ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 22 luglio 2021

«Tones on the Stones», concerti sotto le stelle in una cava della Valle Ossola

Quinte di pietra e palco ecosostenibile, ovvero a impatto zero grazie a una produzione in loco da fonti rinnovabili: è il progetto di riqualificazione ambientale della Cava Roncino a Oira di Crevoladossola, una piccola frazione della Valle Ossola, tra boschi, vigneti terrazzati e antichi borghi, la più grande novità di «Tones on the Stones», il «festival in cava» diretto dal soprano Maddalena Calderoni che, da quindici anni, porta ai piedi delle Alpi, in sedi naturali di indubbio fascino, musica, danza, cinema e performance teatrali, unendo la fruizione della cultura alla valorizzazione di un territorio la cui storia è profondamente legata all’estrazione della pietra e della sua lavorazione.
Dopo «Before and After», l’edizione di transizione del 2020, «Tones on the Stones» si trasforma in «Tones Teatro Natura», spostando l’intero programma del festival all’interno del nuovo sito culturale nato nell’ex spazio industriale di Oira, grazie al progetto di riqualificazione firmato da Fuzz Atelier, che sta dando vita non solo a un teatro con due palcoscenici e millecinquecento posti a sedere, ma a un vero e proprio «gate aperto al mondo per favorire lo scambio di idee e progetti artistici», oltre che la realizzazione di «programmi di formazione e di educazione ambientale tesi al benessere individuale e collettivo».
Con alle spalle oltre sessanta produzioni, più di mille artisti invitati, il coinvolgimento di dieci differenti cave di pietra e gli applausi convinti di oltre 40mila spettatori, «Tones on the Stones», esperienza unica a livello internazionale, volge, dunque, con fiducia e nuovo slancio, lo sguardo al futuro e lo fa con una vera e propria stagione teatrale, in programma dal 22 luglio al 5 settembre, che porterà nella provincia di Verbania Cusio e Ossola jazz, opera lirica, musica elettronica e digital art.
In questa edizione, la rassegna si articolerà in quattro differenti format. Il cuore originario del festival, «Tones on the Stones», sarà dedicato a grandi artisti internazionali e vedrà in cartellone due appuntamenti.
Ad aprire idealmente il sipario sarà, nella serata del 22 luglio, il pianista armeno Tigran Hamasyan che, con Marc Karapetian al basso e Arthur Hnatek alla batteria, presenterà il suo ultimo album: «The Call Within».
A seguire, il 24 luglio, ci sarà «No(t)te di stelle», un grande evento multimediale e immersivo dedicato al repertorio operistico: fra danzatori aerei e il videomapping firmato dal regista Paolo Miccichè – celebre per le sue interpretazioni multimediali all’Arena di Verona e a Caracalla – si esibiranno star internazionali come il soprano Barbara Frittoli e il baritono Ambrogio Maestri, in compagnia del tenore kazako Azer Zada, il basso Antonio di Matteo, il mezzosoprano Laura Verrecchia e con la partecipazione di Maddalena Calderoni. A dirigere l’Orchestra filarmonica italiana sarà Elisabetta Maschio.
Subito dopo, dal 27 luglio al 1°agosto, sarà il momento di «Nextones», un festival nel festival tutto dedicato alla sperimentazione elettronica e audiovisiva. Lecture, presentazioni, passeggiate, workshop e performance musicali site-specific di alcuni degli artisti e ricercatori più interessanti del panorama contemporaneo caratterizzano il cartellone, che si aprirà con la compositrice e producer torinese Sara Berts che presenterà a Ghesc, un borgo medievale di otto edifici precedentemente abbandonati, il suo progetto «Ayni» sui temi della redenzione e della guarigione, sviluppato durante i mesi trascorsi nella foresta amazzonica peruviana nel 2019 e durante il primo lockdown del 2020.
Tra gli appuntamenti più curiosi di questa sezione del festival, nata nel 2014 e attenta al territorio circostante, ci sono la performance «Waterbowls» della la sound artist giapponese Tomoko Sauvage agli Orridi di Uriezzo (28 luglio), il progetto site specific della sound artist Felicity Mangan e di Radio Safari sull’ecosistema del fiume Toce (28 luglio), l’incontro con il giovane brand a vocazione green Rayon Vert all’Alpe Devero (29 luglio), e l’anteprima mondiale della performance multimediale «The End of the World» sugli effetti dei cambiamenti climatici (31 luglio), che coinvolgerà il pianista ucraino Lubomyr Melnyk, la violoncellista canadese Julia Kent e il collettivo torinese SPIME.IM.
Il programma dell’edizione 2021 di «Tones on the Stones» prevede, quindi, «Riverberi jazz», una due giorni di performance sonore dedicate al jazz contemporaneo che si contamina tanto con la tradizione popolare quanto con l’elettronica. I concerti verranno proposti al tramonto, nelle giornate del 26 e del 27 agosto, con allestimenti essenziali per scoprire il teatro nella sua forma più naturale. Si inizierà con le contaminazioni musicali di Gianluca Petrella e Pasquale Mirra, per proseguire con il bandoneon di Daniele di Bonaventura, il quartetto di percussioni Waikiki e, per finire, il concerto «Gong», il suono dell’ultimo round, concerto multimediale del trombettista Luca Aquino, con il percussionista francese Manu Katchè, le opere visive di uno dei padri della transavanguardia, Mimmo Paladino, e i racconti del giornalista sportivo Giorgio Terruzzi sulle storie della grande boxe.
Dal 3 al 5 settembre, «Tones on the Stones» sarà, infine, Campo Base, nuovo format che esplora i temi del rapporto tra uomo, natura e cultura della montagna: un campeggio per sviluppare una comunità temporanea, un’esperienza collettiva legata all’essenzialità che prevede una serie di attività diurne e serali sia per i piccoli, sia per gli adulti.

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martedì 20 luglio 2021

Reggio Emilia, la fotografia grande protagonista nei nuovi allestimenti dei Musei civici

Porta la firma di Italo Rota il nuovo allestimento dei Musei civici di Reggio Emilia, storici contenitori di cultura e meraviglia, che hanno da poco inaugurato al secondo piano del Palazzo dei musei, un nuovo spazio, frutto di un dialogo più che decennale tra l’architetto milanese e il team di conservatori, ricercatori e curatori delle collezioni. Br> In questo articolato percorso di ripensamento e risignificazione che ha donato una nuova dimensione all’archeologia, alle scienze e alla pittura, non poteva mancare una riflessione sulla fotografia, considerato il ruolo centrale che essa riveste nella storia di Reggio Emilia. Quella della città è, infatti, una vera e propria «ossessione fotografica» - per usare le parole dello stesso Italo Rota - che si rispecchia nell’importante Fototeca della Biblioteca Panizzi, nelle collezioni dei Musei civici, nel festival Fotografia europea e nel progetto Giovane fotografia Italiana, nonché nell’esperienza di Luigi Ghirri (Scandiano 1943 - Reggio Emilia 1992).
Tra le principali novità, si segnalano una sezione permanente – inaugurata con la mostra «La trama del visibile» – e la creazione, lungo tutto il percorso, di momenti d’incontro fra gli oggetti provenienti dalle collezioni museali e le immagini esposte secondo una vera e propria «Photo Affection»: tutte le proposte espositive hanno come obiettivo quello di ampliare la dimensione dello sguardo, che nell’esperienza museale si pone come tramite privilegiato di conoscenza.
Un’intera sezione permanente è dedicata a Luigi Ghirri, le cui quaranta immagini esposte costituiscono una selezione tratta da «Paesaggi di cartone», un album rilegato a mano dallo stesso fotografo contenente centoundici fotografie realizzate nei primi anni Settanta. L’album, pervenuto al Moma nel 1975, è stato dimenticato per quasi quarant’anni fino a quando, nel 2020, Quentin Bajac, curatore del dipartimento di fotografia, lo rintraccia assieme ad altri materiali dell’autore e, nello stesso anno, il museo decide di pubblicarlo in edizione integrale facsimile.
La ricerca di Ghirri, uno tra i più influenti fotografi contemporanei, si concentra su questioni quali la percezione, la rappresentazione e lo statuto dell’immagine e si apre a contaminazioni provenienti dalla letteratura, dalla filosofia, dalla musica e dall’arte. Lo spazio a lui dedicato, pensato in collaborazione con l’Archivio eredi Luigi Ghirri, si propone di offrire nuovi spunti di riflessione attraverso contributi e prospettive inedite, seguendo le parole dello stesso Ghirri secondo il quale la fotografia «rinnova quotidianamente lo stupore» e a rinnovarsi saranno anche le opere esposte che, per rendere conto della sua articolata e ricca produzione, ruoteranno con cadenza annuale.
«La trama del visibile»
, visitabile fino al 31 dicembre, è la seconda sezione permanente e prende avvio dalla collezione di Fotografia europea per costruire un percorso in evoluzione che, attraverso chiavi di lettura ogni volta differenti, si interroga sulla fotografia e sul futuro delle immagini. Il primo tema affrontato è quello della materialità e pone l’accento su come la fotografia sia, prima di tutto, un oggetto che esiste nello spazio e nel tempo presentando il lavoro di autori che, anche attraverso l’azione diretta, si sono interrogati sulla materia che costituisce la fotografia, rivelando la sostanza dell’immagine e il suo metabolismo.
Grazie a richieste di prestiti e committenze specifiche, la sezione è spunto per una ricerca più ampia che cerca di attualizzare e approfondire le problematiche affrontate da autori quali Luigi Veronesi, Nino Migliori, Franco Vaccari, Paolo Gioli, Davide Mosconi, Aldo Tagliaferro, Franco Vimercati, Marina Ballo Charmet, Paola Di Bello, Paola de Pietri, Joan Fontcuberta, Patrizio Esposito, Bernard Plossu, Mario Dondero, Klavdij Sluban, Sarah Moon, Seba Kurtis, Arianna Arcara, Luca Santese, Batia Suter, Simone Schiesari e Lorenzo Vitturi.
L’interesse del Museo per la fotografia – vera e propria Photo Affection – si traduce in un inserimento puntuale di opere provenienti dalla Fototeca della Biblioteca Panizzi, dalla collezione di Fotografia europea e dei musei Civici all’interno del percorso di riallestimento delle collezioni. Prendendo spunto da «Alfabeto» – opera realizzata nel 1973 da Claudio Parmiggiani e composta da ventuno scatti eseguiti da Luigi Ghirri, in cui gli oggetti del museo diventano una sorta di «alfabeto per gli occhi» – Palazzo dei musei si propone come un innovativo display per la valorizzazione delle opere acquisite, in grado di intrecciare i temi sollecitati dal patrimonio storico con nuove modalità di partecipazione del pubblico.
Una selezione di scatti provenienti dallo storico progetto «Esplorazioni sulla via Emilia. Scritture nel paesaggio» (1986) con fotografie di Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Giovanni Chiaramonte, Vittore Fossati, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Klaus Kinold, Claude Nori, Cuchi White e Manfred Willmann dialoga con i materiali archeologici provenienti dalla via Emilia romana.
È, inoltre, esposto un cospicuo nucleo di opere, circa un centinaio, provenienti dalla serie «Ersatz Lights» di Olivo Barbieri i cui paesaggi, immortalati in tutto il mondo, sono al centro di una riflessione sulla luce. La serie fa da contrappunto a oggetti tratti dalle più importanti raccolte civiche che restituiscono in modo evocativo uno spaccato dell’attuale comunità reggiana. Sono presenti anche alcuni scatti della mostra collettiva «AEmilia», un’indagine fotografica sul territorio promossa nel 1996 dalla Fototeca della Biblioteca Panizzi, in cui i protagonisti sono gli abitanti della città.
Numerose, inoltre, le opere provenienti dalla collezione di Fotografia europea presentate in un dialogo suggestivo con gli oggetti delle collezioni. Qui si trovano esposte fotografie di Joan Fontcuberta, Gabriele Basilico, Cristina De Middel, David Steward, Martin Parr, Alain Bublex, Alessandra Calò, Fabrizio Cicconi, Kai-Uwe Schulte-Bunert, Sarah Moon, Aino Kannisto e Fabian Albertini

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] © Cristina De Middel, The Afronauts, 2011, Courtesy Collezione Fotografia Europea, Reggio Emilia; [fig. 2] © Franco Vimercati, Vaso (o Le Temps retrouvé), 1982, Courtesy Archivio Franco Vimercati e Galleria Raffaella Cortese, Milano; [fig. 3] Luigi Ghirri, Modena, 1972 © Eredi Luigi Ghirri; [fig. 4] Luigi Ghirri, Engelberg, 1972 © Eredi Luigi Ghirri; [fig. 5] © Sarah Moon, Il cinema a lutto, 2014, Courtesy Collezione Fotografia Europea, Reggio Emilia

Informazioni utili 
Musei civici di Reggio Emilia. Orari estivi: martedì, mercoledì, giovedì, ore 20.00 – 22.00; venerdì, sabato, domenica e festivi, ore 10.00 – 13.00 e ore 17.00 – 22.00. Visita guidata gratuita al secondo piano di Palazzo dei Musei alle ore 20.00 (escluso lunedì). Prenotazione obbligatoria (0522.456816) in orario di apertura di Palazzo dei Musei o su Eventbrite. Ingresso gratuito. Sito internet: www.comune.re.it.

lunedì 19 luglio 2021

«Light for Future»: a Recanati sei installazioni artistiche per sensibilizzare la collettività sul tema della sostenibilità ambientale

Ambiente urbano e creatività contemporanea si incontrano sotto le stelle di Recanati. Il borgo marchigiano ha dato vita, con la collaborazione di iGuzzini illuminazione, al progetto «Light for Future», realizzato in collaborazione con l’associazione internazionale di Lighting Design Iald, l’Accademia di Belle arti di Macerata e la società di distribuzione elettrica adriatica Dea, sotto la direzione artistica dello scenografo Giancarlo Basili.
Alcuni tra i luoghi più caratteristici del borgo - il Chiostro di Sant’Agostino, il Chiostro di Palazzo Venieri, l’Acquedotto civico, la Porta San Filippo, il Multisala Sabbatini e il Convento delle Clarisse -, sono stati valorizzati da un’illuminazione architetturale, nonché dalla proiezione di immagini e suggestioni in grado di dialogare con le persone in un percorso luminoso e narrativo volto a sensibilizzare la collettività sul tema della sostenibilità ambientale.
I vari interventi sono descritti, lungo il percorso, da pannelli informativi e dall’app «Light for Future».
Le immagini proiettate sono il frutto di una call to action lanciata da Iald e iGuzzini a quattro tra i più importanti studi di lighting design a livello internazionale - Arup, Licht Kunst Licht, Light Bureau e Speirs Major - sull’uso della luce come strumento di innovazione sociale ed elemento di riqualificazione urbana.
I quattro studi hanno lavorato – si legge nella nota stampa - «con proiettori iGuzzini Palco InOut Framer con gobos - apparecchi ad altissime prestazioni in grado di integrarsi armoniosamente nell’architettura e nel paesaggio, la cui molteplicità di accessori ottici permette la realizzazione di scenari luminosi personalizzati e anche dinamici. Inserendo un gobo specifico (disco metallico o in vetro dicroico, con filtri colorati o con forme geometriche) all’interno, la luce è capace di definire nuove espressioni per una città creativa, proiettando nel contesto urbano immagini e suggestioni che dialogano con le persone, dal centro alla periferia. Attraverso un’interfaccia Bluetooth-DALI è inoltre possibile gestire facilmente l’apparecchio con app da remoto e attivare servizi smart, per amplificare l’esperienza visiva».
Il viaggio tra le sei installazioni può partire dalla Chiesa di Sant’Agostino: attorno al pozzo d'acqua presente nel chiostro viene proiettato in pianta l'elemento carbonio, disegnato dallo studio Arup, a simboleggiare come le attività umane stiano danneggiando l'ambiente. Per il campanile della Chiesa, punto più alto della città e celebre per aver ispirato la poesia di Leopardi «Il passero solitario», lo studio Light Bureau si fa, invece, portavoce del grido «Save our Planet» attraverso l’elemento aria. Le proiezioni sono enfatizzate dalla luce architetturale del chiostro che valorizza lo stile medievale esaltandone le volumetrie e conferendo maggiore profondità allo spazio centrale. Arrivando, quindi, in piazzale Pietro Giordani, la Torre dell’Acquedotto suggella il ruolo dell’acqua come fonte di vita per l’umanità, rappresentata dalla silhouette umana stilizzata dello studio Arup, e celebra la natura, rievocata, invece, dalle piante dello studio Speirs Major. Si prosegue, poi, all’interno del rinascimentale Chiostro di Palazzo Venieri, dal cui balcone si può ammirare uno dei panorami più sorprendenti della Riviera Adriatica, dove viene proposta un’installazione di Light Bureau con la proiezione dell’elemento acqua, forza distruttrice e forza creatrice.
Il rapporto uomo/natura e la necessità di preservare la biodiversità ricorrono nella Porta San Filippo, dove l’ape di Arup viene proiettata sull’asfalto e diventa simbolo delle specie animali e vegetali a rischio di estinzione. Procedendo si arriva, poi, al Multisala Sabbatini illuminato in facciata da un fuoco che incendia realizzato da Light Bureau – simbolo, visibile anche da lontano, degli effetti che il mancato intervento umano produrrebbe sul pianeta. Il viaggio attraverso la città si conclude al Convento delle Clarisse, casa natale del celebre tenore Beniamino Gigli, la cui facciata diventa una tela su cui dipingere, con la luce, un’immagine eterea portatrice di un messaggio positivo: le nuvole di Licht Kunst Licht diventano un tutt’uno con il cielo, simbolo della (ri)connessione possibile tra uomo e natura, anche attraverso la creatività. Per un futuro sostenibile.
Il progetto «Light for Future» proseguirà nel 2022 e nel 2023 attraverso l’estensione delle installazioni ad altre aree del centro storico. L’iniziativa è un’ulteriore tappa per la valorizzazione del patrimonio architettonico e ambientale di Recanati con l’obiettivo di aumentarne l’attrattività, anche turistica, e potenziarne l’identità culturale, e porta avanti il percorso avviato nel 2013 quando il Comune di Recanati, tra i primi sul territorio nazionale, si è dotato di un Piano della luce redatto dall’architetto Corrado Terzi per un’illuminazione funzionale e monumentale di qualità.

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