ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 16 giugno 2011

«Dance Style»: una giornata per la danza, tra stage e concorsi

Stefano De Martino, Brian Bullard, Betty Style, Byron, Ivan$, Anna Rita Larghi, Comasia Palazzo, Virgilio Pitzalis, Ludmill Cakalli, Tania Sulejmani e Antonio Ruggiero: sono questi alcuni dei protagonisti di «Dance Style», concorso nazionale di danza e stage in programma domenica 19 giugno, a partire dalle ore 10.00, al teatro Sociale di Busto Arsizio. Dopo l’edizione pilota tenutasi nel maggio 2010 all’Idroscalo di Segrate, Us Acli Milano sceglie, dunque, la storica sala di piazza Plebiscito per questa sua importante manifestazione riservata ai giovani ballerini (dai 6 anni in poi) e alle scuole che li formano nei settori della danza classica e moderna, ma anche dell’hip hop. La fitta giornata di eventi prenderà il via, tra pirouette e plié, con il concorso «Classic Time», suddiviso in tre sezioni: junior under 13 (dai 6 ai 13 anni), junior under 18 (dai 14 ai 18 anni) e gruppi senior (dai 18 anni). Al tavolo dei giurati le formazioni che hanno dato la propria adesione al concorso troveranno tre importanti protagonisti della danza classica: Tania Sulejmani («artista al merito» della Repubblica di Albania, in passato etoile dell’Opera di Tirana e oggi docente di danza classica al «Mas – Music Art & Show» di Milano), Antonio Ruggiero (professionista del corpo di ballo del teatro alla Scala) e il maestro Ludmill Cakalli (già primo ballerino e maitre de ballet all’Opera di Tirana e oggi docente al «Mas – Music Art & Show» di Milano e coordinatore didattico dell’accademia «Preparazione Mas»). L’apprezzato artista albanese, che tiene lezioni di classico anche per i professionisti e che ha avuto tra i suoi “allievi” Luciana Savignano e Marco Pierin, sarà, inoltre, protagonista di uno stage di danza classica, in programma dalle ore 11.30, presso gli spazi del ridotto «Luigi Pirandello». In contemporanea, in «Sala grande», prenderà il via il concorso «Hip Hop Zone», sempre suddiviso in tre sezioni: junior under 13 (dai 6 ai 13 anni), junior under 18 (dai 14 ai 18 anni) e gruppi senior (dai 18 anni). A decidere i vincitori tra le formazioni che si sfideranno sul palco del Sociale a colpi di moon-walking e six step sarà il mitico ballerino e coreografo francese Byron, con Betty Style (artista che ha al suo attivo collaborazioni con Jermaine Brown, con il rapper Ludacris per i «Video Music Awards 2002» e con varie edizioni del «Festivalbar»), e con Ivan$ (docente al «Mas – Music Art & Show» di Milano e, tra l’altro, coreografo per il film «Benvenuti al Sud» di Luca Miniero e per la sit-com «I soliti idioti» di Mtv). Prima della premiazione dei concorsi «Classic Time» e «Hip Hop Zone», prevista per le ore 16.00 circa, la sala di piazza Plebiscito ospiterà anche due stage di hip hop: uno con Betty Style, alle ore 13.30, e uno con Byron, alle ore 14.30; mentre chi volesse approfondire la sua tecnica con Ivan$ potrà recarsi a Busto Garolfo, nella palestra di via XXV aprile, dove sabato 18 giugno, alle ore 17.30, è in programma un piccolo, ma sfizioso antipasto di «Dance Style». Al teatro Sociale sarà, poi, la volta di uno degli ospiti più attesi di questa seconda edizione del concorso promosso da Us Acli Milano: Stefano De Martino, professionista del talent show «Amici» di Maria De Filippi, che terrà, tra le ore 16.30 e le ore 18.00, una lezione di moderno per allievi con un livello intermedio / pre-avanzato di conoscenza della danza. Le baby ballerine potranno, invece, “studiare” con il danzatore campano a Castellanza, presso il Palazzetto dello Sport (via Legnano, 1), dove sono previsti due incontri: uno alle ore 11.00 e l’altro alle ore 12.30. Stefano De Martino passerà, quindi, il testimone a Brian Bullard, ballerino che ha partecipato a diverse produzioni di Broadway, oltre ad aver avuto una parte nel film «Chorus line», e che, nel nostro Paese, è diventato famoso per aver firmato le coreografie di «Fantastico 4» e di numerosi varietà Mediaset, da «Il grande bluff» a «Unomania», in coppia con Garrison Rochelle. Il coreografo texano salirà sul palco della sala di piazza Plebiscito tra le ore 18.30 e le ore 20.00, protagonista di uno stage di modern «Fosse» style. A chiudere il ricco cartellone di domenica 19 giugno sarà, alle ore 20.30, il concorso «Modern Contact». Anche in questo caso le sezioni sono tre: junior under 13 (dai 6 ai 13 anni), junior under 18 (dai 14 ai 18 anni) e gruppi senior (dai 18 anni). Al tavolo dei giudici si siederanno Anna Rita Larghi (artista nota per aver firmato, tra l’altro, le coreografie per il musical «Tre metri sopra il cielo» e per la canzone «Eppure sentire» di Elisa, presentata al «Festivalbar 2007»), Comasia Palazzo (coreografa per il programma «Central Station», prodotto da «3zero2tv», e per numerose trasmissioni di Disney Channel, come la sit-com «Life Bites» e il talent show «My Camp Rock») e Virgilio Pitzalis (già ballerino in svariati programmi televisivi Rai e Mediaset e oggi apprezzato docente di workshop in Italia, Germania, Francia e Svizzera). Alla fine della serata verranno donati ai vincitori abbigliamento di danza e trattamenti termali e verranno anche assegnate prestigiose borse di studio e due trofei validi per tutti e tre i concorsi: il «Premio talento Dance Style» e il «Premio assoluto Dance Style». Un'ottima, occasione, questa per conoscere tanti vip della danza, ma anche per scoprire qualche piccolo talento, destinato magari, in futuro, a calcare palcoscenici importanti. 

Didascalie delle immagini [fig.1] Stefano De Martino, ballerino professionista del talent show «Amici» di Maria De Filippi. Il danzatore campano sarà al teatro Sociale di Busto Arsizio nella giornata di domenica 19 giugno 2011, a partire dalle ore 16.30. Nell'ambito di «Dance Style», concorso nazionale di danza e stage promosso da Us Acli Milano, terrà uno stage di moderno; [fig. 2]Byron, uno dei miti dell'hip hop, sarà al teatro Sociale di Busto Arsizio nella giornata di domenica 19 giugno 2011, giurato per il concorso «Hip Hop Zone» e docente di uno stage di hip hop, in programma dalle ore 14.30, in «Sala grande».Entrambi gli eventi si inseriscono in «Dance Style», concorso nazionale di danza e stage, promosso da Us Acli Milano; [fig. 3] Ludmill Cakalli (già primo ballerino e maitre de ballet all’Opera di Tirana e oggi docente al «Mas – Music Art & Show» di Milano e coordinatore didattico dell’accademia «Preparazione Mas») sarà al teatro Sociale di Busto Arsizio nella giornata di domenica 19 giugno 2011, giurato per il concorso «Classic Time» e docente di uno stage di danza classica negli spazi del ridotto «Luigi Pirandello». Entrambi gli eventi si inseriscono in «Dance Style», concorso nazionale di danza e stage, promosso da Us Acli Milano; [fig. 4] Brian Bullard terrà uno stage di modern «Fosse» style all'interno di «Dance Style», concorso nazionale di danza e stage, promosso da Us Acli Milano presso il teatro Sociale di Busto Arsizio per la giornata di domenica 19 giugno 2011; [fig. 5] Betty Style (artista che ha al suo attivo collaborazioni con Jermaine Brown, con il rapper Ludacris per i «Video Music Awards 2002» e con varie edizioni del «Festivalbar»), sarà al teatro Sociale di Busto Arsizio nella giornata di domenica 19 giugno 2011, giurato per il concorso «Hip Hop Zone» e docente di uno stage di hip hop, in programma dalle ore 13.30, in «Sala grande». Entrambi gli eventi si inseriscono in «Dance Style», concorso nazionale di danza e stage, promosso da Us Acli Milano. [Le immagini sono state messe a disposizione dagli organizzatori del concorso]. 

Informazioni utili 
Dance Style – concorso nazionale di danza e stage. Teatro Sociale, piazza Plebiscito 8 – Busto Arsizio (Varese). Domenica 19 giugno 2011, dalle ore 10.00. Informazioni: Us Acli Milano, telefono 328.5796605, fax 02.32066678; e-mail dancestyle@usaclimi.it. Web Site: www.midancestyle.it. Gli stage Gli appuntamenti - Gli stage presso il teatro Sociale di Busto Arsizio (piazza Plebiscito, 8) saranno i seguenti: ore 11.30-12.30: lezione di classico con Ludmill Cakalli (al ridotto «Luigi Pirandello»); ore 13.30-14.30: Lezione di hip hop con Betty Style (in «Sala grande»); ore 14.30-15.30: Lezione di hip hop con Byron (in «Sala grande»); ore 16.30-18.00: Lezione di moderno con Stefano de Martino (in «Sala grande»); ore 18.30-20.00: lezione di modern «Fosse» Style con Brian (in «Sala grande»). - Il Palazzetto dello sport di Castellanza (via Legnano, 1) ospiterà le seguenti lezioni: ore 11.00-12.30: lezione con Stefano de Martino - gruppo baby; ore 13.30-15.00: lezione con Stefano de Martino - livello intermedio - pre-avanzato. - Preview di «Dance Style»: sabato 18 giugno, dalle 17.30 alle 18.30, a Busto Garolfo (Milano), nella palestra di via XXV aprile, si terrà uno stage di hip hop con Ivan$. Le tariffe Lezione con Ludmill Cakalli € 20,00; lezione con Brian € 20,00; lezione con Byron € 20,00; lezione con Betty Style € 20,00; una lezione con Stefano De Martino € 35,00, due lezioni con Stefano De Martino € 65,00, tre lezioni con Stefano De Martino € 90,00; Special Card «Free Pass Stage» (valida per tutti gli stage, eccetto quelli con Stefano De Martino) € 80,00 Le modalità di pagamento Bonifico bancario intestato a US Acli Milano - Credito Artigiano - Agenzia 1, Via Larga, 7 – 20122 Milano - IBAN: IT 13 P 03512 01602 000000001020 (Causale del versamento: Corcorso nazionale di danza Dance Style -indicare il nome della scuola). Il concorso Il concorso a gruppi si suddivide in tre sezioni: - Classic time: inizio ore 10.00 •Gruppi junior under 13 - dai 6 ai 13 anni; •Gruppi junior under 18 - dai 14 ai 18 anni; •Classica Gruppi Senior - dai 18 anni; giudici: Ludmill Cakalli, Tania Sulejmani e Antonio Ruggiero - Hip hop zone: inizio ore 11.30 •Gruppi junior under 13 - dai 6 ai 13 anni; •Gruppi junior under 18 - dai 14 ai 18 anni; •Gruppi senior- dai 18 anni; giudici: Betty Style, Byron e Ivan$ - Modern contact: inizio ore 20.30 •Gruppi junior under 13 - dai 6 ai 13 anni; •Gruppi junior under 18 - dai 14 ai 18 anni; •Gruppi Senior - dai 18 anni. giudici: Anna Larghi, Comasia Palazzo e Virgilio Pitzalis La giuria di tutti e tre le sezioni del concorso è formata da esperti di danza competenti per la categoria che si esibirà. Ogni giudice avrà una scheda da compilare dove verranno indicati solo il titolo della coreografia senza alcun riferimento a scuola di danza o coreografo. Premi: trofei, prestigiose borse di studio, abbigliamento di danza, trattamenti termali e molto altro. Sono previsti, inoltre, il «Premio talento Dance Style» e il «Premio assoluto Dance Style». Ingresso scuole: euro 100,00 a gruppo + euro 10,00 per ogni componente. Le domande di partecipazione al concorso devono essere fatte pervenire entro sabato 11 giugno 2011 a dancestyle@usaclimi.it. Modalità di pagamento: Bonifico bancario intestato a US Acli Milano - Credito Artigiano - Agenzia 1, Via Larga, 7 – 20122 Milano - IBAN: IT 13 P 03512 01602 000000001020 (Causale del versamento: Corcorso nazionale di danza Dance Style -indicare il nome della scuola). Ingresso pubblico: € 10,00 per ogni sezione del concorso «Dance Style» (a chi volesse partecipare a due o più unità, verrà applicato uno sconto del 50% sui biglietti d’entrata successivi al primo. I biglietti possono essere acquistati il giorno stesso del concorso «Dance Style», al botteghino del teatro Sociale di Busto Arsizio.

Una «Notte al museo…delle cere» con Einstein e Charlie Chaplin

Se Marilyn Monroe potesse rivivere per una sera, quasi certamente ritornerebbe a indossare il fasciante abito rosa, con la preziosa parure di diamanti, del film «Gli uomini preferiscono le bionde». E, avvolta in una sensuale nuvola di «Chanel n. 5», sedurrebbe il pubblico sulle note di «Diamonds are a girl's best friend». Se a ritornare sul palco fossero le tre sorelle olandesi del Trio Lescano, le «regine dello swing» che con i loro motivetti orecchiabili e zuccherosi fecero da colonna sonora all’Italia degli anni Trenta e Quaranta, molto probabilmente ci ritroveremmo tutti a canticchiare «parlano d'amore i tuli / tuli tuli tulipan». E se per una sera un forte temporale, con fulmini violenti e saette dai colori sgargianti, riportasse tra noi anche l’eterea ed elegante Audrey Hepburn, lo «scienziato pazzo» Albert Einstein, «mister jazz» Louis Armstrong, con la sua tromba e le note senza tempo de «La vie en rose», quali incredibili avventure ci riserverebbero le due ore successive? A questa domanda prova a rispondere lo spettacolo «Notte al museo…delle cere (Cosa accadrà?)», che la «Star Dance» di Turbigo porta in scena venerdì 17 giugno, alle 21.00, al teatro Sociale di Busto Arsizio.
A fare da collegamento tra le varie scene dello show, nato da un’idea di Elisa Vai (che ne firma anche la regia e alcuni quadri danzati), sarà la travolgente e graffiante verve del comico-presentatore Franco Gianella. Le coreografie portano, invece, la firma di Stefania Barina, Ivan Bonassi, Laura Ghilardi e Mario Lombardi. I costumi sono stati realizzati da Rossana Ferrari e Lia Ballarati; luci e fonica vedranno all’opera Maurizio «Billo» Aspes. Mentre scenografie e oggetti scenici provengono dall’archivio del teatro Sociale di Busto Arsizio.
La trama strizza l’occhio al film «Night at the Museum » di Shawn Levy, con Ben Stiller e Robin Williams. Salutati i visitatori, chiuse le porte e spente le luci, le statue di cera di un famoso museo europeo prendono, magicamente, vita. Ed ecco così che il drammaturgo William Shakespeare, «lady soul» Aretha Franklin, la leziosa e canterina Shirley Temple, ma anche l’invincibile Batman e il malinconico e maldestro Charlot, il personaggio nato dalla fantasia di Charlie Chaplin, si mettono a danzare. Chi sui ritmi sfrenati e travolgenti del rock and roll e del boogie-woogie, chi sulle cadenze cariche di charme del charleston e del modern jazz, ma non solo.
«Il quadro scenico dedicato ad Albert Einstein –racconta, infatti, Elisa Vai- trasformerà tutti i ballerini in «scienziati pazzi» e li vedrà danzare un brano di hip hop. L’omaggio a Liza Minelli porterà in scena lo stile sexy del cabaret. Una coreografia di disco-dance, recentemente premiata al campionato regionale Fids (Federazione italiana danza sportiva, ndr), chiuderà la serata e farà rivivere le inquietanti atmosfere del film «Il padrino»».
Curiosi di scoprire se Audrey Hepburn si farà incantare ancora una volta dalle magiche atmosfere di «Colazione da Tiffany» o se Charlot giocherà con il suo cappellino a bombetta e il bastone da passeggio? Non vi resta che passare una sera tra le statue di cera del museo firmato «Star Dance».

Didascalie delle immmagini
[fig. 1, 2 e 3] Una scena dello spettacolo
«Show Dance '70» della «Star Dance» di Turbigo, presentato al teatro Sociale di Busto Arsizio nella stagione 2009/2010. Foto: Silvia Consolmagno.
Informazioni utili
«Una notte al museo delle cere (Cosa accadrà?)». Spettacolo di danza con la «Star Dance» di Turbigo. Regia di Elisa Vai; coreografie di Stefania Barina, Ivan Bonassi, Laura Ghilardi, Mario Lombardi ed Elisa Vai. Teatro Sociale, piazza Plebiscito, 8 - Busto Arsizio (Varese). Ingresso: intero € 12,00, ridotto € 8,00. Informazioni: associazione sportiva dilettantistica «Star Dance» di Turbigo, via Villoresi, 18 – 20029 Turbigo (Milano), tel. 0331.890443 (tutti i giorni feriali, dalle 16.00 alle 19.00). Quando: venerdì 17 giugno 2011, alle ore 21.00.

«Stanze»: arte e storia in un video sui rapporti Somalia-Italia

Anteprima torinese per la video-installazione «Stanze» di Gianluca e Massimiliano De Serio. Il lavoro, che ha ricevuto la menzione speciale della giuria internazionale al premio «Italia arte contemporanea 2010» e che è entrato nella collezione del Maxxi di Roma grazie alla donazione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, sarà visibile, fino domenica 26 giugno, al Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, nell’ambito della mostra «Turin-Earth. Città e nuove migrazioni».
L’anteprima, in programma martedì 21 giugno, alle ore 18.00 (ingresso libero), sarà tenuta a battesimo da una tavola rotonda alla quale prenderanno parte Beatrice Merz, Suad Omar, Lisa Parola ed Elena Volpato.
«Stanze» riprende, attualizzandola, la tradizione orale somala, in cui la poesia era lo strumento di dibattito pubblico e politico del Paese, prima dell’avvento della scrittura negli anni Settanta. Interpreti di questa video-installazione sono alcuni giovani rifugiati politici somali a Torino, all’interno di quella che è stata la loro ultima “casa”: la caserma «La Marmora» di via Asti. Un edificio, questo, fondato durante il primo periodo coloniale italiano nel corno d’Africa e diventato, negli anni del fascismo, sede della Guardia nazionale repubblicana (qui si compirono efferate torture ai partigiani) e, in tempi più recenti, luogo di accoglienza.
Grazie al contributo di Suad Omar, scrittrice, attrice e mediatrice culturale, è nato un lavoro collettivo, in cui alcuni giovani somali hanno interpretato in versi la propria vicenda, la condizione di sradicamento a cui sono costretti e l’inadeguatezza del nostro Paese ad accogliere i rifugiati, ma hanno anche raccontato la storia dell’edificio che li ha ospitati. Nel film, la caserma è, dunque, narrata dai suoi ex-abitanti attraverso un percorso di sdoppiamento, storico ed esistenziale, mediante il quale i soggetti si sono fatti carico della nostra stessa storia e delle sue mancanze e allo stesso tempo hanno rielaborato le esperienze di sradicamento dai loro Paesi d’origine, attraverso lo strumento della propria cultura orale e poetica.
L’opera di Gianluca e Massimiliano De Serio pone, pertanto, domande sulla situazione italiana di oggi, come terra spesso inadeguata all’accoglienza dei rifugiati. In questo senso dimostra come l’arte possa avere una funzione politica, laddove può creare uno spazio di dibattito pubblico, solo però se è in grado di mettere l’uomo al centro del discorso.
Il filmato è, dunque, un’ulteriore tappa di riflessione sui cambiamenti urbanistici, sociali e culturali che l'immigrazione più recente ha prodotto sul tessuto urbano, tema, questa, al centro della mostra «Turin-Earth. Città e nuove migrazioni», proposta fino al prossimo 27 novembre in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia.
Nell’ambito di questo progetto si inserisce anche la mostra «Volti nuovi», che raccoglie una scelta di fotografie tratte dall’omonima rubrica del settimanale «Internazionale». Molte di queste immagini, visibili negli spazi torinesi fino al prossimo 11 settembre (l’inaugurazione è fissata per il 1° luglio, alle ore 18.00), sono state scattate da fotografi dell’agenzia Contrasto. Benzinai, impiegati, liberi professionisti, manovali, rigattieri, cuochi, interpreti, studenti ed estetiste, tutti di origini straniere e residenti nel nostro Paese, si sono messi davanti all’obiettivo fotografico per raccontare tante storie di migrazione e integrazione del quale sono protagonisti i «nuovi italiani».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Un frammento del video «Stanze» di Gianluca e Massimiliano De Serio.

Per saperne di più
www.museodiffusotorino.it

Informazioni utili
«Stanze» di Gianluca e Massimiliano De Serio. Museo diffuso della Resistenza, Deportazione, Guerra, Diritti e della Libertà - Palazzo dei Quartieri Militari, corso Valdocco 4/A - Torino. Orari: martedì 21 giugno, ore 18.00 (ingresso libero); da mercoledì 22 a domenica 26 giugno (ingresso con il biglietto alla mostra «Turin-Earth»). Calendario delle proiezioni: mercoledì 22, sabato 25 e domenica 26: ore 11.00 –15.30 –17.00; giovedì 23: ore 20.00 e ore 21.00; venerdì 24: ore 11.00. Ingresso: intero € 4,50, ridotto € 3,00. Informazioni: tel. 011.4361433 o info@museodiffusotorino.it. Dal 21 al 26 giugno 2011.

domenica 12 giugno 2011

Pinacoteca di Brera, restaurata «La Samaritana al pozzo» di Carracci

La Pinacoteca di Brera ritrova una delle gemme più preziose della sua sezione dedicata alla pittura emiliana del Cinquecento e del Seicento. E' da poco ritornata, nella sala XXVIII, «La Samaritana al pozzo» di Annibale Carracci, soggetta nei mesi passati a un delicato intervento conservativo, che ha visto in prima linea Credit Suisse. L'istituto di credito svizzero ha, infatti, deciso di finanziare il recupero dell'intero ciclo dei tre dipinti provenienti dalla collezione Sampieri di Bologna.
Dopo il restauro della tela «Cristo e la Cananea» di Ludovico Carracci, avvenuto qualche anno fa, la Pinacoteca di Brera potrà, dunque, veder tornare alla sua antica bellezza anche la tela «Cristo e l'adultera» di Agostino Carracci, il cui intervento conservativo dovrebbe essere terminato per la la fine dell'estate.
«Si concluderà così - afferma Sandrina Bandera, direttore della Pinacoteca di Brera e Soprintendente per i Beni storici, Roberta Grazioli, è stato diretto da Ede Palmieri, responsabile della Scuola emiliana della Pinacoteca di Brera, e conclude un suo interessantissimo lavoro di attenta direzione dell'intero ciclo, coronato da interessanti ricerche, approfondimenti e scoperte. Per l'importanza delle opere in questione, si è voluto affiancare al restauro una serie di analisi non invasive eseguite da Simone Cagli e Gianluca Poldi, fisici esperti in ricerche nel campo della storia dell'arte e ricercatori raffinati, condotte attraverso indagini fotografiche specialistiche, al fine di approfondire le conoscenze e costruire una banca dati dedicata a questo particolare settore della pittura dei Carracci. Sono state condotte anche limitati microprelievi al fine di effettuare le necessarie indagini chimiche, condotte da Silvia Bruni ed Eleonora De Luca».
«I risultati ottenuti, che evidenziano la differenza sostanziale nella tecnica pittorica dei tre Carracci, hanno per altro confermato quanto gli storici dell'arte avevano notato già a livello stilistico e queste due tele rappresentano una risposta personale e ricca di suggestioni poetiche (soprattutto in Annibale) alla grande tradizione classica, che a partire dal soggiorno romano avrebbe travolto i due artisti, destinati a diventare i grandi campioni del classicismo e considerati a tutti gli effetti continuatori di Raffaello», annota Sandrina Bandera.
«Per Brera si tratta di un recupero importante, su opere - afferma Ede Palmieri, che ne ha diretto il restauro - che hanno sempre goduto dell'ammirazione degli studiosi e dei visitatori, e un eccezionale momento di studio: il tempo del restauro costituisce sempre un'occasione importante per gli studi storico artistici, e non solo dal punto di vista della migliore conoscenza della tecnica pittorica e dell'iter creativo dell'artista. In questo caso è stato possibile ipotizzare una nuova lettura iconografica dei dipinti in relazione agli affreschi presenti in palazzo Sampieri, quale svolgimento di un complesso e coltissimo programma iconografico. Nella «Samaritana» incantano inoltre la dolcissima ambientazione pastorale della scena, derivata dal clima culturale suggerito dai poemi del Tasso, la sospesa solennità del momento, la calibratura dei gesti e degli affetti, la piacevolezza della armonia cromatica».
«Entrambi i dipinti - racconta ancora Ede Palmieri- erano già stato sottoposti ad un intervento di restauro più di mezzo secolo fa, nel 1956 in occasione dell'esposizione alla mostra dei Carracci a Bologna. Si è deciso di sottoporli ad una nuovo intervento, finanziato da Credit Suisse, perché le opere presentavano una vernice offuscata e ossidata, una crettatura a maglie larghe con pericolosi sollevamenti e numerosi fenomeni di deadesione e piccole cadute di colore. Oltre che sulla tela si è intervenuti anche sulla cornice in foglia d'oro intagliata, che si è scoperto essere di provenienza Sampieri».
«Una serie di indagini scientifiche a carattere non invasivo, in diverse lunghezze d'onda, sono state effettuate preliminarmente all'intervento conservativo sul dipinto. Hanno permesso - continua Ede Palmieri - sia di confortare e supportare con dati tecnici le scelte operative effettuate in sede di restauro, sia di meglio comprendere l'iter creativo e la tecnica pittorica di Annibale. Neanche con le analisi riflettografiche e le transilluminazioni in infrarosso, che permettono di leggere particolari celati al di sotto della pellicola pittorica, è stato possibile individuare un disegno preparatorio: la stesura di Annibale risulta fresca e sciolta; proprio per questo però molti, e ben visibili soprattutto in IR, sono stati i ripensamenti in corso d'opera, in particolare nella figura del Cristo. Le analisi in infrarosso falso colore (IRC) hanno evidenziato, tra l'altro, un particolare raffinato uso dei pigmenti azzurri minerali: ad esempio nel manto del Cristo l'azzurrite e il più prezioso blu di lapislazzuli sono usati fianco a fianco per arricchire l'effetto cromatico finale. I due pigmenti blu vengono usati in modo complementare anche nel paesaggio: il cielo appare in falso colore rosa in presenza di blu di lapislazzuli, e blu in presenza di azzurrite. E le analisi chimiche effettuate hanno confermato i risultati delle indagini fotoradiografiche».

venerdì 3 giugno 2011

54° Biennale d’arte di Venezia, Tintoretto illumina la contemporaneità

«Historia magistra vitae est». Il vecchio adagio ciceroniano sembra aver sedotto Bice Curiger, curatrice della 54. Esposizione internazionale d’arte di Venezia. Si apre, infatti, all’insegna dell’’antico’ e del già conosciuto la mostra «ILLUMInazioni», con la quale la studiosa svizzera, anima curatoriale della Kunsthaus di Zurigo e capo-redattrice della rivista «Parkett», lascia il suo segno nella storia, ormai più che centenaria, della Biennale, una delle poche (se non l’unica) manifestazione artistica di rilevanza internazionale che il nostro Paese è ancora in grado di produrre. Ad accogliere il visitatore sono, dunque, tre gigantesche e teatralissime tele del Tintoretto, uno degli artisti più sperimentali della nostra storia dell’arte. Si tratta della sconvolgente «Ultima Cena» (1592), del «Trafugamento del corpo di San Marco» (1562-1566) e della «Creazione degli animali» (1550-1553), opere di solito collocate tra la Basilica di San Giorgio Maggiore e le Gallerie dell’Accademia, caratterizzate da un singolare luminismo e da modernità compositiva rivoluzionaria per l’epoca, la cui violenta bellezza lascia senza fiato chiunque entri nelle sale del Padiglione centrale ai Giardini. Si sfata così il mito che l’arte contemporanea non abbia a che fare con quella del passato, anche se questo punta i riflettori sulla distanza abissale che esiste tra i suadenti bagliori del Tintoretto e la modesta luminosità di alcuni tra gli ottantatré artisti internazionali selezionati da Bice Curiger, dei quali trentadue sono under 35 e, per una strana coincidenza delle statistiche, trentadue sono donne.
Poco convincente (e, di sicuro, sgradita agli animalisti) è, per esempio, l’operazione di Maurizio Cattelan, che, auto-citando la sua partecipazione alla Biennale del 1997 (quella in cui si presentò con l’opera «Tourists») porta in Laguna «Others», un plotone di duemila piccioni imbalsamati e ne dissemina finti escrementi sui pavimenti del lungo percorso espositivo biennalesco, distribuito su ben dieci mila metri quadrati.
«Un commento all’incretinimento artistico o al crescente numero dei visitatori?», si domanda, seria, la guida breve di Marsilio editore, presentando l’opera. Ci piace pensare, piuttosto, che l’incontro-scontro tra gli asfissiaci uccelli catteliani e la «luce febbrile» del Tintoretto sia un invito a meditare sulla persistenza dell’antico e sulla volatilità, sulla transitorietà del contemporaneo. Un invito, questo, che ci viene rivolto anche da una delle opere più belle e chiacchierate di questa Biennale: la grande scultura in cera dello svizzero Urs Fischer, riproduzione 1:1 del noto «Ratto delle Sabine» (1583) del Giambologna. L’opera, esposta all’Arsenale, è destinata a consumarsi come una candela, trasformandosi in massa informe fino a sciogliersi del tutto, durante i cinque mesi di apertura della kermesse veneziana, in programma dal 4 giugno al 27 novembre, dopo i tre giorni di vernice per addetti ai lavori e stampa.
Poco distante, negli spazi delle Corderie, si trova un altro piccolo gioiello: il film «The clock» di Christian Marclay, un flusso di immagini, della durata di ventiquattro ore, che riunisce sequenze tratte da migliaia di pellicole, più o meno famose come «American gigolò» e «C’era una volta il west», nelle quali personaggi tra i più svariati, da Robert De Niro a Marcello Mastroianni, da Marilyn Monroe a Marlon Brando, si interrogano sul concetto di tempo. Quasi ogni inquadratura mostra un orologio, un campanile, una pendola o una sveglia, la cui ora segnalata coincide con quella reale, creando così una sincronicità incantatoria nel quale tutti siamo in attesa di veder scoccare il minuto successivo.
«Tempus fugit» sembra dirci Christian Marclay, ma qualche volta «perdere tempo», magari per una fila, regala un’emozione indescrivibile: è il caso di «Ganzfeld Piece», un’installazione di James Turrell, all’Arsenale, che inonda gradualmente due camere vuote di luce colorata, creando un’esperienza sensoriale e spirituale che lo stesso autore definisce «vedere nel sentire» e nella quale, per usare le parole di Bice Curiger, «i concetti spaziali di vicinanza e di lontananza si dileguano». Ci sono, poi, opere che è proprio impossibile non vedere e non ricordare per la loro dimensione o per la LORO stranezza, come il grande pipistrello del sudafricano Nicholas Hlobo per l’installazione «Iimpundulu Zonke Ziyandilandela», riflessione sul mito dell’uccello vampiro limpundulu descritto nei canti xhosa, i bidoni dell’immondizia di Klara Lidén, i soggetti religiosi e coloratissimi della scultura «Stilleben» di Katharina Fritsch o, ancora, la magnifica balena spiaggiata (diciassette metri di lunghezza, tre di altezza e due di larghezza) dell’opera «The Geppetto Experience» Loris Gréaud.
Alla Biennale si respira voglia di impegno sociale, ma anche di memoria, di sentimenti e di famiglia. Lo documentano bene, nell’ordine e in un percorso per exempla, le fotografie di David Goldblatt sul sistema di valori morali e sociali che hanno guidato la politica del Sudafrica durante gli anni dell’apartheid, l’omaggio a Gianni Colombo, con il ritorno in Biennale del suo splendido «Spazio elastico» (1967, )e i parapadiglioni, quattro nuove strutture scultoree realizzate ai Giardini e all’Arsenale per ospitare il lavoro di altri artisti e favorire nuove forme di collaborazione, a partire dai temi dell’identità e dell’appartenenza. In queste strutture, nate da un’intuizione felice di Bice Curiger per rendere più dinamico il percorso espositivo, la cinese Song Dong ricrea consunti luoghi abitati e stanze foderate da logori armadi, al cui interno è, tra l’altro, possibile vedere il lavoro di Yto Barrada, composto da assemblaggi di taccuini e di libri di ricette della nonna analfabeta, che si inventò un commovente codice di segni per comunicare. Franz West porta, invece, alla Biennale la ricostruzione del suo studio-cucina nella casa di Vienna.
Accanto alla mostra centrale, i Giardini e l’Arsenale offrono una selezione delle proposte espositive presentate dagli ottantanove Stati (nell’ultima Biennale erano settantasette) che hanno deciso di partecipare a questa edizione della kermesse veneziana, alcuni dei quali al loro debutto: Andorra, Arabia Saudita, Repubblica popolare del Bangladesh e Haiti.
Gli Usa sono rappresentati da Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla, autori, tra l’altro, dell’opera «Track and Field», un carro-armato a grandezza naturale, rovesciato e posto di fronte al loro padiglione nazionale, i cui cingoli si trasformano in un tapis roulant per far allenare la squadra nazionale d’atletica. La Francia punta, invece, sul consolidato Christian Boltanski, che mette in mostra «Change», una riflessione su quanto la vita sia dominata dal caso e dal fato. Nel padiglione della Gran Bretagna va in scena uno spettacolare caravanserraglio di Mike Nelson, minuziosa ricostruzione di un mercato medio-orientale dalle atmosfere thriller. Mentre nel vicino padiglione della Germania si ricorda la figura di Christoph Schlingensief, morto nell’agosto del 2010, con una chiesa della paura, nella quale è raccontata la sua lotta, persa, contro il cancro, ma dove si è invitati anche a riflettere anche su temi quali la xenofobia, il senso di colpa, la paura dell’ignoto e «dello sconosciuto in me». Stanchi della ressa e stressati dal continuo bombardamento di immagini, non resta che immergersi nelle atmosfere silenziose e incantate dell’ateniese Diohandi, che per il padiglione della sua patria, la Grecia, ha pensato ad un’opera site specific abitata da acqua e luce. Una vera poesia!

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Jacopo Robusti detto Tintoretto, «La creazione degli animali» (The Creation of the Animals), 1550-1553. Gallerie dell'Accademia, Venezia. Courtesy: Ministero per i beni e le attività culturali [fig. 2] Maurizio Cattelan, «Turisti», 1997. Courtesy: Maurizio Cattelan Archive; [fig. 3]James Turrell, «Skyspace Zuoz», 2005. Courtesy:James Turrell. Foto:Florian Holzherr; [fig. 4] Gianni Colombo, «Spazio elastico», 1967-68. Courtesy: Archivio Gianni Colombo, Milano; fig. 5]Song Dong, «S«ong Dong’s Parapavilion – Sketch of the Main Space», 2011. © Song Dong. Courtesy:  The Pace Gallery, Beijing

Informazioni utili
«ILLUMInazioni». 54. Esposizione internazionale d'Arte. Giardini  e  Arsenale - Venezia.Orari: 10.00-18.00; chiuso il  lunedì, escluso il 6 giugno, 15 agosto, 31 ottobre e il 21 novembre. Ingresso: intero € 20,00, ridotto € 16,00, studenti/under 26 € 12,00, family formula € 40,00 (2 adulti + 2 under 14), gruppo adulti € 13,00 (minimo 10 persone), gruppo studenti scuole secondarie € 8,00, gruppi studenti universitari € 10,00, permanent pass € 70,00, permanente pass per studenti under 26 € 45,00.  Catalogo ufficiale, catalogo breve e guida: Marsilio editore, Mestre. Informazioni: tel. 041.5218828. Sito internet: www.labiennale.org 2.Fino al 27 novembre 2012. 

lunedì 30 maggio 2011

Italia 150, completato a Firenze il restauro della statua di Dante

Firenze ritrova il suo Dante. Ritorna in piazza Santa Croce la statua del «sommo poeta», sottoposta, nei mesi scorsi, a un completo intervento di restauro, integralmente sostenuto dall'Unità tecnica di missione della Presidenza del Consiglio dei ministri, in occasione dei centocinquanta anni dell'Unità d'Italia.
L’opera, uno dei cento monumenti italiani che ha subito un restyling nell’ambito del progetto «I luoghi della memoria», è stata realizzata da Enrico Pazzi (1819 -1899), scultore già allievo del Sarti a Bologna e molto attivo a Firenze attorno al 1860 dove, nello studio di Duprè, si accosterà al Romanticismo del maestro.
Nel 1851, l’artista aveva eseguito un piccolo modello della statua di Dante Alighieri con il proposito di farne una copia colossale in marmo da offrire al Municipio di Ravenna, sua città natale. L’offerta era stata, però, rifiutata a causa dell'enorme spesa che la città avrebbe dovuto sostenere anche se, successivamente, data l'ammirazione suscitata dal modello, era stato deciso di costituire un Comitato per aprire una pubblica sottoscrizione, al fine di realizzare l'opera ed offrirla al Comune di Firenze, affinché fosse collocata in una pubblica piazza come «espiazione dell'esilio dato al grande poeta dai suoi cittadini».
Raccolta la somma non rimaneva che eseguire l'opera e, a tal fine, venne utilizzato un blocco di marmo di Carrara di grandi dimensioni, che giunse a Firenze nell'estate del 1863.
Nell'aprile del 1865 la statua fu collocata sulla base dove fu, finalmente, completata.
Il Consiglio comunale aveva deliberato, con atto del marzo 1864, che, date le proporzioni (l'effige è alta quasi 10 metri e il manufatto ha una base quadrata di 4 metri e mezzo di lato), la scultura fosse collocata al centro di piazza santa Croce, anziché in piazza vecchia di santa Maria Novella, come in precedenza ipotizzato.
L'inaugurazione fu fissata per il 14 maggio 1865, in occasione del sesto centenario della nascita del poeta. Successivamente, con delibera del 15 giugno 1967, la Giunta municipale approvò i lavori per lo spostamento del monumento a Dante dal centro della piazza di Santa Croce, in modo da restituire a quello spazio il suo originario valore e consentire, così, lo svolgimento del calcio storico.
Per la sistemazione definitiva fu proposta, tra le altre, la collocazione su un'apposita piazzola realizzata sulla gradinata della basilica di santa Croce, nell'angolo con via san Giuseppe, ma questa soluzione suscitò numerose polemiche oltre all'opposizione dei frati francescani. Alla fine, comunque, tale sistemazione fu confermata e il progetto esecutivo, approntato dalla Belle arti, fu approvato dalla Soprintendenza nel febbraio 1969.
La crisi dell'Amministrazione comunale comportò un ritardo nella esecuzione dei lavori il cui inizio ebbe luogo il 19 maggio 1971, protraendosi fino al settembre quando la statua venne definitivamente ricollocata. L'inaugurazione della nuova collocazione avvenne il 7 ottobre 1971.
Da allora nessun intervento è stato più realizzato e lo stato del monumento, nelle sue componenti in marmo bianco di Carrara, rosso di Verona, marmo bardiglio e arenaria, mostrava non piccole problematiche. Per effetto dell'inquinamento atmosferico, dei turisti ma anche delle passate vicende del monumento.
Ad esempio, i silicati, quasi certamente impiegati nel restauro a fine anni Sessanta, interagendo negativamente con gli effetti delle escursioni termiche provocate dal clima sul monumento completamente esposto agli agenti atmosferici, potrebbero aver favorito il formarsi di fenomeni esfoliativi consistenti, evidenti in alcune porzioni più esposte, anche in concorso con l'azione acida dei depositi inquinanti presenti nell'atmosfera. Nelle porzioni dilavate dalle precipitazioni atmosferiche il modellato evidenziava una superficie opaca fortemente erosa e di consistenza zuccherina mentre, in tutte le porzioni in cui il particellato inquinante può accumularsi, erano evidenti croste nere di spessore anche consistente. Molte parti delle superfici scultoree del basamento, in particolare le teste dei marzocchi, apparivano soggette ad attacchi biologici e presentavano integrazioni anche estese e tassellature. La presenza di volatili andava aggiungendo agli strati inquinanti ulteriori depositi organici altamente corrosivi. A tutto ciò si andava ad aggiungere il degrado meccanico prodotto da un consistente flusso turistico verso la basilica di santa Croce, quindi tutt'intorno al basamento, spesso utilizzato come appoggio e talvolta addirittura oggetto di arrampicate.
Il piede in arenaria risultava consunto e soggetto alla classica rottura con esfoliazione della matrice in pietra. Inoltre già durante lo smontaggio del monumento, nel 1968, si era constato che la testa della statua presentava una grossa lesione all'attaccatura del collo con il busto, tanto da richiedere un consolidamento tramite l'inserimento di perni metallici.
Gli interventi di restauro, pur nella specificità dei diversi materiali impiegati nella realizzazione del monumento, hanno seguito una metodologia sostanzialmente omogenea. Alla fase di analisi, è seguito un intervento di eliminazione dei depositi e delle incrostazioni, seguito dal lavaggio con acqua deionizzata e dalla applicazione temporanea di un trattamento biocida, trattamento che dopo i tempi necessari di azione è stato eliminato. Alla nuova pulitura con bicarbonato d'ammonio in soluzione acquosa supportato da polpa di carta e sepiolite, è seguito un ulteriore lavaggio, per passare quindi ad una integrazione e alla stuccatura delle fessure, per completare il tutto con il consolidamento delle zone di distacco. Conclusa la fase di pulitura e consolidamento, là ove necessario, si è proceduto all'applicazione di un prodotto idrorepellente e di un secondo antiscritta, entrambi studiati ed applicati in modo da non alterare nel tempo le pietre sottostanti.

giovedì 26 maggio 2011

«Flussidiversi», poesia e poeti a Caorle

Palloncini colorati, altoparlanti da spiaggia, bigliettini tipo «Baci Perugina», incursioni in discoteca, reading teatrali tra i campielli: nei suoi tre anni di vita «Flussidiversi», il meeting della comunità dei poeti che vivono tra l’Adriatico e il nord delle Alpi, ha escogitato ogni genere di trovata per avvicinare più pubblico possibile al linguaggio poetico.
In occasione della quarta edizione, in programma da venerdì 27 a domenica 29 maggio nell’antica città veneta di Caorle, la manifestazione farà tappa addirittura in chiesa, nella Cattedrale di santo Stefano. Tra le pareti romaniche di questo imponente edificio sacro, che accoglie al suo interno la famosa Pala d'Oro donata -secondo la leggenda- dalla regina cipriota Caterina Cornaro, sabato 28, intorno alle 19.15, Patrizia Valduga e il poeta magiaro Geza Szocs, padrino di questa edizione di «Flussidiversi», prenderanno parte alla Messa serale, dove leggeranno due odi sacre: «La Pentecoste» di Alessandro Manzoni e il «Mio Corpo» dello stesso Geza Szocs.
Poesia, dunque, come preghiera nella tre giorni lagunare, che, tra l’altro, renderà omaggio alla figura di Ernest Hemingway, il premio Nobel statunitense che passò due momenti diversi della sua vita in Veneto, negli anni del primo conflitto bellico (nelle trincee di Fossalta di Piave) e tra il 1952 e il 1954 (ospite di famiglie aristocratiche della zona). In queste verdi terre, l’autore de «Il vecchio e il mare» ambientò anche il suo romanzo «Across the River and into the Trees» («Di là dal fiume e tra gli alberi»), pubblicato in Italia nel 1965. Dovuto, dunque, l’omaggio di «Flussidiversi» e dei poeti dell’Alpe Adria, che sabato 28 maggio, alle ore 11.00, partiranno sulla «Nave dei Poeti», da Marina del Rio, alle Fondamente della Pescheria, disseminando per la laguna i versi dello scrittore americano. Gran nocchiero: Augusto Debernardi.
La quarta edizione del meeting caorlotto permetterà, inoltre, di confrontarsi con i più grandi disegnatori di libri per bambini e ragazzi, grazie alla rinnovata collaborazione con la «Mostra internazionale d’illustrazione per l’infanzia» di Sàrmede, che porterà, negli spazi del Centro culturale Bafile, una novantina di opere originali di autori che hanno partecipato alla rassegna «Echi di mari lontani», tenutasi nel 2009.
E’ questo uno dei tanti appuntamenti che «Flussidiversi» dedicherà ai più piccoli. Oltre agli incontri per le scuole primarie di Caorle, promossi sempre dall’associazione trevigiana, nel pomeriggio di sabato 28 maggio, in piazza Matteotti, si terranno, infatti, l’«Angolo della fiaba», con il cantastorie Giacomo Bizzai, lo spettacolo di associazione culturale «Maga Camaja» di Cadoneghe.
In questa angolo del centro storico, farà tappa anche la musica dell’«Orchestra jazz di Alpe Adria», mentre la trentina di poeti protagonisti di «Flussidiversi 2011» sarà in piazza Vescovado, al Palazzo municipale, al Centro culturale «Bafile» e persino tra i fiori del vivaio «Bejaflor» di Portogruaro, dove venerdì 27 maggio, alle 12.30, si terrà la preview del festival. Un festival che avrà il profumo della lavanda di Venzone, in mostra in più luoghi della città.

La chiusura della manifestazione si terrà, invece, domenica 29 maggio, alle ore 16.30, sul lungomare di Caorle, all'altezza di piazza del Vescovado, dove il poeta, Géza Szőcs, che è anche viceministro alla cultura del Governo di Budapest, “firmerà” la sua annata culturale, incidendo sulla scogliere dei versi composti per l’occasione. Versi, questi, che andranno ad affiancarsi a quelli fissati sulla pietra, negli anni passati, da Andrea Zanzotto, Christoph Wilhelm Aigner e Patrizia Valduga.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Locandina di «FluSSidiverSi 4 – 2011»; [fig. 2] Veduta della piazza del Vescovado di Caorle (Venezia);
[fig. 3] Veduta del lungomare di Caorle (Venezia).

Informazioni utili
«FluSSidiverSi 4 – 2011». Poesia e poeti di Alpe-Adria. Sedi varie -Caorle (Venezia). Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero e gratuito. Informazioni: Comune di Caorle, Ufficio Cultura, tel. 0421.219254. Sito web: http://flussidiversi.jimdo.com. Da venerdì 27 a domenica 29 maggio 2011.

«Dialoghi del Lys», la video-arte incontra i luoghi della Resistenza piemontese

L'arte contemporanea incontra il territorio piemontese. Succede a «Video di Eco e Narciso», programma di arte pubblica promosso dalla Provincia di Torino e curato da Rebecca De Marchi ed Elena Volpato. Il progetto, realizzato con il supporto organizzativo della Fondazione Torino Musei, ha visto, nella primavera ed estate del 2010, otto artisti visivi lavorare in sette ecomusei del territorio, raccontando, attraverso il video, le storie di questi luoghi e della comunità che li vivono.
Le opere realizzate saranno in mostra, da aprile a novembre, presso la Videoteca della Galleria d’arte moderna di Torino, a cadenza mensile. Dopo «Lucignolo» di Elisabetta Benassi, la rassegna propone, fino al 18 giugno, la visione di «Dialoghi del Lys», video della durata di 44 minuti, realizzato da Gianluca e Massimiliano De Serio e girato sulle montagne che conobbero eventi, talvolta crudamente drammatici, della Resistenza partigiana in Piemonte.
Il lavoro si apre con un’immagine fissa: la fotografia seppiata di un giovane partigiano ucciso, il cui corpo fu esposto sulla scarpata della fossa comune perché la sua famiglia potesse riconoscerlo. Subito dopo, però, il dato storico lascia spazio alla realtà presente dei luoghi. Seguono, infatti, alcuni ritratti di coppie di amici, ragazzi e ragazze di oggi, che chiacchierano liberamente nel folto dei boschi attorno al colle. Quei ragazzi hanno la stessa età che avevano i giovani partigiani quando decisero d’impugnare le armi. I loro discorsi intessuti di semplici preoccupazioni e desideri quotidiani non devono essere troppo diversi da quelli che animavano i discorsi tra i ragazzi di allora. Lottavano per un grande ideale, per la libertà ma, come importanti pagine della letteratura ci ricordano, i loro discorsi, i loro sogni, i loro amori, erano quelli della vita semplice che avevano vissuto sino allora e che speravano di tornare a vivere una volta conquistato il diritto di pensare e dire ciò che il loro animo gli suggeriva, senza le proibizioni e le censure imposte dalla dittatura.
I partigiani morirono anche perché i ragazzi di oggi possano gioire della libertà di preoccuparsi del loro futuro, dei loro interessi e dei loro sogni, perché possano parlarne con una libertà tanto grande da sembrare a tratti persino dimentica di ciò che costò conquistarla. «I dialoghi del Lys» si chiudono con una domanda lasciata senza risposta, fatta da una ragazza al giovane protagonista del filmato: «Ma tu hai paura della morte?» perché è quell’interrogativo, in fondo, che sembra davvero separare l’odierne generazioni da quella di allora: la scelta, il coraggio e la disponibilità a morire per un ideale. Anche in tempi che non conoscono la dittatura e l’impegno diretto nella guerra, c’è sempre un momento nella vita di ogni giovane, in cui non si può fare a meno di chiedersi se c’è qualcosa per difendere la quale si sarebbe disposti a morire. Il ragazzo protagonista viene ritratto nella stessa posizione del partigiano ucciso della prima immagine. Il video trova, dunque, compimento: il passato e il presente si uniscono nell’eterno ritorno dei sentimenti e dei sogni umani. Ma c’è ancora un altro dialogo posto a chiusura dell’opera: il silenzioso colloquio col monumento alla memoria dei partigiani morti di un uomo e una donna, nella loro piena età matura. Dal valore presente di quella lotta si torna così al ricordo della sua storia, commemorato in una lapide inquadrata a lungo, senza movimenti di macchina, frontalmente, quasi a incastonare nel fotogramma le parole scolpite, mentre sulla sua superficie passa veloce l’ombra delle macchine e il loro rumore presente si sovrappone al sentimento del passato.
La rassegna «Video di Eco e Narciso» proseguirà con la proiezione dei lavori «Researches undertaken for the museum of Alessandro Cruto» (di Nick Laessing, dal 21 giugno al 23 luglio), «Variazione di velocità, 17 luglio 2010 13.39.50» (di Luca Rento, dal 26 luglio al 27 agosto), «Masso erratico» (di Elisa Sighicelli, dal 30 agosto al 2 ottobre) e «Trame» (di Luca Vitone, dal 4 ottobre al 6 novembre).

Didascalie delle immagini
[fig. 1, 2 e 3] Gianluca e Massimiliano De Serio, «Dialoghi del Lys», 2010. 44min. DVD HD

Informazioni utili
«Dialoghi del Lys» di Gianluca e Massimiliano De Serio. Videoteca Gam, via Magenta 31 - Torino. Orari: dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 18.00; e la prima domenica di ogni mese, dalle 10.00 alle 18.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 011.4429597 e videotecagam@fondazionetorinomusei.it. Fino al 18 giugno 2011.

mercoledì 25 maggio 2011

A Roma i ritratti inquieti di Francesca Woodman

«Un giorno è venuta da me, mi ha dato una scatola di tela grigia e ha detto: «Io sono una fotografa». Ho aperto la scatola e sono rimasto sedotto. Era la prima volta che vedevo le sue fotografie. Ero disorientato dal cortocircuito tra l’apparenza adolescenziale e la forza di quelle immagini. Non riuscivo a credere che dietro quel suo aspetto di ragazzina si celasse una donna di un’energia tanto forte. È stata una meraviglia e una gioia: davanti a me avevo una grande artista». Così Giuseppe Casetti ricorda il suo primo incontro con Francesca Woodman (Denver, 1958 – New York, 1981), una delle interpreti più precoci e talentuose dell’arte contemporanea, la cui carriera maturò fulmineamente negli anni Settanta, dai 13 fino ai 22 anni, quando decise di togliersi la vita, buttandosi dalla finestra dello studio di New York, nel quale stava lavorando.
Quell’incontro porta la data del 1978, l’«anno dei tre Papi» e del sequestro di Aldo Moro. Dalla «scatola grigia» della fotografa americana, che ha eletto il proprio corpo e le proprie emozioni come materia da indagare fino alla sfinimento, uscì una selezione di immagini che furono messe in mostra a Roma, alla libreria «Maldoror».
A più trent’anni da quella prima esposizione italiana e alla vigilia delle grandi retrospettive presso il MoMA di San Francisco e il Guggenheim di New York, Giuseppe Casetti torna ad omaggiare l’artista, una delle fotografe più quotate del momento, con la mostra «Francesca Woodman. Photographs 1977/1981», allestita fino a domenica 19 giugno presso gli spazi della libreria-galleria «il museo del louvre» di Roma.
Nelle sale dello spazio espositivo di via della Reginella trovano posto una settantina di opere inedite, suddivise fra fotografie, disegni, carteggi privati e altro materiale come lettere blueprint (cioè stampate su carta blu), biglietti autografi, cartoline, messaggi cifrati, rebus e, ancora, riflessioni sui processi creativi, idee per gli allestimenti, notizie sulle tecniche di stampa e sulla ricerca dei soggetti da immortalare negli scatti. Materiale, questo, che l’artista ha lasciato ai suoi amici romani di «Maldoror», nei due anni in cui visse nella capitale (ossia nel biennio 1977-1978), e che, in molti casi, si rivela utile per avvicinarsi all’atmosfera culturale che ha fatto da humus alla sua opera, alle sue letture, alle situazioni e alle persone che hanno influenzato profondamente le sue scelte estetiche.
Tra i lavori esposti, tutti documentati in un libro scritto da Giuseppe Casetti e Francesco Stocchi per i tipi della casa editrice Agma di Vienna, si ritrovano gli inviti alla prima mostra romana (realizzati con provini a contatto), tre disegni di grande formato e originali stampe vintage con interventi grafici della stessa Woodman, come «Angelo per Cristiano», «Al contrario» e «Riso e ricotta». Non manca, poi, in mostra la celebre «Serie del guanto», alla quale sono dedicati i lavori «Con caffè con panna», quattro acrilici su carta dell’artista romana Sabina Mirri, esposti, fino a domenica 29 maggio, nel vicino spazio espositivo «Opera unica».
Autoscatti in bianco e nero, spesso con il volto tagliato dall’inquadratura, ma sempre privi di falsi pudori. Donne e uomini nudi, talvolta evanescenti come fantasmi. Stanze semivuote e fatiscenti, distrutte dallo scorrere del tempo. Oggetti abbandonati sui tavoli, come nella raffinata serie «Fish calendar». Scene sofferte, misteriose e cariche di solitudine, ora velatamente erotiche, ora magicamente irriverenti. Sono questi gli «scatti dell’anima» che la libreria-galleria «il museo del louvre» accoglie nei suoi spazi, raccontando così la storia di un’individualità fragile e straziata, l’avventura di un'artista geniale e controcorrente, attraversata -come recita il titolo del suo primo e ultimo libro- da «disordinate geometrie interiori».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Francesca Woodman, «Storia del guanto # 4», Roma, bar Fassi, 1977. Stampa originale alla gelatina d'argento; [fig. 2] Francesca Woodman, «Nudo con fenicottero», Roma, maggio 1977 – 1978. Stampa originale alla gelatina d'argento; [fig. 3] Francesca Woodman, «Cristiano riso e ricotta», Roma, maggio 1977-1978 stampa originale alla gelatina d'argento.

Informazioni utili
«Francesca Woodman. Photographs 1977/1981». Libreria-galleria «il museo del louvre», via della Reginella, 28 – Roma. Orari: lunedì-sabato, 11.00-19.00. Ingresso libero. Catalogo: AGMA Publishing – Vienna. Informazioni utili: tel. 06.68807725; info@ilmuseodelluvre.com. Sito web: www.ilmuseodellouvre.com. Fino al 19 giugno 2011.

martedì 24 maggio 2011

«Roma nascosta», dieci giorni tra i siti archeologici della capitale

Torna per il terzo anno consecutivo «Roma nascosta. Percorsi di archeologia sotterranea». Per dieci giorni, da venerdì 27 maggio a domenica 5 giugno, performance artistiche, musica dal vivo, visite guidate e laboratori a tema animeranno una quarantina di siti archeologici della capitale. I visitatori avranno così oltre cento occasioni per conoscere il volto misterioso e magico della città, facendosi guidare da archeologi e studiosi d’antichità in luoghi dalla storia millenaria come labasilica Ulpia nel foro di Traiano, l’auditorium di Mecenate, il Teatro di Marcelloo le Catacombe di Santa Tecla, recentemente restaurate.
Tra le visite che sarà possibile sperimentale va senz’altro segnalata quella alla discenderia e ai resti dell’acquedotto Vergine in via del Nazareno, magnifico esempio di ingegneria idraulica concepito, nel 19 a.C., per rifornire le Terme di Agrippa e tuttora funzionante per alimentare la Fontana di Trevi. Non meno interessanti, soprattutto per chi considera la cultura anche un evento mondano, saranno gli appuntamenti alla Cisterna delle Sette Sale, grandioso esempio di conserva d’acqua che alimentava le Terme di Traiano sul Colle Oppio. Qui sarà, infatti, possibile compiere visite guidate con coppie del mondo dello spettacolo come la presentatrice Rossella Brescia e il coreografo Luciano Cannito, Micha van Hoecke e la danzatrice Miki Matsuke, il direttore d’orchestra Nicola Colabianchi e il soprano Nausicaa Policicchio, gli attori Vanessa Gravina ed Edoardo Siravo.
Gli amanti dell’archeologia potranno, inoltre, ripercorrere, attraverso le testimonianze murarie, la storia precedente l’edificazione delle chiese di S. Lorenzo in Lucina e di S. Maria in via Lata;, o vedere le Case dei SS. Giovanni e Paolo, i cui resti, relativi a uno dei complessi residenziali di età romana meglio conservati, sono pertinenti almeno a cinque edifici databili tra il I e il IV secolo d.C..
Grazie alla Sovraintendenza di Roma Capitale, che aprirà al pubblico il suo patrimonio archeologico, saranno accessibili anche l’insula romana di San Paolo alla Regola, mirabile esempio della crescita della città su sé stessa come testimoniano i magazzini di età domizianea e la soprastante insula con le sue varie fasi costruttive, e il Mitreo del Circo Massimo, nel quale è possibile ammirare la tipica raffigurazione del dio Mitra che uccide il toro.
Altri siti visitabili saranno l’Auditorium di Mecenate, parte di una magnifica villa urbana di cui si conserva una grande aula absidata con frammenti di affreschi del I sec. d.C., e , i Fori Imperiali, straordinario esempio dell’architettura romana tra Cesare e Traiano. Da non perdere sono anche gli appuntamenti al Colombario di Pomponio Hylas, significativa testimonianza delle pratiche di sepoltura a incinerazione, e alla villa romana immersa nella pineta di Castel Fusano, detta «della Palombara», già nota come villa di Plinio.
La Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma consentirà anche la visita a numerosi siti di grande interesse storico-artistico, come le Tombe latine, di cui rimangono tre grandi sepolcri (la Tomba Barberini, la Tomba dei Pancrazi e quella dei Valeri), il Tempio rotondo, splendida testimonianza del più antico edificio in marmo a Roma, e la sepoltura di Gaio Cestio Epulone, costruita tra il 18 ed 12 a.C., la cui forma piramidale risale all’annessione dell’Egitto da parte dei romani.
Grazie alla disponibilità del Complesso ospedaliero S. Giovanni Addolorata saranno fruibili anche gli ampi resti degli Horti di Domizia Lucilla, cioè della dimora della madre di Marco Aurelio; mentre per interessamento della Fondazione Alda Fendi saranno inoltre visitabili i resti della Basilica Ulpia, in cui possono essere ammirate ampie porzioni della pavimentazione marmorea in giallo antico, pavonazzetto e africano emersi durante i lavori di ristrutturazione. L’Inps ha contribuito, invece, all’apertura della Domus Faustae, i cui resti potranno essere ammirati nei sotterranei della sede dell’istituto.
L’evento, unico per durata e per numero di monumenti aperti contemporaneamente, renderà fruibili siti generalmente poco accessibili (per giunta ad un prezzo contenuto di 5,00 euro). Un’occasione ghiotta, questa, dunque per i novelli Indiana Jones o per chi ama conoscere tutto sul nostro passato.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Colombario di Pomponio, Roma; [fig 2] Insula di San Paolo alla Regola, Roma.
[Le foto sono state fornite dall’ufficio stampa di Zetema]

Informazioni utili
Roma nascosta. Percorsi di archeologia sotterranea. Roma –sedi varie. Informazioni e prenotazioni obbligatorie: tel. 06.0608. Siti web: www.comune.roma.it, www.zetema.it. Dal 27 maggio al 5 giugno 2011.

giovedì 19 maggio 2011

Ravenna, tutta l’avventura del mosaico in una mostra

Che cos'è il mosaico? Di che cosa è fatto? Come si fa per conservarlo? Sono queste le domande alle quali si propone di rispondere il progetto permanente «Tamo. Tutta l’avventura del mosaico», in programma da sabato 21 maggio a Ravenna, nella splendida cornice del Complesso museale di San Nicolò.
Il percorso espositivo, curato dal professor Carlo Bertelli e allestito dall’architetto Paolo Bolzani, si configura come un avvincente viaggio alla scoperta dell’arte musiva. Un viaggio grazie al quale il visitatore potrà ammirare mosaici di raro pregio, in parte inediti, provenienti dal territorio ravennate. Ma avrà anche l’occasione di confrontarsi con soluzioni tecnologiche multimediali d’avanguardia: ricostruzioni animate e tridimensionali, allestimenti interattivi e tecniche in mix-media, che permetteranno di scoprire, in maniera interattiva e coinvolgente, il processo di realizzazione, la storia e la diffusione geografica del mosaico.
Protagonisti e narratori del percorso espositivo, suddiviso in sei sezioni tematiche, sono la luce, fantastica complice delle tessere, e i contesti nei quali i mosaici venivano utilizzati come la domus, il palatium e l’ecclesia, ma anche le tecniche, gli strumenti e i materiali che hanno reso celebre l'arte musiva nel mondo.
Il pavimento proveniente del secondo sacello della chiesa di San Severo di Classe, i mosaici dello straordinario sito archeologico della Domus dei Tappeti di Pietra e quelli di alcune dimore augustee della vicina città di Faenza, ma anche una significativa testimonianza musiva dal Palazzo di Ravenna, che fu residenza imperiale di Onorio, Teodorico e degli Esarchi (di grande pregio le scene di circo giunte dal portico meridionale), sfilano tra le pareti del Complesso museale di San Nicolò, in apertura della rassegna.
«Tamo» permette, poi, di confrontarsi con le paste vitree della storica Bottega veneziana di Angelo Orsoni, famosa in tutto il mondo per gli smalti e i vetri a foglia d'oro, che sono stati utilizzati, tra l’altro, al Trocadèro e al Teatro de l’Opéra di Parigi, ma anche alla Cattedrale di Saint Paul a Londra e alla Sagrada Familia a Barcellona.
Interessanti sono pure i calchi dei mosaici delle chiese romane di Santa Maria Maggiore e di San Venanzio, provenienti dal laboratorio di restauro dei Musei Vaticani, e alcuni cartoni musivi dell’Istituto d'arte intitolato a «Gino Severini», tra i quali la copia perfetta di un mosaico pavimentale rinvenuto a Pella, la patria di Alessandro Magno, e realizzata nell’insolita tecnica che combina ciottoli, per lo più neri, con fili metallici.
Preziosa si rivela, inoltre, la possibilità di vedere a distanza ravvicinata l’iconografia bizantina della dormitio Virginis, opera di Jacopo Torriti, il grande maestro romano che era succeduto a Cimabue nella decorazione della basilica superiore di Assisi e che poi avrebbe ceduto il lavoro a Giotto.
Il percorso espositivo termina sul soppalco, da dove è possibile ripercorrere l'avventura del mosaico di tutto il bacino del Mediterraneo sul grande tavolo touch screen o attraverso le immagini proiettate sul grande schermo, ma da dove si può anche ammirare lo spazio espositivo: la bellissima chiesa di San Nicolò, risalente al 1364 e composta da un'unica navata con presbiterio e due cappelle laterali, all’interno della quale si trovano importanti affreschi come le «Storie di San Giorgio» del «Maestro di San Nicolò» e i dipinti di Cesare Pronti (XVII secolo), oltre a una Crocifissione di Francesco Longhi, datata alla fine del ‘500.
Il progetto «Tamo. Tutta l’avventura del mosaico», documentato da un volume sull’arte musiva della casa editrice milanese Skira a cura dell’archeologa Giovanna Montevecchi, è nato per iniziativa della Fondazione RavennAntica, del Comune di Ravenna, della Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell'Emilia Romagna e del Dipartimento di Archeologia dell'Università di Bologna e si avvale di un comitato scientifico di altro profilo composto da Giovanna Bucci, Chiara Guarnieri e Paolo Racagni.
Prima dell’inaugurazione della mostra permanente, programmata per le 19.00 di venerdì 20 maggio, il teatro Alighieri di Ravenna ospiterà, alle 17.30, una tavola rotonda sul tema «Perché il mosaico?», alla quale prenderanno parte Carlo Bertelli, Philippe Daverio, Carla Di Francesco e Marco Carminati. Un'ulteriore occasione, questa, per approfondire la secolare storia del mosaico nei suoi multiformi aspetti e per conoscere ancora di più questo policromo e luccicante universo di tessere, della quale Ravenna è capitale, con le sue migliaia di metri quadrati di capolavori paleocristiani e bizantini, oggi riconosciuti «Patrimonio dell’Umanità» da Unesco.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Vista dell'arco trionfale del presbiterio della Chiesa di San Nicolò, Ravenna;[fig. 2]4. Mosaico policromo del sacello meridionale della basilica di San Severo a Classe, fine VI° secolo d. C.; [fig. 3] Calco in mosaico della Dormitio Virginis, da Santa Maria Maggiore, Roma (originale del XII° secolo). Musei Vaticani Roma

Informazioni utili
Tamo. Tutta l'Avventura del Mosaico. Complesso di San Nicolò, Via Rondinelli, 2 - Ravenna. Inaugurazione: venerdì 20 maggio 2011, ore 19.00. Convegno di apertura («Perché il mosaico?»): venerdì 20 maggio, ore 17.30, presso il teatro Alighieri (via Angelo Mariani, 2).Orari: tutti i giorni, 10.00-18.30. Catalogo: Skira editore, Milano. Informazioni: tel. 0544.213371. Sito web: www.tamoravenna.it. Da sabato 21 maggio 2011.

mercoledì 18 maggio 2011

«Premio Andersen», Genova incorona i miglior libri per ragazzi

E’ ricco il calendario di eventi che la città di Genova ha messo in cantiere per i trent’anni del «Premio Andersen - il mondo dell’infanzia», prestigioso riconoscimento italiano attribuito ai libri per ragazzi e ai loro autori, illustratori ed editori, che viene assegnato annualmente dalla redazione della rivista «Andersen» e dai fondatori della storica «Libreria dei ragazzi» di Milano. Il clou delle manifestazioni si terrà sabato 21 maggio, alle ore 15.00, negli spazi del Museo Luzzati a Porta Siberia. In questo suggestivo polo culturale del Porto Antico, vero e proprio paradiso della fantasia per grandi e piccini, verranno, infatti, presentati i lavori finalisti dell’edizione 2011, saranno assegnati gli annuali riconoscimenti per la promozione della lettura a enti, associazioni, operatori culturali e, infine, verrà decretato il Super Premio Andersen», intitolato alla memoria di Gualtiero Schiaffino, l’uomo che nel 1982, insieme con Ferruccio Giromini, diede vita, proprio nella città di Genova, all’avventura della rivista «Andersen».
Tra gli ospiti presenti in sala ci saranno anche alcuni premiati: gli scrittori Andrea Valente (miglior autore completo dell’anno), Bruno Tognolini (premio speciale della giuria per «Rime di rabbia» delle edizioni Salani), Silvana Gandolfi (premio per il miglior libro oltre i 12 anni con «Io dentro gli spari», sempre delle edizioni Salani), Nicoletta Martinelli e Rossana Sisti (premio per il miglior libro di divulgazione con «Visto si stampi» della San Paolo edizioni) e gli illustratori Paolo D'Altan (miglior disegnatore dell’anno) e Sophie Fatus (premio per il miglior libro 0/6 anni con «Oh, oh» della Emme edizioni). Tutti questi autori parteciperanno, insieme con il professor Pino Boero e la giornalista Donatella Trotta, anche al convegno «Scrittori per l’infanzia nel nuovo millennio. Raccontare, raccontarsi, essere raccontati», organizzato dalla Facoltà di Scienze della Formazione per il pomeriggio di venerdì 20 maggio.
Accanto a questi due importanti appuntamenti, la trentesima edizione del «Premio Andersen», al quale fa da filo conduttore la frase «Immaginare è marinare le ore noiose della vita», propone per l’intera settimana una grande festa del libro e della cultura per l’infanzia. Una festa, questa, articolata come una vera e propria caccia al tesoro, tra luoghi simbolo della città: da Palazzo Ducale alla Biblioteca internazionale per ragazzi «De Amicis», dalla multisala «The Space Cinema» di Porto
Antico al «Galata - Museo del mare.
Tra le iniziative da segnare c’è senz’altro la mostra «Leggevo che ero», una galleria di ritratti fotografici di personalità liguri in posa con il loro libro d’infanzia preferito. L’esposizione sarà aperta dal 18 al 22 maggio presso il Cortile Maggiore di Palazzo Ducale, ma potrà essere visitata anche on-line su www.viveregenova.comune.genova.it. Bisognerà, invece, recarsi al Porto Antico per vedere l’omaggio che giornalista Mara Pace fa ad altri lettori speciali: autori, illustratori, editori, librai e critici letterari dal mondo della letteratura italiana per ragazzi, che raccontano la loro prima passione letteraria attraverso cinquanta fotografie in mostra dal 21 maggio al 19 giugno al Museo Luzzati.
Altro evento da non perdere è la mostra fotografica «Un mondo di libri», allestita dal 18 maggio al 19 giugno presso la Biblioteca internazionale per ragazzi «De Amicis». La rassegna, promossa con la collaborazione del Goethe-Institut di Genova e della Internationale Jugendbibliothek di Monaco di Baviera, racconta la straordinaria impresa post-bellica di Jella Lepman, una giornalista ebrea di Stoccarda incaricata subito dopo la guerra dal governo americano di partecipare al programma di rieducazione del popolo tedesco. Alla figura di questa donna di cultura si devono anche la fondazione del «Premio Hans Christian Andersen» e di «Ibby», la maggiore organizzazione mondiale no profit di diffusione della letteratura per bambini e
di promozione della lettura.
Il percorso di pace di Jella Lepman attraverso i libri ha, inoltre, ispirato il volume «La conferenza degli animali» dell’amico scrittore Erich Kästner, il cui messaggio pacifista resta ancora attualissimo, tanto è vero che il testo verrà premiato nella categoria «Miglior libro mai premiato» e ha ispirato anche un film, «Animals United 3D» di Reinhard Klooss, che verrà proiettato nel pomeriggio del 22 maggio al nuovo «The Space Cinema».
Interessante, infine, è anche la sezione «Contaminazioni» del «Premio Andersen»: un percorso tra musei, biblioteche e cinema, con esposizioni tematiche dedicate ai libri che hanno vinto negli ultimi trent’anni. Un percorso, questo, grazie al quali sarà possibile vedere, alla Gam e al Galata, le illustrazioni di Paolo D’Altan per i libri «Fratelli d’Italia» ed «Emilio Salgari, navigatore di sogni».
La trentesima edizione del «Premio Andersen» sarà, dunque, una grande festa per tutta la città, da Nervi al Porto Antico, in linea con la campagna nazionale «Il Maggio dei libri», promossa dal Centro per il Libro e la Lettura del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Una festa, questa, - per usare le parole di Barbara Schiaffino, direttrice della rivista «Andersen»- che vuole «proporre cultura alle nuove generazioni, per dare futuro e speranza a tutta la società. Contribuire, insomma, a crescere bambini e ragazzi capaci di diventare protagonisti del loro e del nostro futuro».
In concomitanza con la premiazione dell’«Andersen», Genova ospiterà anche la prima delle due giornate dedicate alla manifestazione «Rolli Days». Per l’intero week end, dalle 10.00 alle 19.00, i Palazzi dei Rolli -dimore eccellenti dei nobili genovesi del XVI secolo, oggi riconosciute Patrimonio dell’Umanità da Unesco- apriranno le proprie porte ad originali installazioni site specific, a concerti e a degustazioni. Per l’occasione, saranno visitabili anche quattro luoghi sacri, di solito chiusi al pubblico: le chiese di San Giorgio, di San Torpete e dei Santi Cosma e Damiano e l’Oratorio di SS Pietro e Paolo.
La terza edizione dei «Rolli Days» permetterà, inoltre, di vedere, per la prima volta in assoluto, i rotoli originali de i Rolli, i documenti del Senato della Repubblica genovese, in base ai quali venivano estratti i palazzi e le dimore delle famiglie nobili che avrebbero ospitato le alte personalità in visita a Genova. I rotoli dividevano i palazzi in tre categorie, sulla base della qualità: la prima per cardinali, principi e viceré, la seconda per feudatari e governatori, la terza per principi inferiori e ambasciatori.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Logo dell’edizione 2011 del «Premio Andersen»; [fig. 2] Un momento della premiazione della ventinovesima edizione del «Premio Andersen»; [fig. 3] Copertina di un libro di Andrea Valente, che verrà premiato sabato 22 maggio come autore completo dell’anno; [fig. 4] Illustrazione di Paolo D’Altan, che verrà premiato sabato 22 maggio come illustratore dell’anno.

Per saperne di più
www.premioandersen.it

Rolli Days