ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 15 novembre 2010

«Il gioco serio dell’arte»? Un viaggio tra le note di Chopin e i colori di Botticelli

Saranno le note di Fryderyk Franciszek Chopin (1810-1849) a tenere a battesimo la quinta edizione della rassegna Il gioco serio dell'arte, ideata e condotta da Massimiliano Finazzer Flory, assessore alla Cultura del Comune di Milano, per conto de Il gioco del lotto - Lottomatica.
In occasione dei duecento anni dalla nascita del compositore polacco, Palazzo Barberini in Roma aprirà, infatti, le proprie porte al pianista statunitense Jeffrey Swann, allievo di Alexander Uninsky alla Southern Methodist University di Dallas e vincitore di numerosi riconoscimenti, tra i quali il Premio Dino Ciani al teatro alla Scala di Milano e la medaglia d'oro al Concors Queen Elisabeth di Bruxelles.
Con questo talento del pianoforte saranno in scena, nella serata di lunedì 15 novembre, anche Elena Ghiaurov e lo stesso Massimiliano Finazzer Flory, interpreti di una lettura teatrale sul tormentato rapporto amoroso tra Fryderyk Franciszek Chopin e la scrittrice George Sand. Rapporto, questo, che verrà ripercorso non solo attraverso lettere e scritti biografici, ma anche con la proiezione di una serie di ritratti realizzati da Eugène Delacroix, nel commento della storica dell'arte Anna Lo Bianco.
Perdere è il verbo scelto per fare da parola-chiave a questo primo appuntamento della rassegna, grazie alla quale sarà possibile partecipare anche a una visita guidata gratuita alle sale di Palazzo Barberini, all'interno del quale sono conservate pregevoli opere d'arte di Caravaggio, Guercino, Canaletto, Raffaello Sanzio, Hans Holbein e Domenico Beccafumi.
Il gioco serio dell'arte proseguirà, quindi, con sette incontri multi-disciplinari (tutti in programma alle 18.30), che, fino al 30 maggio 2011, porteranno negli scenografici spazi del Salone Pietro Cortona, recentemente restaurato anche grazie ai fondi de Il gioco del lotto, protagonisti di rilievo del mondo artistico e della scena culturale italiana quali Eleonora Abbagnato, Ermanno Bencivenga, Armando Massarenti, Mimmo Paladino, Michele Placido, Giovanni Reale, Sergio Romano e Rossella Vodret.
Ballare, convertire, girare, pensare, perdere, provocare, ricordare, scoprire sono gli otto verbi scelti come parole-chiave di questa nuova edizione della rassegna, alla quale prenderanno sempre parte le storiche dell’arte Anna Lo Bianco e Angela Negro, che proporranno una ricognizione storico-artistica dei temi affrontati, con una panoramica su tutta l'arte europea e, in particolare, sulla collezione di Palazzo Barberini.
L’appuntamento più atteso è senz’altro quello in programma lunedì 17 gennaio 2011, alle 21.00, nelle sale dell’auditorium Parco della Musica, dove si terrà Il tempo di Gustav Mahler, di e con Massimiliano Finazzer Flory. Lo spettacolo teatrale, organizzato per i cent'anni dalla morte del compositore austriaco e con la partecipazione del musicologo Quirino Principe e della ballerina Gilda Gelati, ripercorrerà la biografia del musicista, segnata dall'irrequietudine e attraversata dal fuoco del genio creativo, nel clima culturale della Vienna di fine secolo e dei primi '900.
Prima di questo appuntamento, lunedì 13 dicembre, sarà possibile discutere di gesto artistico con Mimmo Paladino; mentre il 28 febbraio 2011 Michele Placido e Rossella Vodret, soprintendente per il Polo museale della città di Roma, parleranno delle relazioni che intercorrono fra interprete, autore e regista, durante le riprese di un film. Il 14 marzo 2011 i riflettori saranno, invece, puntati sulla danza, della quale si converserà con Eleonora Abbagnato (prima ballerina dell’Opera di Parigi), e il 9 maggio sulla filosofia, grazie alla presenza di Ermanno Bencivenga e Armando Massarenti.
Non poteva, poi, mancare in questa edizione della rassegna Il gioco serio dell’arte un omaggio ai centocinquant’anni dell’Italia unita. Massimiliano Finazzer Flory li ricorderà, insieme con lo storico Sergio Romano, nella serata di lunedì 18 aprile, quando proporrà una lettura teatralizzata di alcune pagine di uno dei grandi capolavori della nostra storia letteraria: I promessi sposi di Alessandro Manzoni(1785-1873).
A chiudere il ciclo di appuntamenti sarà, nella serata di lunedì 30 maggio, un incontro su La Primavera di Sandro Botticelli (1445- 1510), al quale prenderà parte il filosofo Giovanni Reale e dove sarà possibile vedere alcune sequenze del film che Elisabetta Sgarbi ha dedicato a questo celebre dipinto, oggi conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

Didascalie delle immagini
[fig 1] Veduta esterna di Palazzo Barberini in Roma; [fig. 2] Eugène Delacroix, Ritratto incompiuto di Frédéric Chopin, 1938. Olio su tela, 46 × 38 cm. Parigi, Museo del Louvre; [fig. 3] Ritratto di Gustav Mahler; [fig. 4] Sandro Botticelli, La primavera, 1482 circa, tempera su tavola, 203 × 314 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi.

Informazioni utili
Il gioco serio dell’arte - V edizione. Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini, via Quattro Fontane 13 - Roma. Orari: ore 18.30. Ingresso libero (con prenotazione obbligatoria al numero 392.8159509). Informazioni: www.gruppolottomatica.it o www.finazzerflory.it. Da lunedì 15 novembre 2010 a lunedì 30 maggio 2011.

venerdì 12 novembre 2010

«Sei personaggi in cerca d’autore», sipario aperto sul «metateatro» pirandelliano

Uno dei testi più prestigiosi della tradizione teatrale italiana. Un dramma che contiene in sé tutte le future evoluzioni e trasformazioni della drammaturgia e della ricerca contemporanea. Uno spettacolo che raffigura una metafora insuperabile della condizione dell'uomo moderno, in bilico tra realtà e apparenza, verità e finzione. Un racconto di come vita e teatro possano incontrarsi su un palco, creando un magico e misterioso cortocircuito. Tutto questo è Sei personaggi in cerca d'autore (1921), prima opera della trilogia pirandelliana del «teatro nel teatro» (detto anche «metateatro»), completata da Ciascuno a modo suo (1924) e Questa sera si recita a soggetto (1928-1929).
I precedenti narrativi di questo componimento teatrale, tra i più rappresentati e amati dal pubblico, sono da ricondurre alle novelle Personaggi (1906), Tragedia di un personaggio (1911) e Colloqui coi personaggi (1915); la fonte diretta è, però, l’abbozzo di un romanzo, appena due pagine pervenute in foglietto, databile al 1910-‘12. Nasce così in Luigi Pirandello l’idea di mettere in scena il meccanismo della creazione artistica nel momento e nell’atto del proprio farsi, la volontà di raccontare il passaggio dalla persona al personaggio. E’ rottura con la struttura tradizionale del dramma, con gli schemi correnti: quello decadente e accentuatamente simbolista di Gabriele D’Annunzio, quello verista di Giovanni Verga e Giuseppe Giocosa, ma anche quello crepuscolare di Ercole Luigi Morselli e quello grottesco di Rosso di San Secondo. L’innovazione non viene immediatamente compresa né dal pubblico né dalla critica: la prima nazionale dello spettacolo, tenutasi il 9 maggio 1921 al teatro Valle di Roma, con la compagnia di Dario Niccodemi, (tra i protagonisti ci sono Vera Vergani e Luigi Almirante), viene accolta al grido di «Manicomio, manicomio!». Lo shock prodotto negli spettatori è tale che l’autore, all’uscita del teatro, viene investito da una baraonda di proteste e urla: alcuni gli gridano «Buf-fo-ne! Buf-fo-ne!», altri gli danno del «criminale». Come spesso accade nel mondo della drammaturgia e, soprattutto, dell’opera lirica, il successo arriva solo con la seconda replica, tenutasi il 27 settembre dello stesso anno al teatro Manzoni di Milano, sempre per iniziativa della compagnia di Dario Niccodemi. Da allora i Sei personaggi in cerca d’autore esibiscono senza sosta il loro fascino sottile e originale, attestandosi come uno tra gli spettacoli più rappresentati e amati dal pubblico di tutto il mondo.
Il testo viene tradotto presto in varie lingue: nel 1922 è già sul palco a Londra al Kingsway Theatre (a cura della Stage Society) e a New York al Princess (per iniziativa di Brock Pemberton); nel 1923 è la volta di Parigi, dove lo spettacolo è rappresentato alla Comédie des Champs-Elysées, per la regia di Georges Pitóeff (una regia, questa, che rimarrà nella storia del teatro per l’arrivo dei «sei personaggi» con il montacarichi di servizio, avvolti da una luce verdastra e totalmente vestiti di nero). Nel 1924 gli applausi arrivano da Vienna, con la messa in scena di Rudolf Beer al Raimund Theater, e da Berlino, dove a cimentarsi con l’allestimento del testo pirandelliano è Max Reinhardt al Komódie. Dall’anno dopo è la stesura della prefazione, pubblicata nella quarta edizione del testo; qui lo scrittore agrigentino fornisce un'interpretazione d'autore del dramma, chiarendone la genesi, gli intenti, le fondamentali tematiche, la natura dei personaggi e i rapporti che intercorrono fra loro. Questo scritto è importante per la ripresa dello spettacolo sulle scene romane (ripresa nella quale si trova anche un nuovo finale, quello ancor’oggi rappresentato): il 18 maggio 1925 il capolavoro pirandelliano ritorna, infatti, nella «Città eterna», questa volta al teatro Odescalchi, in un allestimento che vede in scena Lamberto Picasso, Marta Abba e Mario Cervi. E’ la consacrazione definitiva e i Sei personaggi in cerca d’autore diventano anche una storia di registi e di attori: a farsi ammaliare dal testo sono Guido Salvini, Orazio Costa, Giorgio De Lullo, Giuseppe Patroni Griffi, Giorgio Strehler e Giulio Bosetti, da un lato; Vera Vergani, Lina Satri, Rossella Falk, Romano Valli, Sergio Tofano e Antonio Salines dall’altro, solo per fare qualche nome.
La piéce pirandelliana affascina, però, anche fuori dai confini strettamente teatrali: ne nascono un soggetto cinematografico (mai realizzato), scritto dallo stesso Pirandello con Adolf Lantz, e un’opera lirica in tre atti, rappresentata a New York il 26 aprile 1959, con libretto di Denis Johnston e musica di Hugo Weisgall.
Ma che cosa ha reso questo lavoro una delle pietre miliari del nostro teatro? La trama non ha, in realtà, caratteristiche particolari; ha accenti da feuilleton borghese familiare, da romanzo d’appendice. Sulle tavole di un palcoscenico, dove si stanno facendo le prove del dramma pirandelliano Il gioco delle parti, si presenta una tormentata famiglia, composta da un padre, una madre, un figlio, una figliastra, un giovinetto e una bambina. Questi personaggi chiedono al capocomico e agli attori di mettere in scena la loro fosca e intricata vicenda, intessuta di tradimenti, abbandoni, riconciliazioni, sofferenza, desideri di vendetta, fino al tragico epilogo finale: la morte di due membri della famiglia. Ciò che colpisce l’attenzione dello spettatore non è, dunque, l’intreccio della storia, fitta di luoghi comuni, quanto le illuminazioni metateatrali pirandelliane. Per usare le parole di Francesca Malara e Roberto Alonge nella Storia del teatro moderno e contemporaneo di Einaudi, lo scrittore agrigentino inizia con questo dramma il suo passaggio dal «teatro d’attore», tipico della tradizione ottocentesca, al «teatro di regia», caratteristico della nuova temperie novecentesca. L’enfasi declamatoria degli interpreti e gli intrecci leggeri e mondani di tradizione francese lasciano, dunque, spazio a un «teatro di idee», dove protagonista è la «vita nuda», cioè la vita senza la maschera dell’ipocrisia e delle convenzioni sociali. Un teatro nel quale un ruolo importante assume la figura del regista (allora ancora chiamato «capocomico»), sguardo esterno che dà una corretta lettura del testo, istradando in qualche modo un'autorizzata e privilegiata ipotesi di regia.
In Sei personaggi scompare l’usuale suddivisione in atti e in scene ed appare, per la prima volta nel teatro di Luigi Pirandello, l’eliminazione della «quarta parete» di diderotiana memoria, cioè della parete trasparente che sta tra attore e pubblico, tra palcoscenico e platea. Una innovazione, questa, memore di certe soluzioni futuriste e dadaiste, che troverà la sua massima espressione nella rappresentazione simultanea dello spettacolo Questa sera si recita a soggetto, altra occasione importante per fare il punto sulla drammaturgia contemporanea.
Con i Sei personaggi in cerca d’autore, Luigi Pirandello, premio Nobel per la letteratura nel 1934, inizia, dunque, il suo rifiuto fermo e netto della «scatola teatrale» ottocentesca. Con questi personaggi «nati vivi», con la loro storia drammatica fatta di un tradimento e di un mancato incesto –una storia, questa, che sembra chiedere a gran voce di «entrare nel mondo dell’arte»- l’autore di Girgenti ci porta in un luogo fuori dal tempo. Racconta, per usare le parole di Enzo Lauretta in Luigi Pirandello. Storia di un personaggio fuori chiave, «un dramma che si conclude con quello che i filosofi esistenziali chiamano uno «scacco», dopo il quale ai personaggi-fantasmi non rimane che l’informale, il nulla». Un dramma che è «illusione di realtà», dal momento che –afferma il Padre dei «sei personaggi», parafrasando quanto già scritto in Uno, nessuno e centomila- è commedia della vita che non conclude, perché se domani conclude –addio- è finita»

Vedi anche
Ad Agrigento un convegno internazionale sul teatro di Pirandello

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Luigi Pirandello, in compagnia degli attori Marta Abba e Lamberto Picasso. Roma, teatro Agentina - 1928; [fig. 2] Copertina dell'edizione di Sei personaggi in cerca d'autore, pubblicata da Oscar Mondadori; [fig. 3] Una immagine dell'allestimento dei Sei personaggi in cerca d'autore di Georges Pitóeff, andato in scena il 10 aprile 1923 alla Comédie des Champs-Elysées di Parigi; [fig. 4]
Copertina dell'edizione di Sei personaggi in cerca d'autore, pubblicata da Oscar Mondadori.

Curiosando nel Web
Il testo di Sei personaggi in cerca d’autore su LiberLiber

Da leggere
Roberto Alonge e Francesca Malara, Il teatro italiano di tradizione in AA.VV., Storia del teatro moderno e contemporaneo. Avanguardie e utopie del teatro, Einaudi, Torino 2001;
Raffaele Cazzulli, Pirandello: la soglia del nulla, edizioni Dedalo, Bari 2003;
Enzo Lauretta, Luigi Pirandello. Storia di un personaggio fuori chiave, Ugo Mursia editore, Milano 1980.


martedì 9 novembre 2010

Da «Cahiers du cinéma» una collana sui più grandi registi di tutti i tempi

Dieci tra i migliori registi del nostro tempo per una dei marchi più leggendari dell’editoria cinematografica internazionale. Arriva in libreria, per i tipi della francese Cahiers du cinéma, una nuova collana di monografie -in lingua italiana, inglese e spagnola- sui più grandi cineasti del mondo. L’iniziativa editoriale, la prima da quando il gruppo parigino è stato acquisito dalla casa editrice londinese Phaidon, propone volumi dall’impaginato accattivante, dallo stile brioso e dalla consultazione agile, che, in un centinaio di pagine, offrono un’introduzione alla vita e alle opere di alcune delle figure più interessanti della storia del grande schermo.
Maestri del cinema, questo il titolo della nuova collana, amplia, dunque, la già ricca offerta di oltre quattrocento titoli proposta dalla casa editrice francese nata, a metà degli anni Ottanta, da una costola della leggendaria rivista Cahiers du cinéma, la cui fondazione avvenne nel 1951 per iniziativa di André Bazin, Jacques Doniol-Valcroze, Joseph Marie Lo Duca e Léonide Keigel. Una vera e propria Bibbia per i cinefili, questa, alla quale collaborarono Jean-Luc Godard, François Truffaut, Claude Chabrol e che ha cambiato la storia del cinema creando il concetto di «autore» e dando vita alla Nouvelle Vague.
La nuova iniziativa editoriale, che si avvia portando in libreria dieci titoli al costo economico di 7,95 euro, costituisce una risorsa essenziale di approccio e approfondimento, sia per il pubblico di intenditori sia per coloro che si avvicinano all’argomento per la prima volta.
Ogni volume, scritto da alcuni tra i più famosi e rispettati specialisti al mondo fra critici cinematografici e giornalisti del settore (tra le firme dei primi volumi si segnalano quelle di Florence Colombani del settimanale francese Le Point e di Thomas Sotinel de Le Monde), descrive la carriera di ciascun regista, organizzata cronologicamente dai primi lavori giovanili ai film più recenti. Ed offre, inoltre, una dettagliata biografia, la filmografia completa e la sintesi delle trame, oltre a testi di approfondimento come saggi critici sulle pellicole più importanti e interviste.
I volumi sono, infine, impreziositi da oltre cento immagini che includono fotografie di scena, set fotografici, sequenze di film e poster, alcuni dei quali raramente visti in precedenza.
Pedro Almodóvar, Tim Burton, Francis Ford Coppola, Clint Eastwood,Alfred Hitchcock, Stanley Kubrick, David Lynch, Martin Scorsese e Steven Spielberg sono i primi registi al centro della collana Maestri del cinema. Una collana che, sin dalle prime battute, si propone di immergere il pubblico dietro le quinte di grandi film, ma anche per guardare alla storia di attori famosi attraverso nuovi occhi.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Foto di insieme delle prime uscite della collana Maestri di cinema, pubblicata da
Cahiers du cinéma. [fig. 2] Immagine pubblicata a pagina 84 del volume Tim Burton di Aurélien Ferenczi, edito da Cahiers du Cinéma. Nella foto: Jordan Fry, Adam Godley, Johnny Depp, Freddie Highmore and David Kelly in Charlie and the Chocolate Factory (2005). Fonte: Cahiers du Cinéma. Crediti fotografici: Warner; [fig. 3] Immagine pubblicata a pagina 44 del volume Woody Allen di Florence Colombani, edito da Cahiers du Cinéma. Nella foto: Woody Allen and Diane Keaton in Annie Hall (1977). Fonte: Cahiers du cinéma. Credits: Jack Rollins & Charles H. Joffe Productions / Brian Hamill.
[Le immagini sono state messe a disposizione da Michela Beretta, ufficio stampa di Phaidon Press - Milano]


Informazioni utili
Woody Allen by Florence Colombani; Pedro Almodóvar by Thomas Sofinel; Tim Burton by Aurélien Ferenczi; Francis Ford Coppola by Stéphane Delorme; Clint Eastwood by Bernard Benoliel; Alfred Hitchcock by Bill Krohn; Stanley Kubrick by Bill Krohn; David Lynch by Thierry Jousse; Martin Scorsese by Thomas Sotinel; Steven Spielberg by Clélia Cohen. Volumi pubblicati da Cahiers du cinéma nella collana Maestri di cinema. Dati tecnici: pp. 104 pagine, ill. 100, prezzo: € 7,95 cadauno. Note: i testi saranno disponibili in libreria da novembre 2010. Informazioni: Phaidon - Cahiers du cinéma, Corso Sempione, 33 - 20145 Milano. Informazioni: Phaidon Italia, tel.02.43990450. Web site: www.phaidon.com.

lunedì 8 novembre 2010

Gorizia, un parco letterario per «Il porto sepolto» di Ungaretti

«Incomincio il Porto sepolto, dal primo giorno della mia vita in trincea, e quel giorno era il [...] Natale del 1915, e io ero sul Carso, sul Monte di San Michele. Ho passato quella notte coricato nel fango, di faccia al nemico che stava più in alto di noi ed era cento volte più armato di noi. Nelle trincee, quasi sempre nelle trincee. [...] per un anno si svolsero i combattimenti». Così Giuseppe Ungaretti (1888-1970) ricorda la genesi del suo primo libro di poesie, Il Porto sepolto, pubblicato nel 1916, in edizione limitata a ottanta copie, presso una tipografia di Udine e rieditato nel 1923 dalla Stamperia Apuana di La Spezia, sempre per interessamento dell'amico e compagno d’armi Ettore Serra. Le trentatré liriche che compongono questo piccolo volume, così come le sezioni Naufragi e Girovago della raccolta L'allegria (1919 e 1931), tutte riunite nella collana Vita di un uomo (1969), narrano l'esperienza della prima guerra mondiale, vissuta dallo stesso poeta, allora ventisettenne, come soldato semplice presso il XIX Battaglione di fanteria, stanziato nelle fangose e pietrose trincee del Carso, vicino a San Michele, San Martino, Versa e Mariano.
In queste zone, e più precisamente a Sagrado, nella località di Castelnuovo, è stato da poco inaugurato il Parco Ungaretti, un percorso di memoria e di meditazione, una sorta di «laica via crucis» tra le prime composizioni dello scrittore di Alessandria d’Egitto. Opere, queste, che avrebbero illuminato e innovato tutto il panorama del Novecento letterario, aprendo la strada all’ermetismo.
Il «museo all’aperto», ideato da Gianfranco Trombetta e realizzato da Paolo Bornello, trova casa nella cinquecentesca villa Della Torre Valsassina Hohenloe e nei verdi terreni del parco circostante, oggi sede dell’azienda agricola e viticola Castelvecchio di Mirella e Leopoldo Terraneo. In questo contesto paesaggistico di rara bellezza, dove lo sguardo può spaziare verso l’Isonzo e il Bosco Cappuccio (scenari della Grande guerra), le più significative pagine della raccolta Il porto sepolto (una decina di poesie in tutto) rivivono grazie a opere d’arte e a incisioni su stele di pietra carsica, ma anche a materiale audiovisivo, documenti letterari e testimonianze storiche legate agli eventi dell’epoca.
Scritti su «cartoline in franchigia, margini di vecchi giornali, spazi bianchi di care lettere ricevute», i versi ungarettiani dal fronte, sempre corredati da una data e dall'indicazione di un luogo, hanno il sapore delle pagine di un diario intimo. Sono il racconto della vita di un uomo solo, in mezzo a tanti uomini soli, di un uomo costretto a vivere, giorno e notte, a contatto con l'odio e la violenza, a sperimentare l'esperienza della caducità della vita e della riduzione di ogni spazio della propria esistenza a maceria, a «brandello di muro».
«Stando lì tra la morte, i morti, non c'era il tempo: bisognava dire delle parole decise, assolute», così Ungaretti parla della nascita del suo «linguaggio spoglio, nudo, estremamente espressivo». Un linguaggio nel quale il verso è frammentato, la parola sillabata e carica di «un'intensità straordinaria di significato», la punteggiatura quasi inesistente, così da esprimere la condizione di fragilità e di inquietudine esistenziale che la guerra porta sempre con sé. Ne danno perfetto esempio le liriche I fiumi, Veglia, Il porto sepolto e Sono una creatura che si incontrano lungo il percorso del parco nelle tre soste di riflessione e di riposo ricreate tra gli ulivi e i vigneti della villa: la Torre, il Recinto sacro e il Sacrario. Il parco ospita anche due opere d’arte: una grande lastra in ferro arrugginito recante il ritratto del poeta in età matura, a firma dell’incisore goriziano Franco Dugo, e scultura in bronzo, a grandezza naturale, con la quale lo scultore Paolo Annibali ha voluto rendere omaggio al giovane fante Ungaretti.
L’aspro territorio goriziano si fa, dunque, teatro di poesia, così come aveva profetizzato lo stesso autore di Vita di un uomo ritornando, nel maggio del 1966, sul terre che lo avevano visto soldato: «ho ripercorso ieri qualche luogo del Carso. Quella pietraia – a quei tempi resa, dalle spalmature appiccicose di fango colore come d’una ruggine del sangue, infida a chi, tra l’incrocio fatto del miagolio delle pallottole, l’attraversava smarrito nella notte – oggi il rigoglio dei fogliami la riveste. E’ incredibile, oggi il Carso appare quasi ridente. Pensavo: ecco, il Carso non è più un inferno, è il verde della speranza; ecco, pensavo, si fa sede pacifica di poesia, invita a raccolta chi si propone di diffondere poesia, cioè fede e amore».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Scultura di Paolo Annibali per il Parco Ungaretti di Sagrado (Gorizia). Foto: Mario Pierro; [fig. 2] Incisione di Franco Dugo per il Parco Ungaretti di Sagrado (Gorizia). Foto: Mario Pierro; [fig. 3] La Torre del Parco Ungaretti di Sagrado (Gorizia). Foto: Mario Pierro; [fig. 4] Il recinto sacro del Parco Ungaretti di Sagrado (Gorizia). Foto: Mario Pierro; [fig. 5] Il Sacrario del Parco Ungaretti di Sagrado (Gorizia). Foto: Mario Pierro.
[Le foto sono state messe a disposizione da Emanuela Testori dall’ufficio stampa Orange – Gruppo Rem di Udine]

Informazioni utili
Parco Ungaretti, via Castelnuovo, 2 - Sagrado (Gorizia), Informazioni: tel. 0481.99742 ed e-mail:
eventi@castelvecchio.com. Sito internet: http://www.amicidicastelnuovo.it/.

sabato 6 novembre 2010

«La porta della felicità»? Un festival sull’editoria per bambini

«Naso di legno, cuore di stagno, […] «scarpe di zuppa e pan bagnato», […] «vestitino di carta colorato»: accende i riflettori sul burattino di legno più famoso del mondo, Pinocchio, la prima edizione de La porta della felicità, manifestazione culturale dedicata all’editoria per ragazzi che, da lunedì 8 a domenica 14 novembre, animerà il territorio bresciano. Per sette giorni, i suggestivi spazi settecenteschi dei musei Mazzucchelli di Ciliverghe di Mazzano e la PinAC–Pinacoteca internazionale dell’età evolutiva Aldo Cibaldi di Rezzato apriranno le proprie porte a mostre, convegni, incontri con autori, laboratori narrativi e creativi, rivolti alle scuole e alle famiglie con l’obiettivo di avvicinare i bambini al magico mondo delle fiabe, delle illustrazioni e dei racconti per l’infanzia.
Grande protagonista di questa prima edizione della manifestazione, promossa grazie al contributo del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e della Provincia di Brescia, sarà appunto Pinocchio, il burattino inventato, sul finire dell’Ottocento, dallo scrittore e giornalista Collodi. Ma alla ribalta della rassegna bresciana non potranno non salire anche i tanti, indimenticabili compagni d’avventura del famoso «ceppo di legno» diventato bambino: dal benevolo Geppetto al saggio Grillo parlante, dall’amabile Fatina dai capelli turchini all’orribile e cattivissimo Mangiafuoco, senza dimenticare Lucignolo, amico di sventure nel Paese dei balocchi, e il Gatto e la Volpe, forse la più famosa coppia di «briganti» della letteratura.
Tutti questi personaggi rivivranno nelle sale dei musei Mazzucchelli, dove sarà possibile vedere (in tutte le giornate del festival, dalle 10.00 alle 19.00), i Pinocchi balocchi della collezione Tosi, il video di animazione Pinocchio nel tangram (2003), prodotto dai ragazzi della scuola media Giorgio Perlasca di Rezzato nell’ambito del laboratorio Pennelli elettronici, e la mostra Pinocchio in PinAC, patrocinata dalla Fondazione Collodi, con una quarantina di disegni, tempere e pastelli realizzati, negli anni Settanta, da bambini di età compresa tra i 4 e i 14 anni.
Per tutta la settimana (dal lunedì al sabato, alle 9.00 e alle 10.45), il complesso museale gestito dalla Fondazione Giacomini Meo Fiorot accoglierà anche un laboratorio didattico sul«burattino più discolo del pianeta»: Illustrami una storia, che vedrà i bambini dai 7 ai 12 anni dipingere ad acquerello, sotto la supervisione di Daniela Perani. Il momento più importante dell’omaggio che i musei bresciani dedicano alla favola di Collodi (il libro più stampato, tradotto e letto del pianeta, dopo la Bibbia e il Corano) si terrà, però, nel pomeriggio di domenica 14 novembre, con il convegno Pinocchio. Origini e successi di una storia tutta italiana, al quale prenderanno parte, tra l’altro, l’illustratrice Octavia Monaco e lo studioso Walter Fochesato, coordinatore redazionale della rivista Andersen.
Grande spazio in questa edizione pilota del festival verrà data anche alla figura di Štěpán Zavřel, al quale verrà dedicata una conferenza del convegno Letteratura per l’infanzia tra storia, arte e new media, in programma nel pomeriggio di sabato 13 novembre ai musei Mazzucchelli. Al tavolo dei relatori saliranno docenti, specialisti e storici dell’arte quali Luigi Paladin, Sabrina Fava, Marina Tonzig, Elena Pasetti e la giornalista Laura Ogna. Sempre a Ciliverghe di Mazzano, Daria Tonzig e Mafra Gagliardi terranno, nelle mattinate di venerdì e sabato, un laboratorio creativo sul magico mondo figurativo dell’illustratore praghese e sul suo lavoro più celebre: il Libro del pesce magico, realizzato nel 1964, tradotto in quattro lingue e recentemente ristampato in versione italiana per i tipi della Bohem press Italia.
A completamento dell’offerta educativa che il festival propone negli spazi dei musei Mazzucchelli, vanno ricordati anche, nelle giornate di lunedì e martedì, le letture animate per i bambini dai 5 agli 8 anni di Ssst…ascolta il libro, a cura degli attori della Cooperativa teatro laboratorio di Brescia, e, durante il week-end, l’atelier Costruiamo i personaggi delle favole, dove anche gli adulti potranno realizzare piccoli manufatti con materiali di recupero quali cartone e stoffa.
Alla PinAC di Rezzato grandi e bambini saranno, invece, invitati a “lavorare” insieme con l’artista Alessandro Sanna. L’appuntamento con il suo laboratorio, dal titolo Il gioco dell’illustratore, è fissato per il pomeriggio di domenica. Mentre durante la settimana sarà possibile partecipare alla mostra Echi di letteratura nelle opere della PinAC e assistere a Come un e-book, antologia di cortometraggi in animazione che trae spunto da alcuni opere letterarie per grandi e bambini come Novecento di Alessandro Baricco o la filastrocca Signori architetti di Gianni Rodari.
La porta della felicità non è, però, solo convegni, laboratori didattici e mostre. Nelle giornate di sabato e domenica, ai musei Mazzucchelli si terrà un’esposizione bibliografica specializzata, nella quale alcune delle principali case editrici per ragazzi, selezionate da Michela Valotti e dai responsabili del Sistema bibliotecario Brescia est, esporranno le loro novità nell’ambito della creatività e della didattica museale. Sarà così possibile sfogliare le ultime uscite di Mazzotta, Corraini, Sillabe, Vannini, Bohem press Italia, editrice La scuola, solo per fare qualche nome. In contemporanea la libreria Giannino Stoppani di Bologna presenterà la mostra bibliografica Leggere l’arte, con alcune delle più prestigiose pubblicazioni museali per ragazzi. Un’occasione, questa, per far scoprire ai più piccoli il piacere di sfogliare un libro d’autore, per educare le giovani generazioni alla lettura, perché «leggere –lo diceva già Vittorio Alfieri- vuol dire profondamente pensare».

Vedi anche
Pinocchio, un burattino tra i libri della Biblioteca di Busto Arsizio

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Cover promozionale del festival La porta della felicità;
[fig. 2, fig. 3 e fig. 4] Un disegno esposto nella mostra Pinocchio in PinAC.

Informazioni utili
La porta della felicità. Musei Mazzuchelli, via G. Mazzucchelli, 2 - Ciliverghe di Mazzano (Brescia). Orari: lunedì-sabato 9.00-19.00 e domenica 10.00-19.00. Ingresso: adulti e ragazzi sopra i 12 anni, € 7,00 (comprensivo di ingresso alle collezioni museali); bambini, gratuito fino ai 12 anni; laboratori e letture per le scuole, su prenotazione € 4,50 a partecipante + gratuità per 2 accompagnatori. informazioni: tel. 030.212421 o info@museimazzucchelli.it. Sito web: www.museimazzucchelli.it. PInAC, Pinacoteca internazionale dell’età evolutiva Alda Cibaldi, via Disciplina, 60 – Rezzato (Brescia). Orari: da martedì a venerdì 9.00-12.00; sabato e domenica 10.00-12.00 e 15.00-18.00. Ingresso: adulti e bambini, € 3,50; laboratorio, € 3,50 a partecipante (ingresso gratuito ad alunni e insegnanti delle scuole del territorio di Rezzato per la visone guidata della mostra e della rassegna). Informazioni: tel. e fax. 030.2792086. Sito web: www.pinac.it. Dall'8 al 14 novembre 2010.