ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 7 dicembre 2021

«Selvatici e salvifici», a Trento gli animali di Mario Rigoni Stern

Il bosco come universo narrativo e i suoi animali come protagonisti: è questa una chiave di lettura per approcciarsi ai racconti di Mario Rigoni Stern, autore che ha raccontato non solo le tragedie della guerra e della prigionia, ma anche l’amore e il rispetto per l’ambiente. Cani «dai segreti amori», lepri in fuga, gufi delle nevi, caprioli sperduti, api dall’alacre operare punteggiano le pagine degli scritti dell’autore veneto, insieme con descrizioni dettagliate di boschi e montagne, da godere con una libertà responsabile e solidale. Non a caso ne «Il bosco degli urogalli» si legge: «la terra, l’aria, l’acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato». 
A questo aspetto della produzione letteraria di Mario Rigoni Stern guarda la città di Trento, dove il Mart e il Muse omaggiano lo scrittore, nel centesimo anniversario della nascita, avvenuta ad Asiago il 1° novembre 1921, con una mostra. Palazzo delle Albere ospita, fino al 27 febbraio, «Selvatici e salvifici», esposizione curata da Fiorenzo Degasperi e Giuseppe Mendicino: un vero e proprio bestiario scaturito dalla scrittura asciutta, limpida ed evocativa dell’autore veneto, che ci ha lasciato opere come «Il sergente nella neve» e «L’ultima partita a carte», reinterpretato per l’occasione da pittori, fotografi, scultori e artisti ambientali. Volpi, orsi, urogalli, cervi, tassi, pernici, aquile animano così le sale del secondo piano dell’antica dimora dei principi vescovi di Trento, con i suoi splendidi affreschi cinquecenteschi.
All’entrata di Palazzo delle Albere si trova una grande sagoma lignea di circa quattro metri: «Human» di Roberto Pedrotti, opera che richiama la figura di un cervo. Mentre all’interno del museo si trovano una settantina tra sculture, fotografie e dipinti di una quindicina di artisti, tra cui il trentino Fortunato Depero, con i suoi orsi, galli e altri «animali futuristi».
A ogni autore, molti dei quali furono grandi amici dello scrittore, corrisponde un’area intitolata a uno o più degli animali narrati da Rigoni Stern.
Marco Arman, pittore ed ex guardacaccia cembrano, affronta il mondo degli uccelli tratteggiandolo per accenni, mentre Albert Ceolan, fotografo, cattura in un click il loro passaggio. Gli olii su carta di Alda Failoni sono intensi e raffinati: caprioli, ermellini, tassi e faine sono avvolti da un alone magico. Gli animali di Federico Lanaro – caprioli, camosci, volpi e orsi –, disposti in una struttura che costringe lo spettatore a passarvi in mezzo, possono moltiplicarsi a dismisura facendo sentire noi umani piccoli piccoli. Gianfranco Schialvino e Gianni Verna sono due incisori. Alcune delle loro opere – lepri, gufi e il maestoso gipeto – decoravano le pareti della casa di Mario Rigoni Stern e ora omaggiano l’autore dalle sale rinascimentali delle Albere.
Claudio Menapace
, con i suoi piatti decorati, gli «Scheiben», e Aldo Valentinelli, entrambi pittori alpini, interpretano a loro modo l’amico dell’uomo, il cane; Gianluigi Rocca con i suoi disegni iperrealistici racconta scene di caccia e di vita nei boschi; Matthias Sieff, con un linguaggio grottesco, la dea Diana, stambecchi e altre creature di montagna. Civette e altri rapaci notturni scaturiscono dall’inventiva lignea di Adolf Vallazza. Ivan Zanoni, invece, omaggia Rigoni Stern con la forza del martello e l’eco dell’incudine, esponendo in uno dei torrioni del palazzo le sue opere in ferro battuto: anatre, pernici, una lince. Orlando Gasperini, infine, attinge dai bestiari medioevali costumi, simboli e proprietà degli animali, facendo emergere la loro cifra simbolica, salvifica o dannata: dall’unicorno all’uccello del Paradiso, dal Tetramorfo all’Ouroboros.
Questi lavori così come le descrizioni di Mario Rigoni Stern diventano così un invito a visitare i luoghi evocati nelle storie e raffigurati nelle sale di Palazzo delle Albere: «mi piace immaginare – diceva, a tal proposito, lo scrittore - che i miei lettori, percorrendo quei sentieri, possano provare le mie stesse impressioni ed emozioni».

Informazioni utili 
Selvatici e salvifici. Gli animali di Mario Rigoni Stern. Palazzo delle Albere, via Roberto da Sanseverino, 43, Trento. Orari: martedì – domenica 10.00 - 18.00 (lunedì chiuso) Ingresso: intero 7 Euro, ridotto 5 Euroratuito fino ai 14 anni e persone con disabilità. Informazioni: palazzoalbere@muse.it | prenotazioni@muse.it | tel. 0461.270311. Fino al 27 febbraio 2022.

lunedì 6 dicembre 2021

«Antologia scelta 2022», la Tornabuoni Arte presenta la sua collezione di arte moderna e contemporanea

Da Giovanni Fattori a Fabrizio Plessi, da un quadro dell’Ottocento a un video del 2021: è una retrospettiva ad ampio raggio quella che propone la Tornabuoni Arte con la mostra «Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2022». L’esposizione - accompagnata dal saggio «La linea evolutiva dell'arte», a cura della storica dell’arte Sonia Zampini – presenta, nella sede di Firenze (in Lungarno Benvenuto Cellini 3), una selezione di oltre cinquanta dipinti che mettono in luce la molteplicità di movimenti e stili che hanno animato l’arte negli ultimi due secoli.
Al primo piano della galleria sono esposti alcuni grandi maestri dell’arte figurativa italiana della prima metà del Novecento, come Plinio Nomellini. Il suo «Pastore con gregge e pecore» (1900-1910) è un dipinto dall’atmosfera vibrante, data dall’uso di una pennellata a macchie, che testimonia l’attenzione del pittore verso la natura e la rappresentazione del sociale. Sono gli anni in cui l’artista sperimentà il Simbolismo e decise di stabilirsi definitivamente in Versilia, a Torre del Lago, dove nacque l’amicizia con Giacomo Puccini e Giovanni Pascoli.
Tra gli artisti che segnarono in maniera indelebile il periodo a cavallo delle due guerre, non possono mancare figure come Savinio, rappresentato da «Apparition du Printemps» del 1929, o Massimo Campigli, in mostra con un particolarissimo affresco riportato su tela, «Venezia - Gita in barca», del 1941, una raffinata composizione che ricorda gli antichi affreschi di Pompei come anche la pittura del misterioso popolo etrusco, affascinato com’era dalla ricerca di una purezza primordiale, arcaica, ma anche dall’armonia e dal rispetto delle forme.
«Piazza d’Italia», opera nota di Giorgio de Chirico datata 1951, ci introduce alla pittura metafisica: la composizione raffigura le caratteristiche architetture di uno spazio urbano dall’atmosfera rarefatta, carica di lirico silenzio.
Si prosegue al piano terra con un’ampia selezione di opere moderne e contemporanee. Lucio Fontana è stato un artista con cui la Tornabuoni Arte ha sempre avuto un rapporto speciale, e in questa antologia troviamo ben cinque suoi capolavori come, fra tutti, «Concetto spaziale, Attese» (1965-66), dove l’azione solenne di quattro tagli si imprime sulla tela rossa. 
Relativamente al contesto dell’Arte povera, sono in mostra artisti come Alighiero Boetti e Jannis Kounellis. Del primo è esposto «Non resto non parto non parto non resto» (1979), un’opera realizzata con la penna biro, secondo il principio espresso dallo stesso artista, per il quale «si può usare tutto per fare arte senza nessuna gerarchia». Del secondo è visibile «Senza titolo» (2010-2011), un lavoro a parete, composto da una lastra di derivazione industriale sulla quale è sospeso, in una rete metallica, un violino, la dimensione impalpabile della musica evocata dalla memoria emotiva del suono dello strumento musicale si contrappone, qui, alla fredda e solida materia che lo contiene.
Lungo il percorso espositivo si nota la presenza di altri protagonisti di questo periodo storico come Enrico Castellani, con «Superficie» del 1973, un quadro dalla tridimensionalità reale e concreta, che dà alla superficie una consistenza del tutto nuova e rivoluzionaria. Ci sono, poi, lavori Arnaldo Pomodoro, Piero Dorazio, Alberto Biasi, Emilio Isgrò.
Chiude l’esposizione una sezione dedicata agli artisti internazionali. Di Wassily Kandinsky - che Sonia Zampini ricorda nel titolo del suo saggio «La linea evolutiva dell’arte» - si può ammirare «Communiqué» (1936), realizzato durante il suo soggiorno a Neuilly-sur-Seine, vicino Parigi, quando il pittore tornò a dipingere acquerelli. Sempre su carta è lo splendido «Femme dans la nuit» di Joan Mirò (1966), un intimo soliloquio carico di malinconia esistenziale, dove la figura femminile posta a destra del campo visivo, descritta con la sapienza di linee agili e modellanti, si rivolge alla grande stella che domina il cielo. Risalgono, invece, agli anni ’80, le opere «Dinn» (198) e «Tizenne 2» (1986) del fondatore dell’Op art, Victor Vaserely.
Da giovedì 16 dicembre e fino al 26 novembre 2022, un’ulteriore selezione di circa trenta lavori pubblicati nel volume «Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2022» sarà in mostra nella sede milanese della Tornabuoni Arte. La galleria conferma così la propria vocazione a essere non solo spazio commerciale, ma anche luogo aperto alla cultura, mettendo a disposizione del grande pubblico la sua collezione. Una raccolta formata nel tempo - grazie anche al rapporto consolidato con critici d’arte, curatori e collezionisti – che mostra tutta la passione e la dedizione di Roberto Casamonti per il suo lavoro e per l’arte.

Didascalie delle immagini
1.Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attese, 1965-66, idropittura su tela, cm 54x65; 2. Massimo Campigli, Venezia - Gita in barca, 1941, affresco su intonaco intelato e riportato su tavola, cm 89x118; 3.Alighiero Boetti, Non resto non parto non parto non resto, 1979, penna biro su carta applicata su tela, cm 100x140; 4. Wassily Kandinsky, Communiqué, 1936, acquerello e china su carta montata su cartoncino, cm 48,5x30,5  

Informazioni utili 
«Antologia scelta 2022». Tornabuoni Arte, Lungarno Benvenuto Cellini 3 – Firenze. Informazioni: info@tornabuoniarte.it, +39.055.6812697. Sito internet: www.tornabuoniart.com. Fino al 26 novembre 2022

domenica 5 dicembre 2021

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 29 novembre al 5 dicembre 2021

UNA STANZA TUTTA PER...ETTORE SOTTSASS. RICOSTRUITO IN TRIENNALE UN INTERNO DI CASA LANA
Ha da poco inaugurato a Milano, al primo piano di Palazzo dell'arte, la Sala Sottsass, ricostruzione di un interno di una residenza privata, Casa Lana, progettata da Ettore Sottsass intorno alla metà degli anni Sessanta.
La riproduzione filologica della stanza è stata oggetto di un approfondito lavoro di studio da parte dell’archivio e del laboratorio di restauro della Triennale, al quale hanno preso parte, tra gli altri, Luca Cipelletti, che ha curato l’allestimento, e Christoph Radl, che ha seguito l’art direction del progetto.
In Triennale viene esposto il nucleo centrale di Casa Lana, una struttura in legno con divani disposti in modo da creare un luogo di soggiorno protetto per chiacchierare e ascoltare musica, mentre lo spazio intorno è organizzato per assolvere a varie attività e funzioni. Gli spazi sono ottimizzati perché, eliminati i corridoi, si crea, nelle parole dello stesso autore, «una piazzetta nella quale si gira e ci si incontra» («Domus», 1967).
Intorno all’allestimento permanente sono previste mostre ed eventi che metteranno in luce diversi aspetti del lavoro e del pensiero del maestro, figura poliedrica che fu insieme designer, architetto, urbanista, pittore, grafico e fotografo e che fondò nel 1981 il gruppo Memphis.
Si inizia con «Ettore Sottsass. Struttura e colore» (3 dicembre 2021 – 13 marzo 2022), esposizione nella quale vengono presentate opere pittoriche, disegni, fotografie e oggetti che mettono in evidenza la particolare attenzione dell’architetto alla relazione tra l'uomo, le sue necessità, i suoi riti e lo spazio abitato. Si proseguirà con «Ettore Sottsass. Il calcolo» (maggio-novembre 2022), dedicata alla collaborazione con Olivetti, e con «Ettore Sottsass. La parola» (dicembre 2022-aprile 2023).
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.triennale.org.

Foto di Gianluca Di Ioia 
 
«ANTE—POSTER», MANIFESTI D’ARTISTA PER IL RESTAURO DELLA CHIESA DI SANT’AGNESE A PADOVA
È stato Ignacio Uriarte a inaugurare il progetto «Ante—Poster», una serie di manifesti d’artista che, per circa dieci mesi, accompagnerà gli ultimi lavori di restauro della Chiesa di Sant’Agnese di Padova. A ideare il progetto di affissione, che vedrà i poster apparire sulle vetrine di quelli che saranno gli spazi del bookshop, è la Fondazione Alberto Peruzzo, in collaborazione con lo studio di direzione artistica e progettazione grafica Multiplo.
Serena Fineschi, Susanne Kutter, Marc Nagtzaam, Giulia Siviero e Esther Stocker sono gli altri artisti che, insieme a Ignacio Uriarte, accompagneranno il processo di restauro in corso, la cui conclusione è prevista per la primavera del 2022.
Ogni due mesi circa, verrà affisso un nuovo manifesto pensato ad hoc per il progetto e tutte le opere saranno poi stampate su carta fine art in edizione limitata a 100, di carte d'artista.
La chiesa di Sant’Agnese, tra le più antiche della città di Padova, al termine dei lavori sarà restituita al pubblico dalla Fondazione Alberto Peruzzo, che ne farà un luogo di cultura attivo e di dialogo con l’arte contemporanea: la navata sarà uno spazio dedicato a installazioni temporanee, mentre la sacrestia diventerà uno spazio espositivo per la collezione dell’istituzione non profit, che comprende, tra le altre, opere di Picasso, Balla, De Chirico, Dubuffet, Vedova, Schifano, Haring, Fontana e Warhol. Sotto il piano terra, un’area storica permanente raccoglierà una serie di reperti ritrovati nel corso dei restauri – tra cui importanti frammenti d’affresco del Trecento - e alcuni sepolcri, mentre il terrazzo sopra la sacrestia si presterà ad accogliere grandi sculture ed eventi.
Per saperne di più: https://www.fondazionealbertoperuzzo.it/

LACCHE GIAPPONESI E «FIORI D’AUTUNNO» AL MAO DI TORINO
Sono i fiori più simbolici della stagione autunnale i protagonisti della nuova rotazione di lacche e inro giapponesi, eseguita periodicamente al Mao – Museo d’arte orientale di Torino per mettere a riposo gli oggetti più delicati.
Il crisantemo, che in Occidente è associato principalmente al culto dei morti, in Oriente ha una valenza più ampia e variegata: oltre a simboleggiare la casata imperiale giapponese in quanto richiamo all’astro solare, questo fiore è legato ai concetti di forza, prosperità e immortalità e viene utilizzato in maniera ricorrente come motivo decorativo di preziosi manufatti.
L’arte della laccatura ha origini antichissime e consiste nel rivestire con rhus verniciflua, una sostanza di origine vegetale, l’oggetto in legno, levigandolo per fargli acquisire un aspetto liscio e brillante. Durante il periodo Heian (794-1185 d.C.), grazie a influenze provenienti dalla Cina, la tecnica si affina e si impreziosisce. Risale, infatti, a questa epoca l’utilizzo dell’intarsio e della lamina d’oro e d’argento, che trasforma oggetti di uso domestico o sacro in piccole opere d’arte.
Tra gli esemplari in lacca esposti a Torino trovano spazio una scatola contenente il necessario per annerire i denti (hagurobako), una delicata scatolina per conservare i plettri da koto (una cetra a tredici corde) e una scatola da scrittoio (suzuribako) ornata con una raffigurazione di Kikujido, protagonista di una storia legata alla diffusione del buddhismo. Secondo questa leggenda, viveva in Cina un bambino chiamato Kikujido (Fanciullo che ama i crisantemi). Egli scrisse dei passi di scritture buddhiste su foglie di crisantemo e le depose in un fiume: le sue acque si tramutarono in un liquido miracoloso che poteva guarire ogni male. All’interno della scatola da scrittoio sono contenuti una boccetta per l’acqua in argento, una pietra nera da inchiostro, un pennello in bambù, un poggia-pennello a forma di montagna, in cristallo di rocca, e due barrette d’inchiostro.
Accanto alle lacche sono esposti anche tre inro, preziose scatoline a compartimenti impilati, originariamente utilizzati per trasportare il sigillo personale e la ceralacca: fra questi è particolarmente degno di nota un inro che presenta una decorazione esterna caratterizzata da grandi mon (emblemi) in oro che raffigurano il fiore di kikyo, il sigillo della campanula, inscritto in un anello. Questo simbolo è il mon principale di un ramo del potentissimo clan Matsudaira, dal quale proveniva lo stesso fondatore dello shogunato di Edo, Tokugawa Ieyasu.
Per maggiori informazioni sulla mostra, che rimarrà aperta fino al 20 marzo, è possibile consultare il sito www.fondazionetorinomusei.it.

Nelle foto: 1.Piccola scatola portadocumenti ryoshibako con staccionate e crisantemo Periodo Edo, metà XIX secolo Legno laccato, polvere e foglia d’oro Collezione privata; 2. Inro completo di ojime e netsuke: Fukurokuju e bambù Periodo Edo, fine XVII - inizi XVIII secolo Legno laccato, madreperla, polvere d’oro, corallo, seta Collezione privata

FUMETTO, FOTOGRAFIA E ARTE CONTEMPORANEA PER L’ASTA DI CAMBI A MILANO
Dal fumetto alla fotografia, senza dimenticare i grandi nomi dell’arte contemporanea: si preannuncia come imperdibile l’asta che Cambi ha in programma il 14 dicembre nella sua sede di Milano, in via San Marco. L’esposizione al pubblico dei lotti è prevista da giovedì 9 a domenica 12 dicembre, dalle ore 10 alle ore 19.
Mario Sironi, Renato Guttuso, Jeff Koons, Mario Schifano, Robert Indiana sono alcuni degli artisti in catalogo. Tra le opere più significative all’incanto si segnalano una tela astratta di Piero Dorazio, «Alzabandiera per Federico» del 1954 (stima: 75.000 - 95.000 euro), il divertente manifesto «Faccine colorate» di Alighiero Boetti (stima: 40.000 - 50.000 euro), un olio su tela di Hans Hartung datato 1973, «T1973-E23» (stima: 50.000 - 70.000 euro), e la «Copertina per Sgt. Kirk» di Hugo Pratt, originale del numero 24 della rivista edita da Ivaldi Editore nel giugno 1969 (stima: 18.000 - 30.000 euro).
Di straordinario impatto è, poi, la fotografia di Shirin Neshat, «Seeking Martyrdom» (nella foto), uno fra i primi cicli fotografici realizzati dall’artista dopo il suo viaggio in Iran nel 1990 (stima: 25.000 - 30.000 euro). Il lavoro ritrae una donna – la stessa artista – che indossa lo hijab e stringe fra le mani la canna di un fucile e un tulipano. Ciò che ci restituisce questa fotografia è, dunque, l’immagine di una donna musulmana orgogliosa e fiera, distante dal preconcetto che la vede passiva e sottomessa.
Un capitolo a parte è dedicato a «Henry», il secondo dinosauro messo all’asta da Cambi. Si tratta di un esemplare di Hypacrosaurus, un ornitopode appartenente alla famiglia degli adrosauridi, il cui materiale osseo è stato raccolto dai nativi della Blackfeet Indian Reservation, in un unico strato, in una cava ben definita e relativamente piccola appartenente ad un affioramento della Two Medicine Formation, nella contea di Glacier, Montana. La stima per questa meraviglia della scienza naturale è di 250.000 – 280.000 €.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina cambiaste.com.

APERTO IL BANDO DI CONCORSO PER LA SELEZIONE DEI BORSISTI 2022-2023 DELL’ACCADEMIA DI FRANCIA A ROMA
Rimarrà aperto fino al prossimo 7 gennaio il bando di concorso per selezionare i borsisti che saranno ospitati dal prossimo settembre a Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia a Roma, per una residenza di creazione, sperimentazione e ricerca della durata di dodici mesi.
Il concorso si rivolge ad artisti, autori e ricercatori già affermati, francofoni, senza criteri di nazionalità. È possibile candidarsi in tutte le discipline della creazione letteraria e artistica, dei mestieri dell’arte, così come in storia e teoria delle arti o in restauro di opere d’arte e monumenti.
Ogni borsista beneficerà di una borsa di residenza di 3.500 euro lordi assegnata mensilmente e disporrà di un appartamento individuale, oltre che di uno spazio di lavoro (laboratorio o ufficio, individuale o condiviso, a seconda delle discipline e della disponibilità). Villa Medici metterà, inoltre, a disposizione dei borsisti inoltre la sua biblioteca con più di 37.000 volumi e una collezione di fumetti, una sala proiezioni (100 posti) e un laboratorio fotografico.
Il numero massimo di borse di residenza attribuite per il periodo 2022-2023 è fissato a sedici.
Le candidature al concorso devono essere presentate sotto forma di una nota che illustri un progetto preciso e descriva i temi di ricerca, la natura dei lavori e le motivazioni del soggiorno a Villa Medici. Sono ammesse le candidature collettive; in tal caso, ogni membro del collettivo riceverà una borsa mensile.
La presenza dei sedici borsisti a Roma è un momento propizio per gli incontri e gli scambi con artisti, curatori, responsabili di istituzioni, ricercatori, galleristi, collezionisti e non solo.
Per tutta la durata del soggiorno, i borsisti beneficeranno, inoltre, del supporto artistico e tecnico dell’equipe dell’Accademia, e saranno incoraggiati a partecipare alla vita dell’istituzione e agli eventi che ritmano il suo programma artistico e culturale.
Il regolamento del concorso, l’elenco dei membri della giuria, i documenti necessari per la presentazione delle candidature possono essere consultati sul sito dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici all’indirizzo www.villamedici.it/fr/concours-des-pensionnaires/. Mentre le candidature devono essere inviate al link https://concours-pensionnaires.villamedici.it/access/.

«LE GALLERIE INCONTRANO», A VENEZIA E ON-LINE DUE CONVERSAZIONI SU TIZIANO E LEONARDO
Ritornano alle Gallerie dell’Accademia di Venezia le conversazioni intorno a opere del suo patrimonio, ma anche su pubblicazioni e attività di studio legate alla sua attività. La formula scelta per questo progetto, intitolato «Le Gallerie incontrano», vede un curatore del museo dialogare con uno studioso o esperto di una specifica disciplina, così da stimolare un dibattito il più possibile aperto e informale, ma sempre di grande valenza scientifica. Gli incontri, che verranno trasmessi anche in streaming, sono gratuiti e si svolgono sempre alle ore 17 nella Sala conferenze al pianoterra, fino a esaurimento dei posti disponibili.
La prima conversazione, in programma giovedì 9 dicembre, si intitola «Maravegie in la pitura. Il Bravo di Tiziano alle Gallerie dell’Accademia». L’opera, tra i più enigmatici dipinti giovanili di Tiziano, conservata a Vienna al KunsthistorischesMuseum, è tornata a Venezia dopo trent’anni anni per essere eccezionalmente esposta alle Gallerie fino al 20 gennaio. La vicedirettrice del museo Roberta Battaglia si confronterà con la studiosa e storica dell’arte Rosella Lauber sull’opera, sulla sua storia collezionistica, sui dibattiti relativi alla cronologia e alle antiche attribuzioni, sui significati e sulle possibili letture del soggetto criptico e di difficile interpretazione. Il link per la diretta streaming è https://youtu.be/CZOYJ9klDl4.
Il ciclo di incontri proseguirà giovedì 16 dicembre con «Leonardo Da Vinci e l’invenzione dell’opera». La raccolta grafica delle Gallerie dell’Accademia conserva venticinque disegni autografi del maestro toscano, tra i quali alcune incredibili testimonianze che descrivono eteree fanciulle danzanti e svelano l’attenzione dell’artista per la musica, lo spettacolo, la danza. Proprio questo tema è al centro del volume «Leonardo Da Vinci e l’invenzione dell’opera» di Olivier Lexa. L’autore ne parlerà con Valeria Poletto, responsabile del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell’Accademia. Il link per la diretta streaming è https://youtu.be/0WBbK0SFSJk.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito gallerieaccademia.it.