ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 9 marzo 2015

Expo, il Carro-teatro di Leonardo diventa realtà

Una grande mostra a Palazzo Reale, una serie di incontri a cura del Fai – Fondo per l’ambiente e, ora, anche la ricostruzione di uno dei suoi più straordinari progetti per iniziativa della Regione Toscana e della Fondazione Carnevale di Viareggio: l’Expo di Milano punta tutto su Leonardo da Vinci, «mirabile inventore d’ogni eleganza e di delizie, soprattutto di spettacoli teatrali», per dirla con le parole usate Paolo Giovio nella prima metà del Cinquecento. È, infatti, notizia di questi giorni che il «Carro-Teatro dell’universo», straordinaria macchina scenica nata nel 1508 dalla genialità del maestro toscano, diventerà realtà grazie all’abilità artigianale di Massimo Breschi, uno dei tanti maghi della cartapesta, vincitore dell’ultima edizione del carnevale viareggino con un carro contro gli abusi sui minori.
Il progetto, che verrà ricostruito a grandezza naturale, evidenzia come Leonardo Da Vinci abbia reinterpretato e reinventato la grande tradizione non solo degli artisti dell’antichità, ma anche di quelli del primo Rinascimento toscano per progettare ingegni straordinari che anticipavano il futuro.
Il «Carro-Teatro dell’universo» guarda, infatti, alla tradizione delle macchine teatrali di Brunelleschi, agli artifici e agli automi dell’antichità mediterranea rivisitati da ingegneri senesi come il Taccola e Francesco di Giorgio Martini, alla cultura teatrale di autori come il fiorentino Bernardo Bellincioni e Agnolo Poliziano.
L’opera compendia, inoltre, in maniera esemplare discipline ed esperienze di cui Leonardo era incomparabile maestro: dal disegno progettuale alla pittura, dalla musica al teatro, dall’architettura all’ingegneria.
Da un punto di vista artistico, tecnologico e iconografico la ricostruzione del «Carro-Teatro dell’universo» combinerà la rigorosa interpretazione scientifico-filologica dei progetti e dei documenti leonardiani con quella della più moderna tecnologia, costruendo l’opera con criteri di trasportabilità e flessibilità componibile.
 Il nucleo scenico deriva dal «Teatro della montagna che si apre» di Leonardo, in rapporto all’«Orfeo» del Poliziano con l’inserimento degli effetti di luce dei pianeti. Le figure sovrastanti riprendono le suggestioni dalle sue grandiose scenografie per la «Festa del Paradiso» del Bellincioni (già con Leonardo a Fiesole), messa in scena dal 1490 (a Milano) al 1518 (ad Amboise). Inoltre, simbolicamente, si delinea la concezione universale di Leonardo in annotazioni riferite alla concordia fra i popoli e a un mondo a misura d’uomo. Fra gli effetti speciali ideati dal maestro vinciano, è prevista una spettacolare accentuazione notturna, sia visiva, con giochi di luci e ombre (proiezioni di «figure grandi» e specchi), che sonora (elaborazione della musica leonardiana).
Attori e musicisti porteranno un contributo straordinario all’animazione di questo lavoro, con varie messe per le quali si stanno scegliendo i partner creativi toscani per quanto riguarda i costumi, le figure teatrali e gli effetti luminosi e sonori.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Ritratto di Leonardo, antica incisione dal disegno della Royal Library di Windsor.  © Museo Ideale Leonardo Da Vinci, riproduzione autorizzata per la comunicazione del Carro-Teatro dell’Universo di Leonardo/Fondazione Carnevale di Viareggio; [fig. 2] Modello spedimentale del Carro-Teatro dell’Universo di Leonardo/Fondazione Carnevale di Viareggio. © Museo Ideale Leonardo Da Vinci, riproduzione autorizzata per la comunicazione del Carro-Teatro dell’Universo di Leonardo/Fondazione Carnevale di Viareggio; [fig. 3] Leonardo, prima idea per la scenografia della «Montagna che si apre», circa 1508, Codice Arundel, Londra, British Library. Modello sperimentale per il meccanismo scenico della «Montagna che si apre» nel Carro-Teatro dell’Universo di Leonardo. © Museo Ideale Leonardo Da Vinci, riproduzione autorizzata per la comunicazione del Carro-Teatro dell’Universo di Leonardo/Fondazione Carnevale di Viareggio

Informazioni utili
viareggio.ilcarnevale.com

venerdì 6 marzo 2015

Letizia Battaglia si racconta a «Domina Domna». Torna a Bergamo il festival sulla creatività al femminile

Bergamo si accende di rosa. La città lombarda torna a fare da scenario al festival «Domina Domna», rassegna di cultura e creatività al femminile, promossa per il quarto anno consecutivo dall’associazione «La scatola delle idee», che offre al pubblico un itinerario tra palazzi storici, sale espositive, librerie, cinematografi, caffè, auditorium, centri socio-culturali all’insegna di teatro, musica, fotografia, pittura, scultura, letteratura, cinema e laboratori per bambini.
La kermesse -spiegano gli organizzatori- «si propone di restituire al pubblico- al di là degli stereotipi legati all’universo femminile e alla sua produzione creativa- come quello delle donne sia uno sguardo complesso sul mondo, capace di suggerire nuove direzioni, tematiche ed espressive». Proprio per questo motivo la rassegna, in programma dal 21 al 29 marzo, è multidisciplinare e permette così di accostarsi al lavoro di una fotografa di grande talento come Letizia Battaglia e di una regista impegnata come Costanza Quatriglio (neo vincitrice del Nastro d’argento per il documentario «Triangle»), ma anche di vedere all’opera le attrici Giuliana Musso, Chiara Stoppa e Marta Dalla Via.

Palermo, andata e ritorno: una fotografa e la sua storia
Ad annunciare ai bergamaschi e ai turisti l’inizio del festival è, in questi giorni, la personale di Letizia Battaglia, uno tra le fotografe italiane più famose nel mondo, testimone con il suo obiettivo di uno dei periodi più oscuri della storia del nostro Paese: quello dell’orrore dei delitti di mafia a Palermo, con i volti del dolore di chi è rimasto e di chi cerca ogni giorno di riscattare l’anima della sua città nel ricordo degli «Invincibili» che hanno segnato la storia italiana.
A Palazzo della Ragione, nel cuore di Bergamo Alta, rimarranno esposte fino al prossimo 5 aprile cinquantanove fotografie in bianco e nero, tutte provenienti dall’archivio personale dell’artista, che mettono a fuoco gli aspetti di ricerca, denuncia e analisi da lei condotti tra il 1974 e il 2015.
Il percorso espositivo, a cura di Alice Giacometti, si articola in quattro sezioni. Il viaggio comincia con «Palermo», in cui rivive l’anima del luogo nelle sue profonde contraddizioni. Gli scatti raccontano di una città piegata dagli effetti delle azioni mafiose sulla società siciliana -il lavoro minorile, la disoccupazione, il degrado ambientale-, ma trasmettono anche il fuoco della bellezza e delle tradizioni che arde tra queste strade.
C’è, poi, «Cronaca», frammento espositivo nel quale sono visibili immagini diventate icone in tutto il mondo degli anni bui delle guerre di mafia.
Dal 1974 Letizia Battaglia inizia a fotografare, giorno dopo giorno, i delitti mafiosi, documentando l’incedere della violenza. L’esecuzione con una raffica di mitra del magistrato Cesare Terranova e del maresciallo di pubblica sicurezza Lenin Mancuso, l’omicidio del presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, l’uccisione di Salvo Lima, la strage di Capaci e quella di via D’Amelio, in cui muoiono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono alcuni degli episodi finiti davanti all’obbiettivo dalla fotografa palermitana.
Letizia Battaglia non mette, però, il suo interlocutore di fronte al solo orrore della morte; gli racconta anche il dolore di chi rimane attraverso sguardi di donne che sono state madri, mogli, figlie, sorelle di uomini uccisi dalla guerra di mafia, come Rosaria Schifani, vedova di Vito, agente di scorta del giudice Falcone.
Dopo le stragi del ’92, la fotografa palermitana decide di andare a vivere a Parigi, in cerca di un po’ di pace. Nel 2004 nascono le «Rielaborazioni», terza tappa del progetto espositivo: alcuni dei suoi più famosi scatti di cronaca mafiosa vengono trasformati in altro, «sovrapponendo –raccontano gli organizzatori- alle immagini della morte, come in un rito di purificazione, quelle dell’acqua e di un nudo femminile, di una bambina o di un fiore, perché l’atrocità sia finalmente lasciata sullo sfondo portando in primo piano il richiamo alla bellezza e alla speranza».
Chiude la mostra, a ingresso libero, la serie «Gli Invincibili», nata nel 2013, con immagini che rendono omaggio ad alcuni dei miti dell’artista: tra gli altri, Gabriele Basilico, Pier Paolo Pasolini, Rosa Parks, «Il Crocifisso di Santo Spirito» di Michelangelo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, James Joyce, Marguerite Yourcenar e Che Guevara.

Teatro e musica raccontano le donne
Nell’ambito del festival «Domina Domna» è in cartellone anche un’altra mostra: «Siriani in transito», nata dall’esperienza di tre mediatrici interculturali nei centri di accoglienza milanesi. Agli appassionati di musica è, invece, dedicato lo spettacolo «Sudoku killer» al cineteatro del Borgo (venerdì 27 marzo, alle ore 21), che permetterà di accostarsi alle sperimentazioni del quartetto di Caterina Palazzi, le cui sonorità sono vicine al jazz mediterraneo e nord europeo, senza disdegnare un’influenza rock-psichedelica.
Mentre per gli amanti del cinema sono stati pensati due appuntamenti: una conversazione con Costanza Quatriglio (martedì 24 marzo, alle ore 20.30), alla quale seguirà la proiezione dei film «Fiato sospeso» e «Triangle», e l’incontro con la giovane regista Teresa Iaropoli (lunedì 23 marzo, alle ore 20).
Molti, poi, gli appuntamenti teatrali in cantiere. Si inizia con «Veneto Fair» (sabato 21 marzo, alle ore 21), nel quale la bravissima caratterista Marta Dalla Via affresca con ironia, dai tratti sociologici, i cliché, gli stereotipi, le aberrazioni e le miserie del nord Italia. Spazio, quindi, a Chiara Stoppa che porterà sul palcoscenico «Il ritratto della salute», un racconto autobiografico, diventato anche un libro per i tipi della Mondadori (la presentazione bergamasca si terrà martedì 24 marzo, alle ore 18, alla libreria Ibs), nel quale l’attrice racconta la sua esperienza di malata oncologica, dalla diagnosi -linfoma di Hodgkin- alla chemioterapia, dall'autotrapianto delle cellule staminali alla radioterapia, dalla scelta di una cura non tradizionale alla guarigione.
Vita, pagina scritta e palcoscenico si intrecceranno anche in «Dieci», libro di Andrej Longo (la presentazione è in agenda giovedì 26 marzo, alle ore 18) i cui personaggi si materializzeranno sul palco grazie al talento di Elena Dragonetti (venerdì 27 marzo, alle ore 21). La rassegna vedrà in scena anche Giuliana Musso, spesso interprete di temi scomodi, con il suo spettacolo «La fabbrica dei preti» (sabato 28 marzo, alle ore 21), nel quale tre anziani sacerdoti raccontano con franchezza -si legge nella sinossi- «la giovinezza in un seminario, i tabù, le regole, le gerarchie, e poi l'impatto col mondo delle donne, le frustrazioni ma anche la ricerca e la scoperta di una personale forma di felicità umana».
Pamela Sabatini e Valeria Bianchi nel loro «Taccia per sempre» (giovedì 26 marzo, alle ore 21) narreranno, invece, un viaggio per l’Italia, «armate» solo di un registratore e di un piccolo organetto, con l’intento di rompere il silenzio. Mentre a chiudere il cartellone teatrale sarà «La zuppa di sasso» (domenica 29 marzo, alle ore 15 e alle ore 16.30) di Alice Paolini, che –si legge nella sinossi- «vuole mettere in risalto, attraverso l’utilizzo di grandi animali in stoffa, come la semplice condivisione di un piatto di minestra possa permettere di valicare le barriere della diffidenza, del pregiudizio e dell’individualismo, facendo incontrare sconosciuti o acerrimi nemici».
Infine, tra i laboratori in programma si segnalano «Il corpo che ascolta» (lunedì 23 marzo, alle ore 20.30) e «Antigone, parole e sassi» di Alice Bescapè (domenica 22 marzo, alle ore 14.30). Un progetto, dunque, di ampio respiro quello del festival «Domina Domna» per scoprire, come si legge nella brochure di presentazione, che «le donne hanno tanto da raccontare che si parli di altre donne, di altri uomini o della loro percezione del mondo».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Letizia Battaglia, Il giudice Falcone ai funerali del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo. Palermo, 1982; [fig. 2] Letizia Battaglia, Rosaria Schifani. Palermo, 1992; [fig. 3] Letizia Battaglia, Il gioco del killer. Palermo, 1982; [fig. 4] Letizia Battaglia, Pier Paolo Pasolini - Serie Gli invincibili, 2013; [fig. 5] Una scena dello spettacolo La zuppa di sassi, con Valentina Paolini; [fig. 6] Alice Bescapè nello spettacolo Antigone, parole e sassi

Informazioni utili 
«Domina Domna» - Festival di cultura femminile. Bergamo, sedi varie. Programma: www.babelecomunicazione.it/Portals/0/DOMINA/PROGRAMMA%20brochure.compressed.pdf. Informazioni per il pubblico:associazione «La scatole delle idee», tel. 349.2632871 o info@dominadomna.it. Sito internet: www.dominadomna.it. Dal 21 al 29 marzo 2015. 

«Letizia Battaglia 1974-2015». Bergamo Alta – Palazzo della Ragione, piazza Vecchia – Bergamo Alta.  Orari: martedì – domenica, ore 10.00 – 19.00; chiuso lunedì. Ingresso libero. Informazioni per il pubblico:associazione «La scatole delle idee», tel. 349.2632871 o info@dominadomna.it. Sito internet: www.dominadomna.it. Fino al 5 aprile 2015. 

mercoledì 4 marzo 2015

Ada Duker, a Bologna sulle tracce di Giorgio Morandi

Ha camminato per le strade di Bologna andando alla ricerca delle fonti di ispirazione di Giorgio Morandi. Con la sua macchina fotografica al collo, l'artista olandese Ada Duker (Hoogeveen, 1955) ha esplorato i portici e i vicoli che il maestro emiliano percorreva abitualmente per andare dalla sua casa di via Fondazza, in cui soggiornò dal 1910 al 1964, all’Accademia di belle arti, dove fu docente di tecniche dell’incisione. Ne è nato un raffinato reportage fotografico che il Mambo – Museo d’arte moderna di Bologna, con il sostegno dell’ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma, espone fino a domenica 22 marzo negli spazi di Casa Morandi.
La mostra, per la curatela di Alessia Masi, si intitola «Imprevedibili nature morte» ed è il primo lavoro fotografico dell’artista olandese, che ha da poco donato tre sue opere al museo di via Fondazza.
Soggiornando in città per un lungo periodo, Ada Duker ha percorso e ripercorso l’itinerario lungo il quale il maestro emiliano si è mosso per quasi mezzo secolo, cercando le possibili suggestioni che questo peregrinare urbano ha lasciato nelle sue note nature morte. Quello che scorre davanti agli occhi del visitatore è, dunque, un affascinante gioco di specchi e di rimandi che cerca nella realtà architettonica di Bologna il rigore geometrico e l’armonia compositiva di Giorgio Morandi, sposando il tutto con lo stile dell’artista olandese, la cui indagine estetica pone al centro la ricerca di composizioni ritmate da linee e piani sovrapposti, nonché da geometrie costruite sull'alternarsi di luce e ombra.
«Ogni scatto -spiega Alessia Masi- è accuratamente costruito in modo da svelare alcuni particolari del paesaggio che assumono il significato metafisico di imprevedibili nature morte: inquadrature selettive isolano e valorizzano la qualità estetica e semantica di colonne, capitelli e volte, rendendo visibile all'osservatore disattento ciò che la sua capacità percettiva distrattamente ignora, ma che pure forma l'abito del luogo che vive. Il ritmico alternarsi dei piani, le sfumature dei colori, la composizione ortogonale che il pilastro crea quando incontra l'architrave rimandano immediatamente e in modo inequivocabile ad alcuni tratti distintivi dell'opera di Morandi, al suo rigore geometrico e alla sua costante ricerca di equilibrio e armonia compositiva».
Sfruttando il potere mimetico della fotografia, Ada Duker rintraccia le forme protagoniste delle opere dell’artista bolognese, compreso il vuoto che diventa soggetto in sé, parte integrante e persino strutturale del suo essere. In questa continua dialettica tra luce e ombra, pieno e vuoto, chiaro e scuro si distende il suo personale e originale racconto per immagini, capace di creare una relazione strettissima tra i soggetti delle rappresentazioni di Morandi e Bologna, i cui particolari architettonici sono restituiti distillati e amplificati, dopo averli setacciati attraverso i filtri del proprio sentire.

Vedi anche 
«Morandi e l’antico» in mostra a Bologna
Bologna, trent’anni di Lawrence Carroll in mostra al Mambo
Franco Guerzoni, ovvero fotografie e tele come memoria del passato. Al Mambo una mostra dell'artista   

Didascalie delle immagini 
[Figg. 1, 2 e 3] Ada Duker, «Imprevedibili nature morte», 2014. Stampa inkjet, laminazione semi-lucida, applicata su dibond, 42 x 56 cm 

Informazioni utili 
«Imprevedibili nature morte». Casa Morandi, via Fondazza, 36 - Bologna. Orari di apertura: dal martedì al venerdì su prenotazione (tel. 051.6496611), sabato e domenica, ore 14.00-18.00. Ingresso libero. Informazioni utili: tel. 051.6496611. Sito internet: www.mambo-bologna.org. Fino al 22 marzo 2015.

lunedì 2 marzo 2015

«The Art of Attentiveness», un selfie dei propri occhi per l’artista Gerry Hofstetter

Tutto è partito da un’indagine campione dell’istituto tedesco Forsa per la Swiss International Air Lines. Oltre tremila le persone intervistate, tra Germania, Austria, Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna nell’ottobre 2014. Di queste l’83% ha dichiarato che, in una società frenetica e digitalizzata come la nostra, l’attenzione ai rapporti umani è sempre più trascurata e si sente l’esigenza di un maggior rispetto interpersonale. Guardarsi negli occhi è, dunque, per tutti molto importante.
La compagnia di bandiera svizzera, da sempre attenta a far sentire unici i suoi clienti, ha deciso così di sposare questa esigenza degli europei attraverso un progetto artistico. È nato «The Art of Attentiveness», una serie di spettacolari installazioni luminose di Gerry Hofstetter che hanno animato e animeranno le principali città europee e i più significativi monumenti.
Partito lo scorso novembre da Londra, quando la facciata dell’Osservatorio di Greenwich si è illuminata di una moltitudine di occhi, quella degli assistenti di volo della Swiss, il progetto di Gerry Hofstetter ha già toccato Amburgo e la celebre facciata del Fairmont Hotel Vier Jahreszeiten, Vienna e il suo teatro dell’Opera, Barcellona e la chiesa del Sacro Cuore, e sta per andare in scena a Milano. Teatro della performance site-specific, l’ultima prima del gran finale ancora tutto top secret che avrà luogo in Svizzera e che raccoglierà sguardi provenienti da tutta Europa, sarà il Museo nazionale della scienza e della tecnologia «Leonardo da Vinci», dove martedì 17 marzo, a partire dalle ore 18.30, la facciata si animerà di luci, immagini e colori in una strepitosa coreografia che lascerà senza fiato e che permetterà di guardare –è proprio il caso di dirlo- con occhi nuovi un museo che fa parte della storia del capoluogo lombardo.
L’obiettivo del lavoro di Gerry Hofstetter è, d’altronde, quello di farci rallentare il passo e di farci riscoprire il senso della meraviglia nell’osservare monumenti che fanno parte della nostra storia.
Siete incuriositi dal progetto e vi piacerebbe essere protagonisti dell’installazione finale? Nessun problema: è possibile. Come? Semplice: scattando un selfie ai propri occhi (di massimo 10 MB) e caricandolo sul sito swiss.com. In palio, tra tutti i partecipanti al concorso residenti in Italia, ci sono un soggiorno per due persone a Zermatt, splendida località ai piedi del Cervino, con volo in business e pernottamento al Grand Hotel, lussuosa struttura storica dal fascino sofisticato. Il form per partecipare e tutti i dettagli del regolamento sono disponibili sulla pagina www.swiss.com/it/IT/un-segno-di-maggiore-attenzione.
Questa primavera potrete ritrovare così le vostre pupille protagoniste, tra mille altre pupille, di un’imponente opera artistica che illuminerà la notte di una città elvetica.

Informazioni utili 
www.artofattentiveness-swiss.com/it/home.html

venerdì 27 febbraio 2015

«Lo schermo dell’arte» sbarca a Venezia

Si apre con un omaggio a Richard Hamilton, il padre della Pop art britannica, la trasferta veneziana del festival «Lo schermo dell’arte», progetto nato a Firenze nel 2008 con l’intento di esplorare, analizzare e promuovere le relazioni tra cinema e creatività contemporanea attraverso proiezioni, installazioni, pubblicazioni e workshop. Giovedì 5 marzo, alle ore 18, il teatrino di Palazzo Grassi ospiterà, infatti, il lungometraggio «Richard Hamilton dans le reflet de Marcel Duchamp» di Pascal Goblot, al quale seguirà, alle ore 19.30, «Hamilton: A film by Liam Gillick», prodotto in occasione delle due recenti mostre dell’artista inglese alla Tate Modern e all’Ica di Londra.
Quattordici i film in agenda, tutti dedicati a grandi artisti del XX e XXI secolo, che fino a domenica 8 marzo animeranno la sala lagunare, mille metri quadrati composti da un auditorium con una capacità di duecentoventicinque posti, completo di due spazi di foyer e di aree tecniche -camerini, sala regia, cabina per la traduzione simultanea-, restituito da François Pinault alla città nella tarda primavera del 2013, dopo un progetto di restauro dai tratti minimalisti firmato dall’architetto giapponese Tadao Ando in stretto dialogo con la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Venezia.
A presentare la rassegna, tutta a ingresso gratuito (fino ad esaurimento dei posti disponibili) come era già avvenuto nella prima edizione del 2014, saranno, nella serata di giovedì 5 marzo, Silvia Lucchesi, anima del festival fiorentino, Martin Bethenod, direttore di Palazzo Grassi-Punta della Dogana, e Philippe-Alain Michaud, curatore al Musée national d’art moderne Centre Pompidou.
Tra i maestri contemporanei al centro della rassegna filmica veneziana ci saranno Gordon Matta-Clark, icona del movimento Anarchitettura, e Ai Weiwei, artista dissidente cinese che, dal 7 marzo al 6 giugno, presenterà la sua produzione, pregna di rabbia e di impegno civile, nella mostra «Il giardino incantato», curata da Sandro Orlandi Stagl e Mian Bu per la scenografica cornice di Palazzo Te a Mantova. Del primo verrà proposto il film «My Summer 77 with Gordon Matta-Clark» di Cherica Convents, basato sul montaggio dei materiali girati nell’estate 1977, quando l'artista stava lavorando al progetto «Office Baroque» ad Anversa (venerdì 6 marzo, ore 19.30). Il secondo sarà, invece, protagonista del lungometraggio «Ai Weiwei-Evidence» di Grit Lederer, nel quale la regista tedesca ha seguito Gereon Sievernich, direttore della galleria Martin-Gropius Bau, nel suo viaggio a Pechino per scegliere le opere dell’artista cinese che sono state esposte nella sua grande personale tenutasi a Berlino la scorsa primavera (domenica 8 marzo, ore 19.00).
Le Corbusier, il padre del movimento moderno, verrà, invece, omaggiato con «Provenance» di Amie Siegel, un film sugli arredi che il celebre designer svizzero progettò nel 1951 per i palazzi della città indiana di Chandigarh (venerdì 6 marzo, ore 18). Mentre Daniela Schmidt-Langels presenterà il suo film «Meret Oppenheim ou le surréalisme au féminin», che rivela, attraverso interviste ad artisti e amici, la ricca personalità della scultrice, scrittrice, poetessa, disegnatrice di gioielli e femminista degli anni del Surrealismo, divenuta icona per molte generazioni di donne (domenica 8 marzo, ore 18).
Tra i lavori in cartellone dedicati ad artisti contemporanei si segnala anche «Guido van der Werve» di Barbara Makkinga, nel quale si racconta l'ultima produzione dell'artista e compositore olandese, «Mummer veertien, home» del 2012, che lo ha visto percorrere oltre 1700 km a nuoto, in bicicletta e di corsa per portare in Polonia una manciata di terra presa dalla tomba di Frédéric Chopin a Parigi, rispondendo così alla volontà del musicista di essere sepolto nella sua terra natia (sabato 7 marzo, ore 19.30).
Saranno proposti nella rassegna veneziana anche film che documentano la storia di importanti opere d’arte realizzate in anni recenti. È il caso di «Levitated Mass» di Doug Pray, nel quale si racconta il viaggio di un gigantesco masso di trecentoquaranta tonnellate, trasportato nel 2012 da una cava dell’Arizona fino al Lacma di Los Angeles per la realizzazione dell’omonima installazione dell’artista Michael Heizer (giovedì 5 marzo, ore 20.30). Allo stesso filone appartiene «Art4space» dello street artist francese «Invader», un documentario che narra la storia di «Space One», la prima opera site-specific lanciata nella stratosfera (domenica 8 marzo, ore 17.00).
Tra i film in agenda, tutti in lingua originale e sottotitolati in italiano, si segnala, inoltre, «Ming of Harlem. Twenty One Storeys in the Air» di Phillip Warnell, vincitore del «Premio Georges de Beauregard» al Fid Marseille 2014, che affronta il tema del rapporto tra uomo e animale indagando le motivazioni che hanno spinto Antoine Yates a condividere per cinque anni un piccolo appartamento di Harlem con una tigre e un alligatore (sabato 7 marzo, ore 18.00).

Chiudono la programmazione «Cutie and the Boxer» di Zachary Heinzerling, candidato all’Oscar 2014 come miglior documentario, nel quale si racconta la storia del matrimonio tra gli artisti Ushio Shinohara e Noriko (sabato 7 marzo, ore 20.00), e «Feuer & Flamme» di Iwan Schumacher, sul lavoro della fonderia St. Gallen Art Foundry, dislocata nelle sue due sedi in Svizzera e in Cina, che ha visto al lavoro artisti quali Urs Fischer, Katharina Fritsch, Fischli/Weiss, e Paul McCarthy (venerdì 6 marzo, ore 20).

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Grit Lederer, «Ai Weiwei – Evidence», Germania, 2014; [fig. 2] Cherica Convents, «My Summer 77 with Gordon Matta-Clark», Belgio, 2012; [fig. 3] Maria Anna Tappeiner,  «Blick zurück nach vorn. Künstler über Deutschland», Germania, 2014; Iwan Schumacher, «Feuer & Flamme», Svizzera, 2014, [fig. 5] Invader, «Art4Space», Francia, 2012

Informazioni utili 
«Lo schermo dell’arte». Teatrino di Palazzo Grassi, San Marco 3260 – Venezia. Ingresso libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili. Informazioni: www.schermodellarte.org o www.palazzograssi.it. Da giovedì 5 a domenica 8 marzo 2015.