sviluppato dal network Aerowaves, che porta, attraverso la realtà virtuale, il meglio della danza europea a gruppi di spettatori in totale sicurezza. A Bassano saranno sotto i riflettori i lavori di Julien Carlier (20 e 21 agosto), Linda Hayford e Viktor Černický, questi ultimi due in cartellone a ottobre, nell’ambito del progetto europeo Shape.It, sostenuto dal programma Creative Europe dell’Unione Europea, dedicato alla danza per il giovane pubblico.
Mettono in campo nuove tecnologie anche il lavoro composto da danza, testo e musica di Jesus de Vega con Chai Blaq (22 agosto), ma anche di Masako Matsushita con Mugen Yahiro (21 agosto), entrambi parte del progetto europeo Vibes, sostenuto da Creative Europe, che sviluppa partiture coreografico-sonore che coinvolgono direttamente il pubblico, attraverso innovative tecnologie condensate in una semplice app per smartphone.
L’attenzione ai nuovi linguaggi artistici e coreografici tipica di B.Motion continua, poi, con la presentazione anche della selezione di coreografi emergenti Aerowaves 2020/21: dal dialogo tra musica e danza di Ingrid Berger Myhre & Lasse Passage (21 agosto), allo studio delle forme dell’acqua firmato da Lois Alexander (19 agosto), diplomatasi alla prestigiosa Juilliard School, alla camaleontica creazione di Joseph Simon, fino al poetico passo a due di Adriano Bolognino dedicato agli amanti di Pompei (20 agosto).
Nascono da forme ibride di ricerca digitale e in studio, invece, le produzioni che coinvolgono artisti italiani e del territorio come «The field / A Garden in Italy», progetto di scambio digitale tra gli artisti e gli staff del Csb di Bassano e della svizzera Tanzhaus Zurich che hanno indagato il tema del wellbeing, del benessere, attraverso diverse pratiche di danza, guidati dalla dance dramaturg Monica Gillette.
A completare la panoramica sui linguaggi della danza contemporanea italiana, ci sono l’intensa creazione che investiga i temi della metamorfosi e della meditazione, firmata da Stefania Tansini (20 agosto), e un programma parallelo nello spazio digitale, sui canali social del festival.
B.Motion include anche la Summer school all’interno della quale si disegnano percorsi declinati per differenti target: quest’anno saranno attivi workshop per danzatori e danzatrici dagli 8 ai 13 anni, con i coreografi Andrea Rampazzo e Martina La Ragione, ma anche per professionisti del movimento, grazie a Sharing Training. Non mancheranno classi aperte a tutti, condotte da alcuni artisti ospiti, on-line. Sotto i riflettori salirà, quindi, dal 25 al 30 agosto il teatro, a partire dallo spettacolo l’«Atlante linguistico della Pangea» di Teatro Sotterraneo (25 agosto), che a partire da alcune «lezioni di intraducibilità» avvenute nello spazio digitale, sviluppa una drammaturgia sulle relazioni umane e l’incomunicabilità. Mentre si concentra sull’importanza delle parole e sulla comicità, Marta Dalla Via in «Le parole non sanno quello che dicono» (28 agosto). Da una sola parola, «Timshel» (tu puoi) parte, invece, l’omonimo spettacolo di Matteo Fiorucci e Massimiliano Burini, per immaginare un futuro possibile (27 agosto). Indaga nuove forme di comunicazione, oltre le barriere linguistiche, anche il Teatro dei Gordi, che in «Pandora», guidato da Riccardo Pippa abita un luogo di passaggio affidandosi ai soli gesti, alla fragilità del corpo che separa e congiunge il singolo al resto del mondo i (27 agosto). Imprigionati in un non-luogo sono anche i performer della Compagnia Körper e Gitiesse Artisti Riuniti in «Corcovado», dedicata al viaggio e al desiderio di un altrove perfetto (28 agosto). Al contrario, proprio attraverso la tecnologia di geolocalizzazione di Google Street View, La Piccionaia - insieme ad Anagoor, Sotterraneo e Massimiliano Civica - ha creato «Il cielo sopra»: un percorso di frammenti d’autore per ritornare a percorrere lo spazio pubblico dopo l’esperienza della quarantena (27 e 28 agosto).
Il programma teatrale prevede anche tre titoli ispirati a capolavori della letteratura. Si inizierà con la prima e unica regia firmata da Eugenio Barba al di fuori dell’Odin Teatret: «Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa», ispirata a «La Metamorfosi» di Kafka (26 agosto). «Siamo tutti cannibali», invece, di Roberto Magnani/Teatro delle Albe, è tratto dal capolavoro di Herman Melville, «Moby Dick», nella traduzione di Cesare Pavese (28 agosto). Infine, la compagnia Menoventi riformula per il palcoscenico l'avvincente indagine di Serena Vitale sul mistero della morte di Majakovskij nello spettacolo «Il defunto odiava i pettegolezzi», in cui diverse dimensioni narrative si scontrano davanti a una giuria implacabile: il pubblico (25 agosto). Mentre a chiudere il cartellone sarà una compagnia del territorio, UllallàTeatro/Din Don Down, in «Achab», una sfida teatrale ispirata anch’essa al capolavoro di Melville (30 agosto).
B.Motion Teatro continua, inoltre, il lavoro di sostegno e promozione delle compagnie emergenti e delle sperimentazioni più contemporanee del teatro, anche grazie allo spettacolo selezionato da In-Box (26 agosto).
Chiude la programmazione B.Motion musica, piccolo ecosistema di esperimenti musicali, che mette sotto la lente di ingrandimento il suono del futuro. Il programma di quest’anno intreccia lo studio di sonorità folk, europee ed extra-europee, ed esperimenti tecnologici fino alla robotica.
Nascono da strumenti fatti a mano, però, le musiche di Širom (7 settembre), il trio sperimentale sloveno che aprirà il programma, le cui composizioni oscillano tra suoni
folk
e meditazioni contemporanee in stile rock acustico.
Seguirà il progetto tutto italiano Trrmà (8 settembre), nato nel luglio 2015 dalla collaborazione tra Giovanni Todisco (percussioni) e Giuseppe Candiano (sintetizzatori), che indaga le infinite possibilità della musica contemporanea, tra ricerca di perfezione e completa casualità.
Chiude il programma il Passpartout Duo (9 settembre), composto dalla pianista Nicoletta Favari e dal percussionista Christopher Salvito, che accompagnerà il pubblico in un viaggio intorno al mondo attraverso le collaborazioni multidisciplinari, le composizioni strumentali e i video musicali evocativi che costituiscono il corpus del loro lavoro.

Vedi anche 
Il programma completo di OperaEstate

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Stefania Santini;  [fig. 2]  «Il defunto odiava i pettegolezzi», con la compagnia Menoventi; [fig. 3] «Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa», per la regia di Eugenio Barba con Lorenzo Gleijeses e Julia Varley; [fig. 4] Marta Dalla Via in «Le parole non sanno quello che dicono»; [fig. 5]  UllallàTeatro/Din Don Down in «Achab»; [fig. 6] TRRMÀ Giovanni Todisco/ Giuseppe Candiano


Informazioni utili
Il programma completo è consultabile su www.operaestate.it


mercoledì 14 luglio 2021

«Tempi moderni», in Toscana un festival itinerante di teatro, musica e danza all’insegna dell’inclusione e della solidarietà

Sono Charlie Chaplin ed Ettore Petrolini i numi tutelari di «Tempi moderni - La commedia rivista», rassegna di teatro, musica danza ideata nel 2020, in restrizioni anti Covid, da Roberto Castello, tra i principali artisti della danza e del teatro di ricerca contemporanea in Italia, per il Comune di Capannori, cittadina della campagna toscana, in provincia di Lucca.
Al suo secondo anno di vita, la rassegna, realizzata con la collaborazione di Aldes e con il sostegno del Ministero dei beni e delle attività culturali, aprirà per la prima volta il sipario nella serata di mercoledì 14 luglio, alle ore 19.30, quando nel parco del Centro culturale del compitese, a Sant’Andrea di Compito, andrà in scena il primo appuntamento del progetto «Il mondo nuovo – Ritorna la festa», tre serate a base di danza e musica - le altre due si terranno il 21 e il 28 luglio - con concerti e dance club. Due coreografe, Susannah Iheme e Giselda Ranieri, incontreranno i partecipanti in sessioni di danza libera su musiche ballabili. 
A seguire, il 14 luglio, andranno in scena Ziad Trabelsi & Carthage Mosaik, che introdurranno il pubblico alle sonorità arabe disseminate in tutta la musica mediterranea. Con il cantante e compositore tunisino, membro dell’Orchestra di piazza Vittorio, saliranno sul palco Simone Pulvano alle percussioni, Gianluca Casadei alla fisarmonica, Rino Amato al clarinetto. I protagonisti della serata del 21 luglio saranno, invece, Jabel Kanute (kora e voce), griot del Gambia, e Marco Zanotti (batteria e mbira), con il loro «Freedom of Movement», album che è un inno alla libertà di movimento, «un tema -raccontano gli organizzatori- inizialmente associato al fenomeno delle migrazioni umane ma divenuto attuale per l’incontenibile voglia di ballare che si può scatenare dopo mesi di segregazione forzata». Mentre a chiudere il cartellone della mini-rassegna saranno, nella serata del 28 luglio, gli artisti del Note Noire Quartet, quartetto jazz contemporaneo attivo dal 2011 - composto da Ruben Chaviano (violino), Roberto Beneventi (fisarmonica), Tommaso Papini (chitarra), Mirco Capecchi (contrabbasso) -, che presenterà le proprie composizioni originali fatte di linguaggi moderni, influenze balcaniche e strumenti della tradizione europea.
Giovedì 15 luglio si entrerà, quindi, nel vivo del progetto con il debutto nazionale di tre spettacoli di teatro, danza e musica dal vivo, scritti e realizzati appositamente per l’occasione, tutti per la regia di Roberto Castello.
Alle ore 21.00 nell’Aia Saponati (Matraia) andrà in scena «Le seppie e la pasionaria», testi di Achille Campanile, Giovanni Guareschi e Karl Valentin, nell’interpretazione di Davide Arena, con la musica dal vivo di Stefano Giannotti e gli interventi coreografici di Alessandra Moretti e Mariano Nieddu. Pot pourri di brevi testi comici novecenteschi, interventi di comicità gestuale e suite in stile libero, fatte di reminiscenze cinematografiche, musica popolare, divertissement, teatrino-cabaret, il tutto arrangiato ed eseguito su di una piccola orchestra portatile composta da fisarmonica, banjo, ukulele, armoniche e fischietti vari, pianoforte-giocattolo, oggetti sonori e percussioni.
Contemporaneamente, a Palazzo Pera verrà presentato «L’ombelico del mondo», con i testi originali di Chrystèle Khodr, giovane drammaturga e attrice araba residente a Beirut, nell’interpretazione di Caterina Simonelli, con la musica dal vivo di Paolo Pee Wee Durante e gli interventi coreografici di Martina Auddino, ispirati ispirate alle tradizioni del sud Italia e del Medio Oriente. La narrazione prende le mosse da uno scherzoso modo di dire libanese: «è tutta colpa degli italiani». Intorno a questa espressione «si tesse – raccontano gli organizzatori - una tela di note autobiografiche, spiegazioni surreali e ragionamenti che evidenzia quanto gli italiani abbiano un ruolo tutt’altro che marginale nell’immaginario collettivo libanese, benché nella storia ufficiale recente i due popoli non abbiano avuto grandi interazioni. Si racconta di come le ultra millenarie relazioni fra le sponde del Mediterraneo abbiano creato un modo di guardare alla vita che ha radici comuni profondissime, nonostante oggi il sud dell’Europa guardi soprattutto verso nord».
A Cortaccia (Baia di Cantignano), invece, - sempre il 15 luglio, alle ore 21 - è in programma lo spettacolo «Un Dante corretto bravo grazie», di e con Andrea Cosentino, che avrà per protagoniste anche la musica di Matteo Sodini e la danza di Enrica Bravini. In occasione dei settecento anni della morte del Sommo poeta, viene proposta una conferenza spettacolo vagamente dadaista, irriverente e stralunata tratta della dannazione delle ricorrenze. Si parte dalla nascita del volgare e da una parafrasi assai poco accademica dell'incipit dell'«Inferno» per dire della volgarità che permea una parte importante della cultura italiana.
I tre spettacoli – che saranno, poi, in replica nelle giornate del 16, 22, 23, 29 e 30 luglio (il calendario sintetico è consultabile sul sito www.aldesweb.org) – sono rivolti a «un pubblico di qualsiasi età, colore, religione o classe sociale» (a Capannori sono presenti comunità africane, rumene e albanesi). L’ingresso a tutti gli appuntamenti è gratuito, ma gli organizzatori invitano il pubblico a contraccambiare generosamente con beni di prima necessità da immettere nel circuito della solidarietà sociale, grazie alla Caritas di Lucca, «perché il teatro può anche essere modello di inclusione e di un circolo economico virtuoso».
Al centro della proposta di Capannori c’è, dunque, la riaffermazione di un teatro come rito «curativo», incontro gioioso per una comunità e in questo momento storico, anche chance di riavvicinamento liberatorio dopo tanti mesi di lontananza anche fisica dagli altri.
Il cartellone prevede anche - nelle serate del 15, del 23 e del 30 luglio - tre concerti. Linda Palazzolo & Pee Wee Durante, duo pianoforte e voce, si esibiranno in una serie di pezzi di matrice soul/rhythm&blues, intervallati da rivisitazioni a cappella di brani della tradizione blues. Stefano Giannotti e Igor Vazzaz proporranno un colorito e divertente repertorio di canzoni ballabili popolari e di tradizione. Matteo Sodini, alla batteria, e Renzo Cristiano Telloli, al sax alto, saranno protagonisti dello spettacolo «New Orleans second line, la joie de vivre». La «second line» è una tradizione di New Orleans che prende il nome dalla «seconda linea», quella composta dalle persone che seguono le street band di ottoni (la «prima linea») per godersi la musica e ballare in comunità.
Il programma di «Tempi moderni» si completa con «L’Ape teatrale», uno spettacolo per le famiglie. il 18, 25 luglio e il 1° agosto, Marco Brinzi e Caterina Simonelli, nei panni del dottor Balanzone e di Arlecchino, porteranno in giro per il comune di Capannori, con la loro Ape (il mezzo di trasporto a tre ruote) la loro reinterpretazione della Commedia dell’arte.
Un cartellone, dunque, ricco di stimoli quello della rassegna toscana, che coinvolgerà sedici luoghi tra corti, piazzette e parchi di Capannori, trasformandoli in palcoscenici per ben quarantacinque appuntamenti di teatro, musica e danza distribuiti in tre settimane. Dante e le inevitabili quanto dissacrabili commemorazioni del caso, Campanile, la musica araba e quella africana, la cultura libanese e quella italiana, Guareschi e Valentin, un’Ape cantastorie e una discoteca rivisitata dalla danza contemporanea sono gli ingredienti di una proposta che guarda alla nostra migliore tradizione teatrale, usando come palcoscenico una minuscola pedana mobile. Con uno spirito a metà tra quello del teatro girovago e quello del teatro popolare dei primi del ‘900, il festival offre proposte leggere, agili, brillanti, alla portata di tutti, stimolo anche alla riflessione, come tempi e accadimenti globali richiedono. 

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1. Ape Teatrale. Foto di Maria Cristina Baracca; 2. Ape Teatrale. Foto di Michele Martinelli; 3. Tempi moderni. Erica Bravini. Foto di A. Moretti; 4. Tempi moderni. Martina Auddino. Foto di A. Moretti; 5. Tempi moderni. Andrea Cosentino. Foto di A. Moretti; 6. Ziad Trabelsi. Foto di Barbara Iomonico

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martedì 13 luglio 2021

Operaestate: danza, teatro, musica e arte in scena a Bassano del Grappa e nei paesi della Pedemontana veneta

Si apre nel segno della danza la quarantunesima edizione di Operaestate Festival Veneto, grande e articolata rassegna di eventi che mette in dialogo e fa incontrare differenti linguaggi artistici, dal teatro alla musica. Ad aprire il sipario, nella serata di sabato 17 luglio, sarà la compagnia italiana Aterballetto che porterà in scena a Bassano del Grappa, al Castello Tito Gobbi, il suo spettacolo «Storie», che unisce le nuove creazioni sui temi dell’abbraccio e dell’armonia dei giovani autori Philippe Kratz e Diego Tortelli con un lavoro del celebre coreografo israeliano Ohad Naharin, «Secus», dall’insolito stile musicale, dove suoni elettronici e melodie indiane si confondono con le armonie dei Beach Boys.

Da «Terre graffiate», concerti mattutini nei luoghi della Grande guerra, al nuovo spettacolo di Marco Paolini: i primi appuntamenti
Il festival, che vede tra i sostenitori il Ministero della cultura, avrà anche un’anteprima, nella mattinata di sabato 17 luglio, con il primo dei quattro appuntamenti di «Terre graffiate», concerti mattutini ambientati nello suggestivo scenario del Monte Grappa, nei luoghi della Grande guerra, in location raggiungibili a piedi, in pochi minuti di cammino su mulattiere e strada sterrata, che animeranno anche le mattinate del 18, del 24 e del 25 luglio. Il primo appuntamento vedrà in scena il Quantum Clarinet Trio, premiato al concorso internazionale Fischoff Chamber Music Competition 2020. Seguiranno l’esibizione del Trio Ghimel, con le sue improvvisazioni jazz e le atmosfere psichedeliche, l’interpretazione dei Trii elegiaci di Rachmaninov da parte di Eleonora De Poi al violino, Riccardo Baldizzi al violoncello, Massimiliano Turchi al pianoforte, e, per finire, un viaggio nello swing parigino-americano degli anni ’30 con il quartetto Alma Swing.
È un debutto, dunque, che unisce la qualità dell’offerta artistica alla scoperta del territorio quello della quarantunesima edizione di Operaestate Festival Veneto, intitolata «Anno1 P.Q./Ecologie del presente», un titolo all’apparenza insolito, ma che riassume come il 2021 sia per il festival «l’anno 1 post quarantennale», e - per l’umanità intera - anche il primo anno, dopo la lunga quarantena.
Il sottotitolo «Ecologie del presente» focalizza, invece, l’attenzione sull’interesse degli artisti presenti nela rassegna per le relazioni tra umanità e natura, umanità e scienze, umani e umani, cercando spunti di riflessione e ispirazione per un futuro diverso, che metta al centro il benessere individuale e collettivo.
Novantotto titoli per centoventisei appuntamenti distribuiti in tre mesi, di cui trentotto prime nazionali, compongono il cartellone, che animerà Bassano del Grappa e altri ventisette comuni della Pedemontana veneta: Borgo Valsugana, Borso del Grappa, Cassola, Castelfranco, Colceresa, Dueville, Enego, Feltre, Gallio, Isola Vicentina, Lusiana Conco, Marostica, Mogliano, Montebelluna, Montorso Vicentino, Mussolente, Nove, Pove del Grappa, Riese Pio X, Romano d’Ezzelino, Rosà, Rossano Veneto, Santorso, Schio, Solagna, Valbrenta e Valdagno.
Danza, teatro, cinema, musica da camera e musica lirica accompagneranno così il pubblico alla scoperta del territorio, tra panorami di montagna e spettacoli lungo il fiume, tra le colline delle ciliegie e ville storiche, castelli e parchi cittadini.
Dopo il primo appuntamento di «Terre graffiate», si ritornerà alla danza con lo spettacolo «Ossigeno» (18 luglio, ore 12) all’Orto botanico di Padova, sito Unesco dal 1997, che vedrà in scena quattro danzatrici under 30 del territorio: Vittoria Caneva, Ilaria Marcolin, Anna Grigiante ed Elena Sgarbossa. Mentre presenta un singolare intreccio di musica e teatro il successivo spettacolo in cartellone, «Les audieux» (20 luglio, ore 21:20), con protagonisti Luca Scarlini, voce narrante, e Alberto Mesirca, alla chitarra, che proporranno al Giardino del Teatro accademico di Castelfranco Veneto, un racconto romantico intorno al medico castellano Pietro Pagello (1807-1898), noto per la vicenda d’amore con George Sand.
Teatro e musica si incontreranno ancora lungo il fiume Brenta, a Compolongo, con «Mancamento azzurro» (21 luglio, ore 21:20), un omaggio ad Andrea Zanzotto, a cento anni dalla nascita, che vedrà in scena Vasco Mirandola e i musicisti Erica Boschiero e Sergio Marchesini.
Tornerà, poi, sotto i riflettori la danza con la prima nazionale di «Swans» (Bassano del Grappa, 22 luglio), omaggio al compositore Camille Saint Saens, a cento anni dalla morte, creato da un network italiano di organizzazioni di danza che ha invitato artisti diversi a re-interpretare «La morte del cigno», assolo creato da Fokine per la leggendaria ballerina Anna Pavlova. Accanto alla versione classica interpretata da Virna Toppi, prima ballerina al teatro alla Scala, sarà possibile vedere le creazioni originali di Chiara Bersani, Collettivo Mine, Silvia Gribaudi, Philippe Kratz e Camilla Monga.
I riflettori si accenderanno, poi, sul giovanissimo, ma già affermato violinista Giovanni Andrea Zanon, protagonista di un concerto con musiche di Beethoven, Franck e Ravel (23 luglio, Villa Dolfin a Rosà), ma anche sul tradizionale appuntamento in Villa da Porto a Montorso, «Dance in Villa» (24 luglio, ore 19 e ore 21), quest’anno affidato a Chiara Frigo e Collettivo Mime, e sul teatro, a Colceresa, con le «Lezioni fantademografiche» dei Fratelli Dalla Via (24 luglio, ore 19), la cui la scrittura drammaturgica affronta questioni chiave come l’ineguale distribuzione delle risorse, il fragile equilibrio uomo/natura, la complessa sostenibilità dei sistemi attuali.
Il teatro sarà ancora protagonista con Marco Paolini e il suo «Teatro fra parentesi: le mie storie per questo tempo», dedicato ai mestieri del «fare teatro» e nato durante l’isolamento, cucendo insieme storie vecchie e nuove con le canzoni e le musiche di Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi (Isola Vicentina, 27 luglio).

Da «La mirabile visione» a «Humanae Genti», sette appuntamenti per riscoprire Dante
Per la danza è, poi, attesa un’altra prima nazionale con «Love Poems» e i danzatori della MMCompany, diretta dal coreografo Michele Merola, impegnati in un trittico di coreografie ispirate all’amore (Bassano del Grappa, 29 luglio). La sera successiva sarà, invece, dedicata alla nuova creazione di Babilonia Teatri: «Mulinobianco», che tratta il tema dell’arduo equilibrio tra naturale e artificiale (Bassano del Grappa, 30 luglio). Sono, poi, in agenda le prime nazionali di «Teenmotion» (Bassano del Grappa, 31 luglio), creazione inedita di Adriana Borriello per il gruppo di giovani danzatrici del progetto Lift, «Mappatura emotiva» di ExVuoto Teatro (Mussolente, 31 luglio) e di «Atlante botanico dell’essere umano» di Amor Vacui (Valbrenta, 1° agosto). A chiudere il cartellone dedicato alla danza saranno, quindi, «Wonder Louder» al parco di Isola Vicentina, nel quale le coreografie di Siro Guglielmi si incontreranno con la musica di Rosa Brunello (29 agosto), e «Combinazioni» (18 settembre), che porterà i lavori della canadese Mélanie Demers nella piazza di Montebelluna.
Scorrendo rapidamente il programma, in agosto, si trova uno spettacolo teatrale di grande successo come «Misericordia» di Emma Dante, un potente inno alla vita in una favola contemporanea sulla fragilità delle donne e la loro sconfinata solitudine, «una fabbrica d’amore» secondo la definizione stessa dell’autrice e regista palermitana (Bassano del Grappa, 3 agosto).
Nell’anno in cui ricorrono i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, il drammaturgo e storyteller Luca Scarlini dedicherà, quindi, tre appuntamenti al Sommo poeta dal titolo «La mirabile visione». In scena rispettivamente con i musicisti Ernesto Campagnaro al violino, Fabio Pupillo al flauto e Alberto Mesirca alla chitarra (Bassano del Grappa, 6, 7 e 14 agosto), l’artista racconterà le relazioni tra la «Commedia» dantesca e le arti figurative del suo tempo, del Rinascimento e dell’arte contemporanea, in un percorso che apre a rimandi e scenari inaspettati tra arte, musica e letteratura.
L’Alighieri sarà al centro anche dello spettacolo «Il Paradiso di Dante» (Bassano del Grappa, 2 settembre), caposaldo della riflessione musicale di Salvatore Sciarrino sulla «Commedia», che vedrà in scena la compagnia Anagoor, Leone d’argento 2018, e l’Orchestra di Padova e del Veneto, diretta da Marco Angius.
Il Sommo poeta verrà, poi, omaggiato con «Come è duro calle» (7 settembre), un itinerario di speciale suggestione con gli attori del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia che porteranno il pubblico in giro per Feltre, facendo tappa al castello, alle salite delle mura, ai resti romani, all’antico Teatro de la Sena.
Dante sarà ancora protagonista con «Humanae Genti» di Maurizio Panici, con il TS Teatro di Comunità / Argot Teatro, un viaggio attraverso i canti della «Divina Commedia» che si fanno metafora del viaggio che abbiamo compiuto durante la pandemia, nell’isolamento forzato e negli abbracci negati, nei desideri inespressi e nella volontà di uscirne migliori (Marostica, 24 e 26 settembre).

Gran finale con l’Orchestra di Padova e del Veneto per l’inaugurazione del ristrutturato Ponte di Bassano e il debutto del «Don Pasquale»
OperaFestival sarà anche impegnato, nel mese di agosto, a presentare tre speciali concerti dedicati a talenti emergenti della musica classica (Bassano del Grappa, 5, 10 e 17 agosto), giovani under 30, tutti già premiati in importanti concorsi internazionali: il pianista goriziano Alexander Gadjiev, il quartetto formato da Riccardo Porrovecchio al violino, Claudio Laureti alla viola, Raffaella Cardaropoli al violoncello e Leonora Armellini al pianoforte, e il trio con Vikram Francesco Sedona al violino, Luca Giovannini al violoncello e Alberto Ferro al pianoforte.
Rimanendo in ambito musicale, il cartellone propone anche due appuntamenti con la grande lirica: un concerto con arie e duetti tratti da celebri opere con artisti tra i più acclamati nei principali teatri internazionali (Castello degli Ezzelini a Bassano del Grappa, 8 agosto), e la nuova produzione del «Don Pasquale» di Gaetano Donizetti (Bassano del Grappa, 8 e 10 ottobre) che chiuderà questa lunga edizione del festival, con i giovani artisti emergenti dal cinquantesimo Concorso internazionale per cantanti Toti Dal Monte, l’Orchestra di Padova e del Veneto, la regia di Giuseppe Emiliani, il progetto visual di Federico Cautero.
Il linguaggio teatrale sarà ancora sotto i riflettori con «La bottega del caffè» (Marostica, 7 agosto) di Carlo Goldoni, nell’allestimento di Ats Teatro di Comunità/ Argot Teatro, con la prima nazionale di «Ritorno a casa», un’opera originale immaginata e scritta da Mirko Artuso con la collaborazione dei cittadini di Enego (Enego, 12 agosto), con la trilogia «Local Heros» di Fratelli Dalla Via (13 e 14 agosto), nata dal dialogo con la comunità di Lusiana Conco, e con le passeggiate teatrali in silent play «Il sentiero del riccio» con Paola Rossi (Colceresa, 26 settembre). Sono, anche, in programma «Earthbound, ovvero le storie delle Camille» di Marta Cuscunà, un monologo di fantascienza per attrice e pupazzi che parla del nostro futuro prossimo (Bassano del Grappa, 24 agosto), e la prima nazionale di «Celtis Australis - Storia del bagolaro e del bosco viaggiante» di Filippo Tognazzo, che invita alla riflessione sul rapporto uomo/natura, sulla biodiversità, sulle emergenze contemporanee (Rosà, 29 agosto). Un’altra prima nazionale è quella di «Alice oltre le meraviglie» con Marta Dalla Via e Piergiorgio Odifreddi, una riscrittura del celebre romanzo di Lewis Carroll fatta di humor scientifico e logica fantastica, in cui teatro e matematica diventano un gioco (Bassano del Grappa, 3 settembre). 
Tra gli appuntamenti da non perdere ci sono, poi, le creazioni site specific per il museo di Arte Sella, affidate a Daniele Ninarello, Silvia Sisto, Vittoria Caneva e Andrea Costanzo Martini (11 e 12/9), e lo spettacolo «La gentilezza dell’oro – Slowmachine» (11 e 12 settembre) al Museo della ceramica di Nove, che interpreta i temi della cura e del rinnovamento facendosi ispirare dall’antica tecnica giapponese del Kintsugi. Per finire si segnala il concerto con «Musica sull’acqua» e «Musica per i reali fuochi d’artificio», due celebri suite di Georg Friedrich Händel composte per altrettante feste e celebrazioni, che vedrà in scena l’Orchestra di Padova e del Veneto per celebrare il celeberrimo Ponte di Bassano ristrutturato (Bassano del Grappa, 3 ottobre). Un finale con tanto di fuochi d’artificio per un appuntamento, che proporrà anche un festival nel festival, di cui vi parleremo nei prossimi giorni: «B.Motion», che dal 19 agosto al 9 settembre focalizzerà l’attenzione sul contemporaneo e sui talenti emergenti, sulle arti e sulle loro relazioni con tecnologia.

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[Fig. 1] Alma Swing sarà tra i protagonisti di  «Terre graffiate», quattro concerti mattutini ambientati nello suggestivo scenario del Monte Grappa; [figg. 2 e 3] «Secus» di Ohad Naharin, una delle coreografie del balletto «Stories», prodotto da Aterballetto al debutto a Operafestival. Foto di Alice Vacondio; [fig. 4] Marco Paolini in «Teatro fra parentesi»; [fig. 5] Immagine copertina di  «Swans»; [fig. 6] Cover di «Mulinobianco» di Babilonia Teatri; [fig. 7] Cover dello spettacolo «Misericordia» di Emma Dante; [fig. 8] Sandro Botticelli, Ritratto di Dante, 1495 circa; [fig. 9] Orchestra di Padova e del Veneto. Foto di Alessandra Lazzarotto; [fig. 10] ArteSella sarà scenario di OperaFestival nei giorni dell'11 e 12 settembre

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lunedì 12 luglio 2021

«Jazz & Wine in Montalcino»: dalla musica da film all’improvvisazione, sei concerti sotto le stelle con Bollani, Rea, Di Battista e Alex Britti

È uno dei festival più apprezzati dell’estate toscana e quest’anno sarà interamente dedicato al «genio italiano». Stiamo parlando del «Jazz & Wine in Montalcino», che per il ventiquattresimo anno consecutivo porta nella città simbolo del Brunello artisti di fama mondiale e un pubblico internazionale sempre più affascinato dalla formula di un inedito progetto culturale, oggi diretto da Paolo Rubei (figlio del compianto Giampiero, ideatore della rassegna), che mette insieme due sinonimi di convivialità e gioia di vivere: il buon vino e la musica di qualità.
Ormai saldamente inserito tra i più grandi festival europei, il «Jazz & Wine in Montalcino» nacque nel 1998 dalla collaborazione tra la nota azienda vinicola Banfi, la famiglia Rubei dell’Alexanderplatz Jazz Club di Roma e il Comune di Montalcino. Quest’anno sono in programma, dal 20 al 25 luglio, sei imperdibili serate sotto le stelle, tutte con inizio alle ore 21:45.
Si inizierà, nella suggestiva Fortezza di Montalcino, con Stefano Bollani Trio. Il poliedrico pianista, artista eclettico e geniale torna nel borgo toscano dopo tredici anni di assenza, in compagnia di Bernardo Guerra alla batteria e Gabriele Evangelista al contrabbasso. Insieme, i tre artisti daranno vita a un concerto speciale dove l’unica regola sarà divertirsi a improvvisare.
Mercoledì 21 luglio, «Jazz & Wine» si sposterà, quindi, al Castello Banfi. Protagonista della serata sarà Stefano Di Battista con il suo «Morricone Stories», sentito tributo a Ennio Morricone, uno dei maestri che hanno portato il genio italiano nel mondo. Il progetto, che sigla il matrimonio perfetto tra jazz e musica da film, vedrà a fianco del sassofonista il pianista Fred Nardin, il contrabbassista Daniele Sorrentino e il batterista André Ceccarelli.
Sempre nel meraviglioso Castello Banfi si terrà l’appuntamento di giovedì 22 luglio: «Improvvisazione di piano solo», lo spettacolo in cui Danilo Rea, uno dei più grandi pianisti italiani, spazierà dai capisaldi del jazz, passando per le canzoni italiane, fino alle arie d’opera, proiettando gli spettatori in un mondo le cui strade sono ancora tutte da scoprire.
Venerdì 23 luglio ci si sposterà, quindi, nella Fortezza di Montalcino per un concerto di Emanuele Urso, il «re dello swing», con il Sestetto Swing di Roma, composto anche da Claudio Piselli al vibrafono, Emanuele Rizzo al pianoforte, Fabrizio Guarino alla chitarra, Alessio Urso al contrabbasso e Giovanni Cicchirillo alla batteria. Insieme questi artisti proporranno un viaggio che parte dalle sonorità statunitensi degli anni Quaranta per arrivare ai maggiori compositori della musica leggera americana - G. Gershwin, J. Kern, C. Porter, I. Berlin, B. Goodman -, che vedrà in scena anche uno special guest d’eccezione come Lorenzo Soriano, virtuoso della tromba.
Mentre il binomio musica e cinema sarà protagonista dell’appuntamento di sabato 24 luglio, quando, sul palco della Fortezza di Montalcino si esibirà l’orchestra Observatorium, composta da alcuni dei migliori musicisti del jazz italiano e diretta da Massimo Nunzi (tromba, direzione e arrangiamenti). L’appuntamento si intitola «Jazz in Cinemascope» ed è un concerto che, esplorando le partiture di alcuni celeberrimi film, permetterà di ascoltare musiche di grande complessità.
La ventiquattresima edizione di «Jazz & Wine in Montalcino» si chiuderà domenica 25 luglio con la chitarra di Alex Britti, che porterà il suo straordinario talento nella Fortezza di Montalcino in uno spettacolo che prevede la rivisitazione del suo repertorio in chiave più intimista, elegante e incalzante allo stesso tempo. Con lui sul palco ci sarà Flavio Boltro, trombettista eclettico e raffinato. L’appuntamento, all’insegna dell’improvvisazione dal sapore blues e jazz, sarà arricchito del talento di Davide Savarese alla batteria, Emanuele Brignola al basso e Mario Fanizzi al pianoforte e tastiere.
Il jazz, la musica in cui «la stessa nota può essere suonata notte dopo notte, ma ogni volta in modo diverso» (secondo la bella espressione di Ornette Coleman), ritorna così protagonista a Montalcino, il piccolo comune della provincia senese, alla fine della Val d’Orcia, terra del vin Brunello, inventato nel 1888 da Ferruccio Biondi Santi, che per primo ebbe l'idea di eliminare i vitigni della tradizionale ricetta del Chianti, come il Canaiolo e il Colorino, usando invece solo la varietà Sangiovese, fatta invecchiare cinque anni in botti di quercia. Ne venne fuori un insuperabile rosso Docg, perla di un borgo che incanta con le sue atmosfere medioevali e la sua natura incontaminata, ma anche con la grande musica internazionale. 

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jazzandwinemontalcino.it | Marketing Banfi, tel. 0577 840 111 o marketing@banfi.it | prenotazioni su vivaticket.com

domenica 11 luglio 2021

#notiziinpillole, le cronache d'arte della settimana dal 5 all'11 luglio 2021

IL LABIRINTO DI ALFONSINE CELEBRA DANTE E LO SCULTORE GUNTHER STILLING
Che cosa lega Dante Alighieri a Castore e Polluce? È a questa domanda che tesse la storia del labirinto «Il viaggio dei Diòscuri», che Alfonsine, cittadina in provincia di Ravenna, dedica al «Purgatorio», una delle tre cantiche della «Divina Commedia». Molte saranno le chiavi di lettura di questo nuovo dedalo, ma solo una sarà quella giusta per entrare e uscire. Lungo il tracciato si dovranno affrontare i sette vizi capitali, ma si potranno anche incontrare Teseo, Giasone e gli argonauti alla caccia del vello.
A questo labirinto effimero si affiancherà un «Labirinto sospeso», con un percorso di due chilometri e mezzo su una superficie di quattromila metri quadrati, realizzato con canne di bambù sospese e altro materiale di recupero. Si tratta di una vera opera di Land-art, sempre uguale ma sempre diversa, perché in continua interazione sia con gli elementi della natura sia con i viandanti che lo attraverseranno.
A completare il percorso, c’è la mostra «Labyrinthus Hic Habitat Minotaurus» con opere in bronzo o alluminio, di cui una monumentale, dell’artista internazionale Gunther Stilling. Questi lavori, in tutto una decina, affrontano temi quali il mito e il tempo e le sue stratificazioni, creando così un ponte immaginario tra l’antico e il contemporaneo.
Il labirinto, collocato all’interno dell’azienda agricola Galassi Carlo (via Roma, 111), rimarrà aperto fino a metà settembre, dalle ore 16 a mezzanotte, con un biglietto di 9, 00 euro per l’intero e 5,00 per il ridotto.
Info e prenotazioni al numero 335.8335233 all’indirizzo e-mail info@galassicarlo.com. Per maggiori informazioni: www.galassicarlo.com.

IL LAMBRUSCO HA UN SUO MUSEO. SI TROVA NEL MODENESE, ALLA CANTINA GIACOBAZZI DI NONANTOLA

Il Lambrusco ha un suo museo, che ne racconta la storia dalla coltivazione alla produzione. Si trova a Nonantola, nel Modenese, ed è stato fondato da Antonio Giacobazzi nell’omonima cantina vinicola, una tra le eccellenze del territorio emiliano. Il percorso espositivo presenta una raccolta unica di attrezzi legati all’agricoltura e alla vinificazione provenienti dalla stessa cantina, insieme ad altri pezzi, di inestimabile valore, frutto dell’accurato percorso di ricerca personale di Antonio Giacobazzi in Italia e in Europa, riuscendo nell’obiettivo di dare una nuova vita a migliaia di attrezzi, memoria di un tempo passato di cui si vuole mantenere vivo il ricordo.
Il Museo del vino e della civiltà Contadina ha da poco riaperto le porte offrendo ai visitatori anche una bella novità: il rinnovo della sala dedicata ai cimeli sportive, pezzi unici che raccontano il legame della famiglia Giacobazzi con i grandi campioni della Formula 1 e del ciclismo come Gilles Villeneuve, Marco Pantani e Walter Villa.
Sono attualmente in esposizione, tra gli altri, la Ferrari F1 SF16-H 2016 di Sebastian Vettel, la Williams FW16 1994 di Ayrton Senna, il casco autografato Simpson M61 del pilota Ferrari Mario Andretti (1982), oltre a scocche di auto di F1, come la Ferrari monoposto di Gilles Villeneuve, la bicicletta e numerose maglie di Marco Pantani e alcune moto d’epoca.
Il museo è aperto dal martedì alla domenica, dalle ore 9:00 alle ore 13:00 e dalle ore 15:00 alle ore 19:00. La visita può essere prenotata al numero 059-545462 o all’indirizzo e-mail: wineshop@giacobazzivini.com.
Per maggiori informazioni: www.giacobazzivini.it

«PEGGY GUGGENHEIM E I SUOI AMICI», UNA NUOVA RUBRICA SU INSTRAGRAM PER LA COLLEZIONE GUGGENHEIM DI VENEZIA
La Collezione Peggy Guggenheim prosegue la sua attività sui canali social anche a luglio. Questo mese, e per tutta estate, sul canale Instagram del museo ci sarà, ogni mercoledì, una nuova rubrica che racconterà il legame di amicizia che ha unito Peggy Guggenheim a otto celebri intellettuali, figure cardine nella storia del Novecento. Di volta in volta, verranno svelate brevi curiosità e aneddoti di scrittori, musicisti, critici, attivisti, quali Truman Capote, Emma Goldman, John Cage, Djuna Barnes, James Joyce, per citarne alcuni, conosciuti dalla collezionista americana, nell’arco della sua lunga vita tra Europa e Stati Uniti.
La rubrica «Peggy Guggenheim e i suoi amici» è stata inaugurata mercoledì 7 luglio con il primo appuntamento dedicato allo scrittore americano Truman Capote, celebre autore di opere letterarie come «Colazione da Tiffany» (1958) e «A sangue freddo» (1965). Lo scrittore fu uno dei più assidui frequentatori di Palazzo Venier dei Leoni. Nel settembre del 1950 approdò in laguna e conobbe Peggy Guggenheim, per poi tornare da lei nel settembre di due anni dopo e ancora nell’estate del 1953. Soggiornò nella sua casa per sei settimane anche nella primavera del 1956 e le diede un ultimo saluto nella primavera del 1961.
«La prima volta che incontrai Truman Capote fu nel mio salone d’ingresso: era un ometto piccolo che andava in giro con un paio di pantofole di panno. Diventammo ottimi amici e più tardi trascorse due mesi a casa mia, dove scrisse «The Muses Are Heard». [..] Lo trovavo un uomo immensamente divertente e mi piaceva stare in sua compagnia», ricorda la mecenate nella sua autobiografia «Una vita per l'arte».
Accanto alla rubrica «Peggy Guggenheim e i suoi amici», il museo continuerà anche con altre rubriche. Il lunedì ci saranno le «Monday Inspiration», brevi frasi di celebri artisti del Novecento, fonti «ispirazionali» per affrontare la settimana all’insegna dell’arte e delle creatività. Il martedì sarà la volta dei «Summer Garden Tuesday», che rivelano piccoli angoli verdi del giardino delle sculture. Il giovedì si potranno ascoltare gli «Art Talk», vivaci pillole video realizzate dagli stagisti della collezione veneziana per approfondire un'opera e il suo autore. A chiudere la settimana saranno «Mia cara Venezia», affondo del venerdì che restituisce una città unica e splendida agli occhi di chi la ama, e la rubrica del sabato «Learn with the PGC», che attraverso le terminologie dell’arte, racconta movimenti, tecniche, stili e linguaggi artistici del museo.

A TORGIANO LA MOSTRA «POSTE ALIGHIERI»
È una mostra originale quella che il Museo del vino di Torgiano ha scelto per ricordare Dante Alighieri, a settecento anni dalla morte. Fino al prossimo 29 agosto la Fondazione Lungarotti accoglie nei suoi spazi la mostra «Poste Alighieri», una collezione di cartoline postali dei primi del ‘900, provenienti dalla raccolta di Adriano Pezzoli, che raccontano personaggi e suggestioni della «Divina Commedia» affiancando a ogni terzina la scena che la rappresenta e perfino riportando la traduzione in inglese dei versi.
Curata nel suo nucleo iniziale da Cristiana Palma e Martina Barro, la mostra è giù stata presentata nella vicina Perugia e per questo nuovo allestimento si è arricchita della serie «Paradiso», edita da E. Sborgi (Firenze, 1917) e illustrata da V. Faini, F. Torrini, A. Alessandrelli, A. Corsi. Tra le opere in esposizione, ci sono anche le foto-sculture di Domenico Mastroianni e la produzione dedicata a Dante dell’imprenditore ternano Virgilio Alterocca.
Per maggiori informazioni: www.muvit.it

 A VENEZIA LA DANZA INCONTRA L’ARTE DI ISABELLA MANDELLI
Arte e danza si incontrano a Venezia, nella Sala Azzurra dell’Hotel Giorgione. Domenica 18 luglio, alle ore 18, Beatrice Carbone, ballerina solista del Teatro alla Scala di Milano, dialogherà con le opere dell’artista eco-sociale Isabella Mandelli, che vive e lavora tra Lombardia e Liguria.
L’appuntamento offrirà l’occasione per raccontare al pubblico di un percorso artistico e di un’amicizia che intreccia punte e acquerelli, fantasia e inclusione. I presenti viaggeranno così nel magico mondo dei «Barabubbles» e, di bolla in bolla, faranno conoscenza con personaggi fantasiosi e onirici che alludono al regno animale e naturale, scoprendone la genesi, i caratteri multiformi per arrivare a comprendere - tra cuori, note musicali e mongolfiere - la poetica dell'artista: «Non esiste tavolozza, i colori vengono miscelati direttamente sulla tela con un ordine casuale e istintivo».
Durante l’incontro, gratuito con prenotazione obbligatoria, si approfondirà anche il legame tra Beatrice Carbone e Isabella Mandelli, le cui vite sono caratterizzate dall'impegno sociale tra gentilezza, diversità e inclusione; e si presenterà il fitto programma di workshop e incontri ideato dalla ballerina scaligera per promuovere la ripartenza della danza nella sua città natale, Venezia.
L'appuntamento all’hotel Giorgione si inscrive, infatti, nella proposta «A Venezia si danza... Ricominciamo da qui», in programma dal 19 al 31 luglio, una rassegna che racchiude stage e laboratori di danza e di altre discipline legate al benessere e al movimento, oltre a incontri e approfondimenti che prendono le mosse dall'arte coreutica per arrivare a toccare la letteratura, la filosofia e le arti visive.
L’incontro sarà arricchito da una piccola mostra con acquerelli dedicati alla danza e all’inclusione: «Il mondo fantastico di Bea» e «Barabubbles alla sbarra» (nella foto di Claudio Sforza), ma anche «Egual-Danza», «Siamo tutti ballerini» e «Danzare col cuore», dove emerge la bellezza della città di Venezia.
Altre opere dell’artista, sempre legate a questi temi, saranno accolte nel concept store di Palazzo Contarini-Polignac, sede della proposta «A Venezia si danza... Ricominciamo da qui», dove rimarranno esposte per tutta l’estate. I lavori, tutti realizzati tra il 2020 e il 2021 con la tecnica dell’acquerello, presentano diversi formati, forme e carte, che ben esprimono l’accurata ricerca tra arte e sostenibilità di Isabella Mandelli.
Per informazioni e prenotazioni pubblico: info.oltreladanza@gmail.com

È ON-LINE LA SOCIAL REACTION CHALLENGE PER VOTARE L’OPERA PREFERITA DEL PROGETTO «ARTHLETES» DI SUZUKI ITALIA 
Giunge all'atto conclusivo il progetto «ARThletes», lanciato a fine marzo in occasione della presentazione italiana del nuovo Burgman 400. In questi mesi, quattro illustratori di fama internazionale - Riccardo Guasco, Francesco Poroli, Gianluca Folì e Van Orton – si sono confrontati con l’iconico mezzo di casa Suzuki, realizzando un'opera che ne esaltasse le peculiarità e le origini made in Japan, prendendo spunto dalle discipline olimpiche del Pentathlon moderno - equitazione, laser run, nuoto e scherma -, che saranno protagoniste nei prossimi giorni a Tokyo.
Riccardo Guasco ha interpretato l’equitazione nella disciplina del salto a ostacoli legandola all’idea di «stabilità» (nella foto). A Francesco Poroli è stata assegnata la laser run per esprimere la «sportività». Gianluca Folì si è immerso nel nuoto esaltandone l’«eleganza»; i fratelli Van Orton si sono dedicati alla scherma associata, per il progetto, al concetto di «sicurezza».
Ora che le quattro opere sono state svelate, il pubblico è chiamato ad esprimere la propria preferenza nella social reaction challenge attiva sul profilo ufficiale Facebook di Suzuki Moto Italia. Fino al 22 luglio è possibile votare la propria opera preferita e decretare così quale sarà l’illustrazione che colorerà un Burgman 400 da collezione, esemplare unico e icona del connubio tra arte e due ruote.
Suzuki celebra così le Olimpiadi e lo sport con un progetto di ampio respiro, che unisce gesto atletico e gesto artistico, per parlare direttamente al cuore delle persone con un linguaggio estremamente variegato: «ecco allora – raccontano ancora dalla sede italiana dell’azienda nipponica - che le opere potranno riprendere stilemi tipici dei writer urbani oppure di artisti acclamati come Basquiat» per dar vita a uno scooter da collezione.
Per saperne di più sul progetto: https://foglidarte.blogspot.com/2021/04/arthletes-suzuki-Burgman400-MY22-gianluca-foli-riccardo-guasco-francesco-poroli-van-orton.html

TORINO, AL MAO UNA MOSTRA DI LACCHE GIAPPONESI
Il Mao - Museo d’arte orientale di Torino ha appena cambiato il suo allestimento. Dallo scorso 6 luglio e fino al prossimo 15 dicembre, il programma di rotazioni che l’istituzione piemontese effettua periodicamente per la corretta conservazione delle opere più delicate della sua raccolta prevede, dopo un’assenza di sette anni, l’esposizione di una selezione di raffinate lacche giapponesi dal XVII secolo ai primi anni del Novecento.
All’interno di un’apposita teca nella galleria del Giappone, hanno trovato posto quattro scatole laccate recanti i simboli della famiglia imperiale, il crisantemo a sedici petali e la paulonia.
L’arte della laccatura, importata in Giappone dall’Asia continentale, raggiunse i massimi livelli tecnici ed espressivi nel periodo Edo (1603-1868). Questa tecnica consiste nel rivestire le superfici di recipienti e utensili con lacche colorate, trasparenti o opache, arricchite spesso di polveri e lamine metalliche o altri materiali (soprattutto madreperla), che donano al manufatto effetti di preziosa e compatta brillantezza.
Tra le lacche esposte in occasione della rotazione, il pezzo più pregevole è un ryoshibako decorato con motivi vegetali, una scatola per carta e documenti di epoca Edo (seconda metà del XVII secolo) in legno laccato con aggiunta di polveri metalliche applicate secondo la tecnica maki-eZ, che rivela la grande maestria raggiunta dagli artigiani giapponesi dell’epoca. Sul fondo di lacca nera spiccano in primo piano corolle rotonde di crisantemi (kiku) alternate a foglie e piccoli fiori di paulonia (kiri), secondo il tipico stile Kodaiji. In secondo piano, ad arricchire il disegno, alcuni raggruppamenti di erbe e fiori autunnali. Secondo l’iconografia tradizionale, il crisantemo e la paulonia sono associati alle figure dell’imperatore e dell’imperatrice e sono ricchi di significati simbolici: secondo la leggenda, l’albero della paulonia è legato anche alla fenice di tradizione estremo-orientale, che si poserebbe solo sui suoi rami.
Accanto alle scatole in lacca trovano posto anche tre inro, contenitori in legno per conservare medicinali, timbri e piccoli oggetti, che venivano tradizionalmente appesi alle vesti con un cordoncino e assicurati alla cintura da una sorta di alamaro. Due dei tre inro esposti, composti da cinque compartimenti impilati a sezione ellissoidale, sono finemente decorati con immagini di paesaggi stilizzati su fondo oro, mentre il terzo mostra la curiosa raffigurazione della divinità Shoki che insegue un demone. Secondo la tradizione, esporre l’immagine di questa divinità durante la Festa dei Bambini proteggerebbe i figli maschi dalla malasorte e dalla sfortuna.
Per maggiori informazioni: www.maotorino.it.