ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 24 novembre 2020

Un’edizione tutta digitale per BilBOlbul, il festival internazionale del fumetto di Bologna

Compie quattordici anni BilBOlbul - Festival internazionale di fumetto di Bologna, che, in conformità alle restrizioni imposte dall’ultimo Dpcm per contrastare la pandemia da Coronavirus, si presenta in una formula inedita.
Tutti gli appuntamenti in cartellone dal 27 al 29 novembre saranno, infatti, in streaming sul sito istituzionale del festival, ma anche sui canali YouTube e Facebook.
Conferenze, incontri con gli autori, presentazioni di libri -in buona parte in inglese e sottotitolati- vanno a comporre il ricco cartellone di questa edizione della kermesse, che vede ancora una volta come ente organizzatore l’associazione culturale Hamelin e come main partner il Gruppo Hera.
La necessità di agire on-line ha portato anche a un’estensione temporale del festival: dopo la tre giorni di fine novembre, la consueta offerta formativa per gli studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado (ma anche per gli iscritti all’Accademia di belle arti e all’Erasmus Mundus in Culture letterarie europee dell’Università di Bologna) andrà avanti fino al prossimo 15 gennaio; in contemporanea verrà gettato uno sguardo sulle ultime uscite internazionali di graphic novel.
Sono, invece, rinviate a data da destinarsi le mostre in presenza, tra cui si segnala la collettiva, tutta al femminile, «Prendere posizione. Il corpo sulla pagina», con opere di Émile Gleason, Rikke Villadsen, Nicoz Balboa e Alice Socal.
Tema conduttore di questa edizione del festival sarà il corpo, ovvero -come ricordano gli organizzatori di BilBOlbul - «la prima cosa che si disegna, il motore e l’essenza di ogni storia», che verrà raccontato nella sua accezione erotica, comica, non conforme, politica.
Gli artisti coinvolti, per la maggior parte donne, hanno scelto il corpo - si legge nella presentazione - per «raccontarsi con l’autobiografia, per immaginare futuri desiderabili o distopici, per riscrivere i generi letterari classici e scardinarne l’immaginario».
Un’impronta femminile si ravvisa anche nel manifesto di questa edizione, firmato da Émilie Gleason, premio Rivelazione al Festival di Angoulême del 2019 per il suo graphic novel «Ted, un tipo strano», che racconta la sindrome di Asperger con grande umanità e senza ipocrisie. Il libro -al centro di un incontro in programma on-line domenica 29 novembre, alle ore 15.30- uscirà in edizione italiana per Canicola proprio in occasione del festival bolognese, quale segno della collaborazione, consolidata ormai da anni, tra BilBOlbul e le principali case editrici per portare in Italia i titoli più interessanti del panorama internazionale.
Come già ricordato, Émilie Gleason è anche una delle autrici protagoniste del volume «Prendere posizione. Il corpo sulla pagina», catalogo della mostra che avrebbe dovuto inaugurare il 27 novembre negli spazi espositivi della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Il libro, curato ed edito da Hamelin, propone uno sguardo sulla rappresentazione e funzione del corpo nel fumetto contemporaneo attraverso interviste e articoli sulle autrici più rilevanti del panorama nazionale e internazionale.
Tra le protagoniste di questa novità editoriale c’è anche Rikke Villadsen, artista al centro dell’appuntamento inaugurale di BilBOlbul: «Sogliole e cowboy», in agenda venerdì 27 novembre, alle ore 15.
La programmazione del primo giorno del festival proseguirà quindi, alle ore 16, con una diretta con Tommi Parrish, rivelazione del fumetto statunitense con il suo libro «La bugia e come l’abbiamo raccontata», graphic novel che uscirà per Diabolo Edizioni nella sua versione italiana. 
Il volume racconta - si legge nella presentazione - la «storia all’apparenza semplice di due amici che si incontrano per caso dopo anni e passano una serata insieme a parlare»; il loro ritrovarsi «diventa il pretesto per una sorta di bilancio esistenziale, tra amori, speranze e disillusioni, il tutto raccontato attraverso uno stile originalissimo fatto di vignette incompiute o semi-smontate, disegni lasciati a metà, un uso spettacolare del colore».
Sabato 28 novembre si proseguirà nell’esplorazione e approfondimento del tema del corpo con una vera e propria maratona di incontri e tavole rotonde on-line. Ad aprire la giornata sarà, alle ore 9.30, la traduttrice e saggista Maria Nadotti con la diretta «Dall’autorappresentazione del corpo alla sua cancellazione». Alle ore 11, si terrà, invece, l’appuntamento «Nuove forme di bellezza», che metterà a confronto due generazioni di autrici del fumetto grazie alla partecipazione della veterana Anke Feuchtenberger, ammirata per il suo stile ipnotico e onirico, e della giovane Alice Socal.  Mentre, alle ore 12, Alex Bodea, Max Baitinger ed Émile Gleason saranno protagonisti dell’appuntamento on-line «Contro i bordi. Corpi, spazi e confini nel nuovo fumetto comico». A seguire la scrittrice Claudia Durastanti proporrà dapprima -alle ore 15.30- una riflessione sul ruolo del corpo nella fantascienza femminile e poi -alle ore 16.30 – intervisterà, nell’incontro «Ai confini del corpo. Visioni di futuri possibili tra natura e tecnologia», la spagnola Ana Galvañ,  che ha portato nuova linfa al genere della fantascienza a fumetti. Infine, alle ore 17.30, ci sarà l’appuntamento «Born This Way. Il disegno e il racconto di sé come scoperta e trasformazione» sulla multiforme arte di Nicoz Balboa, in cui diario e autobiografia diventano un’appassionata e ironica riflessione sull’identità, le relazioni, le lotte e le gioie dell’esistenza.
Domenica 29 novembre, quella che avrebbe dovuto essere la giornata conclusiva del festival diventa, invece, l’inizio di «BBB continua», un ciclo di interviste che proseguiranno on-line fino a gennaio, a cadenza settimanale, sui canali del festival, con gli autori di alcuni dei migliori graphic novel usciti in Italia nel 2020. Si comincerà, alle ore 14.30, con Luca Negri e il suo «Controspionaggio» (Coconino Press - Fandango), intricata storia di complotti di guerra, terrorismo, morti e rinascite. Si proseguirà, alle ore 15.30, con Émilie Gleason e il suo graphic novel «Ted, un tipo strano» (Canicola). Alle ore 16.30, sarà la volta di «Pregnancy Comic Journal» (Feltrinelli) di Sara Menetti, diario della gravidanza dell'artista, raccontato con spiazzante onestà.
Gli incontri continueranno, poi, per tutto il mese di dicembre con Armin Barducci («Tales of an imaginary Dead Man», Eris Edizioni), Antonia Kühn («La radura», Diabolo), Jesse Jacobs («Crawl Space», Eris Edizioni) e l’esordiente Miguel Vila («Padovaland», Canicola).
Tutti i titoli presentati durante e dopo il festival saranno in vendita in una rete di librerie indipendenti a Bologna, Roma, Torino, Milano, Venezia e Bari. BilBOlbul vuole così mettere in circolo i titoli più interessanti di un anno non facile per l’editoria e supportare le librerie, che hanno vissuto momenti di difficoltà, ma che hanno anche saputo riorganizzarsi e diventare presidi culturali territoriali di grande importanza, grazie alla capacità di attivarsi con servizi di consegna a domicilio e vendite on-line.
Un calendario, dunque, ricco quello del festival bolognese, che racconterà il mondo del fumetto attraverso stili e voci differenti, dimostrando come oggi il graphic novel sia un genere capace di decifrare questioni complesse e di raccontarle con una prospettiva nuova contribuendo così a creare una cultura aperta al confronto e alla diversità. 

Per saperne di più 

lunedì 23 novembre 2020

Dalla platea al Web: spettacoli in streaming per il progetto «Fragili come la terra» del Menotti di Milano


Il teatro Menotti di Milano non si ferma e, in ottemperanza all’ultimo Dpcm che chiude i luoghi della cultura su tutto il territorio nazionale, continua la sua programmazione in streaming. Il progetto «Fragili come la terra», che vuole raccontare la crisi del nostro tempo, farà il suo debutto sul Web nella serata di giovedì 26 novembre con «Guida galattica per gli autostoppisti», riduzione scenica dell’omonimo romanzo di fantascienza umoristica firmato Douglas Adams, che da ormai quarant’anni è un caposaldo della letteratura contemporanea, capace di conquistare un pubblico trasversale e intergenerazionale.
Sul palco salirà il Collettivo Menotti, compagnia formata da giovani attori e musicisti, nata con l’intento di rispondere alla crisi occupazionale del settore dello spettacolo che sta travolgendo soprattutto le giovani generazioni.
Nello specifico saranno in scena Giuditta Costantini, Nicolas Errico, Helena Hellwig, Jacopo Sorbini, Chiara Tomei e Martino Vercesi; mentre le scene i costumi portano la firma di Patrizia Aicardi.
Pur chiuso al pubblico, come tutte le sale presenti sul territorio nazionale, il teatro Menotti ha, dunque, deciso di proseguire nel proprio impegno produttivo e ha confermato tutti i giovani scritturati per oltre due mesi di lavoro continuativo e, nello stesso tempo, ha voluto riprendere a dare appuntamento al suo pubblico, spostando il momento dello spettacolo dalla platea fisica a una piattaforma digitale. La scelta è caduta Xarena. Mentre per le riprese in diretta è stato scelto un pool di giovani video maker che saranno impegnati con apparecchiature altamente professionali.
Il pubblico, in numero di centosessanta persone per ogni replica, potrà assistere agli spettacoli con la massima qualità video e audio, acquistando il biglietto su VivaTicket oppure utilizzando i soliti canali del teatro (al numero di telefono 02.36592544 o all’indirizzo e-mail biglietteria@tieffeteatro.it).
«Guida galattica per gli autostoppisti», che sarà in programmazione digitale dal 26 al 29 novembre, è un insieme di esilaranti situazioni nonsense, piene di humour britannico e di personaggi assurdi.
Mischiando demenzialità, situazioni grottesche e ironia, il romanzo, o meglio la saga scritta da Douglas Adams, è riuscita a diventare un vero e proprio cult, le cui citazioni sono ormai modi di dire comuni e i personaggi sono divenuti simboli. Si pensi al robot depresso Marvin, al terrestre fragile Arthur, all’alieno Ford, viaggiatore nelle galassie, beone e sciupafemmine. Anche il 42, numero emblematico di una risposta priva della domanda fondamentale, o l’asciugamano come indispensabile strumento di difesa e protezione per chi vuole navigare tra i mondi sparsi nell’infinito raccontano di un universo privo di senso, assurto a simbolo. Basti ricordare a tal proposito che il 25 maggio di tutti gli anni e in tutto il mondo, i fan della saga celebrano il Towel Day, ovvero «il giorno dell’asciugamano», in ricordo della scomparsa di Douglas Adams, avvenuta nel 2001.
La lettura teatrale del Collettivo Menotti, che si avvale del progetto multimediale di Martin Romeo, «proverà -raccontano dal teatro milanese- a restituire il sapore e il colore della «Guida», ambientando la narrazione all’interno del Ristorante al termine dell’Universo, nelle ore che precedono la quotidiana rappresentazione serale della fine del mondo, giocando con Adams sui sottili confini spazio-temporali e seguendo le tracce profonde e malinconiche che l’autore ha lasciato tra le pieghe di un racconto di rara inventiva e comicità. Le parole e la musica s’incontreranno in un grottesco cabaret spaziale».
La programmazione in streaming del teatro Menotti proseguirà, dal 3 al 6 dicembre, con «Un marziano a Roma», spettacolo, con Milvia Marigliano e Raffaele Kohler, che anticipa l’idea, oggi molto attuale, di società effimera, omologata e in bilico, tra il reale e l’immaginario, alla vana ricerca di un senso al nulla virtuale che ci circonda.
Il testo racconta l’epopea tragicomica di Kunt, un marziano arrivato sulla terra, con l’idea di fare un viaggio in un pianeta accogliente, placido e blu. La sua storia si consuma in pochi giorni: dapprima c'è curiosità, poi indifferenza e derisione. All'extra-terrestre non resta altro che fare ritorno, in silenzio, nel suo mondo: la terra piena di intellettuali annoiati, giornalisti venditori di fumo, gente che dibatte sul nulla, con la sua superficialità e la sua vanità, non fa per lui. 
In dicembre la rassegna prevede, quindi, altri due appuntamenti da non perdere per chi vuole riflettere sul nostro tempo incerto: dapprima ci si farà ammaliare dai viaggi temporali e surreali raccontati in «Mattatoio n. 5» da Kurt Vonnegut (dal 10 al 13 dicembre), poi si rifletterà con Jonathan Safran Foer e il suo «Possiamo salvare il mondo prima di cena» (dal 17 al 20 dicembre), nel quale viene illustrata, con straordinario impatto emotivo, la crisi climatica del nostro pianeta alternando, in modo originale, storie di famiglia, ricordi personali, episodi biblici, dati scientifici e suggestioni futuristiche.
«Ai vari spettacoli -raccontano dal teatro Menotti- saranno collegate delle iniziative collaterali: incontri, interviste, letture e altro, connessi ai vari temi che saranno affrontati nel progetto e in generale riguarderanno la fragilità del nostro pianeta e dei suoi abitanti, fragilità sempre più evidente e messa alla prova in questo periodo di pandemia».
Per il Menotti la programmazione in streaming della rassegna «Fragili come la terra» rappresenta indubbiamente uno sforzo economico ed organizzativo piuttosto impegnativo in un momento assolutamente non facile. «Ma -raccontano dal teatro milanese- abbiamo ritenuto doveroso continuare a fare teatro, per non mancare all’appuntamento con il nostro pubblico e per mantenere gli impegni con gli artisti e il personale coinvolto nel progetto». Ora c’è solo da sperare che gli spettatori scommettano sulla Rete quale nuova forma per vivere, in questi tempi incerti, la dimensione del teatro, da sempre non solo luogo di evasione dal quotidiano, ma anche di riflessione sul presente e sul futuro. 

Informazioni utili 
Fragili come la terra – Stagione 2020-2021 in streaming. Teatro Menotti, via Ciro Menotti, 11 – Milano. Informazioni: tel. 02.36592544, biglietteria@tieffeteatro.it. Biglietto singolo: E 6,00. Acquisti on-line con carta di credito su www.teatromenotti.org. Orari spettacolo: venerdì ore 20.30, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30. Dal 26 novembre al 16 dicembre 2020.

venerdì 20 novembre 2020

I musei? «Servizi pubblici essenziali», ma chiusi al pubblico. E l’arte va on-line e in piazza

I musei e i siti archeologici hanno qualcosa in comune con gli ospedali e i trasporti. Sono servizi pubblici essenziali.
A stabilirlo è stato il «Decreto Colosseo» del 20 settembre 2015, convertito in una legge dello Stato italiano, la n. 182 del 12 novembre dello stesso anno. Quel provvedimento sulla fruizione del nostro patrimonio storico-artistico, legiferato in attuazione dell’articolo 9 della nostra Costituzione, fu la risposta ferma del Governo di allora, guidato da Matteo Renzi, alle proteste sindacali dei lavoratori del Parco archeologico del Colosseo che, in un momento incredibilmente positivo per il turismo italiano -nei giorni del Giubileo straordinario della misericordia a Roma e dell’Expo a Milano- avevano deciso, senza preavviso, di tenere chiusi i cancelli del complesso monumentale romano tra lo sbigottimento dei tanti visitatori stranieri in fila e l’interesse dei media internazionali.

I MUSEI? SERVIZI ESSENZIALI, CHE FANNO BENE ALLA SALUTE 
In occasione del Question Time che portò all’approvazione del «Decreto Colosseo» in Parlamento, l’allora ministro dei Beni culturali Dario Franceschini definì «una conquista di civiltà» la scelta di inserire i musei e i siti archeologici tra i servizi pubblici essenziali.
Cinque anni dopo, in questo 2020 che è stato definito l’annus horribilis del Coronavirus, anche queste realtà, come altre forme di attività produttiva, sono state sacrificate in virtù del «diritto alla salute», sancito dall’articolo 32 della Costituzione. 
Musei e siti archeologici sono stati così chiusi per ben due volte nell’arco di otto mesi, prima in ottemperanza al Dpcm del 9 marzo e ora, dopo la riapertura dello scorso 18 maggio, in virtù del Dpcm del 3 novembre, che avrà efficacia per un intero mese (salvo proroghe).
Ma se è vero che l’arte fa bene alla salute (soprattutto a quella mentale), come ha di recente confermato l’Organizzazione mondiale della sanità con lo studio «What is the evidence of the role of the arts in improving health and well-being?» (disponibile anche in italiano grazie alla versione redatta dal Cultural Welfare Center), i musei, attenti da subito a tutti i protocolli di sicurezza e oggettivamente poco frequentati negli ultimi mesi, avrebbero meritato una chance in più.
Saltato il sistema di tracciamento nelle Ats, è certamente difficile da confutare la tesi di Dario Franceschini -ancora ministro dei Beni culturali, ora nella formazione di governo capitanata dal premier Giuseppe Conte- che in televisione, intervistato su RaiTre da Fabio Fazio, ha definito i musei «luoghi di possibile contagio». Ma in un momento storico nel quale anche le nostre case non sono posti sicuri, anzi sembrano essere tra i maggiori diffusori del virus, la visita a una mostra o alla collezione di una pinacoteca è davvero meno prudente per la salvaguardia della salute -nostra e degli altri- di una piega dal parrucchiere o di un viaggio in treno? È lecito avere qualche dubbio e motivare la chiusura dei musei con la necessità di diminuire gli spostamenti e i contatti tra le persone rende la decisione del Governo ancora più dolorosa, soprattutto dopo le scene folli viste, all’inizio di questa settimana, nei supermercati Lidl di tutta Italia per acquistare sneakers e ciabatte griffate con il logo della nota catena low cost

ARTE A PORTATA DI CLIC PER IL SECONDO LOCKDOWN DELLA CULTURA
La seconda ondata del virus non ha, però, trovato impreparati i musei italiani, che -come abbiamo già raccontato- hanno reagito al nuovo «lockdown della cultura» (sono chiusi al pubblico anche i teatri, i cinema e le biblioteche) tornando immediatamente fruibili on-line, sul sito istituzionale e sui profili social, ma anche su piattaforme come Zoom, Google Meet, WhatsApp.
La Rete si è trasformata così in una piazza virtuale, nella quale condividere esperienze e conoscenze, dove continuare a sperimentare l’arte grazie un ricco programma (fin troppo ricco) di visite guidate virtuali, talk con artisti e curatori, podcast, approfondimenti sulle collezioni permanenti, laboratori per bambini, contenuti multimediali di approfondimento sulle mostre allestite (e purtroppo non visitabili in presenza), recital artistico-teatrali, presentazioni di libri, visione di cinema d’artista e molto altro ancora.
Di giorno in giorno, l’agenda si infittisce di appuntamenti; nessuno vuole mancare all’appello. È, per esempio, fresco di presentazione il progetto «DuaFoto», spazio espositivo virtuale dedicato alla fotografia contemporanea, nato a Siena da un’idea del giovane programmatore Juljan Kaci, che racconta la bellezza del nostro Paese proponendo un viaggio virtuale, di regione in regione, attraverso luoghi, persone, tradizioni, stili di vita ed espressioni del meglio del made in Italy.
L’associazione MuseoCity, in collaborazione con Milanoguida, presenta, invece, «Connessioni culturali», un ciclo di quattro appuntamenti su Zoom - in programma dal 24 novembre al 15 dicembre, ogni martedì alle ore 21 – grazie ai quali si potrà conoscere meglio il capoluogo lombardo e il suo patrimonio museale, ma anche scambiare idee e commenti con i propri compagni di viaggio o rivolgere domande alla guida turistica. 
Si inizierà con un incontro su «Il Quarto Stato» di Giuseppe Pellizza da Volpedo, il grande quadro che apre il percorso di visita al Museo del Novecento. Si proseguirà con un approfondimento sulla Sala dell’Asse al Castello sforzesco, all’interno della quale è stata riscoperta, grazie a un accurato restauro, un’opera di Leonardo da Vinci, tra i vertici della sua pittura. Gli intrecci di rami, nastri, frutti e radici svelano, infatti, tutta la sapienza di pittore scientifico, di studioso di ottica e di grande botanico del maestro toscano. Si passeggerà, poi, tra le strade della Milano ottocentesca, accompagnati da foto d'epoca e da suggestivi dipinti realizzati da artisti che, nel XIX secolo, trovarono il successo immortalando scorci, angoli e panorami cittadini oggi non più visibili. Mentre a chiudere il programma sarà un incontro dal titolo «Dialoghi tra arte e architettura milanese 1930 -1960»
I partecipanti potranno ritrovare tutti i luoghi visitati virtualmente, a titolo gratuito e previa prenotazione sul sito istituzionale della rassegna, sulla App di MuseoCity.  


«MISSING MASTERPIECES», UNA MOSTRA DIGITALE PER SAMSUNG 
Mentre Samsung ha da poco lanciato la mostra digitale «Missing Masterpieces», una raccolta di opere iconiche non più accessibili al pubblico, perché rubate o perse per sempre, disponibile gratuitamente, tramite App Store, su tutti i TV Samsung The Frame, televisori dal design unico in grado di fondersi armoniosamente con l’arredamento di casa quando non sono in uso. 
Questa collezione, che sarà live per i prossimi tre mesi e che può essere visionata anche sul sito istituzionale dell’azienda, include dodici opere selezionate da Noah Charney, esperto di crimini d'arte e fondatore della Association for Research into Crimes Against.
Nella selezione sono inclusi lavori di valore inestimabile come «Anatra bianca» di Jean Baptiste Oudry e «Ritratto del dottor Gachet» di Vincent Van Gogh, entrambi visti per l'ultima volta quasi trent’anni fa. In questa pinacoteca virtuale è possibile ammirare anche «Vista di Auvers-sur-Oise» di Paul Cézanne, un quadro rubato come in un film con i ladri che, approfittando dei festeggiamenti per il Capodanno 1999, si sono arrampicati su un’impalcatura, hanno sfondato un lucernario, calato una scala di corda e schermato le telecamere con una bomba fumogena. Altre due opere dalla storia sorprendente inserite nella galleria di Samsung sono «Il ponte di Waterloo» e «Il ponte di Charing Cross», tele entrambe di Claude Monet, rubate nell'ottobre 2012 dal Kunsthal di Rotterdam e probabilmente bruciate dalla madre del ladro poco prima del recupero.
Mentre ad aprire simbolicamente la mostra virtuale di «Missing Masterpieces» è la tela «Giardino di primavera» di Vincent Van Gogh, scomparsa il 30 marzo di quest’anno, nel giorno della nascita dell’artista, in un furto a sorpresa. L’opera non è stata ancora trovata, ma si spera possa esserci presto un lieto fine e per aiutare chi è attivamente coinvolto nella ricerca di questa tela (e degli altri pezzi perduti) Samsung invita gli amanti dell'arte e gli aspiranti detective a condividere qualsiasi suggerimento, teoria o indizio su Instagram, taggando @samsungitalia e usando l’hashtag #MissingMasterpieces. L'interazione con l'utente è, infatti, uno dei punti di forza dell'esperienza digitale. 

UNA VIRTUAL EXHIBITION PER IL CENTENARIO DELLA MORTE DI MODIGLIANI
Un’altra virtual exhibition da non perdere è quella promossa, sotto la direzione artistica di Roberto Pantè e con il contributo della Regione Lazio, per ricordare i cento anni dalla morte di Amedeo Modigliani (1920-2020), pittore geniale e trasgressivo, «senza maestri e senza allievi», soffocato dalla malattia che l’ha costretto a un’esistenza breve, ma intensa, drammatica e memorabile.
Sul sito www.nelsegnodimodigliani.it è possibile conoscere la vita e le opere dell'artista attraverso un percorso, guidato da voci narranti, che si articola in otto stanze con sessanta opere, decine di fotografie storiche, alcuni video e oggetti d’uso quotidiano, dall’ultima tavolozza al taccuino con gli appunti.
Ad accogliere il visitatore in mostra è lo stesso Amedeo Modigliani che presenta il suo atelier, allestito nella casa paterna a Grugua, in Sardegna. Kiki di Montparnasse svela, poi, i nudi. L’amata Jeanne Hébuterne introduce alla visione delle tele a lei dedicate. L’amico pittore Moïse Kisling guida i visitatori virtuali nella stanza dei ritratti. La poetessa e giornalista Beatrice Hasting fa conoscere più da vicino i mentori dell’artista livornese, dal mercante Paul Alexandre all’amica Lunia Czechowska, dal poeta e gallerista Leopold Zborowski ad Hanka Zborowska.
Durante la visita virtuale, offerta a titolo gratuito, l'utente può avvicinarsi ai quadri, interagire con essi, ingrandirli per coglierne la qualità pittorica, leggerne le didascalie, i commenti tecnici e storici esattamente come all’interno di un'esposizione fisica.
Ad arricchire il percorso, al quale fa da sottofondo la musica del compositore e pianista francese Éric Alfred Leslie Satie, sono la stanza dei ricordi, con all’interno alcune foto degli affetti più cari, e una sala del cinema con tre video, tra i quali si segnala il docufilm sulla storia d’amore tra l’artista e Jeanne Hébuterne, realizzato da Sky Arte e presentato dall'attrice Samantha Morton per il ciclo «Artists in Love».
Non manca, poi, il bookshop (modigliani.joyd.it), dove il visitatore potrà acquistare i prodotti di merchandising della mostra, tenendo con sé un ricordo dell’esperienza, come fosse davvero avvenuta in presenza. 

DA MILANO A NAPOLI, ARTE ALL'ARIA APERTA 
 Ma c’è anche chi, in questi giorni difficili della seconda ondata del virus, ha deciso di esporre all’aperto e di dialogare con un mondo in costante trasformazione, anche se «stranamente congelato» per via delle restrizioni imposte dall’ultimo Dpcm. È il caso di Base a Milano che lo scorso 12 novembre ha inaugurato il progetto pluriennale «In-Beetween» con un'inedita installazione site specific dell’artista e poeta scozzese Robert Montgomery. Sulla soglia dell’ex Ansaldo è stata collocata la scritta luminosa «The future is an invisible playground», una light poem che parla del domani e delle sfide che ci attendono.
Luci e parole sono al centro anche dell’installazione artistica «Nessuno escluso», che il duo Bianco e Valente ha ideato per Napoli, nell’ambito del progetto di riqualificazione di via Marina, porta orientale del capoluogo campano. L’opera, collocata nella notte tra il 10 e l’11 novembre, all’altezza della rotatoria tra via Vespucci e corso Lucci, racconta lo spirito di una città che ha fatto dell’accoglienza e della tolleranza il suo punto di forza.
Mentre, con l’avvicinarsi del Natale, Torino non rinuncia alle sue «Luci d’artista»: ventisei installazioni, quattordici collocate nel centro storico e dodici nelle circoscrizioni, firmate da importanti artisti internazionali come Daniel Buren, Michelangelo Pistoletto, Mario Airò, Giulio Paolini e molti altri ancora.
Infine, a Roma, in cento luoghi all’aperto, è allestita fino al prossimo 6 dicembre la mostra «Volontà di ferro», a cura di Werner Bortolotti, nella quale i fratelli Cristiano e Patrizio Alviti espongono, grazie all'inconsueto utilizzo degli spazi dedicati alla cartellonistica pubblicitaria, una vasta selezione di incisioni monotipo, prove d'autore e lastre, opere tutte scaturite nel periodo di isolamento forzato. 

CONTENUTI PLUS E A PAGAMENTO: IL FUTURO DA SPERIMENTARE 
Non c’è, dunque, che l’imbarazzo della scelta per godere dell’arte in questi nuovi giorni di chiusura dei musei e delle mostre. Ma se nel primo lockdown il moltiplicarsi delle iniziative serviva soprattutto a mantenere un legame di fiducia con il proprio pubblico e a offrire occasioni di conoscenza e sollievo in un momento di sospensione della quotidianità, ora l’uso del digitale andrebbe ridefinito. 
Qualità dei contenuti e sostenibilità dell’offerta, in un’ottica legata non alla semplice contingenza del momento, dovrebbero diventare le parole chiave della futura programmazione Web e social dei luoghi della cultura (il discorso vale anche per i teatri). Se è, infatti, certo che sul fronte museale, le varie iniziative digitali e i virtual tour servono a incuriosire gli utenti nella speranza che l’esperienza in streaming o on demand si trasformi in una visita in presenza, è anche vero che è arrivato il tempo di far pagare quell’offerta culturale quando dietro c’è un lavoro di ricerca. 
In quest’ottica si muove, per esempio, BreraPlus, un abbonamento sperimentale - totalmente gratuito fino alla fine del 2020 e in seguito a pagamento - che consente l'accesso fisico alla Pinacoteca (quando riaprirà) e, parallelamente, propone contenuti multimediali esclusivi, a partire dal documentario «Performing Raffaello», in agenda il prossimo 23 novembre.
Quello della Pinacoteca di Brera è un primo passo, ma è la direzione da seguire. Perché anche se è piacevole vedere che a fronte di un lockdown delle strutture museali (e di quelle teatrali) non c’è stato un lockdown dell’offerta culturale, una domanda aleggia nella mente: la gratuità dei tanti eventi digitali in programma non finirà, alla fine, per penalizzare il settore, facendo credere ancora una volta che la cultura è un hobby e non un lavoro?

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