ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 23 maggio 2014

Vicenza, al via la XXIII edizione delle «Settimane musicali al teatro Olimpico»

Serate d’opera, concerti di musica da camera, prove aperte, conversazioni ed eventi dedicati ai giovani talenti: le sette note tornano protagoniste a Vicenza, dove sta per andare in scena la ventitreesima edizione della «Settimane musicali al teatro Olimpico», rassegna diretta da Giovanni Battista Rigon che fa parte del grande circuito europeo dell’Efa - European festival association, insieme con il BBC Proms, il Lucerne Festival, il Berliner Festspiele e MiTo Settembre Musica.
Tredici gli appuntamenti in cartellone, che si avvalgono del patrocinio e del contributo del Ministero per i beni e le attività culturali, della Regione del Veneto della Provincia e del Comune di Vicenza.
Il concerto di inaugurazione, in agenda alle 21 di domenica 25 maggio, vedrà esibirsi la celebre violinista italo-armena Sonig Tchakerian, con l'Orchestra di Padova e del Veneto, in un programma che riunisce, in un unico evento, due cicli di capolavori appartenenti a epoche diverse e opposti emisferi: «Le quattro stagioni» di Antonio Vivaldi e «Las cuatro estaciones porteñas» di Astor Piazzolla, in un’inedita versione per violino e archi commissionata a Luis Bacalov.
Mercoledì 28 maggio, sempre alle 21, sarà la volta del progetto «Musica dall'aria... Musica dalla terra…», nato sull’onda della sperimentazione di percorsi musicali poco battuti che già lo scorso anno ha visto incontrarsi classica e jazz. Al violino classico di Sonig Tchakerian e al sassofono di Pietro Tonolo si uniranno, questa volta, le tradizioni musicali brasiliane del chitarrista Giancarlo Bianchetti e i live electronics di Alvise Vidolin.
Entrambi gli appuntamenti saranno preceduti da una conversazione, appuntamento divenuto una consuetudine delle «Settimane musicali al teatro Olimpico», grazie al quale il pubblico può conoscere più da vicino le musiche proposte in concerto attraverso un incontro con gli stessi interpreti protagonisti degli eventi.
Domenica 1° giugno, alle 18, il mezzosoprano Oksana Lazareva e il pianista Claudio Marino Moretti eseguiranno, quindi, alcuni brani vocali di raro ascolto dedicati al tema della morte: l’aria «Ombra felice - Io ti lascio» di Wolfgang Amadeus Mozart, i «Kindertotenlieder» di Gustav Mahler e «Canti e danze della morte» del russo Modest Petrovič Musorgskij.
All'interno del festival non mancheranno due iniziative che hanno riscosso molto successo nelle passate edizioni: «Raccontare Bach» e «Progetto giovani». La prima, avviata nel 2012 e dedicata all’ascolto integrale di sonate, partite e suites per violino solo e violoncello solo scritte dal compositore tedesco, termina quest'anno con l'esecuzione di due suites per violoncello e due partite per violino. Gli eventi, che prevedono anche la presentazione delle opere musicali in forma di racconto, saranno ospitati dal teatro Olimpico e verranno affidati a due dei più celebri interpreti delle pagine bachiane: il violoncellista Mario Brunello (mercoledì 11 giugno, alle ore 21.00) e la violinista Sonig Tchakerian (venerdì 13 giugno, alle ore 21.00).
Il «Progetto giovani», riservato a talenti emergenti vincitori di importanti concorsi nazionali, sarà costituito da tre appuntamenti in programma nelle Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni Montanari. Tra gli ospiti ci saranno Alexander Gadjiev, vincitore dell’ultima edizione del concorso nazionale «Premio Venezia», e Christian Sebastianutto, violinista che ha vinto la borsa di studio «Settimane musicali al teatro Olimpico» e che è stato selezionato tra gli allievi della classe di violino di Sonig Tchakerian, nell'ambito dei corsi di alta formazione presso l’Accademia nazionale di Santa Cecilia.
I concerti proseguiranno domenica 15 giugno, alle ore 21, con «Strauss & Mozart», un evento dedicato alla musica da camera di Wolfgang Amadeus Mozart e di Richard Strauss, compositore tedesco di cui si celebrano i centocinquanta anni dalla nascita. Il concerto sarà affidato a Sonig Tchakerian, Mario Brunello e Andrea Lucchesini, uno dei più apprezzati pianisti nel panorama musicale internazionale.
Le «Settimane musicali al teatro Olimpico» si chiuderanno, quindi, con l’allestimento di una celebre opera nata dalla collaborazione tra Wolfgang Amadeus Mozart e il librettista Lorenzo Da Ponte: «Così fan tutte», in scena a chiusura della rassegna vicentina, nei giorni di venerdì 20, domenica 22, lunedì 23 e mercoledì 25 giugno.
La compagnia di canto, vedrà collaborare artisti affermati e talenti selezionati attraverso un bando promosso per l’occasione e che ha visto giungere a Vicenza oltre centotrenta domande.
Le due coppie di amanti protagoniste dell'opera saranno interpretate da quattro giovani voci: il soprano Arianna Vendittelli sarà Fiordiligi; il tenore Daniele Zanfardino interpreterà Ferrando; il mezzosoprano Raffaella Lupinacci vestirà i panni di Dorabella, mentre il ruolo di Guglielmo sarà affidato al baritono Marco Bussi.
Ai giovani cantanti si aggiungeranno affermati artisti come il soprano Adelina Scarabelli, nel ruolo di Despina, e il basso Lorenzo Regazzo, apprezzato interprete della musica di Rossini e Mozart, che, oltre a vestire i panni di Don Alfonso, sarà anche impegnato nella veste di regista.
Al cast si affiancheranno due prestigiose formazioni, già protagoniste delle passate edizioni: il coro «I polifonici vicentini», istruito da Pierluigi Comparin, e l’Orchestra di Padova e del Veneto; mentre il ruolo di maestro concertatore e direttore sarà affidato a Giovanni Battista Rigon.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Immagine promozionale della XXIII edizione delle «Settimane musicali al teatro Olimpico»; [fig. 2] Interno del teatro Olimpico di Vicenza; [fig. 3] Giovanni Battista Rigon; [fig. 4] Sonig Tchakerian

Informazioni utili
«Settimane musicali al teatro Olimpico». Teatro Olimpico, piazza Matteotti, 11 (e altre sedi) – Vicenza. Programma: www.studiopierrepi.it/vicenza-al-via-la-xxiii-edizione-delle-settimane-musicali-al-teatro-olimpico/. Ingresso: opera lirica «Così fan tutte» - intero, 1° categoria € 90,00 - 2° categoria € 70,00 - 3° categoria € 50,00; opera lirica «Così fan tutte» - ridotto (Amici dell'Olimpico, Così Fans Tutti Club, over 65, under 30) , 1° categoria € 50,00 - 2° categoria € 40,00 - 3° categoria € 30,00; Concerti – intero singolo, 1° categoria € 40,00 - 2° categoria € 30,00 - 3° categoria € 20,00; Concerti – ridotto singolo (Amici dell'Olimpico, Così Fans Tutti Club, over 65, under 30), 1° categoria € 20,00 - 2° categoria € 15,00 - 3° categoria € 10,00;  Gustalopera  (buffet in onore degli artisti nei giardini del Teatro Olimpico al termine di ogni spettacolo), € 25,00; € 15,00 per soci amici olimpico e soci Così Fans Tutti Club. 
Biglietteria on-line:  www.olimpico.vicenza.it/infoandtickets. Informazioni: 0444.302425 o info@olimpico.vicenza.it. Sito internet: www.olimpico.vicenza.it. Da domenica 25 maggio a mercoledì 25 giugno 2014. 

giovedì 22 maggio 2014

Astratta e antichissima: la pittura aborigena contemporanea in mostra a Milano

Hanno forme astratte e cromie di inattesa modernità, ma traggono ispirazione da una storia millenaria, di almeno quarantamila anni, popolata da figure ancestrali, leggende, miti e pratiche rituali. Stiamo parlando dei dipinti dell’arte aborigena contemporanea, ai quali la galleria Isarte di Milano, dal 2006 punto di riferimento del settore per i collezionisti italiani e non solo, dedica la mostra «I colori del deserto», con lavori inediti per il pubblico italiano, provenienti principalmente dalla collezione di Anne de Wall, co-fondatrice del Museo di arte contemporanea aborigena di Utrecht, uno dei più importanti in Europa.
L’esposizione, visitabile da venerdì 23 maggio a giovedì 5 giugno, allinea, nello specifico, una ventina di opere eseguite tra gli anni Ottanta e il 2013 da una quindicina di artisti indigeni delle comunità Lajamanu, Yuendumu, Papunya, Kintore e Kanpi, noti in ambito internazionale e già storicizzati, tra i quali Maureeen Baker, George Ward Tjungurrayi, Ningura Napurrula, Lorna Brown Napanangka e Thomas Tjapaltjarri.
Accanto ad acrilici su tela come «Salt on the Mina Mina» (2002) di Dorothy Napangardi, «Woman Cooking Sweet Damper» (1989) e «Tingari Cycle» (2000) di Ronnie Tjampitjinpa, caratterizzati ora dal rigore grafico che anima il nord Australia ora dalla vivacità cromatica e dallo tecnica puntiforme del Deserto centrale, sono esposte opere su corteccia di eucalipto di David Murruwarrda e Namyal Bopirri, oltre a un eccezionale dipinto di grandi dimensioni eseguito a sette mani nella comunità di Wangkatjungka.
La mostra offre, dunque, l’occasione per conoscere più da vicino la pittura aborigena contemporanea, espressione artistica che presenta una stupefacente assonanza con le forme astratte delle avanguardie europee, la cui nascita risale a una quarantina d’anni fa. È, infatti, il 1971 quando Geoffrey Bardon, un insegnante di educazione artistica di Sydney, riesce a convincere gli abitanti della piccola comunità aborigena di Papunya Tula, nel deserto dell’Australia centrale, a raffigurare i propri simboli -forse i più antichi del mondo- con le tecniche della pittura occidentale.Il tentativo di fissare un’arte che spesso utilizzava dei supporti effimeri come la sabbia e il corpo umano era già stato fatto in passato, per esempio negli anni Quaranta dall’antropologo Charles Mountford, lasciando come documento solo una serie di disegni a pastello. Il maestro Geoffrey Bardon non poteva, dunque, immaginare che, questa volta, la sua proposta di fissare sulla tela le storie mitiche del Dreamtime (esseri ancestrali che percorsero la terra formando il paesaggio e le specie viventi) avrebbe dato vita a un movimento pittorico che si sarebbe propagato rapidamente da Papunya Tula, a nord-ovest di Alice Springs, in tutta l’Australia, formando differenti scuole artistiche ad Utopia, Balgo Hills, Fitzroy Crossing, Tiwi islands e Spinifex e coinvolgendo centinaia di autori di ogni età e sesso, anche se più forte sembra essere la presenza femminile.
Con il passare degli anni, la pittura aborigena contemporanea è diventata un fenomeno artistico di portata internazionale. Importanti case d’asta, come Sotheby’s e l’australiana Lawson&Menzies, tengono periodicamente degli incanti dedicati a questo settore, che ha visto una costante crescita di mercato. In Europa sono nate diverse gallerie specializzate e sono state formate collezioni pubbliche e private di notevole importanza, come il Museo d’arte aborigena di Utrecht e la collezione Essl di Vienna. Grandi mostre come la recente rassegna «Australia» alla Royal Accademy di Londra confermano, poi, il sempre maggiore interesse del pubblico verso questo movimento espressivo, che sembra avvicinarsi alla figurazione di Keith Haring, al primitivismo di Pablo Picasso e all'indole bizzarra dei lavori di Paul Klee e che è forma visiva di una memoria millenaria, intrisa di intimismo e sacralità.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Dorothy Napangardi, «Salt on Mina Mina», 2002, acrilico su tela, 122x122cm; [fig. 2] Maureen Baker, Senza titolo, acrilico su tela, 150x120cm; [fig. 3] Esther Giles Nampitjinpa, Senza titolo, acrilico su tela, 55x70cm

Informazioni utili 
«I colori del deserto». Isarte, corso Garibaldi, 2 (interno) - Milano. Orari: martedì-sabato, ore 11.00-13.00 e ore 15.00-19.00. Ingresso libero. Informazioni: cell. +39.335.6941228 o info@isarte.net. Sito internet: www.isarte.net. Inaugurazione: giovedì 22 maggio, ore 18.00. Dal 23 maggio al 5 giugno 2014.

mercoledì 21 maggio 2014

Trasferta veneziana per il «Ritratto di giovane con liuto» del Bronzino

Sarà un ospite illustre a tenere a battesimo l’apertura della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, straordinaria casa-museo veneziana che la Fondazione Giorgio Cini restituisce alla fruizione del pubblico grazie al sostegno delle Assicurazioni Generali e in occasione del sessantesimo anniversario del suo Istituto di storia dell’arte. Dal 24 maggio al 20 luglio l’elegante palazzo lagunare che fu dimora di Vittorio Cini ospiterà, infatti, uno straordinario capolavoro di Agnolo di Cosino detto Bronzino proveniente dalla Galleria degli Uffizi di Firenze: il «Ritratto di giovane con liuto» (1532-1534).
Il dipinto, nel quale è raffigurato il poeta e musicista Giovanni Battista Strozzi, è un’opera affascinante della giovinezza del pittore fiorentino, massimo esempio di un manierismo inteso come esasperazione della norma classica e dei codici visivi rinascimentali.
L’opera si relaziona perfettamente con la ritrattistica del maestro Jacopo Pontormo, in particolare con il «Doppio ritratto di amici», uno dei capolavori del Rinascimento toscano della collezione Cini, con cui ha profonde tangenze culturali e sottili relazioni simboliche.
Seguendo il filo rosso di queste affinità il «Doppio ritratto di amici» è ora esposto nella meravigliosa mostra «Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della ‘maniera’» (Firenze – Palazzo Strozzi, 8 marzo – 20 luglio 2014), all’interno di una collaborazione tra la Fondazione Giorgio Cini, la Galleria degli Uffizi e la Fondazione Palazzo Strozzi che getta un ponte ideale tra due grandi città d’arte italiane: Venezia e Firenze.
Si inaugura così la serie espositiva «L’ospite a Palazzo», un’operazione che, grazie a nuove intese con istituzioni internazionali, vedrà le sale della collezione permanente della Cini accogliere ogni anno un’opera ospite, intrecciando relazioni visive, dialogiche e di contenuto con gli altri lavori conservati nella galleria veneziana.
Dalla fine di luglio il dipinto del Bronzino lascerà il posto alla tela del Pontormo, che ritornerà tra le pareti della Galleria di Palazzo Cini, casa-museo nella quale sono conservate opere straordinarie di Giotto, Guariento, Botticelli, Filippo Lippi, Piero di Cosimo e Dosso Dossi, e che potrà così essere ammirata dal pubblico veneziano.
Il dipinto, realizzato tra il 1522 e il 1523 guardando come riferimento costante alla lezione di Raffaello, viene citato da Giorgio Vasari nelle sue «Vite»: Jacopo «ritrasse in uno stesso quadro due suoi amicissimi: l'uno fu il genero di Becuccio Bicchieraio ed un altro, del quale parimente non so il nome».
I due uomini sono ritratti in piedi; il giovane di destra guarda, con occhi penetranti, l'osservatore, l'altro volge il capo e guarda altrove, richiamando l'attenzione sul foglio che regge con la mano sinistra e indica con la destra. A rimarcare il rapporto che lega i due uomini tra di loro e con il pittore è proprio questo scritto, un brano del trattato «De amicitia» di Cicerone.
Nei prossimi mesi, il visitatore avrà anche l’occasione di vedere le sale del primo piano nobile del palazzo, arredate con mobili e oggetti d'arte che riflettono il carattere originario dell'abitazione e il gusto personale di Vittorio Cini. In questi spazi sono esposti una trentina di dipinti di scuola toscana, donati da Yana Cini alla fondazione veneziana nel 1984. Accanto alle opere pittoriche, tra le quali spiccano «Il giudizio di Paride» di Sandro Botticelli, la «Madonna con il Bambino e due angeli» di Piero di Cosimo e vari dipinti di scuola ferrarese del Rinascimento, come il «San Giorgio» di Cosmè Tura, sono raccolti alcuni significativi esempi di arti applicate: un servizio completo di porcellana della manifattura settecentesca veneziana dei Cozzi, placchette e cofanetti d'avorio della Bottega degli Embriachi, smalti rinascimentali, oreficerie, sculture in terracotta, credenze, cassapanche di notevole importanza, tra cui un raro cassone nuziale senese della metà del Trecento, e una portantina napoletana del Settecento.
Un’occasione, quella della riapertura di Palazzo Cini a San Vio, per scoprire il raffinato gusto collezionistico di Vittorio Cini, imprenditore e politico che Federico Zeri definì «un vero raccoglitore di pittura antica».

Per saperne di più 
Venezia, riapre al pubblico Palazzo Cini a San Vio 

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Agnolo di Cosimo detto Bronzino, «Ritratto di giovane con liuto», c.1532-1534. Tempera su tavola, 94 x 79 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi, Inv. 1890 n. 1575;[fig. 2] Pontormo (Jacopo Carucci; Pontorme, Empoli 1494-Firenze 1557), «Doppio ritratto di amici», 1523-1524. Olio su tavola e lacche. cm 88,2 x 68. Venezia, Fondazione Giorgio Cini 

Informazioni utili 
«L’ospite a Palazzo» - «Ritratto di giovane con liuto» del Bronzino. Palazzo Cini, Campo San Vio, Dorsoduro 864 – Venezia. Orari: ore 11.00–19.00, chiuso il martedì (ultimo ingresso ore 18.15). Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Informazioni: info@cini.it. Sito web: www.cini.it. Note: la vernice stampa si terrà il 22 maggio 2014, dalle ore 11.00 alle ore 13.00. Dal 24 maggio al 20 luglio 2014.

martedì 20 maggio 2014

Mia - Milan Image Art Fair, tutto il mondo in un clic

La fotografa franco-cubana Ana Gloria Salvia presenta una selezione di immagini sull'architettura del XX secolo a L'Avana, nella quale dominano geometrie pure, generatrici di spazi e luci. Veronica Gaido propone il progetto «Atman», «un caleidoscopio fluido di colori e di forme dai toni pastello che nasce -per usare le parole della stessa autrice- dall’unione di due elementi fondamentali come l’anima e l’acqua». Mario Giacomelli e i suoi grafismi in bianco e nero dialogano con i giochi di luce ed ombra di Massimiliano Camellini, autore di un curioso lavoro sul mondo dei trapezisti circensi, in esposizione per iniziativa della galleria Artistocratic. Sono questi tre dei tanti progetti espositivi che animeranno la quarta edizione di Mia - Milan Image Art Fair, la fiera internazionale di fotografia che, da venerdì 23 a domenica 25 maggio, torna ad occupare gli spazi versatili e accoglienti di Superstudio Più, prima di sbarcare ad ottobre nel continente asiatico, e più precisamente al Marina Bay Sands di Singapore.
Diretto ancora una volta da Fabio Castelli, l’evento mercantile meneghino, che nel 2013 ha coinvolto più di ventimila visitatori, rispolvera la sua innovativa formula espositiva che tanto successo ha avuto negli anni passati: «uno stand per ogni artista – ad ogni artista il suo catalogo» (o meglio il suo e-book).
Centoottanta gli espositori italiani e stranieri coinvolti -tra gallerie, fotografi indipendenti, editoria specializzata-, la cui selezione è stata curata da un comitato scientifico composto dalla «3/3 photography projects» di Roma, con i critici Gigliola Foschi, Elio Grazioli, Roberto Mutti ed Enrica Viganò. In mostra e in vendita, tra gli altri, autori come Tazio Secchiaroli, Francesca Woodman, Martin Parr, Luigi Ghirri, Francesco Jodice, Mario Giacomelli, Giovanni Gastel e Franco Fontana.
Tanti gli eventi collaterali in agenda, a cominciare dall’attesa performance di videoarte e musica, che vedrà protagonisti la cantante Irene Grandi e il duo fiorentino Pastis, composto dai fratelli Marco e Saverio Lanza (sabato 24 maggio, ore 19.30). Lavazza proporrà, per esempio, il progetto curatoriale «Caffè artistico», con sei fotografi presentati da tre curatori internazionali: Antonio Arévalo ha selezionato per l’occasione il lavoro di Ricardo Miguel Hernández e Graziano Folata, Luca Panaro quello di Guido Meschiari e Matilde Soligno, Francesco Zanot quello di Francesco Neri e del collettivo The Cool Couple.
Bnl - Gruppo Bnp Paribas, altro main sponsor della manifestazione, sarà, invece, presente a Mia con uno stand, all’interno del quale ospiterà due opere della mostra «the sea is my land. Artisti dal Mediterraneo», promossa in occasione del suo centenario di attività e curata da Francesco Bonami ed Emanuela Mazzonis. Alla piccola preview dell’esposizione, che dal 16 giugno al 24 agosto sarà esposta alla Triennale di Milano, sarà affiancata la terza edizione del premio Bnl, un riconoscimento concreto attribuito al miglior artista tra quelli che presenteranno i propri lavori tramite le gallerie d’arte.
Tra gli altri premi che faranno la loro passerella alla fiera milanese ci sono «Born Electric by Bmw», dedicato al tema della mobilità sostenibile, e «Tempo ritrovato - Fotografie da non perdere», ideato da «Io Donna», con la collaborazione del Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo e con il patrocinio della Regione Lombardia, che riconosce annualmente un compenso economico a un archivio privato di un autore italiano, oggi dimenticato, il cui lavoro rappresenta un patrimonio di rilevanza artistica e di grande valore artistico.
Anche il Fondo Malerba lancerà, in fiera, la prima edizione del suo premio fotografico, rivolto ai partecipanti al workshop «Dalla fotografia all’immagine digitale. Storia, linguaggi, mercato», a cura di Francesco Cascino, Fabio Castelli e Walter Guadagnini. L’associazione culturale milanese sarà a Mia anche con una mostra, a cura di Roberto Mutti, dedicata all’Oriente, che allineerà immagini, tra gli altri, di Philip-Lorca diCorcia, Thomas Struth, Nobuyoshi Araki, Yamasuma Morimura, Naoya Hatakeyama, Daido Moriyama e Toshio Shibata.
Non mancherà, poi, la consueta lettura dei portfolio: quarantacinque artisti, selezionati dal comitato scientifico, potranno sottoporre, nella giornata di sabato 24 maggio, il proprio lavoro ad alcuni dei massimi esperti di collezionismo a livello internazionale, tra i quali Joe Baio, Anne-Marie Beckmann, Alessandro Malerba, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Janina Vitale.
Ricco si presenta anche il programma culturale, tra cui spiccano la lectio magistralis dell’artista belga Hans Op de Beeck, la conferenza di Francesco Bonami e Urs Stahel sull’importanza delle fondazioni culturali e delle loro prestigiose collezioni, e l’incontro con Cristina Manasse e l’avvocato Joe Baio, che discuteranno di social network e indebita appropriazione. 

 Suggestiva si presenta, infine, la videoinstallazione «Parlando con voi» che documenterà, attraverso una sequenza di schermi, la vita e la carriera di trenta artiste italiane, che hanno fatto scelte coraggiose, perseguendo, dagli inizi del secolo ad oggi, la loro grande passione per la fotografia, quell’arte magica che cattura il minuto, che imprime nella memoria un piccolo frammento di realtà facendola diventare storia. 

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Tazio Secchiaroli, Sophia Loren fotografata da Richard Avedon, 1966, New print ai sali d'argento su carta baritata, cm 40x50, 1/5, courtesy Wave Gallery Corsini; [fig. 2] Franco Fontana, «Landscapes 1978», Stampa lambda su Diasec, cm 70X100, ed. 5, courtesy Sabrina Raffaghello arte contemporanea; [fig. 3]Mario Giacomelli, «La domenica prima», 2000, Stampa in gelatina d'argento, cm 30 x 40, Vintage; [fig. 4] Giovanni Gastel, «Untitled, Cernobbio», 2008, Stampa Fine-Art Giclée a colori su carta fotografica, cm 89x72 Rag, ed 5, courtesy Photo&Contemporary

Informazioni utili
Mia Fair – Milan Image Art Fair 2014. Superstudio Più, via Tortona, 27 - Milano. Orari: venerdì 23 e sabato 24 maggio, ore 11.00-21.00; domenica 25 maggio, ore 10.00-20.00. Ingresso: intero € 15,00, pass per due giorni € 21,00; pass per tre giorni € 31,00; ridotto (studenti fino a 21 anni; over 65) € 12,00; convenzionati (soci Touring club, Fai, Acacia, Cact, Castello di Rivoli, Fai Swiss, Fondazione Volume, Gamec, Mamco, Museo nazionale della fotografia di Brescia, Museo Santa Giulia, On Fair, Palazzo Grassi, Palazzo Morando, Teatro San Carlo, Triennale, Villa Manin) € 12,00; gratuito per i  bambini fino ai 12 anni. Biglietteria on line: www.miafair.it (diritto di prevendita € 1,5). Informazioni: tel. / fax +39.0283241412 o info@miafair.it. Sito internet: www.miafair.it. Dal 23 al 25 maggio 2014

lunedì 19 maggio 2014

I Templari , in mostra a Genova una storia che sa di leggenda

Ci sono il «San Pietro» di Simone Martini (Siena, 1284 circa – Avignone, 1344), che con il suo raffinato impianto gotico rappresenta una degli elementi più prestigiosi del ricco sistema museale di Orvieto, e l’elegante «Madonna del colloquio», disegnata nel marmo bianco da Giovanni Pisano (Pisa, 1248 circa – Siena, 1315 circa) intorno al 1280 e oggi conservata al Museo dell’Opera del Duomo di Pisa, tra i reperti che compongono il percorso espositivo della mostra «Templari: storia e leggenda dei cavalieri del Tempio», allestita negli spazi romanici del museo-teatro della Commeda di Prè, a due passi dall’Acquario di Genova, per iniziativa della Fondazione DnArt di Milano e in collaborazione con il Mu.Ma - Istituzione musei del mare e delle migrazioni, sotto l’alto patronato del Pontificium Consilium de Cultura e dell’Arcidiocesi di Genova.
La rassegna, curata da Cosimo Damiano Fonseca e Giancarlo Andenna, ripercorre la storia dell’ordine religioso templare, difensore dei pellegrini in Terrasanta e attore fondamentale durante le Crociate contro i musulmani d’Oriente, conosciuto anche con il nome di Pauperes commilitones Christi templique Salomonis, attraverso un articolato percorso espositivo in otto sezioni, di alto valore scientifico e di impagabile fascino.
Passeggiando sotto le antiche volte dello spazio espositivo genovese, sottoposto cinque anni fa ad accurato restauro, il visitatore si trova, infatti, a confronto con significativi reperti storico-artistici come icone, scrigni, reliquiari, manoscritti, statue, troni, sigilli, lastre tombali e codici miniati, dati in prestito da prestigiosi archivi e musei italiani ed europei, tra i quali la British Library di Londra, l’Archivio di Stato di Parigi, l’Accademia dei Lincei, la Biblioteca apostolica vaticana, la Galleria nazionale dell’Umbria, il Museo dell’Opera del Duomo a Orvieto, la Cattedrale di Modena e la Basilica del Santo Sepolcro di Barletta.
Quella che scorre sotto gli occhi del visitatore nel suggestivo complesso ligure, gioiello medioevale di singolare bellezza costruito nel 1180 come luogo di assistenza a pellegrini e crociati che si recavano o tornavano dalla Terrasanta, è una storia di tonaca e spada lunga due secoli. Il percorso espositivo prende, infatti, avvio dal XII secolo, epoca di fondazione dell’ordine dei monaci-cavalieri i cui valori fondanti erano la protezione dei deboli, la subordinazione degli interessi particolari al bene generale e l’abnegazione al dovere. E si chiude settecento anni fa, il 18 marzo 1314, quando Jacques de Molay, ultimo Gran maestro dei cavalieri del Tempio, viene bruciato sulla pubblica piazza a Parigi per volontà del re Filippo IV il Bello, più stimolato a conquistare le immense ricchezze del gruppo e a sopprimere nel sangue il suo senso di autonomia nei confronti del potere che a combattere una presunta eresia.
Dal prezioso codice manoscritto con la Regola di fondazione dei Templari, oggi conservato all’Accademia dei Lincei, fino alla bolla «Vox in excelso» e alla «Pergamena di Chinon», documenti provenienti dall’Archivio segreto Vaticano, a firma di papa Clemente V, che prima accusano e poi assolvono l’ordine monastico-cavalleresco, si dipana una vicenda che ha il sapore della leggenda e che si intreccia con le storie di re Baldovino, del feroce Saladino, di Riccardo Cuor di Leone e di san Bernardo di Chiaravalle, alla cui opera «De laude novae militiae» guardano i primi milites, i sette fondatori dell’ordine, guidati da Ugo da Payns, per darsi una propria Regola di vita, approvata nel 1128 dal Concilio di Troyes.
L’esposizione, giocata principalmente intorno a due elementi quali il fascino dell’Oriente e il processo contro il Tempio, propone anche un focus sulla figura di Caffaro, un uomo politico genovese che fu in Terrasanta al tempo di re Baldovino. E ricostruisce per la prima volta il Giardino dei Templari, grazie a una ricerca condotta dal professor Marcello Maimone e della III A dell’Istituto tecnico agrario «Bernardo Marsano» di Genova, che ha portato a scoprire l’impiego di un particolare humus per il compostaggio e ricette medicinali come l’unguento di iperico e l’«Elisir di Gerusalemme», una miscela di vino di palma, polpa di aloe e di canapa che si diceva garantisse una straordinaria longevità. Un aspetto, questo, poco conosciuto dei Templari, il cui mantello bianco con la Croce rossa sulla spalla sinistra, simbolo del sangue versato in nome di Gesù Cristo, è entrato nel mito, legandosi a leggende esoteriche e occulte come quella narrata per la prima volta dal poeta Wolfram von Eschenbach, secondo cui l’ordine è custode del Santo Graal.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Croce Stradale in marmo lavorato a bassorilievo, fine XII-inizi XIII secolo. Museo nazionale d’arte medioevale, Arezzo; [fig. 2] «L’esecuzione dei Templari», miniatura dal «Grandes chronique de France», The British Library, Londra; [fig. 3] Stauroteca, Crux Veliterna, prima metà XII secolo d.C.. Museo Capitolare, Velletri

Informazioni utili
«Templari: storia e leggenda dei cavalieri del Tempio». Commenda di Prè, piazza della Commenda, 1 - Genova. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, scuole € 5,00, ridotto AcquarioVillage € 5,00.  Informazioni e prenotazioni: tel. 010.5573681, info@fondazionednart.it o templari@fondazionednart.it. Fino al 2 giugno 2014.